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  1. #14581
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    Predefinito Re: Guerra In Ucraina - Commenti e Valutazioni (e Cazzeggio)

    Citazione Originariamente Scritto da svicolone Visualizza Messaggio
    ho rotto e basta. e mi meraviglio sempre più della Meloni. se aspetta il mio voto se lo scorda.
    La Meloni fa pena. Fa quello che gli ordinano gli americani.
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia dell'Europa del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  2. #14582
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    Predefinito Re: Guerra In Ucraina - Commenti e Valutazioni (e Cazzeggio)

    Sanzioni aggirate in Russia? Lo scoop che colpisce l’Halliburton

    Secondo il noto quotidiano britannico The Guardian alcune tra le più grandi aziende petrolifere del mondo continuano a fare affari con la Russia nonostante le sanzioni, a dimostrarlo sarebbero i registri doganali

    Il mercato collegato all’oro nero non conosce sanzioni: Mosca avrebbe continuato a importare “tranquillamente” attrezzature per un volare di oltre sette milioni di dollari dalla Halliburton, azienda statunitense con un’expertise nel campo delle estrazioni petrolifere, anche dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e l’imposizione delle sanzioni che dovevano colpire duramente l’economia della Federazione Russa. A dimostrarlo ci sarebbero i registri doganali che ora rischiano di mettere in una posizione tutt’altro che comoda un’azienda con sede a Huston, in Texas. L’azienda in passato è stata guidata dal chiacchierato ex-vice presidente dell’era Bush Jr: Dick Cheney.

    A sollevare queste imbarazzante vicenda è stato il Guardian, nota testata giornalistica britannica, che ha pubblicato un articolo dove viene dichiaro che nel 2022 la Russia ha importato attrezzature Halliburton per un valore di 7,1 milioni di dollari nonostante fosse stata dichiarata la cessazione di ogni tipo di rapporto con Mosca, penalizzata a livello globale dopo l’aggressione armata lanciata nei confronti di Kiev, immediatamente osteggiata dall’intera Alleanza Atlantica.


    Considerata come uno dei maggiori fornitori mondiali di prodotti e servizi per l’estrazione di petrolio e di gas, la Halliburton avrebbe continuato a “fare affari” dopo essersi liberata della sua sede in Russia a casa delle pressioni di Washington, tra le prime e maggiori sostenitrici dell’applicazione di sanzioni economiche ed embarghi da applicare per persuadere il Cremlino a cessare ogni tipo di ostilità in Ucraina.

    I registri doganali russi visionati dal Guardian mostrano che “nonostante questa decisione di vendere l’8 settembre, le filiali della Halliburton hanno esportato apparecchiature per un valore di 5.729.600 dollari alla sua precedente attività in Russia nelle sei settimane successive alla vendita”. Tali attrezzature sarebbero giunte principalmente dagli Stati Uniti e da Singapore, ma anche dal Regno Unito, dal Belgio e della Francia. Insomma, tutte realtà che si sono mostrate decise nell’applicazione delle sanzioni da infliggere a Mosca.

    La guerra non ha fermato l’export
    Secondo quanto riporta il Guardian la maggior parte delle esportazioni dalle filiali della Halliburton sono “terminate il 6 ottobre” , ma l’ultima spedizione in Russia da parte di una società collegata al colosso texano riguarderebbe un particolare “elemento” di un valore di quasi tre milioni di dollari che sarebbe giunto dalla Malesia attraverso una società che risponde al nome di Sakhalin Energy. Ciò accadeva il 24 ottobre 2022. Il consorzio con sede a Južno-Sachalinsk, nelle distanti e strategiche Isole Curili, parte dell’Estremo oriente russo, sta sviluppando il progetto di petrolio e gas Sakhalin-2 nella Russia orientale. Tra i principali investitori appare l’immancabile Gazprom, mentre la britannica Shell, parte le progetto e del consorzio, ha disinvestito dopo l’invasione.


