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Risultati da 1 a 5 di 5
  1. #1
    Sardista po s'Indipendentzia
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    Predefinito Giampiero “Zampa” Marras


    Giampiero “Zampa” Marras ci ha lasciati.

    Il 29 ottobre scorso si è spento uno tra più importanti esponenti dell’indipendentismo sardo.
    Personalità di grande lucidità politica e rigore intellettuale nell’interpretare i principi del sardismo più autentico.
    Ha dedicato tutta la vita alla sua instancabile opera di sensibilizzazione attraverso gli scritti, e l’attivismo politico prima nel Partito Sardo d’Azione, poi in Sardigna Nazione, infine col Movimento d’opinione Patryothes. Senza dimenticare il suo contributo alla nascita della CSS (Confederazione Sindacale Sarda) e numerose altre associazioni.
    Restano memorabili i sui interventi nei Congressi, nei convegni e assemblee su ogni argomento che riguardasse la Sardegna, in particolare sull’importanza di tutelare e istituzionalizzare la lingua sarda.
    Un combattente per il riscatto della Nazione sarda e la sua indipendenza politica.
    A lui si deve la divulgazione e la memoria diretta del pensiero di Antonio Simon Mossa.
    Anche in questo forum è stato un punto di riferimento, poiché ho trasferito diversi suoi documenti.
    A titolo esemplificativo riporto questi link:

    Alle radici dell'indipendentismo.

    Dossier. (termometropolitico.it)

    Ho avuto anch’io la fortuna di onorarmi della sua conoscenza e amicizia, risalente allo storico Congresso di Porto Torres del 1981 e ai numerosi incontri successivi.
    Conservo alcune dediche nei suoi libri-saggio con la inconfondibile scrittura da amanuense.
    Ciao Zampa, grazie per la tua testimonianza, non sarai dimenticato.

  2. #2
    Sardista po s'Indipendentzia
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    Predefinito Re: Giampiero “Zampa” Marras

    Il suo insegnamento continuerà ad essere presente nella diffusione in rete e nei libri pubblicati, grazie soprattutto ad Alfa Edidrice, della sua biografia, dei video e dei suoi profili social, benché talvolta oscurati e “resettati”.

    Riporto solo alcuni link, tra i tanti disponibili, per chi volesse approfondirne la conoscenza:

    http://zampamarras.altervista.org/index.html

    https://www.sarepublicasarda.it/giampiero-zampa-marras/

    https://www.arborense.it/territorio/...pa-marras.html

  3. #3
    Sardista po s'Indipendentzia
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    Predefinito Re: Giampiero “Zampa” Marras

    L’ultimo contatto e scambio di opinioni che mi riguarda direttamente è avvenuto su Facebook, due anni fa, anticipando il confronto sulle prossime elezioni politiche della cosiddetta Regione Autonoma della Sardegna.
    Avevo salvato in parte i suoi interventi, ora non facilmente rintracciabili, che rappresentano la sua proiezione alle elezioni citate del 2024.
    Rendo omaggio a questa sua ultima proposta politica riportando alcuni post dal suo profilo Facebook poiché, nel merito, ero intervenuto in quel dibattito.


