Martedì sarà il giorno della verità. Al Consiglio energia dell'Unione europea, i ministri dei 27 dovranno votare sullo stop alla vendita delle nuove auto con motori a benzina e diesel dal 2035. Lo ha reso noto la presidenza svedese dell'Unione. Il maggiore partito di governo del Paese scandinavo è peraltro alleato di Fratelli d'Italia. Il pacchetto verrà prima discusso dagli ambasciatori anche per mettere nero su bianco le deroghe appena ottenute dalla Germania. L'Italia perde così il suo principale alleato nella trattativa e rischia di trovarsi isolata. Anche se il capo delegazione di Fratelli d'Italia al Parlamento europeo Carlo Fidanza sostiene che il governo non mollerà.
Una premessa: in Italia il settore automotive impiega circa 300.000 persone. Ma ci sono tre auto elettriche ogni 1.000 vetture. La media dell'Unione europea è di 7,6 mentre in Norvegia sono 155: il 15,5% del parco auto. Nell'Unione invece, guidano i Paesi Bassi con 27,8 vetture elettriche su 1.000, tallonati da Danimarca (23,9) e Svezia (22,1). I Paesi più indietro sono invece Polonia (0,6), Repubblica Ceca (1,5) e Romania (1,6). E questi tre Stati hanno una forte presenza dell'industria automobilistica.
Non a caso cechi, polacchi e rumeni sono stati tra i Paesi più agguerriti contro il divieto di vendita dal 2035 delle nuove auto a benzina e diesel che emettono anidride carbonica. Con loro si sono schierati anche Ungheria, Slovacchia, Italia e Germania. Ma quest'ultimo Paese ha trovato un accordo con la Commissione europea sugli electrofuel. Si tratta di un carburante composto da idrogeno e anidride carbonica. Tutto dipende però dal modo in cui è prodotta l'energia elettrica che serve ad estrarre l'idrogeno dall'acqua. Se generata da rinnovabili, non ci sono emissioni. Ma può anche essere prodotta dal gas. O, in caso di emergenza, da altre fonti fossili: come si vede dal grafico, a gennaio più del 12% dell'energia elettrica in Italia è stata prodotta utilizzando il carbone.
Al contrario dei tedeschi, l'Italia spingeva per includere tra i motori "green" anche i biocarburanti, nati da materiale di origine biologica come gli scarti di attività agricole. L'Eni ha annunciato un aumento della loro produzione. Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, gli electrofuel avrebbero infatti una bassa resa energetica (tradotto: ci vorrebbe troppa energia per produrli rispetto a quella ottenuta) e avrebbero costi di produzione molto più alti rispetto ai combustibili fossili.
L'Italia rischia quindi di perdere peso in vista della negoziazione tra Parlamento, Consiglio e Commissione europea. L'annuncio è un fulmine a ciel sereno: da meno di 24 ore si è concluso il vertice tra i capi di Stato e governo dei 27. Inoltre, il 9 marzo il ministro dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti aveva incontrato il suo omologo Christian Lindner. I due avevano fatto sapere di essersi consultati proprio sul "rinvio dell’adozione del solo elettrico per l’automotive a partire dal 2035". Ma l'asse Roma-Berlino sembra essersi spezzato.
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