Originariamente Scritto da
Spike Spiegel
Qualche giorno fa mi è capitato sott'occhio il titolo di questo libro di Steve Jobs, diventato poi aforisma o forse prima era un aforisma che poi è diventato il titolo (non ricordo e francamente ha ben poca importanza ndr), che da anni spopola sui profili social di uomini e donne stanchi della loro quotidianità o di presunti influencer a caccia dei loro famigerati 15 minuti di celebrità.
Alla base di questa frase ad effetto, dal significato vago e aperto a mille interpretazioni, c'è un concetto molto potente, in grado di condizionare le menti e per questo ampiamente utilizzato dai guru americani della crescita personale e professionale: quello dell'inadeguatezza.
Tu, cara casalinga di Voghera o tu, operaio costretto ad alzarti alle 6 di mattina per fare un lavoro sottopagato, non vai bene come sei e cambiare è una tua responsabilità, mentre restare come sei diventa la tua colpa da espiare.
Fai come me e diventerai come me (forse).
Con questa logica vendono corsi in cui l'etica, il rispetto per te come persona e la tua individualità, vengono gettati alle ortiche e l'unico imperativo è migliorare.
Migliorare rispetto a cosa?
Naturalmente a te stesso perché se ti dico di diventare la versione migliore di te, ti sto anche dicendo che così come sei fai schifo.
La cosa triste è che tu, operaio o casalinga frustrata, paghi per sentirtelo dire.
Ora la domanda che sorge spontanea è: cosa c'entra tutto questo con la politica?
In condizioni normali non c'entrerebbe nulla ma purtroppo è estremamente attinente perché la politica, i comizi e gli slogan mascherati da aforismi, utilizzati in campagna elettorale, adottano le medesime tattiche e utilizzano gli stessi trigger mentali, che hanno fatto la fortuna di dozzinali life e business coach d'oltreoceano ed anche nostrani.
Il primo aspetto è proprio quello di fare leva sul dolore e la frustrazione degli elettori, che attraverso il voto possono attuare quel cambiamento che altrimenti sarebbe loro impossibile vivere (questa è la fase della promessa pre-acquisto).
Durante questa fase l'elettorato è carico (affamato) e estremamente ricettivo. Quando termina di ascoltare il suo politico di riferimento si sente nella possibilità di fare e ottenere qualsiasi cosa (questa è la fase dell'illusione)
Poi arriva il voto, dove chi viene coinvolto si comporta esattamente come il burattino vuole, proprio grazie ai trigger mentali che ha messo in atto, l'elettore che ha fatto la scelta entra nella fase in cui trova una giustificazione razionale alla sua scelta emotiva.
Questa è la fase chiave; più a lungo il politico eletto riuscirà a mantenere alto l'hype dell'elettore, maggiori saranno le possibilità che questo riesca a dare una giustificazione razionale alla sua scelta, con un conseguente rinforzo del legame emotivo che lo unisce al politico scelto.
Per ottenere questo i partiti, di fatto, proseguono la modalità di comunicazione con il loro elettorato come se fossero ancora in campagna elettorale.
La strategia di marketing del partito non cambia e se tu stessi pagando qualcuno per fare un lavoro, saresti contento se il professionista, anziché fare il lavoro per il quale gli hai dato fiducia, continuasse a farsi pubblicità con te dicendo quanto è bravo?
La risposta è semplicemente: no.
Ecco perché i partiti vi vogliono affamati e folli ma senza esagerare, perché nel momento in cui vi rendete conto dell'inganno hanno perso la partita.
Quindi restate affamati ma senza diventare folli, perché altrimenti sarete indipendenti e non più utili a chi ha bisogno del vostro voto.