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Visualizza Risultati Sondaggio: Giusto riconoscere anche i genocidi perpetrati dai russi (oltre quelli dei turchi) ?

Partecipanti
12. Non puoi votare in questo sondaggio
  • SI, vanno riconosciuti come Italia e UE

    6 50.00%
  • NO, non vanno riconociuti

    5 41.67%
  • atteggiamento neutrale.

    1 8.33%
  • Non saprei

    0 0%
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Risultati da 11 a 20 di 61
  1. #11
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    Predefinito Re: Giusto riconoscere anche i genocidi perpetrati dai russi (tartari e circassi) ?

    Citazione Originariamente Scritto da Indra88 Visualizza Messaggio
    gli usa hanno sterminato i nativi
    infatti è ricordato anche se c'è da dire che al 90% è avvenuto per le malattie.

    è ricordato comunque.


    Soviet made shit


  2. #12
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    Predefinito Re: Giusto riconoscere anche i genocidi perpetrati dai russi (tartari e circassi) ?

    Citazione Originariamente Scritto da Narel Jarvi Visualizza Messaggio
    Quali sono le conseguenze del riconoscimento?
    Nulla, ma almeno fare chiarezza torica su dei fatti.


    Soviet made shit


  3. #13
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    Predefinito Re: Giusto riconoscere anche i genocidi perpetrati dai russi (tartari e circassi) ?

    ma vogliamo aprire il capitolo stragi e deportazioni di israele?

  4. #14
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    Predefinito Re: Giusto riconoscere anche i genocidi perpetrati dai russi (tartari e circassi) ?

    Citazione Originariamente Scritto da Indra88 Visualizza Messaggio
    gli usa hanno sterminato i nativi
    Gli USA? I nativi sono stati sterminati per il 90% tra il 1492 e il 1600, quando gli USA non esistevano.
    Dalla costituzione degli USA ad oggi i nativi in nord america sono aumentati di numero.

  5. #15
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    Predefinito Re: Giusto riconoscere anche i genocidi perpetrati dai russi (tartari e circassi) ?

    Citazione Originariamente Scritto da dDuck Visualizza Messaggio
    Dopo il genocidio degli armeni, dei greci del ponto e dei siriaci, perpetrato dai turchi all'inizio del XX secolo.

    Giusto riconoscere anche i genocidi perpetrati dai russi (tartari e circassi e popoli del Caucaso) ?
    "Bisogna vietare l'internet ai bambini. Rendono l'internet stupido."

    (stupido moccioso e vecchio scemo non sono questioni di eta', ma dello stato d'anima)
    Ricordi, fratello, come avevamo schiacciato la feccia elfa per far risplendere la pietra bianca del Mordor.

  6. #16
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    Predefinito Re: Giusto riconoscere anche i genocidi perpetrati dai russi (tartari e circassi) ?

    Citazione Originariamente Scritto da nordista Visualizza Messaggio
    Gli USA? I nativi sono stati sterminati per il 90% tra il 1492 e il 1600, quando gli USA non esistevano.
    Dalla costituzione degli USA ad oggi i nativi in nord america sono aumentati di numero.
    Qualcuno li beve veramente, questo genere di scuse?
    Ricordi, fratello, come avevamo schiacciato la feccia elfa per far risplendere la pietra bianca del Mordor.

  7. #17
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    Predefinito Re: Giusto riconoscere anche i genocidi perpetrati dai russi (tartari e circassi) ?

    Citazione Originariamente Scritto da Shiiva Visualizza Messaggio
    Qualcuno li beve veramente, questo genere di scuse?
    Sono fatti. Se qualcuno vuole contestarli, venga avanti.

  8. #18
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    Predefinito Re: Giusto riconoscere anche i genocidi perpetrati dai russi (tartari e circassi) ?

    Citazione Originariamente Scritto da nordista Visualizza Messaggio
    Sono fatti. Se qualcuno vuole contestarli, venga avanti.
    Ha, ecco. Almeno uno che l'ha bevuto si e' fatto presente.
    Ricordi, fratello, come avevamo schiacciato la feccia elfa per far risplendere la pietra bianca del Mordor.

