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    Fede speranza amore
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    Predefinito STORIA - L'Ordine di san Benedetto. Informazioni sui monaci benedettini

    ORDO SANCTI BENEDICTI:
    I BENEDETTINI




    Si tratta di un ordine di tipo monastico ed è uno dei più antichi della Chiesa. Fondata da san Benedetto (480-547) nella prima metà del VI secolo (pur se va sottolineato che probabilmente nelle intenzioni del santo non v'era quella di costituire un vero e proprio ordine, ma di dare una regola ad un novero limitato di monasteri), non è mai stato dotato di una struttura centralizzata vera e propria e di caratteristiche omogenee al proprio interno (come invece i frati mendicanti o i gesuiti). Ogni monastero è infatti molto indipendente rispetto agli altri, anche se ovviamente il vincolo spirituale tra i monaci è molto forte. Secondo la santa Regola, a capo del monastero è posto l'abate (dall'aramaico “abba”, padre), che nelle intenzioni di san Benedetto ha un ruolo molto forte, quello di essere padre dei monaci che sono affidati alla sua responsabilità. Dice la Regola che “il suo comando e il suo insegnamento devono infondere nelle anime dei discepoli il fermento della santità”, “correggere la cattiva condotta [dei monaci]”. Gli vengono assegnati poteri spirituali e “temporali” (che riguardino cioè la parte profana della realtà) molto estesi (che al giorno d'oggi sono stati un po' limitati), ma l'abate “Si ricordi sempre che nel tremendo giudizio di Dio dovrà rendere conto tanto del suo insegnamento, quanto dell'obbedienza dei discepoli”. Egli è in carica a vita e viene eletto dagli stessi monaci.
    Inizialmente la regola non ha particolare successo, nonostante l'appoggio di san Gregorio Magno (540-604), e la sua diffusione si restringe all'ambito italico, dove però sussistevano molte altre regole (come quella di san Colombano, che aveva il suo centro principale nell'abbazia di Bobbio); raramente i monasteri applicavano integralmente una di esse, preferendo dotarsi ognuno di una propria regola che era un insieme di prescrizioni prese un po' da una legislazione monastica e un po' da altre. I sovrani longobardi favorirono i benedettini (non solo loro) e fondarono diversi monasteri, tra cui vorrei segnalare la bellissima abbazia di san Pietro al Monte a Civate (provincia di Lecco), la cui attuale struttura è però di chiara impronta romanica.
    Un grande sviluppo per l'ordine giunse però da Carlo Magno e dal figlio di questi, Ludovico il Pio; entrambi decisero di rendere più omogenei e uniti i monasteri dell'impero e favorirono in ogni modo l'adozione universale della regola benedettina. Questa immensa opera fu affidata sostanzialmente a san Benedetto d'Aniane (750-821), che non ha caso è considerato il “secondo fondatore dell'ordine”.
    Da questo momento in poi e fino alla nascita e sviluppo degli ordini mendicanti, i benedettini dominano incontrastati la scena europea; culmine di quest'epoca di splendori è l'abbazia borgognona di Cluny, fondata nel 910 (l'anno prossimo si festeggeranno i 1100 anni dalla fondazione), la quale creò una vera e propria congregazione sparsa in tutta Europa e acquistò enorme prestigio, eccellendo in diversi ambiti, tra cui l'appoggio dato alla riforma di san Gregorio VII e quello fornito allo sviluppo dell'arte romanica.
    Ecco una ricostruzione di Cluny nel momento del suo apogeo (oggi non rimane quasi nulla).
    Ultima modifica di emv; 02-06-20 alle 15:43 Motivo: Rititolazione a scopo classificazione argomenti
    "Non c'è amore più grande di chi dona la vita per gli amici" (Gv 15,13)

  2. #2
    Mé rèste ü bergamàsch
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    Predefinito Rif: L'Ordine di san Benedetto. Informazioni sui monaci benedettini

    Le Barroux: quaerere Deum



    Romualdica: Le Barroux: quaerere Deum

    [Nel numero di novembre 2010 del mensile il Timone (anno XII, n. 97, pp. 22-24) è comparso un articolo sul monachesimo benedettino e l'abbazia Sainte-Madeleine di Le Barroux: "Le Barroux, benedettini fedeli. Da circa 40 anni esiste in Francia una comunità benedettina fedele alla Regola, alla filosofia tomista e al rito romano antico. Monaci che pregano e lavorando amando le radici cristiane d'Europa. E che vorrebbero vederle rinascere". Ne riproduciamo di seguito la versione originale e integrale, più ampia di quella andata in stampa]

    «Ascolta, figlio, gli insegnamenti del tuo maestro, apri docile il tuo cuore, accogli volentieri i consigli del tuo padre». Con queste parole di sapore schiettamente biblico – che evocano immediatamente l’«Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore» (Dt 6,4) – si apriva quindici secoli fa la grande porta di santità della Regola dei Monasteri di san Benedetto (480 ca.-547 ca.); un libro di dimensioni tutto sommato ridotte – composto da un prologo e da 73 densi capitoli – che avrà tuttavia il destino e la gloria di contribuire grandemente a imprimere un carattere radicalmente cristiano al mondo occidentale, allora in una fase di grandi rivolgimenti e di cambiamenti epocali, per certi versi non del tutto dissimili da quelli che proprio oggi ci troviamo a vivere.

    Della figura gigantesca di san Benedetto – non a caso proclamato, nel 1964, patrono d’Europa dal servo di Dio Paolo VI (1963-1978) – e della paternità spirituale della sua Regola – dalla quale occorre «ripartire», ebbe a dire il venerabile Giovanni Paolo II (1978-2005), «per la ricostruzione morale e religiosa che urgentemente ci sollecita» –, ci rimane certo il monumento letterario contenuto nel secondo libro dei Dialoghi di san Gregorio Magno (540 ca.-604), unica biografia contemporanea che sia stata realizzata del santo nato a Norcia e morto a Montecassino. Un ruolo, quello del patrono del monachesimo occidentale, ben messo in luce in un celebre panegirico del teologo Jacques Bénigne Bossuet (1627-1704), nel quale la sua Regola veniva descritta come «un condensato del cristianesimo, un dotto e misterioso sommario di tutta la dottrina del Vangelo, di tutte le istituzioni dei santi Padri, di tutti i consigli di perfezione».

    «Sommario di tutta la dottrina del Vangelo», l’intera opera di san Benedetto realizza dunque pienamente il «per ducatum Evangelii» («sotto la guida del Vangelo»), ovvero l’appello che il santo lancia ai suoi discepoli a metà del prologo della sua Regola. Per fare questo, il santo patriarca si accinge – come scrive – a «istituire una scuola del servizio del Signore» («schola dominici servitii», RB prol. 45), per quel genere di monaci «cenobiti, ossia di coloro che vivono in un monastero e obbediscono a una Regola e a un abate» (RB 1,2).

    Non è questa la sede per tracciare una storia del monachesimo – storia che avrebbe molto da insegnarci, e che ci offrirebbe l’opportunità di abbeverarci a fonti limpide di santità e spiritualità –, se non per annotare di sfuggita che la «scuola del servizio del Signore» istituita da san Benedetto si pone in diretta e consapevole continuità con un modello esemplare di vita cristiana – il monachesimo – che va dal padre del cenobitismo, san Pacomio (292-348), a san Giovanni Cassiano (360 ca.-435), che dopo un lungo soggiorno nei monasteri della Palestina e dell’Egitto, scrisse per i monaci d’Occidente delle opere pensate come progetto organico capace di trasmettere e di tradurre in un linguaggio accessibile l’esperienza e l’insegnamento dei Padri conosciuti in Oriente. Ma la linea è ancora precedente, se lo stesso Cassiano non esita a scrivere, nelle sue Conferenze ai monaci, che «la vita cenobitica ebbe il suo inizio al tempo della predicazione apostolica» (Conl. 18,5). «Il monachesimo – scrive il più autorevole studioso vivente della letteratura monastica antica, dom Adalbert de Vogüé – è allo stesso tempo un movimento spirituale del passato e una via aperta nell’oggi all’anima che cerca Dio. Nato in un momento storico preciso, di cui porta l’impronta indelebile, risponde a un bisogno permanente e in qualche modo senza tempo».

    Se quelle appena menzionate sono alcune delle coordinate storico-spirituali della figura di san Benedetto e del monachesimo di cui è patrono, trascorsi ormai quasi millecinquecento anni da quei felici esordi, quale attualità e quale richiamo dovrebbero trovare riverbero in noi, provenendo da quel mandato e lascito? Una felicissima risposta è contenuta in quello che, a vario titolo, possiamo considerare uno degli interventi magisteriali cardine del pontificato di Benedetto XVI, ovvero il discorso svolto in occasione dell’incontro con il mondo della cultura, a Parigi – al Collège des Bernardins –, del 12 settembre 2008, quando il Papa ha inteso parlare «delle origini della teologia occidentale e delle radici della cultura europea». Dopo essersi chiesto se la cultura monastica sia «un’esperienza che interessa ancora noi oggi, o vi incontriamo soltanto un mondo ormai passato», il Santo Padre ha ribadito la considerazione condivisa secondo la quale i monasteri sono stati i luoghi in cui venne «formata passo passo una nuova cultura». Benedetto XVI – profondamente legato alla figura di san Benedetto, com’è noto sin dal nome scelto una volta asceso al soglio pontificio – non si è però accontentato di prendere atto del fatto del «monachesimo creatore di civiltà», ma si è domandato più profondamente come ciò avvenne, qual era la motivazione delle persone, che intenzioni avevano, come hanno vissuto. La riflessione che Benedetto XVI ha svolto, a partire da tali quesiti, è del tutto cruciale, e solo apparentemente paradossale: «Innanzitutto e per prima cosa si deve dire, con molto realismo, che non era loro intenzione di creare una cultura e nemmeno di conservare una cultura del passato. La loro motivazione era molto più elementare. Il loro obiettivo era: quaerere Deum, cercare Dio. Nella confusione dei tempi in cui niente sembrava resistere, essi volevano fare la cosa essenziale: impegnarsi per trovare ciò che vale e permane sempre, trovare la Vita stessa. Erano alla ricerca di Dio».

    Si potrebbe ritenere che il tempo attuale non consenta un’esperienza come quella sin qui tratteggiata, orientata in modo «escatologico», capace di costruire una realtà solida – e potenzialmente creatrice di civiltà – per mezzo di persone che dietro le cose provvisorie cercano il definitivo, animate da quel «désir de Dieu» («desiderio di Dio») reso celebre da un noto volume dell’erudito benedettino Jean Leclercq (1911-1993), che permette d’incontrare il Signore il quale ha «piantato delle segnalazioni di percorso, anzi, ha spianato una via, e il compito consiste nel trovarla e seguirla», come prosegue Benedetto XVI nel discorso al Collège des Bernardins.

    Il viandante, il pellegrino, l’uomo e la donna, la famiglia, il gruppo giovanile, il religioso, il consacrato, l’inquieto – comunque l’essere umano nelle sue varie declinazioni, alla ricerca di Dio –, può invece incontrare ancora oggi tracce vive e feconde di questa avventura interiore, capace allo stesso tempo di collegare all’antico e nobile lignaggio delle tradizioni di quanti ci hanno preceduto, ma ultimamente e soprattutto al nostro vissuto dell’oggi, nell’orizzonte di Dio.

