Siamo nati e cresciuti sentendoci ripetere che democrazia è sinonimo di giustizia, di progresso, di bene. Ma che cosa è questa idolatrata democrazia?

Nella sua lettera del 1910, intitolata Notre charge apostolique, indirizzata al clero francese, il Papa San Pio X – denunciando il carattere sovversivo del movimento democristiano francese denominato Sillon – parla di concezione secolarizzata della democrazia, la quale altro non è che la concezione relativistica della democrazia, ovvero un sistema di potere sganciato dalla norma morale oggettiva – radicata nella natura delle cose – altrimenti detto democrazia moderna.

La democrazia moderna, lungi dall’essere una delle tre classiche forme di governo (democrazia, aristocrazia, monarchia), è l’espressione culturale sociale e politica del soggettivismo filosofico che ha prodotto la dissoluzione e il disordine che caratterizzano la società moderna. Dissoluzione che significa volontà di scioglimento del legame tra l’uomo e la sua natura, con tutto quello che ne consegue: disconoscimento dell’oggettività di Dio, della natura umana e dell’ordine naturale.

La democrazia moderna è un’ideologia sovversiva – il democratismo – fondata sulla contraddizione e la negazione di Dio. Essa, infatti, si basa sul mito sovversivo della “sovranità popolare” intesa come signoria assoluta del popolo, il quale può decidere qualunque cosa senza alcun vincolo morale che non sia stabilito dallo stesso popolo (e comunque soggetto a mutazione, qualora la maggioranza lo desiderasse).

La retta filosofia politica insegna, invece, che la sovranità è di Dio il quale è la fonte dell’autorità e del potere, mentre il popolo (da intendere non come moltitudine indefinita e informe, ossia come massa, ma come sanior pars, ovvero parte moralmente migliore della società) è canale attraverso il quale scorrono l’autorità ed il potere conferiti da Dio. Ciò significa che il popolo può scegliere chi lo governi ed essere rappresentato presso chi lo governi, ma che non è in suo potere contraddire la Verità oggettiva stabilita da Dio.

La democrazia moderna, inoltre, esalta il concetto di suffragio universale secondo il quale tutti devono poter votare, e secondo il quale ogni voto – peraltro dato in maniera anonima, si pensi al segreto del voto – si equivale. Questo significa che il voto dato dalla persona più intelligente, più sensibile al tema del bene comune (oggetto della politica) e moralmente più degna, vale quanto quello dato dal burlone che, ad occhi chiusi, traccia una X a caso. Questo si può dire che rappresenti l’aspetto tragicomico del democratismo.

Il democratismo, poi, è funzionale agli scopi dei gruppi di potere (tutti caratterizzati da un pensiero di matrice progressista, anche se talora tra loro in lotta) in grado di condizionare la cosiddetta “opinione pubblica”. Esso, infatti, grazie alla decomposizione sociale scaturita dal liberalismo – il quale nel periodo della Rivoluzione Francese ha favorito la rottura dei legami tra le persone che caratterizzavano la società cristiana (la Cristianità) – si presta ad essere ottimo strumento a disposizione di chi, illudendo il “popolo” di essere padrone delle proprie scelte, è capace di dirigerlo, più o meno subdolamente, nella direzione desiderata.

La democrazia moderna è il volto politico dell’egualitarismo, funzionale alla volontà dell’oligarchia plutocratica, massonica e mondialista, la quale illude i popoli di essere sovrani ma ne sfrutta la corruzione morale – dalle stesse oligarchie promossa – al fine di indurli ad agire secondo i propri scopi.

La corruzione morale del popolo inizia con il cedimento alla tentazione, indotta dalle trame massoniche, di essere sovrano, ossia padrone assoluto del proprio destino; padrone sino al punto di non riconoscere l’esistenza di Dio, della Sua signoria, della Sua legge e dell’ordine naturale.

Il democratismo ha forgiato un tipo umano in via di sradicamento progressivo dalla propria identità di essere creato ad immagine e somiglianza di Dio (questo il senso ultimo e più grave del progressismo), dunque sempre più lontano dalla nobiltà insita nella natura umana e sempre più votato al caos.