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    Predefinito Re: Nel Frattempo in Georgia : L'Altra Parte

    Citazione Originariamente Scritto da animal Visualizza Messaggio
    becco che ha anche un altro significato pero'!!!
    Già…
      
    Deficienti!!! <-- è un link

  2. #12
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    Predefinito Re: Nel Frattempo in Georgia : L'Altra Parte

    Citazione Originariamente Scritto da Shiiva Visualizza Messaggio
    Sarebbe veramente una buona ma la cosa piu' buffa e' che il papero lo dice con il muso serio.

    (come si chiama il muso di papero in italiano?)
    il becco. intendi.


    ma chi è quel mona ....


  3. #13
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    Predefinito Re: Nel Frattempo in Georgia : L'Altra Parte

    In Georgia non e' tanto semplice fare arrivare anche le armi.

    Il paese e' piccolo, non c'e' la possibilita' di accumulare risorse e credo non abbiano nemmeno le reti ferroviarie che hanno gli ucraini.

    Credo convenga loro stare tranquilli.

  4. #14
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    Predefinito Re: Nel Frattempo in Georgia : L'Altra Parte

    Citazione Originariamente Scritto da Shiiva Visualizza Messaggio
    Sarebbe veramente una buona ma la cosa piu' buffa e' che il papero lo dice con il muso serio.

    (come si chiama il muso di papero in italiano?)
    Becco

    PS vedo che sono stato il primo a rispondere
    Far ragionare un idiota non é impossibile, é inutile

  5. #15
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    Predefinito Re: Nel Frattempo in Georgia : L'Altra Parte

    Citazione Originariamente Scritto da Marximiliano Visualizza Messaggio
    Becco

    PS vedo che sono stato il primo a rispondere
    Tra paperi ci si intende.


    ma chi è quel mona ....


  6. #16
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    Predefinito Re: Nel Frattempo in Georgia : L'Altra Parte

    Citazione Originariamente Scritto da IlPadano Visualizza Messaggio
    In Georgia non e' tanto semplice fare arrivare anche le armi.

    Il paese e' piccolo, non c'e' la possibilita' di accumulare risorse e credo non abbiano nemmeno le reti ferroviarie che hanno gli ucraini.

    Credo convenga loro stare tranquilli.
    Dici che comunque la NATO sta cercando di armare anche loro ?


    ma chi è quel mona ....


  7. #17
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    Predefinito Re: Nel Frattempo in Georgia : L'Altra Parte

    La fragile pace della Georgia a 15 anni dal cessate il fuoco
    Ad aprile la prossima sessione della Geneva International Discussion. Sul banco la tenuta del cessate il fuoco per scongiurare la ripresa del confltto.

    Commentary Europa e governance globale · Russia, Caucaso e Asia centrale

    Dopo la Cecenia, la guerra dell’Agosto 2008 tra Russia e Georgia si è imposta come la seconda grande operazione militare dell’era Putin. Il conflitto segnò l’inizio dell’occupazione russa delle regioni dell’Ossezia del Sud e dell’Abcasia, e quindi di circa il 20% del territorio georgiano. Quel conflitto segnò però anche una tappa fondamentale della lunga marcia georgiana per l’ingresso nell’Ue e nell’alleanza atlantica. A distanza di 15 anni, davanti all’eruzione della rabbia dei manifestanti a causa dell’allontanarsi del sogno di integrazione europea, le ferite della guerra tornano a bruciare e a ricordare che a frenare lo sviluppo democratico della Georgia c’è anche un processo di pace che non è mai decollato veramente. Lo stringato documento di cessate il fuoco ottenuto il 12 agosto 2008 grazie alla mediazione europea guidata dal presidente francese Nicolas Sarkozy, al tempo presidente di turno del Consiglio Ue, noto come l’Accordo dei sei punti, rimane tutt’oggi l’architrave della stabilità nella regione ma i limiti di quel documento ancora affliggono il processo di pace in Georgia. Con l’Accordo dei sei punti prendeva forma anche il format della “GID” la Geneva International Discussion, il negoziato per la pacificazione del “Conflitto Russo-Georgiano dell’Agosto 2008” guidato dai Co Chairs di Ue, Osce e Onu e che d’allora si riunisce con cadenza semiregolare alla sede Onu di Ginevra e che vedrà la prossima sessione questo aprile.
    I partecipanti

    Una delle problematiche che da anni paralizzano la GID è l’ambiguità su chi siano i partecipanti a questo processo. Se per la Georgia le delegazioni al tavolo sono tre, ovvero quella georgiana, quella americana e quella russa, per Mosca le delegazioni partecipanti sono cinque, con l’aggiunta delle di quella abcasa proveniente da Sukhumi, e di quella osseta da Tskhinvali, che Mosca riconosce come le rispettive capitali di due stati sovrani.