    La testata inglese prosegue nell’asserire che dopo una “breve pausa”, nel dicembre 2022 sono “riprese le importazioni di apparecchiature Halliburton in Russia”, questa volta attraverso due società definite come “estranee “alla multinazionale statunitense. I componenti questa volta sarebbero stati importanti via Turchia, membro strategico della Nato che intrattiene rapporti con il Cremlino.

    Tra le aziende beneficiarie dell’export proibito che non è sfuggito ai registri doganali, compaiono aziende russe come Gazprom, Rosneft, Tnk-Bp e Lukoil. Attraverso società parallele come la BurService, avrebbero tutte continuato ad acquisire indisturbate componenti essenziali per condurre perforazione di pozzi o additivi per cemento necessari a condurre determinate operazioni. Addirittura fino al giugno del 2023.

    Una resa di Kiev sul fronte degli “affaristi”
    La politica ucraina e tutto l’entourage dei think tank e delle piattaforme d’inchiesta impegnate a controllare l’applicazione delle sanzioni imposte alla Russia hanno raggiunto un livello di esasperazione elevato, considerate la continua scoperta di “vie parallele” e metodi per aggirare quello che insieme alla fornitura di sistemi d’arma difensivi uniti all’addestramento e alla condivisione di informazioni d’intelligence, doveva essere il fulcro per supportare l’Ucraina della sua “battaglia per la libertà”: l’impegno da parte dei principali gruppi industriali occidentali che isolando Mosca dovevano “costringerla” alla resa a colpi di guerra economica.

    Il Cremlino, la quale economia è fortemente dipendente dall’esportazione di gas e petrolio, avrebbe dovuto risentire enormemente delle sanzioni occidentali. Almeno sulla carta e nelle proiezioni ipotizzate all’indomani dell’inizio del conflitto. La mancanza di componenti chiave o materiale d’importazione avrebbe dovuto “frenare” non solo la macchina bellica russa, e portare la sua intera economia fino ad un punto di non ritorno che però non è ancora mai stato raggiunto. Al contrario ad arrendersi, gradualmente, sembrano essere stati gli affaristi occidentali e i guardiani dell’import-export fedeli alla causa dell’Ucraina. Che continuano ad assistere, spesso impotenti, al talento delle società multinazionali capaci di svicolare e adottare strategie che permettono di continuare a fare affari con Mosca tramite intermediari più o meno insospettabili.


    La Halliburton non è l’unica grande società statunitense che si è trovata ad affrontare interrogativi scomodi sulla propria condotta. Un’altra realtà menzionata è la Schlumberger Limited, attualmente ritenuta la più grande società per servizi petroliferi al mondo, e la Baker Hughes; sì, proprio quella derivata dalla fusione tra la Baker Oil Tool Company e la società per trivellazioni fondata dal padre dall’egocentrico e famoso Howard Hughes.

    Una trama già sentita
    Abbiamo già citato in passato il think tank StateWatch, entità con sede a Kiev che ha più volte portato l’attenzione della stampa sul lassismo di quei governi occidentali che invocano un inasprimento delle sanzioni nei confronti della Russia, ma poi non sono in grado di imporsi o convincere le grandi aziende a recidere ogni tipo di rapporto o contratto con le omologhe russe, o le sussidiarie che continuano a fare affari con Mosca e le aziende in mano agli oligarchi vicini a Putin.

    Il capo del think tank ucraino, che ha già segnalato in passato come la Russia continui addirittura ad acquisire o vendere indisturbata componenti per missili guidati o altri sistemi d’arma, sostiene che aziende come Halliburton dovrebbero essere “incoraggiate” alla trasparenza, offrendo “garanzie” in grado di dimostrare che i “loro prodotti sono tenuti fuori dal mercato russo”. “Quando parliamo del caso Halliburton, dobbiamo capire che non può essere efficace se, per esempio, gli Stati Uniti o altri paesi non tentano di punire qualche azienda coinvolta in questo piano per spedire attrezzature Halliburton in Russia”. Del resto, basta rivolgersi in via informale a qualcuno del settore, anche in Europa, per capire che le vie del petrolio sono infinite.

