C’è una tendenza in Occidente e nel mondo (non dico in tutto l’Occidente e in tutto il mondo), da parte di folle non costituite solo da assembramenti e i cui elementi sono inseriti o infiltrati anche nei posti di potere, a negare l’identità delle cose.

Questa negazione è incredibilmente vasta e accanita e non posso qui elencarne tutte le manifestazioni; mi limito a pochi esempi che mi sono parsi assai significativi.
Se si considerano le cosiddette carte di circolazione che lo Stato italiano usa associandole ai veicoli, si può notare con un po’ di competenza o anche soltanto con qualche nozione giusta (non è necessaria neppure la conoscenza), che le menzioni dei motocicli e dei ciclomotori in alcuni casi sono invertite e in altri casi altri motoveicoli sono registrati per motocicli. Come mai? Non solo a causa di meri calcoli quantitativi usati a sproposito, ma anche e soprattutto per mancati criteri non solo identificativi anche distintivi. Che in pratica in piena Età della tecnica uno Stato non sia capace di sapere (non dico di capire) cosa sia il motociclismo è disastroso oltre che scandaloso; inoltre se si valuta attentamente la situazione, si nota che alla base dell’incomprensione vi sia in realtà da parte di (ahimé) influenti ambienti una mancata accettazione, in nome di una pretesa uguaglianza ideale per la quale si vogliono confondere le cose per non ammettere l’esistenza di valori superiori (non mi sto riferendo nella fattispecie a valori economici). Il risultato di questa disgraziata impresa che purtroppo ha coinvolto anche lo Stato è il mancato riconoscimento non solo dei valori anche delle necessità e dei fatti… E tra i fatti non riconosciuti, a causa delle statistiche alterate nelle menzioni, v’è l’intrinseca insicurezza dei (veri) ciclomotori in situazioni che non siano agiate… Con le conseguenze che si possono facilmente immaginare.
Vengo a un altro esempio alla maggior portata di tutti (nonostante alcuni ipocriti fingano tante complicatezze in più). Attualmente il discorso degli italiani nella propria lingua è spesso disseminato di parole tratte dall’inglese, raramente correttamente pronunciate, alcune volte italianizzate o spesso usate in false italianizzazioni… Anche sui vocabolari e dizionari italiani si trova stesso mescolamento!... Certamente una cosa è l’aver italianizzato un termine come ‘internet’, altra cosa è il tentativo di italianizzare un termine come ‘upload’… Oltretutto nel secondo caso la pronuncia inglese non è nemmeno approssimabile tramite la lettura italiana… Eppure esistono vocabolari e dizionari italiani che non solo inseriscono termini ancora stranieri in mezzo ai nostri ma li riportano con la scrittura originale anche quando essa differisce proprio, non solo quando è diversa. Un inglese non pronuncia “internet” ugualmente a un italiano, ma nel caso di “upload” per avvicinarsi alla pronuncia in italiano si dovrebbe scrivere “aplod” e inserire il termine alla lettera a, non alla u, oppure riportare per prima la scrittura con la fonetica della pronuncia approssimativa… Sicuramente è a tutti gli effetti un dizionario italiano un libro dove si trovano anche dizioni di termini italianizzati ed è un vocabolario italiano un libro dove si trovano riportati anche vocaboli italianizzati, ma includervi i meri tentativi di italianizzazione e per giunta inserirli secondo la semplice scrittura e ripartizione inglese, non è proprio di veri dizionari e vocabolari italiani. Potrebbe sembrare assurdo, ma ci sono individui che operano nel settore della cultura italiana che non hanno più voluto identificare la lingua italiana (ovviamente con tutte le conseguenze del caso)!
Altro esempio. Sui documenti d’identità di vari Stati la menzione del genere sessuale potrebbe anche riferirsi al sesso desiderato o che si presume di “sentire” o addirittura “percepire”, non a quello reale; e nel frattempo si fingono “transizioni”, prima addirittura definiti “cambi”, che in realtà se non travestitismi o travestimenti allora sono immissioni di ormoni estranei, chirurgie plastiche, nei casi estremi anche asportazioni di organi sessuali sostituiti da plastiche… Il tutto corredato da vaneggiamenti su ‘incertezze di specie' e di ‘menti di sesso diverso dal corpo', tutte cose escluse dai veri studi scientifici a riguardo… Nonostante tutto, ci sono Stati che pagano per queste pratiche e se ne chiamano le vittime, volontarie o no che siano, usando ambiguamente e anche molto stoltamente la parola “trans”, cercando di avviare finanche gli adolescenti o perfino i bambini a tali mezzi suicidi.

Cosa si può dedurre da questi esempi? A partire solamente da essi non è possibile capire molto di più sul fenomeno. Per quanto mi riguarda, tramite osservazioni in società ed episodi di vita cui ho potuto assistere, io ho potuto rinvenire sorta di corrispettivi generali, o meglio negazioni che si potrebbero definire generali, che io ho constatato essere pure alla base non dico dei misconoscimenti particolari stessi, ma della loro triste e disastrosa diffusione e in specie del coinvolgimento di ambienti importanti, non solo politici, in essi.