    Giampiero Zampa Marras

    30/07/2021

    E' tempo, a poco meno di due anni dalle elezioni regionali, che poi sono le nostre nazionali, di iniziare ad incontrarci per la formulazione di un programma spendibile, intorno ad un progetto unitario che ponga al primo posto l'Indipendenza dell'Isola e (che si soffermi poco sulle scelte sociali, dal momento che sulla base di esse nasceranno successivamente i nuovi soggetti politici, come in qualunque altro Paese democratico del mondo) per la formazione delle liste, aperta a tutte le componenti della galassia indipendentista.
    Io ho deciso, non solo per l'età, ma soprattutto per ragioni di opportunità politica, di fare un passo indietro, e di sostenere la candidatura di Mauro Pili alla guida della "Convenzione per una Sardegna libera dal colonialismo italiano”.
    Che dovrebbe unire tutti gli indipendentisti che prima facevano parte dell’originario Movimento politico unitario, indipendentista e anticolonialista "Sardegna Nazione", sorto nell'Isola e fondato da Angelo Caria nel 1994.
    Coinvolgendo in questa operazione oltre a SNI, anche FIS e, persino il più recalcitrante di tutti, Liberu e tutti gli altri partitini spuntati come funghi nella nostra Isola alla fine degli anni Novanta.
    Perché se non si arriverà all'unità di tutti gli indipendentisti farò una campagna elettorale contro quei movimenti di falsi identitari, servi di Roma, artefici ancora una volta della divisione della galassia nazionale sarda, e inviterò a non votarli, per non rendermi loro complice.
    È arrivato ormai il momento di smettere di fare il giuoco delle succursali dei partiti colonialisti italiani.
    Li additerò come "traditori della Patria Sarda”, e non vorrò avere più alcun rapporto, né politico, né personale con nessuno dei loro dirigenti: capetti così pieni di sé da non rendersi conto della loro inadeguatezza.
    Basta con gente che pensa che andare alle elezioni sia come fare una partita a mariglia, o, nella migliore delle ipotesi, come giocare alla morra.
    Fra due anni dovrà dunque iniziare la tanto auspicata svolta indipendentista, che dovrà vedere il definitivo dissolvimento della galassia identitaria e la nascita di un unico, forte e autorevole soggetto politico, espressione dell'unione di tutte le forze che operano nel campo dell’indipendentismo.
    Se tutti decideranno di agitare principalmente, o meglio esclusivamente, la bandiera dell'indipendentismo, il Popolo Sardo, dinnanzi alla raggiunta nostra unità, finirà molto probabilmente col darci credito e inizierà a votarci in massa.
    Un altro movimento da coinvolgere è MERIS.
    Costantemente escluso da ogni intesa elettorale, per una sorta di apartheid attuato sistematicamente nei confronti di Doddore Meloni, il primo martire sardo del XXI secolo, e fondatore dello stesso, e attualmente condotto dall'eccellente avvocato Cristina Puddu.
    Così come non si può trascurare il M.L.N.S. — Il Movimento di Liberazione Nazionale della Sardegna — di Sergio Pes, e tutte le altre organizzazioni indipendentiste, il cui coinvolgimento è stato sempre ignorato in virtù dei loro piccoli numeri; le organizzazioni che si occupano della "Zona Franca Integrale", e quelle della Difesa del territorio dalle servitù militari e dalle Aziende multinazionali che lo stanno inquinando.
    Una grande forza politica che saprà occuparsi allo stesso modo di Agricoltura, Pastorizia, Pesca, Industria, Commercio, Artigianato, Sanità e Sviluppo eco-compatibile del territorio, e che finalmente sia strumento in grado di dare la spinta definitiva alla Lingua Nazionale Sarda (depurata dagli italianismi e dalla grafia italiana), alla nostra Storia e alla nostra Cultura e farle entrare stabilmente nelle istituzioni, scuole e università.
    La Sardegna è piena di ambiziosi nanerottoli della politica, spazziamoli via.

    Mohymentu Polythigu Indhependhentysta de opinyone "Patryothes"


    Giampiero Zampa Marras


    03/08/2021

    PERSEGUENDO LA NOSTRA UNITA'