    Se ne può fare l’esperienza molto concreta salendo la collina francese retrostante al villaggio provenzale di Le Barroux – non lontano da Avignone –, immersi in una natura rigogliosa di vigneti, albicocchi e oliveti. Qualche tornante fra gli alberi e una segnaletica via via rassicurante ci permettono infine di scorgere in leggera lontananza il profilo del campanile e della chiesa dell’abbazia benedettina Sainte-Madeleine, cui si arriva agilmente accompagnati dalle edicole votive e oratori che segnano il percorso, segno e anticipazione della devozione dei monaci che ancora non scorgiamo; anche i bambini in auto non mancheranno di riconoscere san Giuseppe con in braccio il piccolo Gesù mentre nasconde i ferri del mestiere dietro la schiena nella premura di non ferirlo, san Benedetto, o nel boschetto che delimita l’area dei posteggi – a modo suo enorme, segno loquace, per chi vi arriva la prima volta, del continuo afflusso di visitatori – la Madonna di Guadalupe, precisamente invocata dai monaci a guida e protezione delle famiglie, primo baluardo di ogni cristianità. Finalmente arrivati, un grande prato fiorito di lavanda ci anticipa il primo piano della grande abbazia, costruita in uno stile romanico che richiama l’austera solidità dei modelli architettonici cistercensi. Tutto ciò che ci circonda è allora un inseguirsi di sguardi, i quali suggeriscono e imprimono subito nell’anima una fortissima suggestione di spiritualità.

    Ma non siamo giunti a un monumento storico da visitare in quanto turisti, tant’è vero che il luogo non prevede visite guidate di sorta. Siamo invece oggi, proprio noi, proprio qui, in una «schola dominici servitii», in un monastero abitato da una grande comunità di monaci benedettini, che ha deciso di sfidare il clima di secolarizzazione che attanaglia il mondo moderno, costruendo dal nulla – con la propria fatica e l’aiuto e il sostegno di numerosi fedeli e benefattori – un’abbazia, esattamente come fecero i nostri padri medievali, quale segno tangibile che un altro mondo è possibile.

    Dell’abbazia Sainte-Madeleine di Le Barroux, le cui origini risalgono al 1970, quando l’esordio della fondazione aveva i suoi natali nel vicino villaggio di Bédoin, si può dire che sia il prolungamento della vita del suo fondatore e primo Padre Abate, il monaco benedettino dom Gérard Calvet (1927-2008), che così scriveva nel 1988, quasi anticipando alcuni degli argomenti espressi da Benedetto XVI nel discorso che abbiamo a più riprese menzionato: «I monaci hanno fatto l’Europa, ma non l’hanno fatta consapevolmente. La loro avventura è anzitutto, se non esclusivamente, un’avventura interiore, il cui unico movente è la sete. La sete d’assoluto. La sete di un altro mondo, di verità e di bellezza, che la liturgia alimenta, al punto da orientare lo sguardo verso le cose eterne; al punto da fare del monaco un uomo teso con tutto il suo essere verso la realtà che non passa. Prima di essere delle accademie di scienza e dei crocevia della civiltà, i monasteri sono delle dita silenziose puntate verso il cielo, il richiamo ostinato, non negoziabile, che esiste un altro mondo, di cui questo non è che l’immagine, che lo annuncia e lo prefigura».

    L’irradiamento dell’abbazia Sainte-Madeleine non conosce sosta, si potrebbe dire da quarant’anni in qua. Lo testimonia il consistente numero di monaci – dal 2003 guidati dal successore di dom Gérard, l’attuale Padre Abate dom Louis-Marie Geyer d’Orth –, che nel 2002 hanno dato vita alla fondazione del priorato monastico Sainte-Marie de la Garde, nella diocesi di Agen; così, oltre alla cinquantina di cenobiti residenti a Le Barroux, una dozzina di loro fratelli hanno iniziato nel 2010 l’inizio dei lavori di costruzione di una nuova abbazia, replicando la sfida già intrapresa alcuni decenni prima in Provenza. E parimenti, proprio di fronte alla collina che ospita l’abbazia di Le Barroux, sulle orme di dom Gérard è venuta a installarsi la comunità monastica femminile Notre-Dame de l’Annonciation (nata nel 1979), che nel 1992 è stata eretta anch’essa in abbazia e oggi ospita una trentina di monache, guidate dalla Madre Abbadessa Placide Devillers.

    Un irradiamento, quello di Le Barroux, che poggia sulle «tre colonne» concepite da dom Gérard come fondamento dell’avventura monastica da lui avviata nel lontano 1970, ovvero: una formazione intellettuale alla scuola della filosofia dell’essere d’impronta aristotelico-tomista; un’adesione senza riserve alla Regola di san Benedetto, intesa come elemento fondante stabile della nascente comunità, per la sua ricchezza, la sua universalità e la sua inesauribile capacità di adattamento; e la fedeltà alla preghiera liturgica nella forma straordinaria del Rito romano.

    Quest’ultimo aspetto, in particolare – ossia il vincolo e la strenua difesa della Messa secondo il «rito antico», che da quarant’anni incanta le anime di quanti visitano questo monastero e alimenta la loro vita interiore –, ha permesso all’abbazia di Le Barroux di assumere un ruolo di rilievo nella riscoperta e diffusione della «liturgia gregoriana», come testimoniano i molti sacerdoti e membri di comunità di vita consacrata che si recano a Le Barroux per apprendere la corretta celebrazione di questa forma liturgica, con la quale il 24 settembre 1995 lo stesso cardinale Joseph Ratzinger celebrò nella chiesa abbaziale del monastero, presso il quale si era recato in visita.

    In quest’ottica, il fedele che scruta la lunga teoria di monaci fare ingresso nella chiesa abbaziale di Le Barroux al seguito del Padre Abate – che giustamente richiama alla mente la «fortissima stirpe» descritta da san Benedetto nella Regola (1,13) –, sia che vi entrino per l’Ufficio divino cantato in gregoriano, sia che si accingano a celebrare i divini misteri, percepisce bene e in maniera indelebile la definizione data dal celebre abate di Solesmes, dom Prosper Guéranger (1805-1875), secondo il quale «la liturgia è la Tradizione stessa nel suo più alto grado di potenza e di solennità». E così facendo, intuisce la verità di quanto affermato da Benedetto XVI nel discorso già citato, ovvero che «ciò che ha fondato la cultura dell’Europa, la ricerca di Dio e la disponibilità ad ascoltarLo, rimane anche oggi il fondamento di ogni vera cultura».

    Mercoledì 27 ottobre 2010


    Ultima modifica di Bèrghem; 05-11-10 alle 01:39
    Dato che questa è una Magnum 44, cioè la pistola più precisa del mondo, che con un colpo ti spappolerebbe il cranio, devi decidere se è il caso. Dì, ne vale la pena? ("Dirty" Harry Callahan)

  3. #3
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    Predefinito Rif: L'Ordine di san Benedetto. Informazioni sui monaci benedettini

    A gennaio 2011 è prevista l’uscita della prima traduzione in lingua italiana di un libro di dom Gérard Calvet: La santa liturgia, edita da Nova Millenium Romae, Roma. La casa editrice dell’abbazia Sainte-Madeleine di Le Barroux (sito internet: Abbaye Sainte-Madeleine du Barroux) ha pubblicato nel 2009 il primo volume degli scritti spirituali del fondatore e primo abate del monastero: Benedictus. Ecrits Spirituels. Tome I. Anche il monastero Sainte-Marie de la Garde disponde di un proprio sito Internet: www.jeconstruisunmonastere.com.
    Ultima modifica di Bèrghem; 05-11-10 alle 19:10
    Dato che questa è una Magnum 44, cioè la pistola più precisa del mondo, che con un colpo ti spappolerebbe il cranio, devi decidere se è il caso. Dì, ne vale la pena? ("Dirty" Harry Callahan)

  4. #4
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    Lightbulb Re: Rif: L'Ordine di san Benedetto. Informazioni sui monaci benedettini

    21 MARZO 2018: MERCOLEDÌ DELLA SETTIMANA DI PASSIONE; SAN BENEDETTO, ABATE E CONFESSORE…


    "Guéranger, L'anno liturgico - 21 marzo. San Benedetto, Abate."
    Guéranger, L'anno liturgico - 21 marzo. San Benedetto, Abate
    Guéranger, L'anno liturgico - 21 marzo. San Benedetto, Abate




    ORA, lege et LABORA - La via di San Benedetto _________________________________________________
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    https://forum.termometropolitico.it/...da-norcia.html
    https://forum.termometropolitico.it/...nedettini.html
    https://forum.termometropolitico.it/...integrale.html





    San Benedetto - Sodalitium
    San Benedetto - Sodalitium
    «21 marzo, San Benedetto, Abate (Norcia, 480 circa – Montecassino, 21 marzo 547).

    “A Montecassino il natale di san Benedetto Abate, il quale restaurò e meravigliosamente propagò nell’Occidente la disciplina monastica, che era quasi estinta. La sua vita, gloriosa per virtù e per miracoli, fu scritta dal beato Gregorio Papa”.
    Per quel zelo veramente apostolico onde voi, o gran patriarca s. Benedetto, spezzaste gli idoli, atterraste i templi, bruciaste i boschi sacri che tenevano gli abitatori del Monte Cassino fra le tenebre del paganesimo, e stabiliste in tutti quei dintorni la fede di Gesù Cristo, indi gettaste, con la fabbricazione del vostro monastero, i fondamenti di quel grand’Ordine che diede alla santa Sede più di quaranta Pontefici, al sacro Collegio più di duecento Cardinali, alla Chiesa più di tre mila Santi canonizzati, oltre infiniti coltivatori alle lettere ed alle scienze: ottenete a noi tutti la grazia d’impegnarci con ogni sforzo possibile a procurare il vantaggio così temporale come spirituale di tutti ì nostri fratelli. Così sia.»





    http://www.sodalitium.biz/wp-content...-1-300x255.jpg




    S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium
    S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium
    «S. Messa in provincia di Verona.

    Per supplire alla mancanza di messe “non una cum” nella zona di Verona e di Vicenza, il nostro Istituto celebrerà la Santa Messa in provincia di VR, per ora in maniera occasionale. La prossima celebrazione è prevista per :
    domenica 25 marzo 2018 (le Palme) alle ore 18 presso:
    La sala polivalente di Villanova
    Piazza S. Benedetto, 1, 37047 S. Bonifacio VR (Vicino all’abbazia di Villanova)
    Il luogo si trova vicino al casello dell’Autostrada A4 (Soave san Bonifacio).»