Una negazione generale, è la negazione della molteplicità della materia. È diffusissimo, apparentemente anche nell’alta cultura, il pregiudizio che esista una materia unica in tutte e per tutte le cose, inoltre questa presunta materia è considerata alla stregua della ‘sostanza spirituale’ che alcuni filosofi indicano presente in tutto e anche nella dimensione ulteriore a quella ordinaria (ulteriorità che nella scienza fisica è detta quarta dimensione ma del cui contenuto la scienza non può affermare nulla, neppure la scienza psicologica che pure pratica l’ipotesi di una energia presente in una dimensione altra)… È evidente che se esistesse una quarta dimensione materiale di cui le tre ordinarie fossero parte, non sarebbe possibile pensare la limitatezza dei nostri corpi; e d’altronde se esistesse una sola materia, questa non potrebbe essere soltanto delle ordinarie dimensioni, perché in queste esistono distinzioni che coinvolgono anche la materialità… Può sembrare tutto ciò complicato, però quel pregiudizio pone in causa tutto questo. Chi dedito a tale pregiudizio, immagina la materialità come una sorta di grande, magmatico ed infinito fiume, anche se la pensa tendendo sempre al concetto di durezza… I protagonisti di questa impresa intellettuale si precipitano in una condizione da energumeni incapaci di porre tutta l’attenzione sulle differenze tra le cose.
Un’altra negazione generale è la negazione della distinzione tra bestialità e umanità. I negatori più impegnati pongono mente più o meno costante nell’ignorare la specificità e peculiarità della umanità. Questa prevenzione è più diffusa nella cultura, dove numerosi personaggi apparentemente anche illustri sostengono l’idea fallace che l’intero divenire sia una evoluzione e che la successione delle forme viventi nella storia del mondo sia stata ed è tutta una trasformazione senza che accada mai nulla di completamente nuovo nel mondo. Personaggi così, anche in possesso di scienze, hanno interpretato la Teoria biologica della Evoluzione come se fosse stata una morfologia e non accettano quest’ultima quale scienza separata; riducono al silenzio pubblico i biologi teorici della Genetica e ritengono che studiare gli ambienti vitali significhi evitare l’ipotesi, che pure ormai è scientifica, che siano esistiti e che possano esistere ambienti vitali radicalmente differenti da quelli noti fino ad ora. Tali negatori spesso si dicono e sono detti “evoluzionisti” e litigano furiosamente con i cosiddetti “creazionisti” fingendo che questi ultimi possano sostenere la creazione del mondo solo con un dogma ed anche che loro medesimi (gli evoluzionisti) conservino mente realmente aperta alla novità in cui può anche consistere la realtà, pensando quindi sempre alla stessa cosa, a una presunta trasformazione bestia-uomo in realtà negata dalle teorie scientifiche sui geni, per le quali non è possibile neanche che l’umanità possa essere stata generata da bestie. Le loro bestie preferite sono notoriamente le scimmie. Anche i loro disegni sulla presunta origine dell’umanità sono purtroppo in moltissimi Stati materia di lezioni scolastiche.

Tanta erranza sia ordinaria che straordinaria, da che cosa dipende? Io non ci ho trovato a costituire reale fattore di dipendenza il continuo tentativo di negare un elemento caratterizzante della fede religiosa cristiana, la cosiddetta unione teandrica, ovvero unione spirituale di umanità e divinità, di Dio e uomo. Il cosiddetto uomo-Dio vogliono sostituirlo con l’affermazione di una presunta assolutezza dell’umanità, pretesa significabile con l’espressione altra ‘uomo=Dio’. Intromessisi nella stessa religione cristiana, questi negatori-sostitutori si spacciano per ammiratori o veneratori del famoso ispiratore del Cristianesimo Gesù detto il Cristo, ma in realtà fomentano l’adorazione dell’uomo al posto di quella di Dio; e molti sacerdoti e guide a questo si sono dati, diventando degli ex; e molti altri mai essendo stati autentici… Ma questo fattaccio non è all’origine della grande erranza che ho descritto, invece ne costituisce segno rivelatore, anche sociale. Questa erranza a mio giudizio affonda le radici in una forma estrema e tragica di nichilismo, non in quello che tenta di affermare soltanto la nullità dei valori, neppure nel nichilismo che attribuisce la nullità alla falsità perché la supera con la verità; ma nel nichilismo che nega l’intera realtà per disamore della vita e per pavida volontà di non esistere, la quale a causa della paura del suicidio anziché farsi effettiva si trasforma in volontà di non sapere…

Sicché esiste un intero ambiente, a livello mondiale non solo occidentale, che per non sapere si rifugia (dico si rifugia volontariamente, non mi sto riferendo a eventuali problematiche mentali) in fantasie ostinate e disastrose; e questo ambiente è attivamente intromesso in politica, nella religione, nella cultura… Perché tanta poca volontà di vivere, perché non sapere fino alla contrarietà alla chiarezza della mente, fino a negare l'attenzione giusta che si deve porre per vivere giustamente? A mio avviso, per non ammettere che parte della civiltà, quella lontana dalla natura, è a disagio fino al punto di dover rinunciare a tutte le proprie ambizioni o di dover estinguersi e forse del tutto.


Mauro Pastore