    La situazione è questa: siamo con l’acqua alla gola. A poco meno di due anni dalle prossime elezioni regionali, nell’area indipendentista le cose non sono messe al meglio.
    Siamo senza progetti. E non si prevede di averne in tempi brevi. Avremmo potuto averne uno.
    E magari anche più di uno, in considerazione della grande diffusione dell’idea indipendentista nell’isola. Ma non è così.
    Ci troviamo in una situazione di grande difficoltà che ci pone di fronte a un pressante out out.
    Mi spiego: data la tragicità del momento che sta attraversando la nostra area identitaria dopo i disastrosi esiti elettorali di Michela Murgia, Paolo Maninchedda e di Anthony Muroni, soprattutto quest’ultimo, non abbiamo ancora un leader che possa prenderne il posto. Nessuno che si sia fatto avanti.
    Mi sono perciò deciso di scendere in campo per sollecitare l'unione di tutta la variegata "galassia indipendentista”, e avanzare una proposta che abbia come perno il nome di Mauro Pili.
    L’intento è quello di giungere in fretta al superamento di tutte le organizzazioni e i partiti che si richiamano ai valori dell’indipendentismo e che, sorti in Sardegna come funghi alla fine del secolo scorso, non hanno saputo fare altro che contribuire alla confusione che si è creata all’interno della nostra penosa questione nazionale, nell’auspicio che il loro dissolvimento sia oltre che immediato anche definitivo, e creare un’imponente aggregazione unitaria.
    Forte del fatto che, un tempo non molto lontano, l'unico Movimento politico unitario, indipendentista e anticolonialista, fondato a Nuoro da Angelo Caria nel 1994, Sardegna Nazione, alle elezioni provinciali del 1995 aveva ottenuto circa sessantamila voti (5,8%); a quelle politiche del 1996 circa cinquanta-novemila voti (5,2%); e alle elezioni regionali del 1994 il 3% dei voti, e subito ho pensato a quanto fosse folle continuare con queste divisioni disastrose sul piano elettorale, che fanno unicamente il giuoco delle succursali dei partiti colonialisti metropolitani, asserviti totalmente agli interessi di Roma, mentre avremmo potuto, con grandi probabilità di successo, riproporre ai tempi nostri quella medesima esperienza.
    Nella nostra area, di politici che potrebbero capeggiare un cartello elettorale non ce ne sono molti. Vuoi per raggiunti limiti di età, vuoi per la poca esperienza, sono davvero in pochi quelli in grado di ricoprire quel ruolo.
    Anzi, se tra i requisiti richiesti dovessimo indicare al primo posto una certa dimestichezza con le questioni di governo, direi che proprio non ce ne sono.
    O, per meglio dire, potrebbe essercene soltanto uno: salvo a non voler pescare fuori dall’area indipendentista, così da cadere nel più esiziale degli errori, che è quello di regalare i nostri voti a persona totalmente lontana all’idea che noi abbiamo della nostra Nazione.
    Ed eccoci a Mauro Pili, dunque. Quest’ultimo, avendo, come tutti noi, maturato e poi completato il suo percorso identitario, sarebbe il candidato ideale per guidare una coalizione nazionalitaria in grado di vincere le elezioni e di governare la Regione: e non sarebbe una mera ipotesi che una lista con queste caratteristiche non sia in grado di convincere l'elettorato sardo ad affidarle il compito di porre fine all’indecorosa stagione di una Sardegna sotto il controllo di kapò al servizio di Roma, sul nefasto modello delle Giunte Soru, Cappellacci e Pigliaru.
    Non potrebbe esserlo Paolo Maninchedda, docente universitario ed ex assessore, che ha mostrato di non sapere gestire i momenti politici a lui favorevoli, fallendo miseramente ogni qualvolta è stato chiamato a interpretare un ruolo di riferimento; non Michela Murgia, ormai declassatasi a opinionista di seconda fascia, che si chiama in causa solo per questioni che con i gravi problemi della Sardegna nulla hanno a che vedere, e diventata per sua volontà una sorta di macchietta televisiva; e non può esserlo certamente Anthony Muroni, ex direttore di L'Unione Sarda, naufragato politicamente assieme alla sua prima e unica esperienza elettorale.
    Una vera Caporetto, che lo ha fatto scivolare ai margini della vita politica, e che da quell’insuccesso non si è più ripreso e non si riprenderà mai più. Unica sua ambizione è quella diventare un intellettuale organico alla sinistra metropolitana.
    Da ricordare soprattutto, della sua breve militanza tra le forze nazionalitarie, per aver dato vita a un insanabile e quanto inutile conflitto che lo ha visto contrapposto al poco raccomandato e raccomandabile Paolo Maninchedda.
    Una diatriba, la loro, che li rende entrambi assolutamente divisivi e non proponibili per un progetto unitario come quello da me pensato.
    Mauro Pili, invece, è persona che conosce alla perfezione il funzionamento della macchina regionale e statale e che non pone veti di sorta.
    Circostanza, questa, che associata all’indubbia preparazione, farebbe di lui il candidato ideale. Anche perché nel caso di una sua affermazione, lo stesso, sarebbe operativo sin dal primo istante del suo insediamento alla guida della Regione.
    Non più tardi di settembre, del corrente anno, tutti i Partiti, i Movimenti, le Organizzazioni e le Associazioni identitarie (Nazionaliste, Indipendentiste, Anticolonialiste, Anti militariste, Zonafranchiste ed Ecologiste) dovranno perciò incontrarsi e stilare un programma politico, in grado di affrontare tutti i problemi relativi all'Agricoltura, Pastorizia, Pesca, Industria, Commercio, Artigianato, Turismo, Sanità, Cultura, Scuola, Università, Servizi sociali, Servitù militari e Difesa del suolo e del mare dell'Isola, per uno Sviluppo eco-compatibile del territorio.
    Un programma che sappia dare il giusto spazio alla nostra questione linguistica non risolta e che dovrà battersi per introdurre nelle istituzioni, nelle scuole e nelle università la Lingua Nazionale sarda, depurata dagli italianismi e dalla grafia italiana.
    La nuova entità politica si presenterà alle elezioni con liste aperte a tutti i soggetti che aderiranno al progetto politico che darà luogo alla Convenzione che avrà come compito quello di liberare la Sardegna dal colonialismo italiano.

