Putin ha dovuto ammettere che le sanzioni «si sentono»: colpiti gas (l'export è quasi dimezzato), petrolio, semiconduttori, valuta. E gli scambi con la Cina non compensano le perdite.
La guerra le sta erodendo, nonostante lo sforzo del Cremlino di sostituire i vicini mercati europei con quelli cinese e indiano. Il 5 dicembre 2022 l’Unione europea ha vietato l’importazione del greggio via nave e il 5 febbraio 2023 l’acquisto di prodotti derivati dal petrolio. Due misure che, evidentemente, cominciano a dare risultati, come di fatto ha riconosciuto ieri lo stesso Vladimir Putin. A febbraio la quotazione del greggio russo era pari a 52,5 dollari al barile, 30 dollari in meno rispetto alla media del mercato globale. I 27 Paesi della Ue oggettivamente non potevano azzerare immediatamente le forniture di gas; hanno però concordato un tetto sul prezzo che ha inciso sugli introiti dei russi.
Ancora un paio di numeri per completare il quadro. Negli ultimi mesi si è discusso molto di semiconduttori, una componente cruciale per assemblare una miriade di prodotti elettronici per uso sia civile che militare. Prima dell’aggressione all’Ucraina, il fabbisogno russo era coperto al 90% dalle forniture occidentali. Le sanzioni hanno costretto il governo di Mosca a cercare altrove, soprattutto in Cina. Tuttavia, stando ai dati che circolano a Washington e a Bruxelles, l’import di semi conduttori è crollato del 74% in un anno.
https://www.corriere.it/esteri/23_ma...40d3f123.shtml