    https://www.ilgiornale.it/news/polit...a-2212692.html
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia dell'Europa del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  3. #14583
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    Predefinito Re: Guerra In Ucraina - Commenti e Valutazioni (e Cazzeggio)

    Americani e inglesi che fanno affari con il cattivo Putin?
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia dell'Europa del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  4. #14584
    Generalfeldmarschall
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    Predefinito Re: Guerra In Ucraina - Commenti e Valutazioni (e Cazzeggio)

    Citazione Originariamente Scritto da svicolone Visualizza Messaggio
    American Graffiti
    Nella Zombieland d'America: dove l'eroina trasforma tutti in morti viventi
    23 Luglio 2023 - 07:26
    Kensington Avenue, a Philadelphia, è una delle piazze di spaccio più grandi del Nord America. Dai fasti di inizio secolo all'incubo dell'eroina: ecco come è diventata un inferno


    All’inizio lungo Kensington Avenue c’erano soprattutto polacchi, irlandesi e tedeschi. Poi è arrivata la crisi industriale che ha cambiato tutto e aperto le porte allo spaccio. La droga ha creato una spirale sempre più cupa e negativa che in mezzo secolo ha inghiottito una fetta di Philadelphia. Oggi quella via rappresenta la terra perduta d’America, una Zombieland fatta di tossicodipendenti dallo sguardo perso e l’anima evaporata in quella che la Dea ha ribattezzato come "una delle piazze di spaccio più grandi del Nord America".

    Ciclicamente i video da quella via della città che salutò la dichiarazione d’indipendenza fanno capolino sui media. Persone piegate in due in preda ad allucinazioni, bivacchi in pieno giorno sui marciapiedi e spacciatori in ogni angolo. Uno scenario da apocalisse che nessuno ad Hollywood è mai riuscito a immaginare con questa straziante lucidità. L’ultimo tour in ordine di tempo è stato quello di Vivek Ramaswamy, candidato alle primarie repubblicane “più a destra di Trump”, che ha fatto un giro per Kensington denunciando il degrado
    La droga che ogni anno ammazza 80mila persone in America
    L’atmosfera che si respira in quel fazzoletto d’America è surreale. Una striscia di asfalto coperta da una sopraelevata rivela una lunga schiera di case fatiscenti a due piani, intervallate da fabbriche abbandonate, in un quartiere puntellato di rosticcerie da asporto cinese da pochi dollari, banchi dei pegni, punti in cui incassare assegni e fatiscenti pub irlandesi. Come ha raccontato il New York Times in un lungo reportage, le vetrine dei negozi sono capeggiate da annunci di persone scomparse. Nei dintorni un esercito di spacciatori puntella la via principale, le traverse e le piazze e offre la merce mortale, in molti casi addirittura distribuendo campioncini gratuiti. Nel mezzo ci sono gli zombi, persone perse a fumare crack da una pipetta di vetro, altre intente a consumare metanfetamine o eroina. In pieno giorno si vedono persone con aghi alle braccia, al collo o tra le dita dei piedi. Molti sono quelli collassati, tanti quelli in cerca dell’ennesima dose. Eppure lungo la Kensington Avenue non è sempre stata così.


    Dagli anni d’oro al collasso
    Gli anni d’oro di Kensington sono durati relativamente tanto. Secondo gli storici per un periodo che va dalla seconda metà dell’800 fino agli anni ’50 del '900. Quella zona della città ospitava migranti di origine caucasica provenienti dall’Irlanda e dall’Europa centrale. Per diverso tempo, a cavallo dei due secoli, l’area è stata un vivibile quartiere per colletti blu. Una parte degli immigrati europei andava a nutrire la folta schiera di operai della fiorente industria pesante statunitense, un’altra rappresentava il tessuto cittadino di piccoli artigiani, fatti di produttori di utensili, cappelli, pizzi o sigari. Poi sono arrivate due crisi a spaccare l’idillio.
    La prima iniziata negli anni '20 con l’immissione nel mercato di prodotti a basso costo che hanno distrutto l’artigianato. Poi negli anni ’50 è stato il turno della grande migrazione interna, quella che ha portato milioni di afroamericani a lasciare il Sud per cercare fortuna a Nord, in particolare in quelle fabbriche del Mid-West che promettevano un lavoro sicuro e ben pagato. Il travaso fu la base di disordini razziali, incendiati anche dall’arrivo dei portoricani. In mezzo un lento e irreversibile processo di deindustrializzazione distrusse il resto dell’economia locale.