    19/03/18: III Giornata di San Giuseppe a Verona « www.agerecontra.it
    Verona, 19/03/18: il Circolo “Christus Rex” ha onorato San Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale
    Verona, 19/03/18: il Circolo ?Christus Rex? ha onorato San Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale « www.agerecontra.it

    “Lunedì 19 Marzo alle 18.00 nella cappella dei Missionari Monfortani di Arbizzano (VR) il Circolo Christus Rex si è riunito per pregare SAN GIUSEPPE PATRONO DELLA CHIESA. Si sono recitati il Sacro Manto, le Litanie e le invocazioni, la preghiera di San Pio X a San Giuseppe, dopo una breve istruzione sulla figura del più grande tra tutti i Santi, custode e protettore della Sacra Famiglia, esempio di virtù domestiche, esempio per tutti i lavoratori, esempio di marito e padre modello. In alto un particolare della cappella dei Monfortani.
    A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, insieme con quello della tua santissima Sposa.
    Deh! Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno, la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto soccorri ai nostri bisogni.
    Proteggi, o provvido Custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo; allontana da noi, o Padre amantissimo, la peste di errori e di vizi che ammorba il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta contro il potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del bambino Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso possiamo virtuosamente vivere, piamente morire, e conseguire l’eterna beatitudine in cielo. Amen.
    Questa preghiera fu apposta da Leone XIII in calce all’enciclica Quamquam pluries del 15 agosto 1889. La devozione a san Giuseppe, già dichiarato patrono della Chiesa universale da S.S. Pio IX l’8 dicembre 1870, fu particolarmente sostenuta da Leone XIII che, eletto papa il 20 febbraio 1878, mise fin dall’inizio il suo pontificato «sotto la potentissima protezione di san Giuseppe, celeste patrono della Chiesa» (allocuzione ai cardinali del 28 marzo 1878).
    Quest’anno, il terzo consecutivo con cui il nostro Circolo ha voluto ricordare San Giuseppe, si è svolto nella sola preghiera, diversamente agli altri anni, in cui si erano organizzate conferenze.”
    WP_20180319_17_56_10_Rich « www.agerecontra.it





    Ligue Saint Amédée
    Ligue Saint Amédée
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    «Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
    21 mars : Saint Benoît, Père des Moines d'Occident (480-543) :: Ligue Saint Amédée
    “21 mars : Saint Benoît, Père des Moines d'Occident (480-543).”
    http://liguesaintamedee.ch/applicati...int_benoit.jpg








    Sito del priorato benedettino di Faverney:



    Prieuré Notre-Dame de Bethléem à Faverney
    La Règle de Saint Benoît
    Prieuré Notre-Dame de Bethléem à Faverney










    https://www.sursumcorda.cloud/
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/

    "Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Signum Crucis. Crux Sancti Patris Benedicti. Non Draco Sit Mihi Dux; Crux Sacra Sit Mihi Lux. Vade Retro, Satana! Numquam Suade Mihi Vana; Sunt Mala Quae Libas. Ipse Venena Bibas. Signum Crucis
    Segno della Croce. Croce del Santo Padre Benedetto. Non sia il demonio il mio condottiero; la Santa Croce sia la mia luce. Allontanati, Satana! Non mi attirare alle vanità; sono mali le tue bevande. Bevi tu stesso i tuoi veleni. Segno della Croce."





    "Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare san Benedétto Abate, il quale restaurò e meravigliosamente propagò nell’Occidente la disciplina monastica, che era quasi estinta. La sua vita, gloriosa per virtù e per miracoli, fu scritta dal beato Gregorio Papa. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Abate, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Benedetto possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.
    #sdgcdpr”






    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
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    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    “21 MARZO 2018: SAN BENEDETTO, ABATE E CONFESSORE.”






    “21 marzo 2018: MERCOLEDÌ DELLA SETTIMANA DI PASSIONE.”







    “Il rogo di Thomas Cranmer (Oxford, 21 marzo 1556) nelle pagine di mons. R. H. Benson.”
    https://www.radiospada.org/2018/02/i...-un-vigliacco/
    "Il rogo dell’arcivescovo Cranmer: l’errore di aver trasformato in martire un vigliacco
    di Luca Fumagalli
    il 17 febbraio a cura di Luca Fumagalli
    Continua il nostro viaggio tra le pagine migliori de “La tragedia della regina”, romanzo storico del 1906 a firma di mons. R. H. Benson.
    La regina Maria Tudor si trova nella spinosa situazione di dover decidere della condanna a morte di Thomas Cranmer, arcivescovo di Canterbury sotto Enrico VIII ed Edoardo VI. L’uomo è colpevole di aver contribuito alla diffusione della Riforma in Inghilterra, elaborando tra l’altro le basi della liturgia anglicana. Cranmer è descritto come un pavido, disposto a tutto pur di salvarsi. La sua condanna a morte, però, lo trasformerà in un martire della resistenza anticattolica: meglio sarebbe stato tenerlo in vita, vittima della sua stessa nullità."

    #bbruno 17 febbraio 2018 at 3:04 pm
    certo fu un errore, nato più dallo spirito vendicativo dei cortigiani che da quello della regina - seppure costei dal punto di vista politico, aveva tutto il diritto di punire con la pena allora prevista questo serpente che aveva tramato contro di lei, Regina, ultimo legittimo capo della monarchia Inglese, come il Potere Legittimo Inglese aveva avuto pieno diritto di condannare a morte Sir John Oldcastle, Lullardo, ribelle all’ Autorità legittima - quel che viene mostrato per quello che è, da W. Shakespeare nella figura di Sir …Falstaff! Anche questo figuro fu dalla chiesa protestante trasformato in santo martire…. Tutto normale, come la chiesa modernista di oggi vaticana fa santi i Sacripanti suoi che si sono dati alla demolizione dell’ Autorità Legittima della vera Chiesa!"
    "#bbruno 19 febbraio 2018 at 5:04 pm
    il vero martire si riconosce dal suo coraggio tranquillo, affronta la morte benedicendo e non maledicendo, perdonando e pregando, ed implorando il perdono di Dio sui suoi carnefici e sul popolo maledicente. Il vero martire non lancia appelli allucinati, proclami di rivalsa, sconquassi nel mondo, conseguenza della sua morte, e non si pone al centro dellla scena presente e futura. Il vero martire non parla di se stesso se non per riaffernare la propria innocenza, non profetizza un futuro da incubo come vendetta…. Leggere del martirio dei Santi Inglesi del tempo della riforma… e capire la differenza. Chi GRIDA sul punto di morte è squarciato dal terrore e si fa forte delle sue stessa grida CRANMER nonostante le sue frasi roboanti è morto traditore della sua fede e della fede millenaria della sua povera England!"

    “Come è lecito, anzi doveroso, estirpare un membro malato per salvare tutto il corpo, così quando una persona è divenuta un pericolo per la comunità o è causa di corruzione degli altri, essa viene eliminata per garantire la salvezza della comunità.” (Somma Teologica, II-II, q. 29, artt. 37-42).



    “libro "La città di Dio" di Louis de Wohl, che tratteggia l'immensa figura di san Benedetto.”






    "Absalon (Fjenneslev, 1128 – Sorø, 21 marzo1201) Vescovo di Roskilde dal 1158 e Arcivescovo di Lund dal 1178. "Clericus et milies", fu amico e consigliere del Re Vademaro I di Danimarca, propagatore della Chiesa nell'area del Baltico, comandante degli eserciti danesi contro i pirati e i barbari pagani dei quali operò la conversione al Cattolicesimo."





    https://www.radiospada.org/2016/11/l...o-terremotato/
    "Lettera da un cattolico terremotato di Isacco Tacconi