  4. #4
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    Predefinito Re: Giampiero “Zampa” Marras

    Il post seguente è un mio intervento nel suo profilo Facebook.

    Caro Giampiero, mi sono deciso a intervenire per esprimere alcune considerazioni in merito ai tuoi recenti post, sulla ipotesi di una “Convenzione per una Sardegna libera dal colonialismo italiano” in previsione delle elezioni “regionali” che si terranno nella primavera del 2024.
    Ci conosciamo da almeno 40 anni (Congresso di Porto Torres 1981) e la mia stima nei tuoi confronti è rimasta immutata. Sai che ti considero il più coerente, rigoroso e autorevole rappresentante dell’indipendentismo in Sardegna, interprete del pensiero di Antonio Simon Mossa.
    Per iniziare direi che apprezzo la lucidità e pragmatismo nelle analisi e proposte contenute nel tuo post del 30/07/2021 e ulteriormente esplicitate in quello del 03/08/2021 “Perseguendo la nostra unità'”, ma penso sarebbe più corretto ribaltare il metodo.
    Occorre in sostanza evitare personalismi e leaderismi di stampo berlusconiano, senza particolari pregiudiziali se non quelle, condivisibili, dei tre personaggi da te citati.
    Sono fedele ad un principio azionista secondo il quale: “Bisogna combattere per le idee, non per le persone, che hanno importanza relativa”.
    Pertanto ritengo inopportuno individuare un candidato alla presidenza della RAS senza prima aver definito obiettivi e programmi condivisi: l’eventuale candidato o candidata, dovrà scaturire da chi dimostrerà di garantire coerenza nel rispettare intenti e propositi con tali obiettivi e programmi.
    Con l’allentarsi delle restrizioni dovute alla pandemia, tale scelta dovrebbe avvenire attraverso incontri e assemblee, allargate a tutte le formazioni più o meno organizzate e singole persone che si richiamano all’indipendentismo e al nazionalitarismo, non escludendo una “consultazione” online, ammesso si riesca a certificarne la correttezza e democraticità, non necessariamente vincolante. Ma non basta.
    Credo necessario predisporre contemporaneamente una squadra di governo della Nazione sarda che assicuri il perseguimento di quegli obiettivi e programmi, affiancando un candidato Presidente “primus inter pares”.
    Non essendoci un sistema elettorale proporzionale che garantisca un minimo di democrazia rappresentativa, anche dopo la riduzione del numero di Consiglieri regionali e senza scomodare Odifreddi (“la democrazia non esiste”), non è semplice valutare il peso specifico delle varie componenti indipendentiste e “identitarie”; da qui a tre anni, presumibilmente assisteremo ancora alla formazione e dissolvimento di sigle e aggregazioni varie, quindi: tutti sullo stesso piano.

    Poiché si tratta pur sempre di elezioni “regionali”, per quanto ai nostri occhi hanno il significato di elezioni nazionali sarde, il Programma, i candidati al Consiglio e il candidato Presidente dovrebbero essere “credibili” in competenza ed esperienza; l’elettorato sardo, saggiamente, non apprezza “salti nel buio”, pertanto tale squadra di governo deve rassicurare e garantire la qualità dell’azione amministrativa.
    Quindi, sgombriamo subito il campo da eventuali equivoci e fraintendimenti.
    Qui non si tratta di un referendum sull’indipendenza.
    Tuttavia, nell’azione di governo, presumibilmente, alcune scelte diciamo “sensibili” nel rapporto Stato-RAS saranno sempre vagliate attentamente e sottoposte alle decisioni della Corte Costituzionale; ricordiamoci della sentenza del 2007 che respingeva la dichiarazione di “sovranità” del Popolo sardo approvata dalla amministrazione Soru.