    In un paio di decenni, alla fine degli anni ’60, Kensington si è trovata con i bianchi in fuga nei sobborghi, più ricchi e sicuri, una popolazione a maggioranza nera e ispanica in un’area ormai abbandonata e post industriale con oltre 30 mila edifici abbandonati. Un processo sociale non governato che ha tagliato fuori l’intero quartiere dal resto della città. E così magazzini e fabbriche abbandonate sono diventati il luogo perfetto per la nascita di una piazza dello spaccio. Un mix accelerato dalla vicina linea ferroviaria e all’innesto con autostrade che collegano il Nord-Est del Paese con gli Stati Uniti centrali.
    L’arrivo della droga
    La droga è arrivata presto a Kensington. John Machen, ex tossico sentito dal Philadelphia Inquirer, ha raccontato di essere stato uno dei primi: “I primi eroinomani come me sono spuntati verso la fine del 1968”. Da quel momento la droga non ha più abbandonato quei vicoli e quelle strade. Come dimostra la storia stessa di John, che qualche anno fa ha perso la figlia Stephanie (25 anni) per un'overdose dovuta a un mix tra eroina e fentanyl.
    Il mercato ha conosciuto padroni e fasi diverse, ma mai un declino. Gli anni ’70 sono stati dominati da gang irlandesi e italoamericane con sostanze provenienti soprattutto dal triangolo d’oro del Sud-Est Asiatico. Poi, verso la fine del decennio, è arrivata sulla piazza la cocaina, come ha raccontato l’antropologo esperto di mercati sommersi Philippe Bourgois. La polvere bianca ha fatto capolino negli anni ’80 grazie a un’alleanza tra colombiani (capitanati da Pablo Escobar) e gruppi afroamericani del crimine organizzato. Il nuovo tessuto sociale ricco di ispanici ha favorito fin da subito l’arrivo di cocaina sudamericana, considerata molto più pura di quella asiatica e oltre 200 volte più economica.

    Alla fine del decennio un’altra svolta: il crack. Le strade di Kensington vengono invase dal nuovo mix di coca e bicarbonato che devasta ancora di più i tossicomani. È in quel momento che il quartiere guadagna il triste soprannome di “Badlands”. Lo scatto vero nell’immaginario globale del quartiere arriva all’inizio degli anni ’90 quando i colombiani, le gang domenicane e i cartelli messicani fanno affluire una nuova qualità di eroina, un oppioide talmente puro da poter essere sniffato. Poi il quartiere è rimasto inglobato nel nuovo dramma dell’America moderna, la vasta crisi degli oppioidi.
    Il mercato della droga
    La piazza del quartiere è fiorente e si riempie di nuovi clienti. Per le vie arrivano migliaia di persone in cerca di eroina a basso costo che sostituisca le pillole antidolorifiche come l’Oxycontyn. L’ultimo scalino verso l’inferno arriva con qualcosa di terrificante che ha fatto precipitare tutto: il fentanyl. L’oppioide sintetico, che innonda gli Usa dal Messico grazie alle forniture cinesi, fa arrivare morti e tassi di mortalità a un punto forse mai raggiunto.

    Gli ultimi dati disponibili parlano di circa 1.300 morti per overdose nell’area di Philadelphia nel 2021. La contea che ospita la città ha il tasso più alto di morti per droghe rispetto alle 10 contee più popolose d’America. Secondo il dipartimento di Salute pubblica dell’amministrazione locale, oltre 75 mila residenti nella città consumano eroina e altri oppioidi. L'ultimo incubo in ordine di tempo è lo strano mix tra fentanyl e xilazina, un potente sedativo per animali, che letteralmente paralizza e "piega in due", i tossicomani.