  9. #19
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    Predefinito Re: Giusto riconoscere anche i genocidi perpetrati dai russi (tartari e circassi) ?

    Citazione Originariamente Scritto da nordista Visualizza Messaggio
    Gli USA? I nativi sono stati sterminati per il 90% tra il 1492 e il 1600, quando gli USA non esistevano.
    Dalla costituzione degli USA ad oggi i nativi in nord america sono aumentati di numero.
    Ma studia! Riporto da Wikipedia

    Non é cosí per i nativi Nordamericani.

    All'inizio del Cinquecento, mentre gli spagnoli dilagavano nella parte centrale e meridionale del continente, altri europei presero a esplorare le coste atlantiche della sua parte settentrionale. Così fecero l'Inghilterra (con Giovanni Caboto e Sebastiano Caboto) e la Francia (per mezzo di Giovanni da Verrazzano). A quel tempo a nord del Rio Grande si stima che la popolazione indigena non superasse i 12 milioni di persone, riunite in tribù poco numerose e non unite le une dalle altre. I nativi americani, appartenenti alle tribù Algochine e Cherokee, praticavano un'agricoltura rudimentale e si spostavano con le canoe lungo i fiumi.[8][9]

    Fra il XVI e il XVII secolo sorsero in Florida, nel Nuovo Messico e in California le prime colonie degli spagnoli che provenivano dall'America centrale. Più a nord, i francesi si inoltrarono nel bacino del San Lorenzo dove si stanziarono nelle città di Québec e Montréal. Da qui i francesi penetrarono nell'interno, verso i Grandi Laghi e successivamente verso sud nel bacino del Mississippi, fino a raggiungere la sua foce, dove fondarono la città di La-Nouvelle Orléans (New Orleans).[8][9]
    Si ebbero anche guerre con indiani alleati degli inglesi e altri dei francesi. Furono i britannici che richiesero gli scalpi dei nemici uccisi ai nativi, che prima d'allora non aveva questa pratica. Prima di queste guerre, raramente gli indiani erano stati ostili (escludendo il massacro indiano del 1622), e spesso avevano permesso gli insediamenti in cambio di fucili e altri oggetti, non avendo il concetto di proprietà privata.[8][9]
    Ben presto però, fra tutti i coloni, prevalsero gli inglesi che giunsero a dominare l'intera fascia costiera, dove un po' alla volta si formarono 13 colonie, il nucleo fondamentale di quelli che un secolo più tardi divennero gli Stati Uniti d'America (1776).[8]
    I primi tentativi di colonizzare l'America settentrionale non ebbero un grande successo, dato che i nativi americani non si adattavano minimamente ad essere assoggettati come manodopera e il clima non favoriva gli insediamenti. Dopo alcuni tentativi falliti, il primo insediamento inglese stabile fu costruito nell'odierna Virginia e prese il nome di Jamestown.
    Gli inglesi partirono dalla costa più vicina all'Europa (la East Coast) respingendo progressivamente le popolazioni indigene verso ovest (il cosiddetto Far West).[9] Alcuni politici e intellettuali, come Thomas Jefferson (che paragonò la capacità oratoria del capo Logan/Tah-gah-juta a quella di Demostene e Cicerone)[10], erano interessati alla cultura dei nativi, ma ben presto sorsero i primi conflitti.
    I nativi più combattivi e più numerosi, come i Sioux e gli Apache, si opposero con le armi, ma gli inglesi e gli statunitensi avrebbero risposto con violenza ancora superiore, spesso ignorando i trattati e massacrando anche donne, vecchi e bambini inermi, come nel massacro di Sand Creek, ad opera di John Chivington, e nel massacro di Wounded Knee. La vittoria più importante dei nativi fu nella battaglia del Little Bighorn, dove Cavallo Pazzo, con l'aiuto di Toro Seduto, annientò il tenente colonnello George Armstrong Custer e il suo reggimento 7º cavalleria.[8][9] I capi che resistettero di più furono i celebri Cochise, Toro Seduto e Geronimo; tra gli altri celebri capi di questo periodo si ricordano Piccolo Corvo, Cavallo Pazzo, Nuvola Rossa, Capo Seattle, Capo Giuseppe, Giovane Uomo che Teme i suoi Cavalli, Pioggia Sulla Faccia; alla fine delle guerre in nordamerica (XIX secolo) i nativi rimasti saranno rinchiusi nelle riserve, e otterranno i pieni diritti civili e politici solo nella seconda metà nel XX secolo.[9] Il generale William Tecumseh Sherman fu uno dei maggiori esecutori delle stragi ai danni degli indiani, assieme a Philip Henry Sheridan, sostenitore dello sterminio esplicito dell'etnia nativa, al punto che gli viene attribuita la frase secondo la quale "l'unico indiano buono è l'indiano morto" (in realtà pronunciata dal deputato James M. Cavanaugh)[11].
    Anche gli indiani nativi del Canada, Prime nazioni, Inuit, Métis, subirono dei massacri e una consistente riduzione di numero da parte dei coloni britannici e francesi, con episodi collegati all'assimilazione culturale protrattisi fino alla seconda metà del XX secolo.

