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Discussione: Italo Ortu

  1. #1
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    Predefinito Italo Ortu


  2. #2
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    Predefinito Re: Italo Ortu

    Nell’estate del 1978, poco più che ventenne, dopo attente riflessioni decisi di impegnarmi politicamente iscrivendomi al Partito Sardo d’Azione.
    Per questo, una mattina presi la mia bici e andai nella storica sede della Federazione di Oristano, in via Mazzini.
    All’ingresso, in fondo al corridoio, vidi per la prima volta Italo, impegnato al telefono a gettoni che era appeso alla parete.
    Indossava il caratteristico basco e gli occhiali con la montatura nera, dandogli una vaga parvenza da dirigente della rivoluzione cubana.
    Avemmo un cordiale colloquio e nacque subito una stima reciproca.
    Tornai a casa con una busta carica di documentazione, tra cui varie copie dello statuto “rosso” del Partito, e ciclostilati a cura della Federazione come il periodico “Fortza Paris” e “Le ragioni dell’indipendentismo” di Antonio Simon Mossa.
    Da allora iniziò una frequentazione politica inizialmente limitata ai miei rientri da Milano, per divenire più assidua dal 1981, prima e dopo il XX° Congresso di Porto Torres.
    Nei primi anni ’80, “pane, sardismo e indipendentismo” erano per me una costante. Accompagnavo Italo in lungo e in largo a visitare sezioni e sardisti della Provincia di Oristano e non solo.
    Oltre alle riunioni del Comitato Centrale che si tenevano immancabilmente a Bauladu, diventata la “capitale” del sardismo.
    In quel periodo aprivo anche la sede della Federazione e rispondevo alle richieste di informazioni provenienti dal territorio, compresa la stesura di matrici per ciclostilare volantini.
    Era il “vento sardista”.
    Nella seconda metà degli anni ’80, da Assessore regionale, Italo ebbe anche una certa considerazione per il Comune di Santa Giusta, attribuendo un finanziamento per la realizzazione del centro servizi P.I.P. che, io in qualità di assessore comunale, assieme al Sindaco Luigi Garau, andammo a chiedere.
    Ma ebbe un ruolo persuasivo nel sostenere la causa ambientalista dello stagno-laguna, per la sua bonifica, a seguito di alcune morie di pesci, riferendo al Presidente della Regione Mario Melis, ottenendo anche col mio lavoro, un importante intervento di dragaggio, dopo diversi incontri e riunioni con l’Assessore socialista Emidio Casula.
    Non dimentico il ruolo dell’affabile signora Germana, sua amata consorte, maestra elementare a Santa Giusta.
    Con la stagione di “mani pulite” qualcosa iniziò a cambiare nella linea politica e nella dirigenza del PSd’Az, subendo la “fascinazione” del berlusconismo, in seguito alla delusione della bocciatura in Regione della legge sulla lingua e cultura sarda ad opera dei rappresentanti del P.C.I.
    Ma per questo semplice ricordo, sarebbe fuori luogo riportare ulteriori avvenimenti.
    Ho incontrato l’ultima volta Italo Ortu nella sua casa, nell’estate del 2019, accompagnando una ricercatrice dell’Università di Siena per una intervista, e la consultazione del suo archivio-libreria, di cui riferirò in un post successivo.
    Italo Ortu lascia una importante eredità politica per il sardismo in generale.
    È stato una persona concreta e pragmatica, oculata e parsimoniosa nell’amministrare la cosa pubblica.
    Rivolgo le mie sentite condoglianze ai familiari ed in particolare a Josto.
    Ciao Italo.

  3. #3
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    Predefinito Re: Italo Ortu

    Come accennato, ho ricevuto di recente la gradita condivisione della video-intervista a Italo Ortu, predisposta e condotta da Linda Basile, ricercatrice presso l’Università di Siena, nell’ambito di un interessante progetto europeo, di cui fornirò le dovute informazioni.
    Il video non può essere divulgato poiché legato alla proprietà documentale della ricerca.
    Tuttavia ho chiesto di trascrivere e condividere il testo dell’intervista, certo che susciterà varie reazioni.
    Di sicuro uno scossone per l’attuale gruppo dirigente del P.S.d’Az. e non solo…

    Intervista a Italo Ortu.


    Oristano, 17 agosto 2019.

