i difensori della figura di Mario Mieli dicono giustamente che l'opera suddetta deve essere letta contestualizzandone il significato; ma proprio la contestualizzazione fornisce ulteriori elementi di preoccupazione, poiché l'attenzione verso i minori è tutt'altro che marginale nel complesso dell'opera principale del filosofo, poiché, come sintetizza "Wikipedia", «L'assunto di fondo del pensiero di Mario Mieli consiste nel ritenere che ogni persona è potenzialmente transessuale se non fosse condizionata, fin dall'infanzia, da un certo tipo di società che (attraverso quella che Mieli chiamava "educastrazione"), costringe a considerare l'eterosessualità come "normalità" e tutto il resto come perversione. Per transessualità Mieli non intende quello che si intende oggi nella comune accezione del termine, ma l'innata tendenza polimorfa e "perversa" dell'uomo, caratterizzata da una pluralità delle tendenze dell'Eros e da l'ermafroditismo originario e profondo di ogni individuo»: la vera anormalità da sradicare sarebbe insomma l'eterosessualità;
lo stesso sito del circolo "Mario Mieli" scrive infatti: «Mario Mieli rintracciò il nocciolo della questione che gli omosessuali si trovavano ad affrontare in quegli anni non nello scioglimento dell'opposizione eterosessuale-omosessuale, ma nella denuncia della inconsistenza e del vizio ideologico dietro al principio di "mono-sessualità". A questa prospettiva unilaterale, incapace di cogliere la natura ambivalente e dinamica della dimensione sessuale, oppose un principio di eros libero, molteplice e polimorfo. Nel corso di questa operazione Mieli denunciò con assoluta chiarezza quanto tragicamente ridicola fosse "la stragrande maggioranza delle persone, nelle loro divise mostruose da maschio o da "donna"(...). Se il travestito appare ridicolo a chi lo incontra, tristemente ridicolissima è per il travestito la nudità di chi gli rida in faccia". Queste osservazioni anticipano con impressionante lungimiranza la moda oggi già dismessa del movimento transgender e delle sue profetesse"»;
nella visione di Mieli, dunque, l'individuo va "salvato" quando ancora non è preda della "griglia edipica", cioè da bambino, per evitare che diventi eterosessuale; al capitolo I, 3 di "Elementi di critica omosessuale" si legge infatti: «Sappiamo come, crescendo, il bambino sia costretto a sviluppare soprattutto quelle tendenze che sono un'estrinsecazione della sua "mascolinità" psicologica: chi lo obbliga è la società, in primo luogo tramite la famiglia» sulla base delle «forme storiche contingenti e mutilate della virilità e della femminilità che (…) si reggono sulla soggezione-repressione delle donne, sull'estraneazione dell'essere umano da sé sulla negazione della comunità umana»; più oltre l'autore stigmatizza il fatto che il padre «rifiuta contatti erotici aperti con il figlio (il quale invece desidera "indifferenziatamente" e quindi desidera anche il padre), così come gli altri maschi adulti, in forza del tabù antipederastia, rifiutano rapporti sessuali con il bambino». Secondo Mieli, l'attrazione dei maschi verso le donne è dovuta al fatto che esse «incarnano proprio quella femminilità che egli ha negato in sé», e il rapporto del bambino con la madre, essendo represso dal divieto di pederastia, «lascia una traccia nefasta nella vita (erotica) di ciascuno»; l'atteggiamento eterosessuale, nell'opera di Mieli è costantemente visto come radicalmente sbagliato perché da un lato nega la parte omosessuale del maschio e dall'altro misconosce la donna per quello che è cercando in essa, invece, la propria parte femminile rimossa: «l'eterosessualità è essenzialmente reazionaria poiché... perpetua il maschio fallocrate, quel prototipo di maschio fascista... Gli omosessuali rivoluzionari rifiutano l'eterosessualità in quanto Norma, base della famiglia...» al punto che "[è] auspicabile uno sciopero sessuale ad oltranza delle donne nei confronti dei maschi etero e la creazione di nuovi rapporti totalizzanti tra donne" (cap. V, 4) e "l'amore eterosessuale è negazione della donna" (VI, 6); quanto alla riproduzione Mieli si associa a quanti definiscono "fallocentrica l'assolutizzazione del modo di riproduzione attuale", affermando che "non serve parlare di fecondazione artificiale... perché è assai difficile immaginare quali grandiose conseguenze deriveranno dalla liberazione delle donne e dell'Eros" (cap. VI, 5);