    Le guerre indiane
    "Guerre indiane" è il nome usato dagli storicistatunitensi per descrivere la serie di conflitti prima con i coloni, principalmente europei, e poi con gli Stati Uniti, in opposizione ai popoli nativi del Nordamerica. Alcune delle guerre furono provocate da una serie di paralleli atti legislativi, come l'Atto di rimozione degli indiani (primo significativo atto di pulizia etnica contro i nativi nordamericani), unilateralmente promulgate da una delle parti e potenzialmente considerabili alla stregua di guerra civile[13].

    La guerra tra nativi e coloni


    Lapide presso il Sand Creek, dove il reggimento di John Chivington massacrò un gran numero di nativi

    I Sioux e gli Apache, scacciati anche dall'est, allo stremo della sopportazione, reagirono violentemente attaccando e uccidendo anche civili (come negli "attacchi alla diligenza"), in risposta alle stragi indiscriminate ordinate dai generali statunitensi contro i loro accampamenti, e alla colonizzazione forzata dei loro territori. Allora il presidente Ulysses S. Grant si rivolse a Sheridan, sotto la spinta dei Governatori delle pianure, ed egli ebbe carta bianca.[14] Successivamente diverrà comandante in capo dell'esercito al posto di Sherman. Nella campagna d'inverno del 1868–69 attaccò le tribù dei Cheyenne, dei Kiowa e dei Comanche nelle loro sedi invernali, tagliando loro rifornimenti e bestiame e uccidendo ognuno che avesse resistito, conducendo i sopravvissuti indietro nelle loro riserve. Questa strategia proseguì finché i nativi onorarono i trattati che erano stati costretti a sottoscrivere (tuttavia saranno gli stessi bianchi che non li rispetteranno, in futuro). Il dipartimento di Sheridan portò a compimento anche la Red River War, la Ute War e la Black Hills War, che provocarono la morte del suo fido subordinato Custer. Le incursioni dei nativi proseguirono negli anni settanta del XIX secolo e finirono ai primi degli anni ottanta, allorché Sheridan divenne il comandante generale dell'esercito statunitense.[14]