    Ciò premesso, entro nel merito della questione politica per me imprescindibile: questa “Convenzione” deve essere accompagnata o meglio preceduta da un’azione istituzionale e popolare di primaria importanza ovvero un REFERENDUM per il riconoscimento della NAZIONE SARDA!

    Sarebbe troppo lungo esplicitare in questo post la portata della proposta, se non affermare che soltanto attraverso una modifica del soggetto giuridico-istituzionale nel rapporto con lo Stato si potrà iniziare un percorso virtuoso per la Sardegna.
    Pertanto, avendo già introdotto l’argomento nel forum “Sardismo”, sul sito Termometro politico, invito a leggerne il contenuto al seguente link:
    Nazione sarda: Referendum.
    Approfitto anche per invitare gli indipendentisti a registrarsi per scrivere nel forum.
    Sono disposto a sostenere e collaborare con chiunque condivida il progetto di referendum.
    Pertanto, inizierei a ridefinire il titolo del progetto unitario in “Convenzione nazionalitaria”.
    Naturalmente sono motivato a rispondere agli inevitabili quanto prevedibili dubbi e osservazioni, anche in dissenso.
    Per quanto riguarda il Programma politico-amministrativo ed in particolare alla LINGUA sarda da te accennati nel post del 23/08/2021 “L’importanza di una lingua unitaria per una Nazione, come la sarda, che aspira ad essere Stato”, riferisco di un breve colloquio mediante Skype avuto con Lidia Fancello.
    Qualche tempo fa mi chiese quali fossero gli ostacoli ad un percorso unitario tra le variegate formazioni indipendentiste o vagamente “identitarie”; gli risposi subito: sono due, la questione della Lingua sarda e la differenza sintetizzata nella appartenenza alle categorie politiche di destra, centro, sinistra, “né di destra né di sinistra”, ecc.
    Relativamente alla Lingua sarda, siamo d’accordo sull’inaccettabile guazzabuglio innescato dalla famigerata LSC (limba sarda comuna), esperimento fallimentare che pure ha registrato consensi in diverse sigle indipendentiste: da Sardigna Nazione, a ProgReS, a LibeRU, il cui consenso elettorale deludente non è estraneo a questa scelta.
    Tuttavia, caro Giampiero, anche la tua proposta di recuperare il Sardo giudicale, quantomeno nella sua ortografia, pur nel nobile proposito di liberare la Lingua dalle “incrostazioni italianiste” mi sembra poco realistica.
    Per quel poco che so in merito, una lingua viva si modifica e arricchisce nel tempo subendo influenze esterne, e purtroppo le dominazioni iberiche e italiche hanno lasciato pesanti tracce nella Lingua sarda.
    Quindi, recuperare una Lingua medioevale, imbalsamata per secoli, mi sembra anacronistico.
    Non ho letto il tuo ultimo libro ma lo farò.
    Molto più realistica e condivisibile mi sembra la proposta della “Acadèmia de su sardu” con le due macrovarianti Campidanese e Logudorese, ma valorizzando le altre varianti, ed il più recente “Su Sardu standard” come proposta ortografica.
    Quest’ultima potrebbe essere una base di confronto su una problematica che resta ancora aperta.

    Sul programma politico, “in grado di affrontare tutti i problemi relativi all'Agricoltura, Pastorizia, Pesca, Industria, Commercio, Artigianato, Turismo, Sanità, Cultura, Scuola, Università, Servizi sociali, Servitù militari e Difesa del suolo e del mare dell'Isola, per uno Sviluppo eco-compatibile del territorio”, a cui se ne potrebbero aggiungere altri, proprio in considerazione di un approccio non facilmente sovrapponibile in ambito indipendentista, sarà necessario limitarsi a delle proposte condivise minime, di carattere strutturale, che tendano a trasferire competenze e risorse dallo Stato alla Nazione sarda.

  5. #5
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    Predefinito Re: Giampiero “Zampa” Marras

    Ovviamente sono seguiti diversi altri post di Zampa sull'argomento.

    Anche se questa discussione non è la sede più adatta, riporto integralmente i suoi interventi più significativi sull'argomento.