    Caro lettore,
    non so chi tu sia, né da dove tu venga, né in che cosa tu attualmente creda, né, tantomeno, so perché questo scritto sia giunto proprio a te; io questo non lo so. Ma di certo so perché ho scritto questa lettera: essa vuole essere un “messaggio in bottiglia”, una richiesta di soccorso, un grido lanciato nel mezzo dell’oceano da una regione delle più devastate dal «terremoto». Certo non un terremoto come gli altri, non un terremoto esattamente “naturale”, bensì di natura, per così dire, “preternaturale”. Non una scossa che investe le case e la pietra, ma un onda che sale dalle profondità della terra travolgendo le anime e i corpi insieme.
    Di fronte a tanta desolazione, lo sconcerto si mescola alle domande, ma pochi sanno dare una risposta al grande mistero del Male, così cogente, così reale, tanto improvviso quanto ineluttabile. Dinanzi al «misterium iniquitatis» l’uomo privo di fede non può far altro che tacere. Ma cosa succede quando gli stessi cristiani non sanno più perché il male abbia parte a questo mondo?
    L’Europa è colpita al suo cuore. La casa natale di San Benedetto sommersa dalle rovine di una Chiesa che un tempo la custodì come reliquia. Un vulnus così doloroso quanto più profondo è il legame di filiale affetto che, in quanto cattolici, ci lega al Santo Patriarca ed in particolare a quei suoi umili figli che nella città di Norcia avevano posto la pietra di una lenta e paziente ricostruzione. Ma quella chiesa crollata sulle fondamenta dell’antica è a fortiori simbolo della Chiesa contemporanea, esteriore e visibile che crolla, si disfa, travolta dai rigurgiti della terra che non riesce più a contenere lo sdegno per il peccato, lo scandalo, il tradimento.
    La basilica di Norcia è caduta, ma la casa di San Benedetto, anche se ormai impenetrabile, riposa sommersa dalle macerie, segno tangibile della rivoluzione che improvvisa e violenta ha sommerso duemila anni di storia della Chiesa, di liturgia, di santi. Un monito severo questo che può mutarsi in salutare avvertimento, non diversamente dal rovinoso crollo della torre di Siloe «sed nisi poenitentiam habuéritis, omnes similiter peribitis».
    Ma c’è un’ulteriore e più profonda interpretazione che potremmo dare dei fatti che ci hanno letteralmente “scosso” nei giorni scorsi. Con la presente devastazione, infatti, il Grande Patriarca Benedetto sembra voler scuotere contro questa generazione segnata da un cristianesimo “altro” perfino la polvere dei suoi calzari, scuotendo la terra che i suoi venerabili piedi calcarono. A questa generazione lontana dalla dottrina che egli e la sorella Scolastica professarono, risponde la sentenza celeste del Santo di Montecassino che echeggia tonante dal Cielo: «io non vi conosco». Il colpo è tanto duro che non ci è possibile sottovalutarne la portata teologica, giacché questa demolizione di tutti gli edifici di culto e in particolare della basilica simbolo delle radici cristiane d’Europa rappresenta una inappellabile sentenza: «questa Europa non mi appartiene».
    Le chiese, gli edifici un tempo sacri, sono le più colpite dal sussulto della terra. Quello che vediamo in maniera chiara è questo: il tempio di Dio è distrutto, la sua casa profanata e il dito della Destra Divina ha voluto privarcene come a dire “vi è tolto anche il luogo dove offrire il sacrificio”. Il nuovo culto, non accetto al Cielo, provoca il rigetto divino. Iddio infatti ama sopra ogni cosa il Figlio suo, e con Lui tutto e soltanto ciò che è stato unto e segnato dal sigillo del suo Sangue divenendo suo dominio e sua eredità. Al contrario, tutto quello che non è suo, tutto ciò che non viene da Lui, ogni cosa che non è acquistata con la moneta del Suo Sangue non gli appartiene.
    Le chiese di Norcia sono tutte distrutte. Ma le chiese del resto del mondo, anche se fisicamente in piedi, sono distrutte nella loro essenza spirituale. Non è tanto il tempio di pietra quello colpito dal terremoto, quanto il tempio dello Spirito che è il Corpo Mistico di Cristo: la sua Chiesa.
    Mentre nel mio viaggiare quotidiano attraverso la città di Roma, un tempo faro delle genti, levo lo sguardo verso le magnifiche basiliche, i possenti porticati, le svettanti cupole, le trionfali porte, non posso fare a meno di meditare sulle parole del Signore: “Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse: «Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta»” (Lc 21,5-6). Come continuare a considerare tali bellezze caduche senza un moto di intimo dolore pensando al vuoto che riempie ormai quei sacri spazi, un tempo trasudanti preghiera e compunzione di cuore. Quella casa del Signore costruita per essere casa di orazione oggi è museo, perle disprezzate e gettate in pasto ai porci che non ne possono comprendere il valore. Molti infatti i turisti, molti infatti gli ammiratori delle bellezze architettoniche, molti gli esteti, ma pochi, pochissimi i devoti che con sacro timore varcano la soglia del tempio santo, adorando nel loro intimo il Re dei re.
    Nella solennità di Cristo Re dell’Universo la terra vacilla, come la nostra debole carne, ma sotto di essa il cuore palpita e resiste saldo, sospeso sul vuoto che si apre sotto i nostri piedi: «paratum cor meum Deus, paratum cor meum!».
    Ma proseguendo nel mio quotidiano peregrinare fra le vie di Roma un salutare incontro, oserei dire “provvidenziale”. Un vescovo cappuccino che sotto la sua cappa, nel nascondimento, sgrana un rosario. I miei occhi intercettano quella mano che, quasi invisibile, sostiene l’universo. Gli paro il cammino quasi gettandomi ai suoi piedi cercando d’incontrare gli occhi di lui. Non mi riconosce, e come stupirsene! Ma io no. Io non potrei mai confonderlo, l’accento ispanico lo tradisce, lo sguardo limpido e luminoso lo avvolge. Sorridente e parco di parole in quel suo povero saio pieno di dignità episcopale, mi congeda, ma nell’intimo non vorrei lasciarlo più andare: chissà se mai lo rivedrò.
    Ne ricevo la benedizione dopo una fulminea confidenza, ognuno per la sua strada. Mi volto a guardarlo osservando il suo lento incedere, mentre curvo avanza per Via del Borgo Pio, e il mio cuore si strugge nelle viscere mentre penso: “ecco uno degli ultimi. Dopo che anche lui se ne sarà andato, saremo una volta di più orfani di pastori”.
    “Ma quando le fondamenta sono scosse, il giusto che cosa può fare?”(Sal 10,4). Scrisse dom Guéranger: “le angosce delle ultime ore sono poca cosa se pensiamo che le sofferenze, come dice il Vangelo, dicono una cosa sola: Che il Figlio dell’uomo è vicino, è alla porta”.
    Per questo quando povere anime senza fede, senza prospettiva d’eternità mi invitano a cercare rifugio e scampo dalla morte del corpo posso rispondere: “Nel Signore io confido. Come mai mi dite voi: «fuggi via sul monte come un passero?» (Sal 10,2). E guardandomi intorno, chiedendo e ascoltando non posso che constatare lo sgomento ingiustificato di molti pastori: “Anche il profeta e il sacerdote si aggirano per il paese e non sanno che cosa fare” (Ger 14,18).
    Ed è proprio nella solennità di Cristo Re dell’universo che mi è parso di toccare con mano la fragilità, la piccolezza, la vulnerabilità di noi tutti riuniti in quella chiesupola di montagna per unirci all’Eterno Sacrificio. Lì ho percepito il nostro essere indifesi e il bisogno intimo di bambino d’essere confortati, consolati e di trovare parole di vita eterna. Lassù uniti dinanzi al “mistero” al contempo del castigo e della misericordia di Dio la cui mano colpisce e guarisce, anche attraverso la devastazione di un terremoto. Ma quando le fondamenta sono scosse, il giusto che cosa può fare? Il silenzio, il respiro trattenuto, l’intensità di una preghiera intima, sincera, sbigottita che come un cuor solo fa muovere all’unisono le anime raccolte nello scrigno inviolabile del Sacro Cuore di Gesù.
    Tuttavia, nessuna devastazione è paragonabile a quella della Chiesa di Cristo nell’ora presente. Vediamo avverarsi le parole del profeta: “la devasta il cinghiale del bosco, se ne pasce l’animale selvatico…” (Sal 79,14).
    La verità è che non abbiamo noi oggi un santo, un poverello infiammato d’amor serafico cui il Cristo Crocifisso abbia suggerito: “va, e ripara la mia Chiesa che come vedi, è tutta in rovina”. Vediamo semmai il contrario. Un mandato rovesciato che potrebbe suonare così “va, e abbatti i ruderi della Chiesa che, come vedi, ancora non sono del tutto distrutti”.
    Ma sappiamo che Nostro Signore, anche se dormiente, veglia più della sentinella sui suoi figli, chinandosi sulle afflizioni del suo popolo, e non può non muoversi a pietà dei suoi servi perché siamo rimasti orfani, senza casa e senza patria. “Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore” (Mt 9,36).
    Mai parole furono più appropriate per descrivere la situazione storica, politica e religiosa dell’ora presente: “Ora non abbiamo più né principe, né capo, né profeta, né olocausto, né sacrificio, né oblazione, né incenso, né luogo per presentarti le primizie e trovar misericordia” (Dn 3,38).
    Mai dolore più grande solcò il mistico corpo maciullato del Figlio di Dio quanto quello inferto dai suoi stessi figli che gettano il suo Sangue per la strada, come sale scipito, senza valore. “L’uomo in fondo – dicono i cattivi maestri – è già salvato. Egli è già redento, solo che non lo sa. Bisogna soltanto (gnosticamente) risvegliarlo dal sonno per fargli presente la sua innata e immanente divinità”. In questo cristianesimo “altro”, uomo e Dio si confondono, si uniscono alchemicamente in una panteistica «armonia oppositorum», finito e infinito, pensiero ed essere, materia e spirito, contingente e necessario. Quante anime mandate nell’oscurità del bosco come sciocche pecore irretite dall’abisso del peccato. Il Lupo dell’averno ne ha fatto strage, molte perdute e mai più ritrovate, mentre il Sacro Ovile presso d’assedio dai capri infetti viene picconato da quegli stessi servi che hanno ucciso il Buon Pastore, il Figlio, l’Erede.
    Peccati, peccati, e ancora peccati. Nonostante i castighi e gli avvertimenti che il Cielo continua ad elargire nella persona della Vergine Immacolata anche attraverso questi scuotimenti della terra, questo mondo depravato si è immerso ancora una volta nella festa dei diavoli e delle streghe, il cosiddetto “capodanno di satana”.
    Nonostante questa paziente materna sollecitudine, gli infelici uomini carnali, figli scaltri di questo mondo, continuano ad ignorare questi portentosi inviti alla conversione abbandonandosi alla profanazione della Vigilia di tutti i Santi, consacrando la notte, il tempo e la loro eternità, non ai santi ma ai dannati. Potremmo dire che l’evento halloween è il rovesciamento luciferino della solennità d’Ognissanti in cui, invece di celebrare la vittoria dell’Agnello e di tutti coloro che sono stati redenti nel suo Sangue, si vuole celebrare l’eterna dannazione degli angeli caduti e di tutte le anime perdute in eterno.
    Quante colpe accumulate come carboni ardenti sulla nostra testa! Noi stessi siamo gli artefici della nostra rovina. Nessuno, infatti, è senza colpa, nessuno totalmente mondo, nessuno giusto dinanzi a Dio: «si iniquitátes observáveris Domine, Domine quis sustinébit?». Possiamo soltanto supplicare “perdono, pietà!”, gettando nella polvere il nostro cuore e vestendo di sacco la nostra mente per allontanare da noi, odierni niniviti, il calice dell’Ira.
    “Gesù, distaccaci sempre più da questo mondo che passa (1Cor 7,31) con le sue vane tribolazioni, le sue false glorie, i suoi apparenti piaceri. Come ce lo hai annunciato, come ai tempi di Noè e come a Sodoma, gli uomini continuano a mangiare, a bere, a immergersi nel traffico e nel godimento, senza pensare alla prossimità della tua venuta, come i loro antenati non pensarono al fuoco del cielo e al diluvio fino a quando perirono tutti (Lc 17,26-30). Lasciamo che godano e si burlino degli altri, pensando come dice l’Apocalisse che per Cristo e per la Chiesa è finita (Ap 11,11). Mentre essi opprimono in mille modi la tua santa città e le impongono prove mai conosciute non pensano che le nozze dell’eternità avanzano, che alla Sposa non mancano che le gemme di queste prove e la porpora fulgente di cui la orneranno gli ultimi martiri. Prestando orecchio agli echi della patria, sentiamo noi pure uscire dal trono la voce che grida: Lodate Dio voi tutti che siete suoi servi, voi tutti che lo temete, piccoli e grandi. Alleluia! Perché il nostro Signore onnipotente regna. Godiamo ed esultiamo e rendiamogli gloria perché il tempo delle nozze dell’Agnello è giunto e la sua Sposa è preparata (ivi 19,5-7). Un poco di tempo ancora, perché si completi il numero dei fratelli (ivi 6,11) e nell’ardore delle nostre anime troppo a lungo assetate ti diremo con lo Spirito e con la Sposa: Vieni, o Gesù (ivi 22,17)! vieni a consumarci nell’amore dell’unione eterna a gloria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo nei secoli senza fine!”[1].
    Chiunque tu sia, se anche tu, come me, sei un terremotato dello spirito, non perdere la speranza e diffondi l’annuncio del Signore che è vicino, ora più che mai, giacché questa è l’ora delle tenebre. Questa è l’ora in cui armarsi dell’armatura di Dio e indossare le armi della luce, preparandosi con la Grazia ad incontrare lo Sposo e il Giudice. Questo è il tempo in cui “si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno pestilenze e carestie e terremoti in vari luoghi; ma tutto questo non sarà che il principio dei dolori” (Mt 24,7-8).
    Omnes Sancti et Sanctæ Dei, intercédite pro nobis."





    https://www.radiospada.org/2016/08/s...sul-terremoto/
    "Siamo ‘assediati dalla Grazia’: riflessioni sul terremoto di Alessandro Pini