    I massacri contro gli indiani

    Precedentemente vi erano state già sanguinose rivolte come nelle grandi pianure; il numero di Sioux morti nella grande rivolta del 1862 (detta "guerra di Piccolo Corvo", dal capo che la guidò) rimane non documentato ma dopo la guerra 303 nativi furono accusati di assassinio e rapina dai tribunali statunitensi e successivamente condannati a morte. Molte di queste condanne vennero commutate ma il 26 dicembre 1862 a Mankato, in Minnesota, si andò a consumare quella che ad oggi rimane la più grande esecuzione di massa nella storia degli Stati Uniti, con l'impiccagione di 38 Sioux.[15] Nel 1863 i bianchi catturarono il vecchio capo apache Mangas Coloradas; i soldati lo torturarono, prima di ucciderlo, decapitarlo e mutilarlo inviando il teschio all'est, al museo Smithsonian; quest'atto era considerato intollerabile dagli indiani, non solo per l'efferato omicidio, ma anche perché, nella religione apache, un morto decapitato era costretto a vagare senza mai trovare la pace.[16][17][18][19] Fu allora che gli apache, sotto la guida di Cochise, genero del capo ucciso, cominciarono a uccidere e mutilare i bianchi, prendendo spesso gli scalpi.

    John Chivington
    , il colonnello che si distinse
    per la sua efferatezza nel massacro degli indiani


    Questi fatti furono utili alla propaganda contro i nativi, cosicché la stragrande maggioranza del popolo appoggiava e partecipava agli stermini dei "barbari pellerossa", spesso ignorando che le vendette erano state causate dai crimini precedenti perpetrati dei bianchi. Furono anche messe taglie e premi per chi uccideva più indiani.[20][21] Era raro che un guerriero indiano uccidesse donne e bambini dei nemici in guerra, e quando avveniva era per rappresaglia, mentre spesso i soldati lo facevano per affrettare l'estinzione delle tribù native. Si diffuse un'ampia letteratura, fiorente già dal 1700, poi culminata nel cinema western, in cui gli indiani venivano rappresentati come violenti e malvagi per natura.[22]
    Nel 1864, durante la guerra di secessione americana, avvenne una delle battaglie indiane maggiormente degne di infamia, denominata non a caso il Massacro di Sand Creek. Una milizia locale, al comando di John Chivington (il quale sosteneva l'eliminazione dei nativi, e che essi andavano «scalpati tutti, grandi e piccoli»[23]), attaccò un villaggio Cheyenne ed arapaho situato nel sud-est del Colorado ed uccise e mutilò indistintamente uomini, donne e bambini. I soldati, molti di loro ubriachi, stuprarono le donne e fecero il tiro al bersaglio con i bambini. Gli indiani di Sand Creek avevano avuto la rassicurazione dal governo degli Stati Uniti che avrebbero vissuto tranquillamente nella loro area, ma ciò che causò il massacro fu il crescente odio bianco nei confronti dei nativi. Essi avrebbero voluto trattare la pace, ma i loro ambasciatori, spesso sventolanti la bandiera bianca (tra di essi una bambina di sei anni, durante la battaglia), furono abbattuti a vista, e l'accampamento attaccato a tradimento, mentre i guerrieri maschi giovani erano in gran parte assenti (i 3/4 delle vittime furono vecchi, donne e bambini). Pochi opposero una resistenza, peraltro inutile.[24] I prigionieri vennero tutti fucilati, comprese le donne incinte, e pochi furono i superstiti. Chivington fece prendere gli scalpi di molti nativi, e molti soldati asportarono parti di organi genitali per usarli come ornamenti[25]; Chivington farà esibire gli scalpi in pubblico come trofei a Denver.[26] I morti furono tra 60 e 200 nativi e 24 militari. Vi furono anche alcuni soldati che si rifiutarono di partecipare al massacro.[2][9][24] I successivi congressi diffusero un appello pubblico contro altri simili carneficine nei confronti degli indiani, ma esso non fece presa nel popolo. Gli indiani della zona, tra cui alcuni superstiti cheyenne, poco inclini a combattere d'inverno e meno bellicosi degli apache, organizzarono un gruppo di 1600 uomini e reagirono saccheggiando alcuni villaggi e distruggendo alcune piste, nonché uccidendo molti coloni e soldati.[9]
    Nel 1875 l'ultima vera guerra Sioux scoppiò quando la corsa all'oro nel Dakota arrivò alle Black Hills (Colline Nere), territorio sacro per i nativi americani. L'esercito statunitense non precluse ai minatori l'accesso alle zone di caccia Sioux, ed inoltre quando venne chiamato ad attaccare delle bande indiane che stavano cacciando nella prateria, come loro concesso dai precedenti trattati, rispose immediatamente.[2]
    Il generale Sheridan