    L’intera “industria” di Kensington viene alimentata dai “turisti della droga”, persone che arrivano dagli Stati vicini come New Jersey, Delaware, Virginia e Maryland. Ma non solo. C’è anche chi arriva da lontano, dal Massachusetts al Texas. Alcuni fanno i pendolari, altri arrivano e finiscono per restare inghiottiti, lottando fino all’ultima dose.

    Quella di Kensington è una piazza in cui girano moltissimi soldi. Il singolo shot è economico, costa 5 dollari, e gli spacciatori, primo anello della lunga filiera, girano con pacchetti da 16 dosi che posso essere acquistati per 80 dollari. Un singolo isolato, block, può arrivare a fruttare 60 mila dollari al giorno di eroina che in proiezione vuol dire 21 milioni di dollari l'anno. Josh Shapiro, oggi governatore della Pennsylvania e fino a qualche anno fa procuratore dello Stato, ha stimato che il mercato di Kensington possa valere qualcosa come un miliardo di dollari l’anno.
    L’intera struttura dello spaccio viene regolata da una forma piramidale. Alla base ci sono gli spacciatori, spesso già tossicodipendenti, poi i supervisori del blocco, gli appaltatori che gestiscono parti del quartiere e quelli che regolano gli arrivi delle forniture. Secondo la polizia, in poco meno di 2 miglia di Kensington Avenue ci sarebbero almeno 80 “angoli” con mercati della droga a cielo aperto
    Gli ingranaggi dell’economia della droga
    Il mezzo secolo di spaccio ha riscritto il Dna del quartiere e reso l’economia informale (e illecita) il centro di tutto. La compravendita di droga rappresenta per i residenti l’unico lavoro in un luogo dimenticato da tutti, senza ormai alcun tipo di tessuto produttivo. Un giovane senza prospettive, ha spiegato Bourgois, è praticamente costretto a “lavorarci”. In tutta l’area il reddito mediano è sotto i 17mila dollari l’anno: giusto per avere un’idea basti pensare che il valore mediano a livello nazionale è di 69 mila dollari. Metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà. I livelli di istruzione sono bassissimi e gran parte degli under 20 non ha nemmeno una licenza superiore.



    In questo scenario non sorprende che anche i bambini giochino un macabro ruolo, spiega ancora Bourgois. Molti di loro per pochi dollari fanno da palo avvisando i responsabili dei blocchi dell’arrivo della polizia. Analogamente c’è chi si arrangia. Ad esempio chi può spaccia aghi puliti. Nell’area operano associazioni che forniscono gratuitamente aghi ai tossicodipendenti, seguendo un programma avviato tra la fine degli anni’80 e inizio anni ’90 per ridurre la diffusione dell’Aids. Così chi riesce a conservare un briciolo di lucidità si mette in fila per avere gli aghi e poi li rivende a 2 dollari.


    Ovviamente l’intero sistema non si regge secondo leggi della domanda e dell’offerta. Si appoggia alla violenza e da sempre il quartiere vive ondate di violenza armata. Da un lato si tratta di regolamenti di conti per il controllo del territorio, dall’altro di residenti che prendono di mira gli spacciatori quando la situazione diventa insostenibile. Nel 2020, durante il pieno della pandemia, le sparatorie lungo la strada sono state quasi 263, di cui 47 fatali e nei due anni successivi non è andata meglio: 244 nel 2021 e 269 nel 2022.



    L’incubo senza fine
    Per molti Kensington rappresenta un inferno in terra, un labirinto senza via d’uscita. Tra i “turisti” della droga si trovano anche diversi veterani. Alcuni hanno alle spalle un pugno di missioni tra Afghanistan e Iraq. Il Times, percorrendo la Avenue, ha raccolto ad esempio la storia di Mark, ferito da uno Ied in Iraq, ha sviluppato forti dolori e una conseguente dipendenza da antidolorifici. Nel tempo è stato sempre più difficile procurasi le pillole e alla fine è passato all’eroina. “Io e la mia ragazza siamo tossici”, ha raccontato, “siamo partiti dal Nord per cercare qualche centro di riabilitazione a sud, più economico, magari in Nord Carolina”. Lungo la strada una tappa a Kensington, con conseguente consumo di eroina mischiata al fentanyl: “Mai stato così male in vita mia. So”, ha aggiunto, “che rischio di non andarmene più via”.