    D. La prima domanda ha proprio a che fare con il tema della nostra ricerca, che sono le diverse domande territoriali che possono spaziare dall’autonomismo all’indipendentismo, passando per le varie forme di federalismo. Ora nella sua lunga storia di militanza, di partecipazione al Partito sardo d’azione, come si è evoluto il discorso della domanda territoriale nel Partito sardo d’azione nell’arco della sua storia, e soprattutto dal 90 ad oggi, e quale è stata la sua vocazione maggioritaria tra autonomia, indipendenza e federalismo…

    R. E’ una questione anche di cultura, cioè approfondire i vari aspetti della questione sarda, nel corso della storia e come ha reagito la Sardegna alle varie situazioni.
    Cioè approfondendo la storia della Sardegna noi, io quantomeno, mi son reso conto che la Sardegna fin dall’epoca pre-romana era una isola colonia di questo e quell’altro colonizzatore, (a cominciare) dai Cartaginesi, non per nulla mio figlio si chiama IOSTO, figlio di Amsicora che aveva organizzato le varie tribù della Sardegna a insorgere contro Roma.
    Le faccio vedere una cartolina che mi mandò un mio amico, professor Ovidio Addis a cui ne diedi comunicazione, che quando è nato mio figlio, mi rispose così: “Per Iosto Ortu di Amsicora, presso l’insegnante Italo Ortu, Bauladu: Benvenuto, auguri, forza paris! 1000 anni felici, anche per mamma e babbo”.
    Già allora, col figlio Josto, io ero Amsicora, per cui questa storica tendenza dei sardi all’autogoverno, in un modo o nell’altro, era radicata in me.
    Questa è del 1981, ma già prima, io a 18 anni ho fatto la prima tessera con il PSd’Az, e poi ho continuato fino ad oggi, perché speravo che con l’autonomia, oltre l’autonomia amministrativa, l’autonomia politica servisse veramente ai sardi per cambiare il corso della sua economia e della sua cultura, apprendere attraverso la scuola quella che è la lingua (sarda) eccetera.
    Le do un altro libretto, scritto da me, una novella che si faceva per la festa di Santa Vittoria a Bauladu, si faceva in sardo e che infatti ho trascritto e fatto stampare. La battaglia per la lingua l’ho fatta e continuo a farla tutt’ora, cioè che la lingua sia riconosciuta come lingua ufficiale in Sardegna, insieme all’italiano, che la lingua venga insegnata nella scuola, perché fa parte della nostra cultura. Tutt’ora i canti sardi sono per le feste le cose più gradite dalla gente e questo senso di sardità, di sardismo, è radicato nella gente.

    D. Secondo lei il Partito sardo d’azione per cosa si è battuto prevalentemente, per l’autonomia, per il federalismo, per l’indipendenza…

    R. Lo stesso Lussu scrisse un suo libro e anche una lettera mandata ad un amico che immediatamente dopo la sua costituzione il Partito sardo d’azione era un partito che puntava all’autogoverno, all’indipendenza. Perché essere sardisti per questa gente, era la richiesta di autogoverno dei sardi, lo disse lo stesso Lussu che pure non era indipendentista, però era federalista.

    D. Quindi nel corso di tutta la storia ha avuto prevalentemente una vocazione indipendentista, non ci sono fasi in cui magari è stato più autonomista…

    R. E’ stato più direi federalista, ma per federalismo si intendeva indipendenza alla Sardegna, in un contesto italiano o europeo federale, con una Sardegna libera di amministrarsi.

    D. E’ prevalente l’idea di una federazione italiana o di una federazione europea…

    R. La federazione italiana si è ridotta a regionalismo, una riduzione del federalismo, all’ambito solo politico-amministrativo e non quello invece di governo del territorio e della cultura.

    D. L’altra parte della nostra ricerca guarda a quelle che sono le spinte per queste richieste di autonomia di federalismo che possono essere di tipo economico culturale e politico, cioè noi vogliamo autonomia per salvaguardare la nostra cultura, noi vogliamo autonomia per avere le nostre istituzioni, quale di queste tre motivazioni è stata prevalente nel partito sardo d’azione, se ce n’è stata una prevalente o se sono state tutte e tre importanti.

    R. Sono importanti tutte e tre ma in prevalenza in certi periodi per esempio in questo periodo soprattutto dal 1950 è prevalente l’aspetto culturale, la questione economica è una conseguenza di tutto questo.