    “Gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l’ignoranza, hanno deciso di non pensarci per
    rendersi felici” (Pensieri, 168).
    Così recita la massima pascaliana, ed è proprio così che l’uomo d’oggi intende eludere la realtà della morte, seppur essa sia oggettiva e valevole per tutti gli uomini: del passato, del presente e del futuro.
    Gli eventi della scorsa notte mostrano l’inconsistenza di tal espediente, squarciano l’apparente serenità che caratterizza questi nostri tempi: colpiscono tutti, taluni direttamente altri indirettamente. Per i primi è poco
    utile parlare, altresì è nostro preciso dovere soccorrerli con la preghiera e l’aiuto materiale (carità).
    I secondi, quelli di cui vorrei parlare, si dividono in due compagini: coloro i quali restano sconvolti e perlopiù smarriti dinanzi a simili avvenimenti e gli altri, ovvero quanti ricordano la caducità della vita dell’uomo sulla Terra. Da una parte, quindi, sconforto con picchi di rabbia e disperazione, e dall’altra consapevolezza e riflessione realista, seppur velata da una normale quanto umana tristezza.
    Restare profondamente smarriti di fronte a simili eventi sarebbe abbastanza anomalo in tempi normali – tali fenomeni naturali sono sempre esistiti e sempre esisteranno -, tuttavia non viviamo in un’epoca di questo tipo, bensì nell’era del Benessere forzato, dove si vive senza una meta e le emozioni ci conducono là dove esse vogliono. In un simile clima è naturale stupirsi dinanzi alla forza della natura, è consequenziale soccombere davanti ad accadimenti imprevedibili e dolorosi come il forte terremoto della scorsa notte; l’uomo contemporaneo è abituato a gestire tutto con un click, ma non sa spiegarsi perché è al mondo, a tal punto che siffatta domanda è scomparsa dal proprio orizzonte.
    Questo è il punto dolente. L’uomo postmoderno, avendo deposto l’uso della ragione a favore del proprio istinto, non ha più alcuna risorsa per reagire (positivamente) in queste circostanze, donde appare disperso nel nulla; quel nulla al quale si sente destinato ma che al contempo rifiuta, cercando quaggiù, sulla Terra, piena soddisfazione (che mai rinviene) ed una patria imperitura, che non è tale, come i recenti fatti testimoniano.
    Tuttavia – grazie al Cielo – tale smarrimento non è frutto di un ragionamento logico ma di una falsa logica di vita, di un’erronea (contro)filosofia che ha condotto l’uomo a livelli bestiali oltre i quali vi è solo la follia. “Dio non permetterebbe il male, se dallo stesso male non traesse il bene, per vie che conosceremo pienamente nella vita eterna”, afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 324)
    Il testo appena citato conferma ed espone la millenaria dottrina cristiana circa il Male e l’onnipotenza divina: Dio può trarre un bene anche dal male – essendo quest’ultimo una mancanza, una privazione – e niente sfugge al governo della Provvidenza divina. Questo è il segreto dell’ottimismo cristiano, alimentato dalla consapevolezza di avere un Padre che ha donato suo Figlio per la nostra Salvezza, il quale si prende cura di noi come se fossimo le uniche creature presenti nel vasto Universo.
    Dunque, la Fede c’insegna che gli eventi che hanno scosso l’intero Centro Italia – infinitamente crudeli secondo logiche puramente umane – estrinsecamente veicolano schegge di luce (l’agostiniano ex malo bonum).
    Giova a tal proposito affermare che la nostra Fede non è un cieco fideismo, ma un saldo abbraccio che lega l’uomo (ragione) a Dio (Rivelazione), il quale ha dato prova della propria presenza nelle vicende della Storia con interventi diretti ed indiretti. L’uomo cristiano riconosce – anche attraverso gli eventi drammatici – il proprio essere creaturale, quindi rigetta con forza l’idea secondo la quale è soltanto un naufrago in balia degli eventi o del pagano fato: il
    Buon Pastore, infatti, ha dato la vita per salvare le proprie pecore, pertanto Egli veglia continuamente sul proprio gregge, al quale ha promesso la vita eterna (fine ultimo d’ogni uomo) e non la vita da nababbi spensierati.
    “Io sono infatti persuaso che né morte né vita… né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di
    Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8,22-39). La morte non è l’orrido abisso leopardiano: ogni cristiano è tenuto a considerarlo e testimoniarlo, soprattutto in questi momenti. Nondimeno, conviene ricordare che non esiste uomo definitivamente perso, ogni essere umano è “assediato” dalla Grazia, ed è soltanto lui che sceglie di sfuggirLe: il mondo è un luogo troppo pericoloso per un ateo (C. S. Lewis).
    L’uomo moderno deve “soltanto” ammettere l’evidenza delle falsità finora ingurgitate, ed eventi nefasti come quelli recenti sono di molto aiuto in tal senso; altresì confermano la famosa, quanto incompresa, sentenza agostiniana poc’anzi menzionata.
    Infatti, una sana riflessione dovrebbe condurre l’uomo a comprendere l’impotenza umana davanti a simili forme di male, quindi la necessità di un Qualcuno che le “sconfigga”, giacché tutto intorno a noi è opera di quel Qualcuno, il quale ivi ha seminato le tracce necessarie per riconoscerLo ed amarLo come conviene. Dio non abbandona l’uomo, invero è l’uomo che ha abbandonato Dio, e se ne ricorda soltanto in questi frangenti, quando il dolore è grande e la superbia suggerisce accuse di malvagità. Processo ingiusto ma “logico” dacché la sofferenza è incomprensibile al di fuori del Cristianesimo, unica Religione in grado di dare senso a quest’aspetto della vita dell’uomo: infatti, il nostro Dio – il vero ed unico Dio – non ha soltanto predicato e fatto miracoli, ha dato l’Esempio, subendo ogni tipo d’oltraggio, finanche la morte in croce per la nostra Salvezza. Capolavoro concluso con la propria Resurrezione, la quale ha donato a tutti la Speranza
    che dopo la Croce vi è la Gioia (vita eterna).
    Questa è la Missione del cristianesimo, e questi eventi ce lo ricordano: Dio ha fondato la Chiesa (Cattolica Apostolica Romana) per proseguire la sua Opera ed illuminare il mondo altrimenti ridotto ad un ammasso di individui senza alcuna speranza. Diffondere la Speranza attraverso la Verità, questo è il Cattolicesimo. Quando poi l’uomo si affida a Dio essa divampa e la Gioia è prossima.
    Questo è il nostro destino, è necessario però arrendersi alla Grazia, la quale “non distrugge la natura, ma la presuppone e la perfeziona”, orientandola al proprio vero bonum che è Dio – Sommo Bene – il quale si serve di ogni mezzo per procurarci quella felicità che qui, nella terra d’esilio, invano inseguiamo.
    “Dio sa mescolare il dolce con l’amaro e converte in premio eterno le pene transitorie della vita.”
    (San Pio da Pietrelcina)"

    https://www.radiospada.org/2016/08/e...urire-il-bene/






    Guéranger, L'anno liturgico - 21 marzo. San Benedetto, Abate
    Guéranger, L'anno liturgico - 21 marzo. San Benedetto, Abate
    “21 MARZO SAN BENEDETTO, ABATE E CONFESSORE.

    Erano appena passati quaranta giorni da quando santa Scolastica volò nel più alto cielo, che Benedetto suo fratello saliva anche lui, per un luminoso cammino, al soggiorno che doveva riunirli per sempre. Il transito dell'uno e dell'altra alla patria celeste avvenne nel periodo che corrisponde, press'a poco ogni anno, al tempo di Quaresima; ma, mentre spesso capita che la festa della vergine Scolastica è già stata celebrata, quando comincia il corso della santa Quarantena, la solennità di Benedetto cade sempre nei giorni dedicati alla penitenza quaresimale. Il Signore, ch'è il maestro dei tempi, ha così voluto che i fedeli, durante gli esercizi della loro penitenza, avessero ogni anno sott'occhio un modello ed intercessore.
    Il Santo.
    Con quale profonda venerazione dobbiamo oggi avvicinarci a quest'uomo, del quale san Gregorio disse "che fu riempito dello spirito di tutti i giusti!" Se noi consideriamo le sue virtù, lo vediamo emulare tutto ciò che gli Annali della Chiesa ci mostrano di più santo: infatti la carità di Dio e del prossimo, l'umiltà, il dono della preghiera, il dominio su tutte le passioni ne fanno un capolavoro della grazia dello Spirito Santo. Segni prodigiosi infiorano l'intera sua vita: guarigioni dalle umane infermità, potere su tutte le forze della natura, impero sui demoni e persino la risurrezione dei morti. Lo Spirito profetico gli svela tutto l'avvenire, ed i pensieri più reconditi degli uomini nulla hanno da nascondere agli occhi del suo spirito. Ne vediamo l'impronta soprannaturale anche nella dolce maestà, nella serena gravità, in una carità compassionevole, che risplendono in ogni pagina della sua vita scritta da uno dei suoi discepoli il Papa san Gregorio Magno, che volle tramandare ai posteri tutto ciò che Dio si degnò profondere nel suo servo san Benedetto.
    Il Padre dell'Europa.
    I posteri infatti avevano il diritto di conoscere la storia e le virtù d'uno degli uomini, la cui influenza sulla Chiesa e sulla società fu una delle più salutari nel corso dei secoli. Per narrare le gesta di Benedetto bisognerebbe sfogliare gli annali di tutti i popoli dell'Occidente, dal VI secolo fino all'età moderna. Benedetto è il padre di tutta l'Europa; fu lui che, per mezzo dei suoi figli, numerosi come le stelle del cielo e l'arena del mare, rialzò i resti della società romana schiacciata dall'invasione dei barbari; presiedette al restauro del diritto pubblico e privato delle nazioni che rinacquero dopo la conquista; portò il Vangelo e la civiltà nell'Inghilterra, nella Germania, nei paesi nordici e persino fra i popoli slavi; avviò l'agricoltura, abbatté lo schiavismo, salvò il tesoro delle lettere e delle arti dal naufragio che le doveva inghiottire irrimediabilmente ed abbandonare l'umanità in preda alle tenebre.
    La sua Regola.
    Tutte meraviglie che Benedetto operò per mezzo della sua Regola. Questo codice meraviglioso di perfezione cristiana e di moderazione disciplinò legioni di monaci, tramite i quali il santo Patriarca compì tutti quei prodigi che abbiamo enumerati. Prima della promulgazione di questo libretto, l'elemento monastico, in Occidente, serviva solo alla santificazione di poche anime; chi poteva immaginarsi che sarebbe diventato il principale strumento della rinascita cristiana e della civiltà di tanti popoli? Pubblicata tale Regola, tutte le altre a poco a poco scomparvero davanti a lei, come le stelle che impallidiscono in cielo all'apparir del sole. L'Occidente rigurgita di monasteri, e di lì si diffondono per tutta l'Europa tutti quegli aiuti che ne fanno la parte più eletta del globo.
    La sua posterità.
    Una schiera immensa di santi e di sante, che riconoscono in Benedetto il loro padre, purifica e santifica la società ancora semiselvaggia; una lunga teoria di sommi Pontefici, forgiati nei chiostri benedettini, regge le sorti del mondo rinnovato e gli moltiplica le istituzioni fondate unicamente sulla legge morale e destinate a neutralizzare la forza bruta, che senza di quelle avrebbe potuto prevalere; innumerevoli vescovi, educati alla scuola di Benedetto, introducono nelle province e nei paesi queste salutari prescrizioni; Apostoli di venti barbare nazioni affrontano popoli rozzi e feroci, portando in una mano il Vangelo e nell'altra la Regola del loro padre; per molti secoli, i sapienti, i dottori, gli educatori dell'infanzia appartengono quasi esclusivamente alla famiglia del grande Patriarca che, per mezzo loro, diffonde sulle generazioni una purissima luce. Quale eletta schiera intorno ad un sol uomo! Quale esercito di eroi di tutte le virtù, di Pontefici, d'Apostoli, di Dottori, che si proclamano suoi discepoli, e che oggi, si uniscono alla Chiesa tutta per dar gloria al sommo Signore, che con tanto splendore di santità e di potenza rifulse nella vita e nelle opere di Benedetto!
    VITA. - San Benedetto nacque a Norcia, verso l'anno 480. Ancor giovane, abbandonò il mondo e gli studi, vivendo per molti anni nel romitaggio di Subiaco. La fama della santità gli procurò innumerevoli discepoli, per i quali costruì diversi monasteri. Gli ultimi suoi anni li trascorse in quello di Monte Cassino, ove scrisse una Regola subito universalmente adottata dai monaci d'Occidente. Celebre per i miracoli, per il dono della profezia ed una mirabile sapienza, s'addormentò nel Signore verso il 547. La sua vita fu scritta da san Gregorio Magno. Dal 703 il suo corpo riposa nella chiesa di Fleury-sur-Loire, presso Orléans.
    Lode.
    Ti salutiamo con amore, o Benedetto! Qual dei mortali fu destinato ad operare sulla terra le meraviglie che tu compisti? Gesù Cristo ti ha incoronato come uno dei suoi principali cooperatori nell'opera salvifica e santificatrice degli uomini. Chi potrebbe enumerare le migliaia d'anime che devono a te la loro beatitudine, o perché santificati nel chiostro dalla tua Regola, o perché trovarono nello zelo dei tuoi figli il mezzo per conoscere e servire il Signore che ti prescelse? Attorno a te, nello splendore della gloria, una schiera immensa di beati, dopo Dio, è a te che si riconoscono debitori della loro eterna felicità; e sulla terra sono intere nazioni che professano la vera fede perché evangelizzate dai tuoi discepoli.
    Preghiera per l'Europa...
    O Padre di tanti popoli, rivolgi lo sguardo sulla tua eredità e degnati di benedire ancora questa ingrata Europa che ti deve tutto e ha quasi dimenticato il tuo nome. La luce portata dai tuoi figli è impallidita; l'ardore col quale vivificarono le società da essi fondate e civilizzate con la Croce, s'è quasi estinto; triboli coprono gran parte il suolo nel quale gettarono il seme della salvezza: soccorri l'opera tua e con le tue preghiere mantieni in vita ciò che sta per morire. Consolida ciò che è stato squassato e fa' che una nuova Europa cattolica presto s'innalzi in luogo di quella creata dalle eresie e da tutte le false dottrine.
    ... per l'Ordine.
    O Patriarca dei Servi di Dio, dall'alto del cielo guarda la Vigna piantata dalle tue mani, e vedi in quale stato di deperimento è caduta. Un tempo, in questo giorno, il tuo nome era lodato come quello di un Padre in trenta mila monasteri, dalle coste del Baltico alle rive della Siria, dalla verde Erin alle steppe della Polonia: adesso non risuonano più che radi e flebili concerti, che salgono a te dal seno dell'immenso patrimonio che la fede e la gratitudine dei popoli ti aveva consacrato. Il vento bruciante dell'eresia ha divorato parte della tua messe, il resto è stato divorato dalla cupidigia, e da alcuni secoli a questa parte non hanno mai cessato le spoliazioni, o perché hanno avuto un'alleata nella politica, o perché han fatto ricorso alla aperta violenza. Tu, o Benedetto, sei stato detronizzato da parecchi santuari che per tanto tempo furono il principale focolare di vita e di luce per i popoli; ed ora la progenie dei tuoi figli s'è quasi spenta. Veglia, o Padre, sui tuoi ultimi rampolli. Secondo un'antica tradizione, un giorno il Signore ti rivelò che la tua figliolanza doveva perdurare sino agli ultimi giorni del mondo, che i tuoi figli si sarebbero battuti per il trionfo della santa Romana Chiesa e che, nelle estreme lotte della Chiesa, essi avrebbero confermata in molti la fede; degnati col tuo potente braccio proteggere i superstiti della famiglia che ti chiamano ancora Padre. Risollevala, moltiplicala, santificala, e fa' fiorire in essa lo spirito che hai impresso nella santa Regola, mostrando col tuo intervento che sei pur sempre il benedetto del Signore.
    ... per la Chiesa.
    Sostieni la santa madre Chiesa, o Benedetto, con la tua potente intercessione! Assisti la Sede Apostolica, tante volte occupata da figli tuoi. O padre di tanti Pastori di popoli, concedici Vescovi simili a quelli che la tua Regola ha formati; o Padre di tanti Apostoli, ottieni ai paesi infedeli inviati evangelici che trionfino con la parola e col sangue, come quelli che già uscirono dai tuoi chiostri. Padre di tanti Dottori, prega, affinché la scienza delle sacre Lettere rinasca per sovvenire alla Chiesa e confondere l'errore. Padre di tanti Asceti, rinfervora lo zelo della cristiana perfezione, che sta languendo nelle moderne cristianità. Patriarca della Religione in Occidente, vivifica tutti gli Ordini Religiosi che lo Spirito Santo continuò a dare alla Chiesa. Tutti guardano a te con rispetto, come al loro venerabile antenato: spandi dunque su tutti loro l'influsso della tua paterna carità.
    ... per tutti i fedeli.
    Finalmente, o Benedetto, amico di Dio, prega per i fedeli di Cristo, in questi giorni votati ai sentimenti e alle opere di penitenza. Incoraggiali coi tuoi esempi ed i tuoi precetti; fa' ch'essi da te apprendano a vincere la carne e a sottometterla allo spirito, a cercare come te il ritiro, per meditarvi l'eternità, e a distaccare il cuore e la mente dalle gioie passeggere del mondo. La pietà cattolica t'invoca come uno dei patroni e dei modelli del cristiano morente, ricordandosi dello spettacolo che offristi, quando, ritto ai piedi dell'altare, sostenuto dalle braccia dei tuoi discepoli, coi piedi appena appoggiati alla terra, rendesti l'anima al Creatore, rassegnata e confidente. Ottieni anche a noi, o Benedetto, una morte tranquilla come la tua, allontanando in quel supremo istante tutte le insidie del nemico, visitandoci con la tua presenza e non lasciandoci sin che non abbiamo esalato lo spirito in seno a quel Dio che ti ha incoronato.
    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 868-872.”