    Più tardì, nel 1890, nella riserva settentrionale dei Lakota, a Wounded Knee nel Dakota del Sud, il rituale della "danza degli spiriti" portò l'esercito a tentare di sottomettere i Lakota. Durante l'assalto vennero uccisi più di 300 nativi americani, per la maggior parte anziani, donne e bambini. Alla notizia dell'assassinio di Toro Seduto, che ormai aveva deposto le armi e lavorava in un circo, la tribù di Miniconjou guidata da Big Foot (Piede Grosso) partì dall'accampamento sul torrente Cherry per recarsi a Pine Ridge, sperando nella protezione di Nuvola Rossa.[2] Il 28 dicembre furono intercettati da quattro squadroni di cavalleria del reggimento agli ordini da Samuel Whitside, che aveva l'ordine di condurli in un accampamento di cavalleria sul Wounded Knee. 120 uomini e 230 tra donne e bambini furono portati sulla riva del torrente, accampati e circondati da due squadroni di cavalleria e sotto tiro di due mitragliatrici. Il comando delle operazioni fu preso dal colonnello James Forsyth e l'indomani gli uomini di Piede Grosso, ammalato gravemente a causa di una polmonite, furono disarmati. Coyote Nero, un giovane Miniconjou sordo, tardò a deporre la sua carabina Winchester, fu circondato dai soldati e, mentre deponeva l'arma, partì un colpo a cui seguì un massacro indiscriminato. Il campo venne falciato dalle mitragliatrici e i morti accertati furono 153. Secondo una stima successiva, dei 350 Miniconjou presenti, ne morirono quasi 300.[2]
    Venticinque soldati furono uccisi, alcuni probabilmente vittime accidentali dei loro compagni.[2]
    Dopo aver messo in salvo i soldati feriti, un distaccamento tornò sul campo dove furono raccolti 51 indiani ancora vivi, quattro uomini e 47 tra donne e bambini, presi prigionieri.[2]
    Soldati presidiano le fosse comuni con i corpi di vittime indiane a Wounded Knee

    Tuttavia, già molto prima di questo evento erano già state eliminate le basi per la sussistenza sociale delle tribù delle Grandi Pianure, con lo sterminio quasi completo dei bisonti negli anni 80, dovuto ad una caccia indiscriminata, spesso effettuata proprio per colpire i nativi, che si nutrivano dei bisonti cacciati, ma in quantità minori tali da non estinguerli.[8] Le guerre, che spaziarono dalla colonizzazione europea dell'America del XVIII secolo fino al massacro di Wounded Knee e alla chiusura delle frontiere USA nel 1890, risultarono complessivamente nella conquista, nella decimazione, nell'assimilazione delle nazioni indiane, e nella deportazione di svariate migliaia di persone nelle riserve indiane. Gli eventi trattati costituiscono una delle basi della discriminazione razziale su base etnica, e del problema del razzismo che affliggerà gli USA fin a tutto il XX secolo.[8]

    Morti nelle guerre indiane

    Basandosi sulle stime di un censimento del 1894, lo studioso Russel Thornton ha estrapolato alcuni dati essenziali: in particolare, dal 1775 al 1890 almeno 45.000 nativi americani e 19.000 bianchi avrebbero perso la vita. La stima include anche donne, vecchi e bambini, poiché i non-combattenti spesso perivano durante gli scontri di frontiera, e la violenza dei combattimenti non permetteva di risparmiare, né da una parte né dall'altra, le vite dei civili.[8]

