Si dice con tanto clamore della Intelligenza Artificiale, come se questa fosse una novità; ma in verità le prime e rudimentali calcolatrici elettroniche erano già realizzazioni di Intelligenza Artificiale e quel che di nuovo sta accadendo è soltanto un allargamento delle applicazioni, dai calcoli numerici alle espressioni del discorso non solo matematico. Il fatto che si finga novità assoluta, è già un indice delle distrazioni ed illusioni che si stanno creando attorno all’argomento...
In realtà una corretta considerazione della questione non può evitare di includere la logica constatazione che l’estensione dell’applicazione al generico discorso incorre in fortissime e decisive limitazioni nell’effettivo successo delle realizzazioni. Molti si illudono di essere agli inizi di una nuova rivoluzione tecnologica perché non hanno chiarezza di quale potrebbe essere l’utilità effettiva di tali sistemi artificiali. In pratica non potranno ottenersi risultati diversi da quelli di un potente motore di ricerca via Web e senza la ricchezza e la creatività che con tali ricerche si possono avere non prescindendo da un decisivo uso diretto, non artificiale dell’intelligenza umana.
Al di là di portentosi e ricercati effetti apparenti, l’uso esteso dell’Intelligenza Artificiale si rivelerà un gran buco nell’acqua e invece di consistere in una rivoluzione sarà, se permarranno le illusioni, una involuzione del progresso sociale legato all’uso di nuove tecnologie.
In presenza di tanti e ostinati illusi, coloro che non si lasceranno andare agli entusiasmi potranno cogliere nuove occasioni di autorealizzazione e si potrà beneficiare di un altro progresso, di tipo meritocratico e legato a un utilizzo creativo della tecnologia, anche di quella informatica.
Dal punto di vista della conoscenza della mente, va detto che risulterà del tutto impossibile riprodurre con la Intelligenza Artificiale i funzionamenti di tipo dialettico e le riproduzioni dei funzionamenti di tipo meramente logico non riusciranno veramente utili per trovarne reale beneficio.
Mauro Pastore