    D. Quindi prima l’elemento fondamentale del Partito sardo d’azione è stato quello culturale. E su quali temi invece di aree di politica il partito sardo d’azione secondo lei ha insistito di più nella battaglia politica, per esempio ha detto già la lingua, ci sono oltre la lingua altre aree importanti su cui il partito sardo d’azione si è battuto, ha fatto politica attiva…

    R: Beh, oltre la lingua e la cultura, per esempio sulla questione della zona franca che dà alla Sardegna la possibilità di collegarsi col mondo in modo diverso, senza dogane, con proprie dogane, con dogane che soprattutto siano più accessibili. Oppure la questione dei trasporti, cioè non sentirsi isolati, avere una rete di collegamenti più efficiente in modo tale che nei rapporti di carattere culturale e rapporti di carattere economico possono avvenire con molta facilità.

    D: Un’altra domanda riguarda invece le alleanze del Partito sardo d'azione; oggi ne abbiamo parlato parecchio, il PSd’Az ha spesso cambiato alleanze a volte con i democristiani a volte col centrosinistra prima e anche adesso quella con la Lega Nord: quanto queste hanno influenzato il discorso politico del Partito sardo d'azione, se è stato influenzato …

    R: Lo condiziona quantomeno. Le prime alleanze sardiste sono state, immediatamente dopo la creazione della Regione, con la Democrazia Cristiana, anche perché altri partiti non si consideravano autonomisti o addirittura erano contrari. Poi abbiamo l'esempio del Partito comunista che per quanto riguarda la lingua, quando si è arrivati ad una legge base per la difesa e diffusione della lingua, a cominciare dalla scuola elementare, si è arrivati ad un accordo dove sembrava che tutti fossero d'accordo per questa legge. Il Partito comunista soprattutto votò prima per una legge comune di tutte o quasi tutte le formazioni politiche e in aula votarono uno per uno tutti gli articoli, però arrivati al voto finale, segreto, votarono contro.

    D: E quindi qui finì l’alleanza diciamo a fini politici…E quanto invece l’alleanza recente con la Lega Nord ha influenzato, condizionato il Partito sardo d'azione, o non è stata un’alleanza che ha influenzato più di tanto…

    R: Il Partito sardo d'azione si lasciò convincere e si convinse che la Lega come partito pretendeva la secessione e sarebbe arrivato quanto meno ad un federalismo. Tutto questo poi è caduto perché loro hanno cambiato parere. Sono stato io ad organizzare un convegno a Cagliari sul federalismo, invitando anche Bossi; in questo convegno abbiamo esposto quali erano i nostri punti di arrivo per un federalismo, e quale federalismo bisognava mettere in vita, attuare. Abbiamo chiesto a Bossi voi condividete tutto questo? … al momento c'è stato detto di sì, poi non se ne è fatto nulla.

    D: E quindi questa alleanza recente con una Lega più “nazionale” che federalista, in che modo si coniuga con le domande territoriali del Partito sardo d'azione che è ancora un partito indipendentista…

    R: Con queste domande no, con le domande dei singoli politici cosiddetti sardisti che vogliono fare carriera politica, per avere un senatore, per avere un deputato, per avere un Presidente della Regione… oggi il Presidente è un sardista, che era al senato nel gruppo parlamentare della Lega, per cui resta così… molto dubbio.

    D: Mi è venuta in mente adesso questa domanda, cioè quanto il Partito sardo d'azione ha contribuito a creare in Sardegna e nei sardi lo spirito del sardismo, cioè nell’ opinione pubblica, quanto il Partito ha contribuito a creare un' ideologia, un'idea di sardismo.

    R: Ha contribuito secondo me moltissimo, dalle origini con Camillo Bellieni, con Lussu che pur non condividendo il separatismo, così si diceva, però aveva dell'autonomia una convinzione che fosse avanzata, molto avanzata di autonomia. E poi la questione della presenza dei politici tra la gente, Camillo Bellieni che è stato uno dei fondatori del partito, grande mutilato di guerra, ebbene lui appena rientrato dalla guerra del 15-18, a piedi andava di paese in paese in Logudoro a creare consenso. Oggi chi lo fa questo, nessuno, neanche in macchina ci vanno. Io ricordo nel 1944 quando mi scrissi al Partito sardo d'azione, c'era una sezione aperta quasi in ogni paese, la stessa provincia di Oristano aveva sezioni aperte, sedi aperte, in 66 comuni su circa 80, mentre oggi sono solo 4, 5, e anche senza sedi. Questo discorso vale per noi come vale per gli altri; il partito socialista il partito comunista soprattutto, nei paesi era presente sempre. Ma anche i sardisti li chiamavano, facevano i comizi… dicono ma adesso c'è la televisione…ma è questione di contatto diretto con la gente; le campagne elettorali si facevano andando e girando di paese in paese a parlare con la gente. E non era solo il comizio, prima del comizio si andava al bar a prendere un caffè, se c'era gente si parlava, oppure una riunione di sezione apposta, motivata dalla possibilità di creare una cooperativa agricola, una cooperativa artigiana, oggi tutto questo non avviene più al giorno d'oggi. Per cui la politica anche se sembra che… non è quella di una volta nell'atto pratico.