    Giampiero Zampa Marras
    7/08/2021
    UN VOTO ON LINE PER LA RINASCITA INDIPENDENTISTA

    Devo purtroppo prendere atto che il candidato da me proposto sta incontrando delle difficoltà.
    È così, e ne sono pienamente cosciente. La conferma arriva dai commenti, solo parzialmente positivi riguardo all’ipotesi da me avanzata.
    Le reazioni, anche se per la maggior parte favorevoli verso il candidato indicato, sono purtroppo lontane dall’essere univoche. E anche se nessuno sperava in questo, l’alto numero dei perplessi consiglia di cambiare approccio al problema.
    Ho molto presumibilmente messo i buoi davanti al carro. E adesso mi vedo costretto ad accantonare il nome di Mauro Pili — il quale continua a essere il mio leader di riferimento — come candidato unico: capita a chi fa le cose con entusiasmo.
    Nel frattempo, però, mi sia consentita, data la mia lunga militanza, un’ultima intrusione suggerendovi la creazione di una piattaforma digitale, la cui denominazione molto probabilmente sarà SCKIDA SARDINNYA, che possa fungere da "urna virtuale" attraverso cui scegliere il nostro candidato, così da non doverlo più imporre unilateralmente: poiché l’errore più grave sarebbe quello di desistere dall’idea di perseguire la nostra unità, a causa di un contrasto sul nome di chi dovrebbe rappresentarla.
    Interrompere il discorso iniziato, sarebbe imperdonabile. Dobbiamo continuare nel cammino intrapreso. È necessario solo confidare in altri mezzi e strategie. Perciò, consiglio vivamente a tutti voi di non lasciar cadere nel vuoto questo ulteriore mio invito.
    Per quanto poco agevole sia trovare un candidato che accontenti le varie anime dell’indipendentismo; per quanto sia complicato farlo diventare l’elemento in grado guidare la campagna elettorale alle prossime elezioni regionali; e per quanto improbabile sia la circostanza di poterci imbattere proprio nel candidato che possa raccogliere attorno a sé l’approvazione di tutti, il nostro unico e imprescindibile dovere è comunque quello di andare avanti e di non cedere allo scoramento.
    Probabilmente, la via seguita nelle ultime settimane non era quella giusta. Ne faccio ammenda.
    Riflettiamoci attentamente, perché l’idea prospettata più sopra potrebbe essere la soluzione, se fossimo così saggi da accoglierla.
    Non è complicato: dobbiamo presentare una rosa di nomi. E farli votare in rete. È tutto ciò che dobbiamo fare.
    Questo accomodamento, che richiede esperti informatici perché sia messo in pratica, avrebbe quanto più il pregio di smorzare molte polemiche.
    Per il voto on line, potremmo pensare a un congegno simile a quelli che utilizzano le edizioni digitali dei quotidiani quando intendono realizzare un sondaggio.
    Sistema affidabile, in quanto lo stesso impedisce che il voto, una volta espresso, possa essere replicato dal medesimo votante, sullo stesso dispositivo e da uguale connessione.
    L’intenzione sarebbe quella di far precedere i nomi dei candidati prescelti da un quesito relativo a chi vorremmo alla carica di presidente della Regione.
    Il più votato sarà, naturalmente, colui che dovrà guidare la Convenzione indipendentista alle elezioni che verranno.
    L’unico nostro obbligo sarà quello di doverci iscrivere alla Piattaforma per poter avere diritto al voto.
    Un metodo democratico, che eliminerebbe molti elementi di attrito e farebbe emergere la natura pretestuosa di chi, a elezione avvenuta, avesse ancora intenzione di eccepire sul candidato prescelto.