    Dopo le guerre, il XX secolo

    Calo demografico forzato, emarginazione, segregazione razziale continuarono negli Stati Uniti e nel Canada nella prima e nella seconda metà del XX secolo. Progressivamente, a partire dagli anni '60-'70 consapevolezza civile, pacifismo, un crescente movimento originatosi dalle controculture beat e poi hippy, le lotte per i diritti civili, e soprattutto i movimenti a favore dei cittadini afroamericani, etnia numericamente rilevante in seguito allo schiavismo, mutuarono una visione sempre più condivisa da buona parte della popolazione a favore dei pari diritti di ogni gruppo etnico. I nativi nordamericani, ormai numericamente esigui, contribuirono alla presa di coscienza con azioni di protesta e denuncia degli abusi. La cultura mainstream testimoniò questi cambiamenti nella musica, nella letteratura, nel cinema, ad esempio traslando dal film western classico sullo stile di Sentieri selvaggi al western revisionista sullo stile di Soldato blu, uno dei primi western a schierarsi dalla parte degli Indiani d'America non più descritti come selvaggi sanguinari destinati alla sottomissione o allo sterminio. In Canada emersero i fatti relativi alle scuole residenziali indiane, celebrità e storici nordamericani sposarono la causa dei nativi con azioni di rilevanza pubblica.

    Sterilizzazione
    Una parte degli indiani verrà decimata ancora con la
    sterilizzazione, spesso coatta, attuata con l'inganno o le minacce, che coinvolgerà 85.000 uomini e donne nativi.[27]


    Le riserve

    La maggior parte degli indiani sopravvissuti visse poi nelle riserve indiane (inizialmente veri campi di concentramento, poi ghetti e luoghi di residenza), dove poterono mantenere i loro costumi, anche se molti si trasferirono nelle città, ma ben pochi ricoprirono ruoli importanti, perlomeno fino a tempi moderni. Theodore Roosevelt diede un simbolico riconoscimento a Geronimo, permettendo all'anziano capo di cavalcare in abiti tribali durante la parata inaugurale del suo mandato presidenziale (1905).[28] Nel 1924 i nativi furono autorizzati a integrarsi e venne loro concesso il diritto di voto, anche se furono soggetti ancora alla segregazione razziale che colpì anche i neri e tutti i non bianchi fino alla firma del Civil Rights Act del 1964 da parte del Presidente Lyndon Johnson, con cui furono rimosse le leggi razziste e anticostituzionali dei singoli stati.

    L'emarginazione e le proteste

    Si sono anche avute numerose proteste dalla metà del XX secolo in poi, da parte dei nativi e dei loro simpatizzanti, per il mancato rispetto dei trattati e delle loro richieste politiche e sociali, come l'occupazione di Wounded Knee nel 1973 e la simbolica marcia su Washington. Sempre nel 1973, l'attore Marlon Brando, sostenitore della causa dei nativi, rifiutò di ritirare il premio Oscar ricevuto per la sua interpretazione de Il padrino in segno di protesta, mandando al suo posto una giovane attivista di origine apache, Sacheen Littlefeather ("Piccola Piuma")[29], che lesse un comunicato dell'attore.[30]
    Nel 1980 gli Oglala/Sioux ottennero 100 milioni di dollari per la perdita del territorio delle Black Hills ma i risarcimenti furono rari; talvolta alcuni gruppi di nativi ebbero l'uso di terre, un tempo a loro appartenute, in maniera esclusiva e la licenza per aprire i cosiddetti "casinò indiani".[31]
    Nel 2007 alcuni Lakota/Sioux, appartenenti ad una frangia minoritaria dell'American Indian Movement e guidati da Russell Means, hanno chiesto la secessione della loro "nazione", comprendente cinque stati federati, dagli Stati Uniti. Tra i motivi della protesta anche il fatto che nella loro comunità vi sarebbero condizioni di vita nettamente inferiori rispetto a bianchi, ispanici e anche molti afroamericani: vi è infatti un'alta percentuale di suicidi tra gli adolescenti, di 150 volte superiore a quella statunitense, una mortalità infantile cinque volte più alta e una disoccupazione che tocca cifre altissime; sono inoltre molto diffusi la povertà, l'alcolismo e la tossicodipendenza, nonostante i programmi governativi volti - almeno formalmente - a tutelare i nativi varati nel corso degli anni. In seguito a questa azione politica e dichiaratamente nonviolenta, è stata proclamata la nascita di uno Stato non riconosciuto, la Repubblica Lakota.[32]
    La segregazione razziale negli Stati Uniti riguardò sia nativi sia afroamericani che altre minoranze per lungo tempo, e anche molti che si pronunciavano contro (come Teddy Roosevelt) ne erano sostenitori in pratica; furono emanate leggi razziali molto severe in alcuni stati del sud, che precorsero quelle della Germania nazista, escludendo i meticci anche di quarta o quinta generazione (proprio come accadeva ai mulatti) dalla comunità bianca, previa analisi genealogica:
    «Ad accomunare le due situazioni è in ogni caso la violenza dell'ideologia razzista. Theodore Roosevelt può tranquillamente essere accostato a Hitler. Al di là delle singole personalità conviene non perdere di vista il quadro generale: "Gli sforzi per preservare la purezza della razza nel Sud degli Stati Uniti anticipavano alcuni aspetti della persecuzione scatenata dal regime nazista contro gli ebrei negli anni trenta del Novecento". Se poi si tiene presente la regola per cui nel Sud degli Stati Uniti bastava una sola goccia di sangue impuro per essere esclusi dalla comunità bianca, una conclusione si impone: "La definizione nazista di un ebreo non fu mai così rigida come la norma definita the one drop rule, prevalente nella classificazione dei neri nelle leggi sulla purezza della razza nel Sud degli Stati Uniti".»
    (Domenico Losurdo, Controstoria del liberalismo, cap. X, 5, p. 334)