nel capitolo I, 5, "Gli psico-nazisti" della citata opera "Elementi di critica omosessuale", Mieli condanna medici e psicologi che danno un giudizio negativo sull'omosessualità, ma anche quelli che «distinguono i diversi tipi di omosessualità a seconda dell'età dell'oggetto amoroso», parlando di pedofilia e pederastia; al capitolo III, 2 Mieli non manca di affermare che «l'"amico del cuore" dell'infanzia e dell'adolescenza è in realtà "oggetto" di desiderio in senso lato e quindi (anche) sessuale»;
la centralità del bambino nelle teorie di Mario Mieli è autorevolmente rilevata anche da Tim Dean, professore all'università di Buffalo, cui l'editrice Feltrinelli ha affidato la redazione dell'appendice all'edizione del 2002, il quale scrive (come si legge sempre sulla pagina di "Wikipedia" dedicata all'autore): «Nel processo politico di ristrutturazione della società (...) Mieli non esita a includere nel suo elenco di esperienze redentive la pedofilia, la necrofilia e la coprofagia» e «la corporeità umana entra liberamente in relazioni egualitarie multiple con tutti gli esseri della terra, inclusi "i bambini e i nuovi arrivati di ogni tipo, corpi defunti, animali, piante, cose" annullando "democraticamente" ogni differenza non solo tra gli esseri umani ma anche tra le specie»;
al capitolo III, 8 viene presa di mira anche la religione: «L'amore per Dio e il timore di Dio sono il risultato nevrotico di un amore per i genitori censurato dal tabù dell'incesto e da quello antiomosessuale… il desiderio erotico del bimbo per il padre, il desiderio della figlia per la madre, tutto ciò si trasforma nevroticamente in adorazione di Dio», mentre «l'esperienza magica dell'universo recondito… il conosci te stesso passano necessariamente attraverso l'omosessualità manifesta»;
gli stessi titoli dei capitoli di "Elementi di critica omosessuale" illustrano questa ideologia, ad esempio "Il desiderio omosessuale è universale", "Il dogma della procreazione", "La messinscena dell'"amore"", "Ipocrisia del maschio eterosessuale", "L'omosessualità spacciata per eterosessualità", "L'assolutizzazione della genitalità, ovvero l'idiotismo eterosessuale";
ad ogni buon conto l'opera finisce con 10 conclusioni riassuntive del suo contenuto, tra le quali queste: «1) La liberazione dell'Eros e l'emancipazione del genere umano passano necessariamente attraverso la liberazione dell'omoerotismo che comprende... l'espressione concreta della componente omoerotica del desiderio da parte di tutti gli esseri umani»; «3) non esisteranno più etero o omosessuali ma esseri umani polisessuali»; «9)..."Non possiamo raffigurarci l'importanza del contributo fornito alla rivoluzione e all'emancipazione umana dalla liberazione progressiva del sadismo, del masochismo, della pederastia propriamente detta, della gerontofilia, della necrofilia, della zooerastia, dell'autoerotismo, del feticismo, della scatologia, dell'urofilia, dell'esibizionismo del voyeurismo eccetera se non muovendo in prima persona alla disinibizione e alla concreta espressione di tali tendenze» e infine «non possiamo evitare di riconoscere in coloro che sono... transessuali... l'unica espressione contemporanea e concreta... della "miracolosa" ampiezza e portata del desiderio dell'Eros»;
https://parlamento17.openpolis.it/at...ento/id/130993
Interpellanza di Giovanardi