    Giampiero Zampa Marras
    30/08/2021
    AFFINCHÉ NON SIA TROPPO TARDI
    È la coesione il primo elemento a rompersi quando un popolo perde la libertà. Ho provato più volte, sempre su questa pagina Facebook, a far presente la necessità di arrivare all’unità del mondo nazionalitario. Un appello doveroso, mi era parso, data la frammentarietà che lo caratterizza.
    L’ho fatto sapendo che molti tra i miei contatti avrebbero risposto con encomiabile slancio, ma anche con la consapevolezza che tantissimi altri lo avrebbero ignorato.
    Ho sospettato, persino — senza timore di sbagliarmi — che alcuni di quelli leggendomi si sarebbero istintivamente voltati dall’altra parte, indignati e manifestando un altezzoso silenzio.
    Non perché disinteressati alla questione, ma semplicemente per un certo infantile snobismo; forse perché infastiditi del fatto che l’iniziativa l’avessi presa io, o per altre ragioni che non voglio neppure immaginare.
    Fa parte della natura umana. Ho presunto, inoltre — guarda un po’ che mancanza di modestia —, che sarebbe stata l’invidia la molla che avrebbe fatto immancabilmente scattare l’ostracismo dei tanti minuscoli capetti, presunti storici, falsi intellettuali e qualsiasi altra robaccia che è solita bazzicare il nostro ambiente per il più deleterio opportunismo, riguardo a quanto andavo scrivendo.
    E forse non mi sbagliavo. Avevo, in un momento di grande lucidità, messo pure nel conto che i più perfidi, mi avrebbero risposto picche per il solo gusto di mostrarsi cattivi. Ma tant’è… Non meravigliamoci: c’è gente fatta così.
    Mai però avrei immaginato che un tale tanto pieno di sé quanto vuota è la sua zucca, che mai si è palesato, né adesso né nei miei post precedenti, quelli del 2018 e del 2019, e al quale non avrei mai pensato potesse essere necessario allisciare il pelo nella speranza di smuoverlo dal suo torpore e farlo venire dalla mia parte, riprendesse la mia idea e la rilanciasse in separata sede.
    Eppure, se non intelligente, lo reputavo onesto. Ora di questi non mi piace più nulla. Allora mi dico: ma che cosa si può fare con lui e gli altri come lui che sono rimasti silenti e che si sono ripresi dalla loro afasia nell’istante in cui mi hanno visto riprendere fiato?
    Servirebbe a qualcosa iniziare a picchiare duramente i singoli Movimenti, i Partiti, le Organizzazioni della vasta e variegata "galassia indipendentista" e i loro minuscoli capataz, nel corso di questo 2021, fintanto che non si sono svegliati per tempo, prima dell'approssimarsi delle nostre prossime Elezioni Nazionali?
    E ora che fioccano i commenti, le risposte, le condivisioni e i mi piace sui miei post da parte di quegli indipendentisti dormienti, che disgustati dalla conflittualità e dall'immobilismo dei loro capi, si erano defilati o allontanati del tutto dalla militanza attiva, alcuni sedicenti intellettuali hanno cominciato a svegliarsi.
    Forse pentiti di essersi ripiegati sulle posizioni e sulle tematiche importate in Sardegna dalle succursali dei partiti colonialisti italiani e resisi conto che era, il loro, l’espediente per continuare a tenerci divisi, e avvertendo come estremamente pericoloso per la causa il crescere a dismisura della rissosità tra le organizzazioni identitarie e indipendentiste.
    C'è voluta tutta la mia volontà e la mia determinazione per imbrigliare il gioco delle succursali dei partiti metropolitani peninsulari in Sardegna che indisturbati portavano avanti la politica del "divide et impera".
    E ora, finalmente, si respira un clima nuovo. E la possibilità di ricompattare tutto il mondo indipendentista sardo potrebbe non essere più soltanto una pia illusione.


    Giampiero Zampa Marras
    18/09/2021
    **************** DIAMO INIZIO ALLA COSIDDETTA "FASE OPERATIVA" PER LA REALIZZAZIONE DELL'UNITA' INDIPENDENTISTA. A partire da Venerdì 24 settembre 2021, in provincia di Sassari, in una località segreta, ci sarà un primo incontro ristretto di indipendentisti a denominazione d'origine controllata, per stabilire un "calendario di incontri" da programmare nei prossimi mesi.
    |
    N.B. a questo e a tutti gli altri "incontri" della 'Convenzione Indipendentista', da tenersi periodicamente in più luoghi diversi, verranno ammessi soltanto quegli indipendentisti che, in occasione della futura lotta politica, intendono liberarsi dalle perniciose e deleterie categorie destra-centro-sinistra, pastoie che in modo pesantemente negativo hanno caratterizzato le vecchie campagne elettorali, e che vogliano arrivare all'INDIPENDENZA DELLA SARDEGNA attraverso la creazione di un "Fronte Nazionale Sardo unitario".
    E solo nel futuro Parlamento del Rifondato Stato Sardo, come in tutti gli Stati del mondo, potranno nascere formazioni di destra, di sinistra e di centro. La lotta continua sino alla Liberazione dell'Isola dal dominio coloniale italiano.