    Per molti che muoiono di overdose, ce ne sono altri che continuano ad andare e venire. Jax, che si prostituisce per pochi dollari, ha raccontato al Nyt come nel giro di due settimane sia finita in overdose almeno nove volte e che ogni volta l’effetto sia stato interrotto con una spruzzata di naloxone, un farmaco potente che è in grado di invertire gli effetti della dose mortale. “A volte vorrei non sopravvivere”, racconta con sguardo perso, “vorrei mi lasciassero morire”.


    /www.ilgiornale.it/news/cronaca-internazionale/lungo-zombiland-damerica-2184343.html?dicbo=v2-PDwlMxv


    è questo pauletto ed altri liberal chic il sogno americano di una civiltà APERTA??


    godetevelo e tenetevelo, non cercate di esportarlo altrove , altrimenti finisce male.

    Ma cosa c'entra con la guerra in Ucraina?????
    @svicolone

  5. #14585
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    Predefinito Re: Guerra In Ucraina - Commenti e Valutazioni (e Cazzeggio)

    Quello che la Nord Corea può avere dalla Russia
    DIFESA /
    Paolo Mauri

    18 SETTEMBRE 2023

    La recente visita in Russia del leader nordcoreano Kim Jong-un, ha riaperto la questione legata alla fornitura di armi da parte di Pyongyang a Mosca per sostenere il suo sforzo bellico in Ucraina. Sappiamo che la Corea del Nord ha già inviato munizionamento da artiglieria: sia proiettili per obici sia razzi per sistemi Mlrs (Multiple Launch Rocket System) tipo “Grad”.

    Negli ultimi giorni dai canali non ufficiali di informazione russi, si è diffusa la voce della possibile trattativa per l’acquisizione del Mlrs nordcoreano Kn-09, sostanzialmente un derivato locale del russo Bm-30 “Smerch” oppure del cinese A-100. Questo sistema può lanciare razzi da 300 millimetri che avrebbero una portata massima di 200 chilometri e a quanto pare sono dotati di un qualche tipo di sistema di guida di precisione, come si evince dalle alette sull’ogiva dell’ordigno.


    A fronte di questa ormai palese fornitura di armamenti nordcoreani, occorre pertanto analizzare cosa la Russia potrebbe dare in cambio alla Corea del Nord.

    Considerando che il regime di Pyongyang da tempo è dedito alle importazioni illecite di idrocarburi (principalmente derivati del petrolio e greggio) che viene effettuata attraverso trasbordi da navi cisterna “pirata” in mare aperto, e considerando che la Cina sostiene l’economia nordcoreana per quanto riguarda i generi di prima necessità – se pur non in modo da garantire il benessere diffuso della popolazione – è ragionevole pensare che Mosca potrebbe offrire “quello che manca” alla Difesa della Corea del Nord.

    Caccia per l’aviazione di Kim
    Sappiamo, ad esempio, che il cacciabombardiere di punta dell’aeronautica militare nordcoreana è il MiG-29, di cui può disporre in circa 35 esemplari: un velivolo ormai obsoleto per il campo di battaglia moderno. La Kpaaf schiera, soprattutto, una linea di velivoli che sembra uscita da un museo della Guerra Fredda: bombardieri Il-28, MiG-21, MiG-23, Su-7, i cinesi F-5, J-6 e J-7 (copie di velivoli sovietici) e Su-25. In totale, secondo l’Iiss (International Institute for Strategic Studies), ci sarebbero circa 500 velivoli da combattimento in grado di volare nel Paese, ma tutti obsoleti o perfino vetusti, quindi inadatti ad affrontare i velivoli moderni occidentali.