    Linda Basile: Ammesso di essere politica, perché politica è Polis, stare in mezzo alla gente, la piazza…

    … anche la sezione di Oristano, aveva un suo settimanale battuto a macchina e ciclostilato, che si andava a distribuire per le piazze. Fare un manifesto, oggi non esistono manifesti, nei partiti non se ne vedono più perché si è rinunciato a comunicare con la gente.

    D: Ricollegandomi alla domanda di prima e quindi le ho chiesto quanto il partito sardo d'azione ha contribuito a creare il sardismo, in realtà ci sono tre teorie in letteratura, il partito sardo d’azione come costruttore dell'identità sarda, con una funzione di riscoperta dell'identità sarda o di difesa dell'identità sarda. Secondo lei tra costruttore difensore e riscopritore quale delle tre funzioni è stata quella svolta dal partito sardo d'azione

    R: E’ stato un partito che ha accolto questo particolare culturale e l'ha fatto proprio e l’ha diffuso, è stata la prima cosa che si è fatta. Usare la lingua e il motto forza paris, in sardo, e poi la stampa, ad Oristano si faceva un periodico mensile, Indipendentzia, scritto in italiano ma soprattutto in sardo.

    D: Quindi possiamo dire più forse di riscoperta e valorizzazione…
    L'ultima domanda è quanto ha pesato la divisione tra i movimenti sardisti nella realizzazione della l'indipendenza, dell'autogoverno sardo.

    R: Beh, parecchio, senza dubbio; perché la nascita di movimenti che dicono ancora oggi di essere sardisti che però, nella pratica e nella realtà non operano e non predicano il sardismo.

    D: E secondo lei, cosa si augurerebbe, cosa ci vorrebbe, o cosa potrebbe portare a un’unione dei sardisti finalmente per realizzare questa domanda, cosa potrebbe metterli insieme…

    R: Ma… finalmente riprendere, anche i sardisti, soprattutto i sardisti, la lotta per una costituente sarda. Quindi, scrivere una Costituzione tra tutti gli eletti, però se tutti i movimenti e i partiti si dichiarano sardisti, sarebbe una bella costituzione…

    D: La vede possibile attualmente un'unione del genere negli intenti…

    R: Bisogna riprenderla, altrimenti non c’è via di uscita.

    D: Manca forse la persona in grado di trascinare…

    R: E beh, le persone contano molto. Le persone, quelle di una volta, non nostre non solo sardiste, ma dal Partito comunista al Partito liberale, c’erano; io le ricordo benissimo, quasi tutti, molti. Oggi, sì sono comunisti, però sono socialisti, non lo dicono neanche…si sono allontanati dalla gente.

    D: Per me l’intervista insomma si è conclusa, grazie mille. E’ stata una lezione.

  4. #4
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    Predefinito Re: Italo Ortu

    Grazie alla cortesia della prof. Linda Basile, riporto le informazioni sul contesto dell’intervista a Italo Ortu, ricevuta via email:

    L’intervista era parte del progetto IMAJINE, finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito dell’accordo quadro Horizon 2020. Il progetto era guidato dall’Università di Aberystwyth, in Galles, e l’Università di Siena faceva parte del consorzio del progetto.

    All’interno del progetto, molto articolato, vi era un “pacchetto di lavoro” dedicato allo studio dei partiti regionalisti e di come essi giustificano (“frame”) le loro domande politiche (di indipendenza, federalismo, maggiore autonomia etc) nelle loro strategie politiche. In particolare, eravamo interessati a capire se, nella retorica di tali partiti, prevalessero motivazioni politiche, identitarie o socio economiche.

    Le interviste furono condotte come parte qualitativa da affiancare a un’analisi quantitativa dei programmi elettorali.

    Il progetto ha analizzato partiti regionalisti di 8 paesi europei, inclusa l’Italia. Per l’Italia, i partiti erano quelli sardi, valdostani e la Lega. UNISI (Linda Basile) si è occupata del caso italiano.


    Qui il sito del progetto: https://imajine-project.eu/


    Linda Basile, PhD
    Research fellow
    Department of Social, Political and Cognitive Sciences
    CIRCaP (Centre for the Study of Political Change)
    University of Siena
    via Mattioli, 10 - 53100 Siena

    Editor at European Political Science (EPS)

 

 

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