    Giampiero Zampa Marras
    23/09/2021
    UN FORTE E ACCORATO APPELLO ALL'UNITA' DI TUTTI GLI INDIPENDENTISTI.
    |
    Gli indipendentisti sardi, siano essi di destra, di centro e di sinistra, nel supremo interesse della Sardegna, dovranno fare una "rinuncia temporanea" alle proprie posizioni ideologiche, per il superamento delle attuali perniciose divisioni.
    Il motto deve essere: "La Sardegna prima di tutto". Noi della Convenzione Indipendentista, li invitiamo a far parte, con pari dignità, nella struttura organizzativa del "Fronte Nazionale Sardo Unitario per la Liberazione e l'Indipendenza della Sardegna dal colonialismo italiano” e a porre fine alle polemiche e alle contrapposizioni che ci hanno visto impegnati in lotte intestine che servono unicamente a fare il gioco delle succursali dei partiti colonialisti italiani pilotati da Roma.
    Giuriamo solennemente di lavorare tutti, senza fini personali, e di lottare uniti per la realizzazione del nostro sogno di libertà. Tali propositi dovranno essere ratificati attraverso la sottoscrizione di un documento che impegnerà tutti noi a rispettare il giuramento.
    Alle nostre prossime Elezioni Nazionali ci dobbiamo presentare con il Fronte, come un unico blocco, in modo che si sviluppi in Sardegna un "vento nuovo" rispetto a quello che abbiamo visto soffiare invano nel passato. Un nuovo modo di fare militanza in grado di travolgere e spazzare via dalla scena politica quei partiti italiani, di destra, di centro e di sinistra, che, in questi ultimi 40 anni hanno sgovernato la nostra Patria, riducendola nella maniera in cui la vediamo ora.
    Noi della "Componente Indipendentista" abbiamo una sola ambizione: essere la parte migliore dell'Unità Indipendentista.
    Fermo restando tra i Principi Generali il recupero della nostra "Lingua Nazionale del periodo Giudicale", della nostra cultura, della nostra storia e dell’istituzione della 'Zona Franca', resterà vigile la nostra attenzione sui temi a noi più vicini: tutela del patrimonio artistico, architettonico e archeologico; tutela dell’ambiente e salvaguardia delle attività legate alla pastorizia e all’agricoltura.
    Una battaglia per la Libertà, che almeno stavolta non abbia ad affrontare l’ennesimo tradimento della nostra piccola e media borghesia nazionale, da sempre caratterizzata dal peggiore collaborazionismo.
    Sarà, quella nostra, una "rivoluzione culturale". Un cambio di rotta che avrà nelle politiche linguistiche il suo caposaldo. Una politica linguistica che avrà come scopo, inequivocabile e chiaro, quello di indirizzarci a rivendicare con forza il nostro diritto di minoranza linguistica di riappropriarci, nell’ambito del sardo scritto, dell’autentico "sistema fonetico" del nostro idioma, cioè di quella grafia originale della "Lingua Nazionale Sarda" Giudicale, che per lunghi secoli ha fatto da supporto alle idee e i concetti sviluppati dal nostro popolo.
    Non capire l’importanza RIVOLUZIONARIA che racchiude l’atto di rifiutarsi di far dipendere la nostra lingua nella forma scritta dalla grafia della lingua italiana, significa votarsi a perpetuare la nostra dipendenza in tutti gli altri campi, da quello economico a quello culturale.
    Abbiamo bisogno di un nuovo linguaggio, in un’ottica culturale totalmente nuova. Abbiamo sempre posto la richiesta dell’obbligo dell’insegnamento della "lingua sarda" nelle scuole, ma non ci siamo ma messi il problema che il suo insegnamento sarebbe avvenuto con gli strumenti ortografici della lingua italiana; nella sostanza, tale circostanza, quando dovesse realizzarsi, ci restituirebbe una lingua sarda definitivamente istituzionalizzata.
    Dobbiamo evitare questo processo di istituzionalizzazione. Rompere la dipendenza "grafico-ortografica" che fa di ciò che di più sacro e spirituale abbiamo, un oggetto di proprietà del colonizzatore italiano.
    Respingere ogni ulteriore commistione tra la nostra lingua e quella dello straniero è il punto focale della nostra Rivoluzione.
    Smettiamo di essere linguisticamente "servi degli italiani" e smetteremo di essere i loro sudditi. Spezzando le catene linguistiche, spezzeremo anche tutte le altre catene.

 

 

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