    La visita di Kim Jong-un allo stabilimento Sukhoi di Komsomolsk sull’Amur potrebbe essere il primo atto della vendita/scambio di nuovi cacciabombardieri a Pyongyang, che potrebbero essere, secondo la nostra analisi, di tre tipologie diverse.

    Innanzitutto ci sono immediatamente disponibili i Su-35E prodotti per l’Egitto che non sono mai stati consegnati: i caccia sono stati offerti successivamente all’Indonesia, che ha preferito optare per gli F-15EX, e a quanto sembra anche all’Iran. Questi velivoli, fabbricati in versione export quindi con sistemi avionici differenti e meno capaci rispetto a quelli montati sulle versioni in uso nelle Vks (le forze aerospaziali russe), sebbene non siano all’altezza delle aspettative dei Paesi a cui sono stati offerti in precedenza (da qui la loro attuale disponibilità), potrebbero rappresentare comunque un passo avanti per la Kpaaf. La seconda opzione potrebbe essere rappresentata dal Su-57E: Mosca da tempo cerca acquirenti per il suo caccia di quinta generazione, ma le problematiche legate al suo sviluppo (questioni legate alla motorizzazione principalmente), non ne fanno un caccia ambito. La terza possibilità, sebbene più remota, è data dal Su-75 “Checkmate”. Il nuovo velivolo, per ora solo realizzato in modello, è definito dalla Uac come un caccia leggero dalle caratteristiche stealth a basso costo. Presentato al Maks, il salone internazionale dell’aerospazio, di Mosca nel 2021, ancora non ha avuto ordini ed è rimasto nei disegni del bureau Sukhoi.

    Possibili forniture ipersoniche
    La Russia ha da offrire anche tecnologia, e Pyongyang potrebbe essere interessata a quella nel settore missilistico.

    Sappiamo che il regime nordcoreano ha affermato a settembre del 2021 di aver testato un “missile ipersonico”, ma molto probabilmente si tratta di un comune vettore balistico con capacità di manovra, ovvero un Marv.


    La tecnologia ipersonica russa è la più avanzata insieme a quella cinese in questo momento storico: Mosca ha schierato il vettore Kh-47M2 “Kinzhal”, utilizzato nel conflitto ucraino, e la testata Hgv (Hypersonic Glide Vehicle) “Avangard” e si accinge a far entrare in servizio il missile da crociera (antinave/land attack) 3M22 “Zircon”. Pyongyang pertanto potrebbe richiedere un passaggio tecnologico in tal senso.

    Navi e sistemi di guida
    Non è da escludere che la Corea del Nord possa richiedere ulteriori tecnologie volte a migliorare il suo strumento navale: il recente varo del primo sottomarino lanciamissili “tattici” (un artificio linguistico per evitare l’espressione balistica che implicherebbe un più lungo raggio d’azione) dimostra come, nonostante l’evidente aiuto esterno (facilmente russo), la cantieristica navale nordcoreana sia ancora non all’altezza dei compiti richiesti dal regime (la deterrenza strategica).

    Tornando al settore missilistico, è possibile che Pyongyang richieda a Mosca aiuto per i sistemi di guida dei suoi vettori balistici, sui motori ma soprattutto sui combustibili, nonché sulla meccanica stessa.

    Infine non è nemmeno da escludere la possibilità che la Russia possa in qualche modo sostenere il programma nucleare nordcoreano, che come sappiamo è stato fondato proprio dall’Unione Sovietica sebbene il sostegno di Mosca sia progressivamente scemato nel corso dei decenni al punto da osteggiare apertamente la possibilità di una Corea del Nord dotata di ordigni nucleari, aderendo alle sanzioni internazionali emanate dall’Onu in concomitanza con la ripresa dei test nucleari nordcoreani, dimostrando come il Cremlino, nel corso degli ultimi 30 anni, resti allineato alla politica di non proliferazione nucleare che sostiene anche nei confronti dell’Iran.


    https://it.insideover.com/difesa/cac...-del-nord.html
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia dell'Europa del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  6. #14586
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    Predefinito Re: Guerra In Ucraina - Commenti e Valutazioni (e Cazzeggio)

