La Russia quest’anno crescerà più di Germania e Gran Bretagna: da Microsoft a Unicem, la falla nelle sanzioni q
uest’anno la Russia crescerà più della Germania o della Gran Bretagna e come Francia e Italia, secondo le ultime previsioni del Fondo Monetario Internazionale. Dovrebbe quindi tenere testa, o superare, quattro dei Paesi del G7 che cercano di mantenere e rafforzare le sanzioni imposte sul regime di Vladimir Putin più di un anno fa a
il Fondo ha rivisto le stime sul Pil russo per il 2022 e il 2023 di ben 9,4 punti percentuali al rialzo. Uno scarto di queste dimensioni non è frutto di un semplice errore di previsione, è il segno della sopravvalutazione da parte di noi occidentali della nostra capacità di controllare il commercio e altri aspetti strategici dell’economia globale. La realtà è che l’Occidente non domina più la globalizzazione. E i governi dei Paesi democratici hanno capito in ritardo che per i regimi revisionisti e autoritari la logica puramente economica non sempre viene prima. Putin ha portato avanti la sua guerra all’Ucraina incurante dei costi materiali e umani. E le élite economiche russe, benché inorridite, non hanno cercato di contenerlo.
Il piano non era questo. La scorsa primavera, mentre Putin contava su una rapida vittoria militare in Ucraina, i leader occidentali pensavano che le armi economiche e finanziarie avrebbero potuto schiacciare la Russia.l resto ormai sappiamo tutti perché le previsioni più ottimistiche sull’impatto delle sanzioni non si sono avverate. Cina, India, Malesia e Singapore hanno intensificato gli acquisti di petrolio russo e molte imprese occidentali hanno aumentato l’import di prodotti petroliferi che queste economie emergenti ricavano dal greggio degli Urali. La Cina, rafforzata nel suo nuovo ruolo di primo partner commerciale della Russia, fornisce ai russi semiconduttori, droni e altre tecnologie utilizzabili sia per scopi civili che militari. Paesi come la Turchia, gli Emirati Arabi Uniti, il Kazakistan, l’Armenia e altre ex repubbliche sovietiche stanno prosperando come intermediari tra gli esportatori occidentali e la Russia per qualsiasi cosa, dagli smartphone alle macchine utensili (dopo un crollo del 43% nei primi mesi della guerra, nel novembre 2022 le importazioni russe erano già tornate in gran parte ai livelli prebellici).
Allo stesso modo, gli interessi costituiti in alcuni Paesi hanno impedito all’Unione europea di vietare le importazioni di importanti prodotti russi come i diamanti e l’acciaio grezzo. L’anno scorso alcuni Paesi europei hanno raddoppiato gli acquisti di bramme d’acciaio semilavorato russo, sostituendo così le forniture degli stabilimenti ucraini ormai distrutti di Mariupol. L’Italia è diventata una grande importatrice di acciaio russo.
Inoltre, alcuni dei principali canali finanziari della Russia con l’Occidente sono rimasti aperti. Per esempio l’Unione europea non ha tagliato i rapporti con Gazprombank, nonostante le importazioni di gas dalla sua holding Gazprom siano quasi del tutto interrotte. A Cipro, Gazprombank è il terzo istituto di credito del Paese e continua a operare sotto la sorveglianza della Banca centrale europea.
https://www.corriere.it/economia/fin...c16312cc.shtml