    In 15 anni il governo georgiano si è ben guardato da sedere ad ogni tavolo che potesse implicare il riconoscimento delle autorità delle autoproclamate repubbliche indipendenti, e alla GID le ha sempre interpretate come estensione della delegazione russa. Ciononostante le sessioni di dialogo a Ginevra, e soprattutto quelle sul terreno con i due IPRM, gli ‘Incident and prevention Mechanism’ previsti dal format della GID sulla linea di contatto con il territorio osseto e quello abcaso, hanno creato un foro di dialogo informale tra Tbilisi e le amministrazioni de facto delle due regioni. Il dialogo è stato capace negli anni di prevenire incidenti e crisi che avrebbero potuto portare rapidamente ad una nuova escalation militare.
    GID: Peace Keeping senza Peace Building

    L’unico obiettivo esplicito dell’Accordo dei sei punti è quello di prevenire il riaccendersi delle ostilità e su questo la GID si è dimostrata capace di garantire un risultato evidente. Per quel che riguarda gli obiettivi secondari però, come quelli relativi alla creazione di una road map verso una possibile soluzione alla disputa territoriale, o quelli concernenti la discussione della spinosa questione degli sfollati, tutti i tentativi sono stati soffocati sul nascere dai partecipanti.

    Per Tbilisi, infatti, è sempre stato inammissibile pensare alla rinuncia delle regioni controllate da Mosca mentre per le due autoproclamate repubbliche autonome ogni processo di pace deve passare necessariamente dal riconoscimento della loro sovranità. Rituale inoltre è diventata negli anni la cosiddetta “walk out” ovvero l’abbandono della sala di parte dei negoziatori ogni qualvolta si raggiunga il punto in agenda, chiesto a gran voce da Tbilisi, relativo ai profughi.

    Per tutti i partecipanti però la GID ha assunto negli anni un valore politico esterno dai suoi scopi. Per la Russia, che interpreta la sua presenza al tavolo come forza di garanzia e non come parte in causa, la trattativa ha sempre fatto parte di un disegno più ampio di resistenza all’allargamento ad est dell’Alleanza atlantica e dell’Unione europea, ed in infatti i russi hanno usato la disputa territoriale, come nel caso anche di Ucraina e Moldavia, per soffocare le aspirazioni di adesione prima di tutto all’alleanza militare e poi alla prospettiva europea.

    Per la Georgia invece l’uso geopolitico della GID è servito anche come cartina tornasole per le aspirazioni europeiste della Georgia che negli anni ha potuto testare la solidarietà dei partner europei. A soffrire di questa dinamica sono state le attività di riconciliazione tra comunità locali. Se la sicurezza regionale è stata garantita, invece, nei 15 anni trascorsi dal conflitto ad oggi le comunità divise dal conflitto sono diventate esponenzialmente più lontane. Per le delegazioni di Sukhumi e Tskhinvali, infine, la GID è servita sino ad oggi anche come unico modo di comunicare con l’esterno senza passare da Mosca.
    Conflitto congelato mentre cambia il mondo intorno

    Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina del febbraio scorso, la GID ha iniziato a sentire il peso dello stravolgimento degli equilibri della sicurezza regionale. La presenza di un Viceministro russo e di un Sottosegretario di Stato americano allo stesso tavolo a Ginevra, infatti, rischiava di rendere la GID l’unico tavolo di trattativa diretto aperto tra Stati Uniti e Russia nelle settimane successive all’escalation militare di Putin su Kiev. Nei mesi successivi a febbraio 2022, infatti, le riunioni a Ginevra hanno visto diversi rinvii tra le proteste di Mosca che riteneva che il format dovesse continuare come fosse “business as usual”. Al contempo la percezione stessa dei partecipanti verso il processo di pace andava via via trasformandosi, mentre si affermava uno scontro militare indiretto tra Occidente e Russia e si faceva strada la paura che questo potesse coinvolgere anche la Georgia. Mente l’Europa sceglieva la linea dura con Mosca, con l’approvazione di diversi pacchetti di sanzioni e l’invio di forniture militari all’Ucraina, Tbilisi, per scelta della coalizione di governo, prendeva la decisione di non aderire alle sanzioni e di non inasprire i suoi rapporti con Mosca. Il governo in carica infatti ha più volte rimarcato la scelta come una volontà di garantire gli equilibri regionali e mantenere il Paese fuori dal rischio di un’escalation. L’arrivo di molti giovani russi in fuga dalla leva obbligatoria ha inoltre garantito un afflusso di capitali verso la Georgia, ma lasciato a larghe fette del Paese l’impressione che Tbilisi fosse troppo connivente con Mosca in un momento in cui il mondo intero gli girava le spalle. Per assurdo il cambio di equilibri ha determinato una situazione in cui, da febbraio 2022, l’Unione europea, che al tavolo della GID rappresenta uno dei mediatori, ha posizioni sostanzialmente più belligeranti nei confronti di Mosca della Georgia stessa.
    Stato attuale e rischi

    A distanza di oltre un anno dall’inizio delle ostilità in Ucraina, il processo di pace sembra pronto a tornare in carreggiata con la prossima sessione della GID prevista ad aprile a Ginevra. Dei due IPRM, però, solo quello di Ergneti, sulla linea amministrativa di demarcazione con l’Ossezia del Sud, prosegue i suoi lavori, quello di Gali in Abcasia invece è fermo da anni. Il mantenimento di una pace relativa negli anni, però, ha anche garantito un rallentamento del fenomeno della cosiddetta “borderizzazione”, ovvero la demarcazione e militarizzazione delle linee di separazione tra il territorio georgiano e le autoproclamate repubbliche. Se questa sembra una buona notizia in apparenza, in realtà determina, soprattutto nel caso dell’Ossezia del Sud, un confine permeabile e indifendibile, in entrambe le direzioni, in caso di una nuova escalation militare. L’assenza di ostilità in Georgia dipende quindi tutt’oggi quindi solo dall’impegno dei firmatari dell’Accordo a sei punti.

    La vecchia scelta di Mosca di proseguire nella politica di riconoscimento internazionale delle due repubbliche, impantanata da anni su una lista di Paesi che sia aggira sulla mezza dozzina, si scontra oggi però anche con la nuova strategia, più efficace, dell’allargamento diretto. La scelta di settembre di Vladimir Putin di annettere alla Federazione russa per decreto le quattro regioni ucraine sotto parziale stato di occupazione militare ha infatti ancora una volta, come dopo il “referendum” di Crimea del 2014, gelato le aspirazioni di annessione espresse principalmente dalla leadership osseta.

    Al contempo, la decisione di Bruxelles di non concedere a giugno scorso lo status di candidato alla Georgia insieme all’Ucraina e la Moldova ha privato, sebbene temporaneamente, Tbilisi di quel traguardo politico usato sino ad oggi come bussola per interpretare la giusta rotta della politica interna, inclusa l’impegno nel processo di pace. Sembrano venute meno quindi le stelle polari che hanno guidato per anni l’operato dei principali protagonisti delle trattative. Quale sia oggi futuro dell’Abcasia e dell’Ossezia del Sud, infatti, non sembra essere chiaro né Mosca, che ha congelato nell’Aprile 2022 l’ennesimo tentativo osseto di proporre un referendum per l’annessione alla Federazione Russa, né a Tbilisi (al momento orientata, da un lato, a gestire i dissidi politici interni e, dall’altro, ad attendere il risultato dello scontro militare in Ucraina).
    Inevitabile il dialogo con la Russia