    Sancte Benedicte, ora pro nobis!

    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  5. #5
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    Lightbulb Re: Rif: L'Ordine di san Benedetto. Informazioni sui monaci benedettini

    21 MARZO 2018: MERCOLEDÌ DELLA SETTIMANA DI PASSIONE; SAN BENEDETTO, ABATE E CONFESSORE…


    "Guéranger, L'anno liturgico - 21 marzo. San Benedetto, Abate."
    Guéranger, L'anno liturgico - 21 marzo. San Benedetto, Abate
    http://www.unavoce-ve.it/pg-21mar.htm



    S. BENEDETTO DA NORCIA
    http://ora-et-labora.net/Benedetto_da_Norcia.html


    https://it.nursia.org/












    https://it.zenit.org/articles/quei-m...-di-terremoto/

    "(...) Evocativa è l’immagine di religiosi e laici in ginocchio, poco dopo il terremoto, a pregare dinanzi alla basilica di San Benedetto distrutta…
    Quell’immagine ricorda che inginocchiarsi è un atto di sottomissione: Dio è il creatore e noi siamo le creature. In quel momento abbiamo rivolto a Lui una supplica in favore di tutti coloro che stavano soffrendo a causa del terremoto.
    (...) il combattimento è spirituale. La schiena del monaco deve rimanere dritta, il monaco ha il dovere di resistere ai cosiddetti otto vizi. Ricordo che i monaci sono andati nel deserto proprio al fine di essere tentati. Un vigile del fuoco quando vede le fiamme vi si lancia contro. Ebbene, il monaco fa lo stesso: si mette alla prova andando incontro alla tentazione, per essere purificato mantenendo fiducia nell’aiuto di Dio.
    (...)
    La statua di San Benedetto, al centro della piazza davanti alla Basilica, è rimasta in piedi. Che valore assume la figura di questo santo nell’Europa di oggi, di cui è patrono?
    Quella statua rimasta in piedi offre un’analogia. San Benedetto chiede a noi monaci di rimanere fissi in un territorio per convertire. In un’epoca come la nostra, di grandi spostamenti fisici e ideologici, di mode passeggere che agitano l’Europa e non solo, è importante il messaggio di San Benedetto a rimanere radicati nella fede in Gesù Cristo. Questa è l’unica strada di salvezza."








    https://forum.termometropolitico.it/...da-norcia.html
    https://forum.termometropolitico.it/...nedettini.html
    https://forum.termometropolitico.it/...integrale.html




    San Benedetto - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/san-benedetto/
    «21 marzo, San Benedetto, Abate (Norcia, 480 circa – Montecassino, 21 marzo 547).

    “A Montecassino il natale di san Benedetto Abate, il quale restaurò e meravigliosamente propagò nell’Occidente la disciplina monastica, che era quasi estinta. La sua vita, gloriosa per virtù e per miracoli, fu scritta dal beato Gregorio Papa”.
    Per quel zelo veramente apostolico onde voi, o gran patriarca s. Benedetto, spezzaste gli idoli, atterraste i templi, bruciaste i boschi sacri che tenevano gli abitatori del Monte Cassino fra le tenebre del paganesimo, e stabiliste in tutti quei dintorni la fede di Gesù Cristo, indi gettaste, con la fabbricazione del vostro monastero, i fondamenti di quel grand’Ordine che diede alla santa Sede più di quaranta Pontefici, al sacro Collegio più di duecento Cardinali, alla Chiesa più di tre mila Santi canonizzati, oltre infiniti coltivatori alle lettere ed alle scienze: ottenete a noi tutti la grazia d’impegnarci con ogni sforzo possibile a procurare il vantaggio così temporale come spirituale di tutti ì nostri fratelli. Così sia.»





    http://www.sodalitium.biz/wp-content...-1-300x255.jpg



    S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/
    «S. Messa in provincia di Verona.

    Per supplire alla mancanza di messe “non una cum” nella zona di Verona e di Vicenza, il nostro Istituto celebrerà la Santa Messa in provincia di VR, per ora in maniera occasionale. La prossima celebrazione è prevista per :
    domenica 25 marzo 2018 (le Palme) alle ore 18 presso:
    La sala polivalente di Villanova
    Piazza S. Benedetto, 1, 37047 S. Bonifacio VR (Vicino all’abbazia di Villanova)
    Il luogo si trova vicino al casello dell’Autostrada A4 (Soave san Bonifacio).»



    19/03/18: III Giornata di San Giuseppe a Verona « www.agerecontra.it
    Verona, 19/03/18: il Circolo “Christus Rex” ha onorato San Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale
    Verona, 19/03/18: il Circolo ?Christus Rex? ha onorato San Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale « www.agerecontra.it






    Ligue Saint Amédée
    http://www.SaintAmedee.ch/
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    21 mars : Saint Benoît, Père des Moines d'Occident (480-543) :: Ligue Saint Amédée
    “21 mars : Saint Benoît, Père des Moines d'Occident (480-543).”
    http://liguesaintamedee.ch/applicati...int_benoit.jpg






    Prieuré Notre-Dame de Bethléem à Faverney
    La Règle de Saint Benoît










    https://www.sursumcorda.cloud/
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/

    "Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Signum Crucis. Crux Sancti Patris Benedicti. Non Draco Sit Mihi Dux; Crux Sacra Sit Mihi Lux. Vade Retro, Satana! Numquam Suade Mihi Vana; Sunt Mala Quae Libas. Ipse Venena Bibas. Signum Crucis
    Segno della Croce. Croce del Santo Padre Benedetto. Non sia il demonio il mio condottiero; la Santa Croce sia la mia luce. Allontanati, Satana! Non mi attirare alle vanità; sono mali le tue bevande. Bevi tu stesso i tuoi veleni. Segno della Croce."





