Il 23 aprile scorso è morto Sergio Salvi.
Non ho trovato in rete molti ricordi o attestazioni pari al suo fondamentale contributo alla conoscenza delle minoranze “nazionalitarie”, linguistiche, presenti in Europa, Italia compresa.
Negli anni ’70, in Sardegna, è stato grazie anche ai suoi libri-saggio che si è manifestata una presa di coscienza, una consapevolezza, talvolta una scoperta, o riscoperta, dell’Isola come nazione “altra” rispetto al contesto degli Stati e delle Nazioni in Europa.
Il risveglio dell’indipendentismo sardo o più genericamente del sardismo deve molto all’opera di approfondimento culturale in ambito geopolitico di tre pubblicazioni quali:
Le Nazioni proibite, Vallecchi, 1973;
Le lingue tagliate, Rizzoli, 1975;
Patria e matria, Vallecchi, 1978.
Volumi ai quali si sono “abbeverate” generazioni di indipendentisti e che ancora oggi dovrebbero essere letti.
Probabilmente, la sordina della stampa in generale sulla scomparsa dello scrittore è dovuta alla sua scomodità in senso politico, e non poteva essere altrimenti. Fortunatamente parla la sua produzione letteraria.
Nel primo libro citato, che ha come sottotitolo Guida a dieci colonie “interne” dell’Europa occidentale, il capitolo dedicato alla Sardigna contiene tra l’altro riferimenti alla figura di Antonio Simon Mossa e credo che alcune informazioni e documentazioni gli siano state fornite da Giampiero “Zampa” Marras.
In particolare mi restò impresso un passaggio che riporto integralmente:
“Il suo territorio corrisponde dunque a quello dell'omonima «regione autonoma a statuto speciale» dello Stato italiano, divisa nelle tre province di Cagliari, Sassari e Nuoro.
I sardisti rifiutano però questa divisione amministrativa che ritengono burocratica, imposta dall'alto e poco rispondente alle tradizioni e alle necessità sociali, economiche e culturali della popolazione sarda. Auspicano pertanto una nuova divisione dell'isola in partimentos (dipartimenti) a loro volta suddivisi in curadorias (curatorie: il termine appartiene al periodo giudicale). 1 sei partimentos dovrebbero essere: Alamànzu, con capoluogo Tàtari (Sassari); Ultànu, con capoluogo Tempiu (Tempio Pausania); Orréri, con capoluogo Aristanis (Oristano); Guréu, con capoluogo Nùgoro (Nuoro); Perdalióni, con capoluogo Is Cresias (Iglesias); Solénis, con capoluogo Casteddu (Cagliari).”
Ancora oggi i nomi dati ai “Partimentos” restano per me tanto misteriosi quanto affascinanti.
La locuzione “nazioni proibite” è rimasta per molti anni ad indicare le nazionalità non riconosciute all’interno delle entità statuali, fino alla comparsa del saggio “Nazioni senza stato”, Loescher editore, del 1983, di A. Melucci e M. Diani.
Ma è soprattutto “Patria e matria”, il saggio sul principio di nazionalità nell’Europa occidentale contemporanea che esplicita la storia dell’uso politico del concetto di “nazione”, e contiene una definizione di “nazionalità” tuttora valida e condivisibile:
Come potremo dunque definire la nazionalità? Essa può prudentemente definirsi come un gruppo umano che abita un territorio determinato e che si differenzia dagli altri gruppi per un insieme di caratteristiche che possono essere linguistiche, culturali (in senso ampio), storiche e socio-economiche, le quali comportano nei membri di questo gruppo la coscienza di una identità particolare, non necessariamente esplicita, che si concreta nella tendenza ad organizzare autonomamente il proprio spazio politico, culturale e perfino amministrativo (ciò che in determinati contesti si chiama « stato »).
Diversi titoli delle sue opere sono stati opportunamente ristampati a cura anche di case editrici sarde, così che si possono agevolmente acquistare.
Nel post successivo proverò a riportare alcuni link delle concise testimonianze su Sergio Salvi.
Particolare attenzione va riservata ai suoi saggi sulle minoranze “nazionalitarie” della ex Unione sovietica di cui era un profondo conoscitore.
A tal proposito mi sembra interessante citare un titolo di grande interesse e attualità, stampato solo qualche mese prima dell’aggressione russa all’Ucraina e che, una parte dell’indipendentismo sardo che la giustifica, farebbe bene a leggere:
L'Ucraina, madre di tutte le Russie, Insula, 2021.