    Ue, Osce e Onu si troveranno ad aprile davanti alla necessità di rilanciare la mediazione, ma questo imporrà un ritorno al dialogo con Mosca. La Russia, dal canto suo, è intenzionata ad usare qualsiasi piattaforma internazionale per rompere l’isolamento e la GID non sarà esclusa da questo sforzo. Sebbene siano oggi meno chiare di ieri le strategie a lungo termine dei partecipanti, il negoziato non può permettersi di mettere in pericolo quanto garantito finora, ovvero il congelamento delle ostilità. Con il rovesciamento delle relazioni euro-russe ed il ritorno della guerra sul continente europeo, quello che per la GID per anni è stato il risultato minimo sufficiente – il congelamento del conflitto e la cessazione delle ostilità – è ora un risultato al quale altri scenari, sia nello Caucaso meridionale che nell’Europa orientale, non possono neanche ambire in tempi brevi. Ai negoziatori che si riuniranno ad aprile a Ginevra quindi non si può che augurare di continuare a fare ciò che sono stati in grado di fare finora: preservare la pace in Georgia.
    Pietro Guastamacchiahttps://www.ispionline.it/it/pubblic...l-fuoco-121423
    "Io nacqui a debellar tre mali estremi: / tirannide, sofismi, ipocrisia"


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  8. #18
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    Predefinito Re: Nel Frattempo in Georgia : L'Altra Parte

    Se la Georgia si sente europea
    Le proteste nella capitale Tbilisi mettono in luce le contraddizioni di un paese che aspira all’Europa ma è ancora legato all’orbita russa.

    Daily Focus Russia, Caucaso e Asia centrale

    Il partito di maggioranza Sogno Georgiano ritirerà il disegno di legge sugli “agenti stranieri” dopo giorni di proteste vibrate per le strade di Tbilisi, culminati in momenti di altissima tensione tra polizia e manifestanti. La legge avrebbe imposto a qualsiasi organizzazione, che ricevesse più del 20% dei propri finanziamenti dall’estero, di registrarsi come “agente straniero” per non andare incontro a pesanti multe. Migliaia di persone si sono mobilitate contro quella che percepiscono come una deriva autoritaria che potrebbe vanificare gli sforzi di Tbilisi per aderire all’Unione Europea. Ieri centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa hanno usato cannoni ad acqua e gas lacrimogeni per disperdere la folla e più di 60 manifestanti sono stati arrestati davanti alla sede del parlamento. Il video di una donna che brandiva una bandiera dell’Unione Europea, colpita in pieno dal potente getto d’acqua degli idranti, è diventato virale sui social media. Poche ore dopo, il partito Sogno Georgiano ha dichiarato che ritirerà incondizionatamente il disegno di legge, citando la necessità di “ridurre il confronto” nella società. La delegazione dell’Unione europea nel paese ha accolto con favore l’annuncio, incoraggiando i leader politici in Georgia “a riprendere le riforme pro-UE, in modo inclusivo e costruttivo”.
    +
    Sogno Georgiano?

    Considerata per anni una ‘success story’ di democrazia e libertà nella regione del Caucaso, la Georgia sta rapidamente scivolando in basso nelle classifiche della democrazia globale. A preoccupare maggiormente è l’indipendenza giudiziaria e un sistema politico dominato da pochi potenti in una società in rapida trasformazione. Il tutto mentre la ‘questione russa’ – aggravata dalla guerra in Ucraina – resta uno dei nodi di fondo dell’arrancante democratizzazione del paese: dopo il crollo dell’Unione Sovietica e la dichiarazione di indipendenza nel 1991, le regioni dell’Abkhazia e dell’Ossezia meridionale – al confine con la Russia – divennero preda di conflitti separatisti. Tbilisi cercò di riannetterle nel 2008, innescando una guerra dagli esiti disastrosi per la Georgia, che si concluse con l’intervento e l’occupazione da parte delle truppe russe di un quinto del territorio nazionale. Da allora, le ambizioni filo-occidentali ed europeiste del paese e le sue speranze di aderire alla Nato sono di fatto congelate, mentre il consenso per i partiti filorussi, come Sogno Georgiano, al potere dal 2012, è notevolmente cresciuto. In molti ritengono che il suo fondatore, l’eccentrico miliardario Bidzina Ivanishvili, ne eserciti il ​​controllo, e che stia spingendo la Georgia verso l’orbita di Mosca. Nonostante il sostegno schiacciante all’Ucraina nell’opinione pubblica del paese, Tbilisi non si è unita all’Occidente nell’imporre sanzioni alla Russia.
    …O sogno europeo?