    Metodi e cause dello sterminio

    I colonizzatori utilizzarono diversi metodi di eliminazione dei nativi e della loro cultura e altresì molte furono le cause[2]:

    • pulizia etnica e spostamento dalle loro terre
    • distruzione dell'habitat
    • caccia intensiva ai bisonti, fonte di sostentamento dei nativi del Nord America
    • riduzione in schiavitù e sterminio attraverso il lavoro
    • strage volontaria
    • provocare ad arte scontri fra tribù ed etnie (divide et impera)
    • malattie nuove diffuse accidentalmente (contro cui i nativi non avevano anticorpi)
    • diffusione volontaria del vaiolo come arma biologica, regalando agli indiani coperte e cuscini infetti e offrendo loro banchetti con cibo contaminato; una volta diffuso, la mortalità tra i nativi era del 90% dei colpiti[33]
    • sterilizzazione forzata o attuata con l'inganno
    • atti di provocazione, sacrilegio e oltraggio, anche violenti, a membri della tribù (in modo da provocare appositamente la reazione violenta degli indiani, a causa del loro codice d'onore tribale), per poterli così perseguitare "con giustizia e ragione" (e giustificare la violenza contro di loro come "repressione di popoli barbari e bestiali")
    • guerre aperte, con l'uso delle tecnologie più moderne, come le mitragliatrici
    • omicidi mirati di capi carismatici e uccisioni deliberate di bambini indiani catturati
    • diffusione deliberata dell'alcolismo o droghe tra i nativi
    • marce forzate di trasferimento attuate sotto la neve e il freddo