    Citazione Originariamente Scritto da IlWehrwolf Visualizza Messaggio
    Estremisti e fuori dalla realtà. I leader atlantisti d’Italia, UE e NATO continuano con invio di armi e fake news...
    Citazione Originariamente Scritto da IlWehrwolf Visualizza Messaggio
    Sanzioni aggirate in Russia? Lo scoop che colpisce l’Halliburton...
    Citazione Originariamente Scritto da IlWehrwolf Visualizza Messaggio
    Quello che la Nord Corea può avere dalla Russia ...
    Interessante. Con queste tre lenzuolate hai alimentato avvincenti discussioni. Avanti così.
    Forse il mio destino era lì sul tetto a sonà il violino... (cit.)

  7. #14587
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    Predefinito Re: Guerra In Ucraina - Commenti e Valutazioni (e Cazzeggio)

    Citazione Originariamente Scritto da paulhowe Visualizza Messaggio
    No il video che hai postato riguarda un localita della California, cioe uno spot...... potrebbe essere un parcheggio....200 metri di una strada...un boschetto, una discarica abbandonata....

    La California ha 40 milioni di abitanti e circa 420mila km2 di territorio, quindi non e' esattamente la repubblia di San Marino.

    La quasi totalita dei suoi abitanti non passa il tempo allungato per terra a chiedere l' elemosina o a drogarsi.

    Se cosi fosse non avrebbe il pil una volta e mezzo quella della russia.

    Qui si possono vedere video su intere citta della stessa....ripeto io non vivrei in California visto che e' fortemente dipendente dalle auto, e male amministrata dai liberals ma nel complesso la realta delle sue citta spesso medio-piccole e' questa:










    Dove e' che stanno sti milioni di homeless e morti per droga???
    Quello che mi domando è, ma sta gente qua l'avrà mai vista una cazzo di serie TV tipo che so, un The Wire?



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  8. #14588
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    Predefinito Re: Guerra In Ucraina - Commenti e Valutazioni (e Cazzeggio)

    Citazione Originariamente Scritto da svicolone Visualizza Messaggio
    E’ presumibile allora che l’incontro del presidente ucraino, che si terrà domani con Biden, non porti ai successi sperati. Potrebbe emergere un segnale di stanchezza anche da parte della Casa Bianca, non più in grado di sperperare risorse di bilancio? Analizzando la realtà nei territori investiti dagli eventi militari, e non le bugie a orologeria diffuse da molte agenzie stampa occidentali, il progetto “Maidan Ucraina” è di fatto fallito: gli yenkee boys di Black Rock non sono riusciti a sconfiggere l’impero di Vladimir Putin. Per Zelensky inizia la fase discendente, anche la Cia parla apertamente di controffensiva ucraina fallita. La leadership ucraina è in netta difficoltà.

    Christian Meier

    PAULETTOOOO!!!!! apri gli occhietti belli e chiama anche Giulio e kapitone!!!
    Se lo dice Christian Meier sarà senza alcun dubbio così.


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  9. #14589
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    Predefinito Re: Guerra In Ucraina - Commenti e Valutazioni (e Cazzeggio)

    Christian Meier


  10. #14590
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    Predefinito Re: Guerra In Ucraina - Commenti e Valutazioni (e Cazzeggio)

    The Russian Ministry of Labor ordered 230 thousand certificates for family members of fallen military personnel, as well as more than 750 thousand certificates for combat veterans. This information appeared on the State Procurement website.

    “[Исполнитель должен оказать услуги по изготовлению] certificates (Resolution of the Government of the Russian Federation dated June 20, 2013 No. 519 “On the certificate of a family member of a deceased (deceased) disabled war veteran, participant in the Great Patriotic War and combat veteran”) in the amount of 230,000 pieces,” says the purchase card, which marked by the Ministry of Labor. In addition, the department is requesting money to issue 757,305 combat veteran certificates. This information follows from the website “Government procurement“


    https://oopstop.com/the-ministry-of-...mbat-veterans/

 

 
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