    Lo scorso 24 giugno il sogno europeo di Tbilisi è sembrato sfumare quando, con una storica decisione, il Consiglio europeo ha deciso di concedere lo status di Paese candidato a Ucraina e Moldavia, lasciando invece fuori la Georgia. A pesare sullo stop di Bruxelles, che ha richiesto maggiori passi in avanti, sono stati soprattutto i ritardi nella riforma della giustizia e i progressi troppo lenti sul fronte della lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione, oltre al basso livello di libertà e pluralismo nei media. Il moltiplicarsi dei casi di corruzione nella classe dirigente, l’incarcerazione dell’ex premier Saak’ashvili e la persecuzione politica di alcuni leader dell’opposizione, sono alla base delle ragioni che hanno spinto Bruxelles a raggelare le i desideri della Georgia lo scorso giugno. Bisogna guardare a quel fallimento politico per capire le proteste che in questi giorni stanno scuotono il paese e che portano in piazza migliaia di persone che manifestano per veder riconosciute le loro aspirazioni europee. Nonostante l’annuncio del ritiro del disegno di legge, i membri dell’opposizione georgiana hanno dichiarato che anche oggi avrebbero organizzato una nuova manifestazione. “Non possiamo fermarci ora” ha detto Tsotne Koberidze, esponente dell’opposizione, che in conferenza stampa ha anche esortato le autorità a rilasciare tutti i manifestanti arrestati durante le proteste di questa settimana.
    Tbilisi ricorda Kiev?

    È difficile non notare le somiglianze tra la situazione della Georgia e quella dell’Ucraina ante-guerra: entrambe sono ex repubbliche sovietiche, ‘intrappolate’ tra Oriente e Occidente, e che vedono una parte cospicua del proprio territorio nazionale occupato da movimenti indipendentisti sostenuti da Mosca. Per questo, il disegno di legge contro gli “agenti stranieri” nel paese ha fatto suonare più di un campanello d’allarme tra chi sottolinea le analogie con altre normative in vigore in Russia e Bielorussia, veri e propri ‘grimaldelli’ usati per cancellare il pluralismo e le voci della società civile. Anche le scene di migliaia di georgiani che sventolano le bandiere europee lungo viale Rustaveli, di fronte alla polizia antisommossa, ricordano la rivoluzione di Euromaidan in Ucraina. Era il 2013 e gli ucraini scesero in piazza per contestare la decisione dell’allora presidente Viktor Yanukovych di sospendere i colloqui di associazione con Bruxelles a favore di legami più stretti con la Russia. Quelle manifestazioni divennero violente alla fine di novembre 2013, e nel febbraio 2014 i cecchini aprirono il fuoco, uccidendo decine di ucraini. Yanukovich fu costretto a fuggire e il Cremlino inviò le truppe in Crimea. Ieri, nel suo consueto discorso serale, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha espresso solidarietà ai manifestanti, augurando al popolo georgiano un “successo democratico”: “Non c’è ucraino che non augurerebbe il successo alla nostra amica Georgia. Successo democratico. Successo europeo”.
    Il Commento

    di Eleonora Tafuro Ambrosetti, ISPI Senior Research Fellow

    “Oggi, i manifestanti georgiani hanno vinto una battaglia contro il governo, ma non certo la guerra. Il ritiro della proposta di legge, infatti, non garantisce che questa non torni ad essere discussa, né tantomeno indica un cambio di rotta del governo sul piano delle riforme democratiche caldeggiate da Bruxelles. La legge, infatti, è stata approvata nella prima delle tre letture richieste e non può essere semplicemente “revocata”, ma dovrebbe essere bocciata in seconda lettura. È probabile che le proteste riprendano se questo non dovesse succedere o se tutti gli oltre 130 manifestanti arrestati non dovessero essere rilasciati”.

    ***https://www.ispionline.it/it/pubblic...europea-120159
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  9. #19
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    Predefinito Re: Nel Frattempo in Georgia : L'Altra Parte

    Armate i georgiani.

    e anche ceceni, daghestani e ingusci.


    ma chi è quel mona ....


  10. #20
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    Predefinito Re: Nel Frattempo in Georgia : L'Altra Parte

    Citazione Originariamente Scritto da dDuck Visualizza Messaggio
    Armate i georgiani.

    e anche ceceni, daghestani e ingusci.
    Anche il gatto di casa.
    "Io nacqui a debellar tre mali estremi: / tirannide, sofismi, ipocrisia"


    IL DISPUTATOR CORTESE

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