    "Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare san Benedétto Abate, il quale restaurò e meravigliosamente propagò nell’Occidente la disciplina monastica, che era quasi estinta. La sua vita, gloriosa per virtù e per miracoli, fu scritta dal beato Gregorio Papa. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Abate, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Benedetto possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.
    #sdgcdpr”






    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
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    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    “21 MARZO 2018: SAN BENEDETTO, ABATE E CONFESSORE.”






    https://www.radiospada.org/2015/07/d...rofi-naturali/
    «Da S. Emidio a Crollalanza: l’uomo e le catastrofi naturali di Pietro Ferrari

    Gli eventi catastrofici si sono sempre verificati, ma è necessario oggi evidenziare come nei confronti degli stessi l’atteggiamento umano sia notevolmente cambiato. Quando la religione cattolica impregnava più profondamente la vita civile, era finita l’epoca della scaramanzìa pagana, dei veggenti vegliardi che leggevano qua e là presagi funesti e ancora non iniziava l’epoca attuale, che tolto Iddio, pretende dalla tecnica una protezione onnipotente e la previsione di qualsiasi sciagura che quando si verifica, diventa sempre colpa di qualcuno: ingegneri, politici e scienziati ritenuti come indovini.
    E’ del tutto evidente che l’ingegno umano possa in parte prevedere oggi molte più cose rispetto al passato, e che la tecnica sempre più riesce a contenere gli ‘assalti della natura’, ma tutto ciò assieme all’ateizzazione sociale ha comportato la rimozione dell’arcano, la consapevolezza della precarietà umana, il metus nei confronti dell’esistenza che spingeva gli uomini a pregare Dio ed a concepire il male come occasione di castigo anche collettivo. Per contraccolpo, nell’epoca della liberazione dal sacro è la Natura ad essere divinizzata come vendicatrice, la ‘dea gaia’ che coi suoi nuovi e improvvisati sacerdoti formula l’imputazione dell’evento catastrofico ad un capro espiatorio mutevole. Ecco perché la Chiesa, oltre ad ammonire sul dovere di onestà per moderare la ricerca del lucro ad ogni costo e ad incoraggiare l’ingegno umano per migliorare le condizioni di sicurezza, previde anche le Rogazioni come pubblico evento. Roba che oggi farebbe sorridere sia i devoti della ‘dea gaia’ che gli idolatri della Tecnica.

    Dal Messale Romano: “Dopo le calamità pubbliche che si abbatterono nel V Secolo sulla Diocesi di Vienna, nel Delfinato, S. Mamerto stabilì una processione solenne di penitenza nei tre giorni che precedevano la festa dell’Ascensione. Il Concilio di Orleans (511) propagò questo uso per tutta la Francia, nell’816 Leone III l’adottò per Roma e ben presto l’uso fu esteso a tutta la Chiesa…il loro scopo era di allontanare i flagelli della giustizia di Dio e di attirare le benedizioni della sua misericordia sui frutti della terra.”

    CATECHISMO DI SAN PIO X
    D. Che cosa si fa dalla Chiesa nel giorno di S. Marco e ne’ tre giorni delle Rogazioni minori?
    Nei giorni di S. Marco e ne’ tre giorni delle Rogazioni minori si fanno dalla Chiesa processioni e preghiere solenni per placare Iddio, e renderlo a noi propizio affinché ci perdoni i peccati, tenga da noi lontani i suoi castighi, benedica i frutti della terra che cominciano a mostrarsi, e provveda ai nostri bisogni sia spirituali che temporali.

    ..A fulgure et tempestate… Libera nos Domine!……A flagello terraemotus… Libera nos Domine!……A peste, fame et bello… Libera nos Domine!……Ut fructus terrae dare et conservare digneris… Te rogamus, audi nos!…Ut pacem nobis dones. Te rogamus audi nos!…

    La devozione popolare non poteva non legarsi ai veri amici, quei ‘santi in paradiso’ che oggi sono diventati coloro che dispensano raccomandazioni clientelari ma che da usurpatori quali sono, non possono né vogliono essere intercessori di grazie divine. Uno dei santi protettori dai terremoti è Sant’Emidio.(...)»


    https://i0.wp.com/radiospada.org/wp-.../07/Emidio.jpg






    https://www.radiospada.org/2016/08/l...del-mea-culpa/
    «L’ora del lutto e del mea culpa di Cristiano Lugli

    «Sono ancora ore di profondo dolore queste, prolungatesi dalla notizia appresa mercoledì scorso in seguito alle violenti scosse di terremoto che hanno colpito il centro Italia, radendo completamente al suolo Amatrice e Accumoli, i due piccoli paesini in provincia di Rieti.
    Colpendo di notte non ha lasciato nemmeno il tempo di rendersi conto di quanto stesse accadendo: rapido, fugace, inaspettato, ha spazzato via tutto, e di tutto quello che era poco è rimasto.
    Gli instancabili soccorsi vanno ancora avanti ma purtroppo, nonostante si sia cercato disperatamente di raccogliere il silenzio per sperare in un flebile e stroncato filo di voce che avesse ancora abbastanza forza per farsi sentire da sotto le macerie, il numero delle vittime ha subìto in poco tempo un’impennata pazzesca, sgretolando le speranze di tutte le persone che ancora stavano cercando un proprio caro disperso.
    I paesi sono irriconoscibili, sostanzialmente è come se non fossero mai stati e le immagini che lo dimostrano sono incredibilmente strazianti, fino al punto che viene voglia di non volerle più vedere. Nell’intermezzo emergono le numerose ombre sporche di un uomo che è oramai incapace di trasudare almeno un minimo di onestà. Sciacallaggi, false raccolte fondi, costruzioni che si scoprono essere state fatte con sabbia e poc’altro… a cui segue il blaterale alienante dei politicanti che rintonano il mantra del “faremo giustizia, ricostruiremo con trasparenza ed estrema attenzione”; essi, la massima rappresentazione di chimerologia moderna, che fonda i propri interessi e la propria presunzione di elevatura prettamente umana sul potere e sul denaro.
    A ciò si contrappone nuovamente lo strazio. Abbiamo infatti appena assistito ai funerali di stato, ad Ascoli ed Amatrice, imbattendoci negli sguardi spenti e stremati di tante persone che hanno perso tutto ciò che avevano, particolarmente le persone care. “Quæ est vita vestra? Vapor est, ad modicum parens” [1] ci dice la Sacra Scrittura, e questo per ricordarci che la nostra unica e vera etichetta in questa vita è l’essere pellegrini nel mondo, passanti che fanno coda ad altri passanti, che sono venuti e che avranno da venire, secondo quanto esplicitato dall’Ecclesiaste.
    Questa estrema verità è però molto difficile da attuare così, a caldo, davanti ad un panorama desolante come quello che scorre nelle nostre terre, in quelle terre di Medioevo e di Santi, di asceti e chiostri, in cui nessuno mezz’ora prima si sarebbe aspettato un tale cataclisma.
    Scorrendo le varie immagini – in televisione o sul web – si saranno certamente incontrate quelle riprese all’interno della Basilica di San Benedetto, a Norcia, cittadina su cui si è riversata una parte dell’epicentro nella seconda scossa con magnitudo 5.4, che ha appunto avuto luogo tra Norcia e Castelsantangelo sul nera. Guardando queste immagini e ritrovandomi ad essere un frequentatore di Norcia, mi si è spezzato il cuore: quell’altare del Santo Patrono di Norcia, dove ogni mattina un padre benedettino alle 06.30 offre il Sacrificio di Cristo silenziosamente, nel raccoglimento più paradisiaco, appare distrutto, ricoperto di calcinacci ed intonaco, con i candelabri incrinati dai pezzi di muro caduto. La Basilica – probabilmente inagibile per un anno intero – vista da un’angolatura che ne evidenzia la profondità, appare ricoperta di macerie che seppur non siano fonte di enorme danno suscitano sentimenti di desolazione, di tristezza, soprattutto per chi conosce quei posti e magari per chi, come il sottoscritto, fra quelle mura ha scoperto la Santa Messa, riconoscendo finalmente il Volto di Cristo, Sacrificato e pronto ad immolarsi ogni giorno sugli altari.
    Eppure un fine e pacato sorriso riesce a spezzare l’agonia che si estende dal centro Italia verso l’intera Penisola, ed è quello che ci porta a riflettere sull’assenza di feriti e di morti nella Vetusta Nursia, nonostante la potenza delle scosse: chissà, forse quell’assiduo canto monastico che si eleva ogni giorno alle 04:00 del mattino e prosegue ininterrottamente per tutto il giorno, questa volta avrà avuto il suo effetto. La preghiera è la chiave di volta della speranza e della salvezza, è la via fra terra e Cielo a cui si riallacciano tutti quelli che pregano, intensificando la propiziazione, e quindi l’apporto salvifico. La città natale del Patrono d’Europa e della sorella Santa Scolastica portano fra le proprie mura uno stile di vita ascetico, sempre proteso all’ “ora et labora” benedettino, perciò nulla ci vieta di pensare quanto or ora detto.
    Questo sottile fascio di luce in mezzo alle macerie non può però placare il senso di afflizione che sgorga fra il sangue di tante vittime, e gli strazi di tanti cuori shoccati per la perdita – rapida e divoratrice – di tutto ciò che avevano.
    È a questo punto allora che il cristiano deve, con ogni forza, fare i conti con la realtà che si menzionava all’inizio, ovvero la caducità della vita, l’avulso passare di essa come qualcosa che non è di nostra proprietà, ma solo ed esclusivamente diretta dal piano di un ordine divino.
    “Stolto – vien detto ne “L’imitazione di Cristo” – perché t’immagini di vivere lungamente mentre non hai sicuro nemmeno un giorno? Quanti rimasero ingannati e furono strappati dal corpo senza aspettarselo! (…) Chi è morto di fuoco, chi di ferro, chi d’epidemia, chi d’assassinio. Sicché, fine di tutti è la morte, e la vita degli uomini passa fugace come un’ombra.” [2]
    In queste brevi ammonizioni troviamo tutta l’essenza della vita come passaggio, come porta che conduce all’Eternità, un’eterna dannazione od un’eterna gioia contemplando il Volto dell’Onnipotente.
    Il fratello del Servo di Dio Tommaso de Kempis si lodava di aver costruito una bella casa, ma un amico intimo gli disse che in essa vi era un gran difetto:
    “Quale?” – egli domandò.
    “Il difetto è che gli avete fatta la porta” – rispose l’amico.
    “Come può essere difetto la porta?” – questi controbatté.
    “Sì, – rispose nuovamente l’amico – perché un giorno per questa porta dovrete uscirne morto, e così lasciar la casa e tutto.”
    Così finiscono le grandezze di questo mondo, in un attimo, in un baleno di cui nessuno conosce l’effettivo e truce epilogo: “Ideo et vos estóte paráti, quia, qua nescítis hora, Fílius hóminis ventúrus est.” [2]
    “La mattina fa’ conto di non arrivare alla sera . Scesa la sera, non osare di prometterti la mattina“, rincalza l’autore de L’imitazione, questo per rimanere sempre con un impenetrabile distacco dai beni del mondo, pensando ad accumularne in Cielo piuttosto che in terra.
    Non deve essere un distacco di tipo meramente “stoico”, ma cristiano, e quindi partendo da questo stato di equilibrata impassibilità addentrarci nella sacralità, nella trascendenza di cui il Crocefisso è simbolo, trasfigurando la nostra sola ed umana natura nella glorificazione dell’anima e del corpo.
    Un’altra riflessione è debita davanti a questo paesaggio sanguigno, in cui qualcuno si domanda erroneamente dove sia Dio, colpevolizzandolo perlopiù di tutto. Lo bestemmia, lo disprezza, conferma i propositi che hanno attirato la Sua ira, l’Ira di quel Dio che tanto dovrebbe essere Misericordioso evitando quindi la morte di numerosi bambini innocenti. Ebbene, non possiamo dimenticare che non esiste Misericordia senza Giustizia, e che persino le anime dannate narrano la Misericordia di Dio, al quale nulla sfugge e niente passa inosservato.
    Davanti ad un flagello come quello avvenuto pochi giorni fa’ è l’uomo a doversi continuamente interrogare, attraverso una retta introspezione potrà trovare le risposte a quanto accade, forse domandandosi se di punizione divina di tratta o di autopunizione dell’uomo stesso.
    Potremmo pensare che ambedue centrino; sol considerando la visione prettamente panteistica che si ha del creato si denota una disordinata affezione alla natura, idealizzata come qualcosa che si stacca dal Sommo Artefice di essa.
    Le due fazioni, se pur apparentemente distanti, tendono alla medesima perversa concezione: da una parte si ha l’uomo che usurpa dei beni naturali per arricchirsi materialmente – risucchiando nel profondo della terra scardina gli assestamenti stuprando violentemente qualcosa che non gli sarebbe lecito usare – , dall’altra abbiamo un tipo di uomo che difende il creato ( Laudato Sii ) per scopi nulli, sentimentali, dannunziani, esulando dalla vera e retta visione che l’uomo antico aveva della triade: Deus, Natura, Homo. Il Creatore, il creato, la creatura, coagulati in una perfetta successione filiare.
    Rispetto ai castighi divini bisognerebbe essere di nuovo in grado di guardare ai segni dei tempi, ponendosi una mano sul petto e ricordandosi delle numerose offese, esecrazioni, che ogni giorno vengono scagliate contro il Sommo Creatore. Queste portano anche l’aggravante di tanti e numerosi silenzi di cui noi ci facciamo interpreti, non riparando e non impegnandoci ad evitare che accadano. Il cumulo di peccati ha raggiunto probabilmente un peso senza precedenti storici.
    Non ci si paralizzi allora, non si receda e non si utilizzi nemmeno la giustificazione del tradimento appellandosi all'”incapacità” o alla falsa umiltà del “non essere all’altezza” – utile tuttalpiù a guadagnarsi un biglietto di sola andata per l’Inferno – ma ci si rimbocchi le maniche per essere parte integrante di una salda schiera di uomini che hanno ancora speranza, speranza di guadagnarsi il Regno dei Cieli, tenendo ben presente che la vita è un soffio e che l’alito di un solo angelo potrebbe distruggere un globo intero. Siamo nulla dinanzi a Dio, vana è la scienza, vano è il progresso, anzi: questa scienza degli uomini si rivela in tutta la sua natura intrinsecamente oltraggiante, corruttrice. Prevarica snaturando la natura, profanando il cielo, la terra, l’etere e l’aria. Illuridisce tutto, sostituendo all’ampiezza del creato la limitatezza ottenebrante delle macchine, del grigio, della tetra industria che prosciuga le risorse terrene per soddisfare gli amplessi di conquista umana e accumulare beni inconsistenti.
    Vani sono anche i beni, falsi, illusori e ciò che è peggio; in questo peregrinare pel mondo conta solo ciò che si fa per Dio. Tutto passa, tutto muta – diceva Santa Teresa d’Avila – solo Dio resta.
    Il simbolo di cui questo terremoto si fa rappresentante è quello dell’ora presente: come non pensare alle macerie sotto cui, giorno dopo giorno, ora dopo ora, l’attuale umanità versa sempre più. Sono i detriti dell’umana superbia, destinata pressoché a crollare sotto la propria illusione di poter valere qualcosa, di poter conquistare regni destinati a svanire come polvere.
    Gli agenti vulneranti che scalfiscono l’essere umano si ritorcono contro come terremoti impetuosi che lasciano intravedere uno scenario saturo di rovine. Sta all’uomo scegliere come, quando, e se rimanere in piedi in mezzo ad esse. Non per un mero senso politico di evoliana memoria, ma per gettare lontana la maschera comico-tragica del mondo, parvenza che non dà spazio ad una visione più profonda, più lontana, che si trova aldilà della sponda: là, verso la Terra dei Vivi, ove la morte cessa di esistere per la Vittoria su di essa del Risorto, che come un Supremo Maestro ha lasciato i solchi e le tracce per ricalcare la medesima Via.
    Decidi o uomo ciò che vuoi essere, sii consapevole che la morte è lì, è un attimo terribile che non lascia spazio ad interpretazioni. Vale come una sponda che crolla insieme ad ogni convinzione terrena, che sia artistica o scientifica, saggiamente umana o filosofica. Tutto quello che apparentemente esiste muore con te, homo, e sta solo a te decidere se morire per sempre, oppure scegliere di morire prima di morire. “Ubi est, mors, stimulus tuus?” Morire al mondo, guardando la Croce, salendola, immolandola per morire con Dio e rivivere con Lui, accedendo all’Altissimo, nella stabile dimora in cui si comprenderà che il mondo non è altro che il piedistallo di Dio, l’ illusione necessaria per giungere eternamente in Lui.
    Piangiamo lacrime sui morti dunque, ma ricordiamoci che chi da qui è partito è un’anima immortale, destinata ad un’eternità decisa e giudicata da Dio, vi è dunque di che pregare.
    Speriamo di non dover assistere nuovamente a post-scena ridicoli in salsa “I love Emilia” con il concertone di turno.
    Possano invece queste tragedie sensibilizzare l’uomo, ravvederlo rendendolo cosciente che omnes feriunt, ultima necat, predisponendolo infine a creare quella contrizione, quello “spezzarsi del cuore” ( contritio-cordis ) imprescindibile per una vera e propria conversione che porti ad estinguere la bruma che attanaglia la nostre torbide anime, prendendo vera e definitiva coscienza del nulla che siamo, della fugacità del tempo e dell’unico e solo Fine ultimo per cui siamo stati chiamati a vivere su questa terra.
    Dum veneris judicáre sæculum per ignem * Requiém ætérnam dona eis, Dómine. Et lux perpétua lucéat eis, requiéscant in pace.
    [1] Gc. 4,14
    [2] Libro I, Cap. 23
    [3] Mt. 24,44.»