    Le cifre e i documenti

    Quanti fossero i nativi prima della colonizzazione europea delle Americhe è difficile da stabilire: le cifre dell'entità dello sterminio sono ancora al centro di un ampio dibattito storiografico. Secondo le ultime ricostruzioni si tratterebbe del 90% della popolazione indigena morta in meno di un secolo.
    Secondo quanto afferma lo studioso David Carrasco: «Gli storici sono stati in grado di stimare con una certa plausibilità che nel 1500 circa 80 milioni di abitanti occupavano il Nuovo Mondo. Nel 1550 solo 10 milioni di indigeni sopravvivevano. In Messico vi erano circa 25 milioni di persone nel 1500. Nel 1600 solo un milione di indigeni mesoamericani erano ancora vivi»[34]
    Le cause di una tragedia di così ampie dimensioni sono molteplici: gli stermini perpetrati dagli invasori, le guerre intestine sovente aizzate da questi ultimi per rendere più facile la conquista con la politica del divide et impera, i lavori forzati in stato di semi-schiavitù e non ultimo il senso di smarrimento e di perdita di senso dovuto all'annientamento della loro fede e delle loro tradizioni che portarono talvolta a suicidi di massa ma sono soprattutto le malattie importate le principali imputate della grande maggioranza dei casi.
    La colonizzazione del Nord e del Sud America presenta delle differenze: i conquistadores spagnoli erano prevalentemente degli avventurieri o degli sbandati che non avevano trovato fortuna in patria. Alcuni praticarono lo stupro sistematico ma i più si unirono con donne indigene di rango superiore e diedero origine alla numerosa popolazione di meticci (mestizos) del Centro e Sud America. Al contrario, gli inglesi arrivavano nel Nuovo Mondo già organizzati in nuclei familiari e questo non favorì l'integrazione della popolazione.
    Una tattica comune a tutti gli invasori fu la denigrazione dell'avversario: i nativi furono descritti come esseri bestiali, dediti alle più turpi attività, seguaci del demonio e privi di qualsiasi elemento culturale. Queste idee trovarono terreno fertile negli uomini dell'epoca e furono un motore formidabile di motivazione per i conquistadores e le potenze coloniali. Specialmente i sacrifici umani provocavano un profondo disgusto che giustificava ai loro occhi lo sterminio di quelle civiltà. D'altra parte si sottovalutavano le peculiarità culturali e materiali delle civiltà e dei popoli incontrati.
    Alcuni studiosi ritengono che ci furono numerosi tentativi di occultamento, quasi fino a giorni nostri, di gran parte dei documenti prodotti dai nativi e in alcuni casi persino delle rovine archeologiche.
    Fu proprio questo, ad esempio, il destino del resoconto del cronista indigeno quechua Guamán Poma de Ayala. Nella sua Primer nueva corónica y buen gobierno, lettera di protesta indirizzata al re Filippo III di Spagna, ripercorre la storia del suo popolo e si lamenta per il destino attuale. Guamán Poma si ritiene testimone oculare dell'ultimo pachacuti, la distruzione che avviene alla fine di ogni ciclo cosmico secondo la mitologia quechua.
    Il cronista descrive lo stato di caos e le atrocità subite dal suo popolo e sollecita il re ad intervenire per ristabilire una situazione di buen gobierno. Per centinaia di anni di questo straordinario libro non si è saputo nulla, finché l'opera non è stata ritrovata in un archivio a Copenaghen nel XX secolo[35].
    Sorte analoga dovette affrontare il cosiddetto Codice Fiorentino, cioè l'ultima redazione, l'unica bilingue (spagnolo e nahuatl) della Historia universal de las cosas de Nueva España, scritta da fra Bernardino de Sahagún.
    Edward Sheriff Curtis, uno dei maggiori fotografi statunitensi e storiografo per immagini della cultura dei nativi americani, durante una spedizione


    La tattica dell'occultamento e della sistematica umiliazione si è rivelata relativamente semplice con le culture del Nord America perché si presentavano essenzialmente come popolazioni con tradizioni orali e con modi di vita che prevedevano spostamenti pendolari[36] in seguito ai movimenti delle mandrie da cacciare.


    Deportazione degli indiani, Guerre indiane e Indian Removal Act.
    Deficienti!!! <-- è un link

  10. #20
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    Predefinito Re: Giusto riconoscere anche i genocidi perpetrati dai russi (tartari e circassi) ?

    Citazione Originariamente Scritto da nordista Visualizza Messaggio
    Gli USA? I nativi sono stati sterminati per il 90% tra il 1492 e il 1600, quando gli USA non esistevano.
    Dalla costituzione degli USA ad oggi i nativi in nord america sono aumentati di numero.
    io credo che tu non sappia quando sono stati costituiti gli USA e il significato della loro bandiera.

 

 
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