La strana presenza di mio padre vent’anni dopo la sua morte
Un legame intangibile
di Marina Corradi
Ogni mattina quando in auto arrivo all’angolo fra via Luigi Nono e via Procaccini, nel traffico convulso mi pare di risentire la voce di mio padre: «Stai sulla destra qui, prendi la curva larga…».
Me lo diceva tutte le volte, a quell’incrocio.
E ogni volta, a tavola, che mi macchio con uno schizzo di sugo, mi sembra di avvertire l’«ahhh!» inorridito che faceva mio padre quando – di frequente – si spadellava rovinosamente la giacca.
E ogni volta che passo sotto a quella che era la sua casa risento il suo saluto, mentre chiudevo le porte dell’ascensore: «Mi raccomando!», diceva.
Che voleva dire niente e voleva dire tutto, nell’ultima occhiata del suo sguardo buono.
Come mi sei ancora, come mi sei sempre accanto, vent’anni dopo, mi stupisco a pensare oggi.
In questa mattina verso il giorno dei morti, sotto a un sole carezzevole eppure inarrestabilmente declinante, in un’orbita sempre più bassa, verso tramonti sempre più veloci. Mentre le foglie sui rami si lasciano andare, e cadono a terra con un sottile impercettibile tonfo. Le sento che scricchiolano sotto ai miei passi, gentile dolente coro di gemiti.
E ancora, di nuovo, mio padre.
Quelle righe di una sua lettera degli anni Quaranta alla fidanzata, mia madre: dove diceva di un pomeriggio di novembre a Parma, della pioggia, delle foglie morte sotto ai piedi. La simmetria dei nostri pensieri d’improvviso mi fa venire un dubbio: io credo sempre di stare ricordandomi di lui, quando risento dentro di me la sua voce. E se, invece, se mi fosse accanto ancora, in un legame intangibile ma più forte della morte?
Assurdo, ribatte una parte di me – quella educata, come si usava nei licei dei borghesi anni Settanta, a credere solo a ciò che si può misurare, e scientificamente provare.
E però nei cimiteri in questi giorni si prega per le anime dei morti; e cosa fanno in tanti davanti alle tombe, se non parlare con quelli che hanno amato?
Perché ai cristiani è promessa una vita eterna.
Ma che fatica crederci, davanti alla barriera feroce e inappellabile che è il muro di un cimitero, e quando tutto, attorno, ti ripete che finiamo nel nulla.
A un angolo di via Piero della Francesca c’è ancora la pizzeria dove andavamo a mangiare, mio padre e io.
Non ci sono più entrata da allora.
Lui scorreva il menù coscienziosamente, poi ordinava un primo massiccio, padano, e ci rovesciava sopra tre cucchiai di parmigiano. Si parlava e i suoi occhi su di me, attenti, che sembravano sempre capire più di quanto io volessi raccontare.
La nostra pizzeria sembra identica. La vetrina mi rimanda la mia faccia. La sua voce, ancora: «Sei un po’ sciupata. Non dormi abbastanza».
Guardo dentro, la sala è vuota, le luci spente.
Non si può misurare, né catturare con nessuna macchina questa presenza. Sul viale verso casa ancora quel gemere di foglie sotto ai piedi, come indecifrabili parole.
Ti volti e non c’è nessuno.
(Eppure avresti giurato, per un attimo, che qualcuno ti camminava vicino, accanto...).
La strana presenza di mio padre vent

L’Associazione Cattolici Padani – Famiglia e Società
vi invita Domenica 14 Novembre 2010
al Monastero di San Giacomo a Pontida,
per la Santa Messa a ricordo dei defunti.

Alle ore 16:00 inizierà la lettura dei nomi, poi seguirà la Santa Messa.

Per ricordare un Vostro caro defunto inviate il suo nome ed il luogo dove ha vissuto al n° di fax: 02 964 80 157 oppure una e-mail a: catpada@libero.it entro Venerdì 12 Novembre 2010 ore 12:00.