    https://www.radiospada.org/2016/11/l...o-terremotato/
    «Lettera da un cattolico terremotato di Isacco Tacconi

    Caro lettore,
    non so chi tu sia, né da dove tu venga, né in che cosa tu attualmente creda, né, tantomeno, so perché questo scritto sia giunto proprio a te; io questo non lo so. Ma di certo so perché ho scritto questa lettera: essa vuole essere un “messaggio in bottiglia”, una richiesta di soccorso, un grido lanciato nel mezzo dell’oceano da una regione delle più devastate dal «terremoto». Certo non un terremoto come gli altri, non un terremoto esattamente “naturale”, bensì di natura, per così dire, “preternaturale”. Non una scossa che investe le case e la pietra, ma un onda che sale dalle profondità della terra travolgendo le anime e i corpi insieme.
    Di fronte a tanta desolazione, lo sconcerto si mescola alle domande, ma pochi sanno dare una risposta al grande mistero del Male, così cogente, così reale, tanto improvviso quanto ineluttabile. Dinanzi al «misterium iniquitatis» l’uomo privo di fede non può far altro che tacere. Ma cosa succede quando gli stessi cristiani non sanno più perché il male abbia parte a questo mondo?
    L’Europa è colpita al suo cuore. La casa natale di San Benedetto sommersa dalle rovine di una Chiesa che un tempo la custodì come reliquia. Un vulnus così doloroso quanto più profondo è il legame di filiale affetto che, in quanto cattolici, ci lega al Santo Patriarca ed in particolare a quei suoi umili figli che nella città di Norcia avevano posto la pietra di una lenta e paziente ricostruzione. Ma quella chiesa crollata sulle fondamenta dell’antica è a fortiori simbolo della Chiesa contemporanea, esteriore e visibile che crolla, si disfa, travolta dai rigurgiti della terra che non riesce più a contenere lo sdegno per il peccato, lo scandalo, il tradimento.
    La basilica di Norcia è caduta, ma la casa di San Benedetto, anche se ormai impenetrabile, riposa sommersa dalle macerie, segno tangibile della rivoluzione che improvvisa e violenta ha sommerso duemila anni di storia della Chiesa, di liturgia, di santi. Un monito severo questo che può mutarsi in salutare avvertimento, non diversamente dal rovinoso crollo della torre di Siloe «sed nisi poenitentiam habuéritis, omnes similiter peribitis».
    Ma c’è un’ulteriore e più profonda interpretazione che potremmo dare dei fatti che ci hanno letteralmente “scosso” nei giorni scorsi. Con la presente devastazione, infatti, il Grande Patriarca Benedetto sembra voler scuotere contro questa generazione segnata da un cristianesimo “altro” perfino la polvere dei suoi calzari, scuotendo la terra che i suoi venerabili piedi calcarono. A questa generazione lontana dalla dottrina che egli e la sorella Scolastica professarono, risponde la sentenza celeste del Santo di Montecassino che echeggia tonante dal Cielo: «io non vi conosco». Il colpo è tanto duro che non ci è possibile sottovalutarne la portata teologica, giacché questa demolizione di tutti gli edifici di culto e in particolare della basilica simbolo delle radici cristiane d’Europa rappresenta una inappellabile sentenza: «questa Europa non mi appartiene».
    Le chiese, gli edifici un tempo sacri, sono le più colpite dal sussulto della terra. Quello che vediamo in maniera chiara è questo: il tempio di Dio è distrutto, la sua casa profanata e il dito della Destra Divina ha voluto privarcene come a dire “vi è tolto anche il luogo dove offrire il sacrificio”. Il nuovo culto, non accetto al Cielo, provoca il rigetto divino. Iddio infatti ama sopra ogni cosa il Figlio suo, e con Lui tutto e soltanto ciò che è stato unto e segnato dal sigillo del suo Sangue divenendo suo dominio e sua eredità. Al contrario, tutto quello che non è suo, tutto ciò che non viene da Lui, ogni cosa che non è acquistata con la moneta del Suo Sangue non gli appartiene.
    Le chiese di Norcia sono tutte distrutte. Ma le chiese del resto del mondo, anche se fisicamente in piedi, sono distrutte nella loro essenza spirituale. Non è tanto il tempio di pietra quello colpito dal terremoto, quanto il tempio dello Spirito che è il Corpo Mistico di Cristo: la sua Chiesa.
    Mentre nel mio viaggiare quotidiano attraverso la città di Roma, un tempo faro delle genti, levo lo sguardo verso le magnifiche basiliche, i possenti porticati, le svettanti cupole, le trionfali porte, non posso fare a meno di meditare sulle parole del Signore: “Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse: «Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta»” (Lc 21,5-6). Come continuare a considerare tali bellezze caduche senza un moto di intimo dolore pensando al vuoto che riempie ormai quei sacri spazi, un tempo trasudanti preghiera e compunzione di cuore. Quella casa del Signore costruita per essere casa di orazione oggi è museo, perle disprezzate e gettate in pasto ai porci che non ne possono comprendere il valore. Molti infatti i turisti, molti infatti gli ammiratori delle bellezze architettoniche, molti gli esteti, ma pochi, pochissimi i devoti che con sacro timore varcano la soglia del tempio santo, adorando nel loro intimo il Re dei re.
    Nella solennità di Cristo Re dell’Universo la terra vacilla, come la nostra debole carne, ma sotto di essa il cuore palpita e resiste saldo, sospeso sul vuoto che si apre sotto i nostri piedi: «paratum cor meum Deus, paratum cor meum!».
    Ma proseguendo nel mio quotidiano peregrinare fra le vie di Roma un salutare incontro, oserei dire “provvidenziale”. Un vescovo cappuccino che sotto la sua cappa, nel nascondimento, sgrana un rosario. I miei occhi intercettano quella mano che, quasi invisibile, sostiene l’universo. Gli paro il cammino quasi gettandomi ai suoi piedi cercando d’incontrare gli occhi di lui. Non mi riconosce, e come stupirsene! Ma io no. Io non potrei mai confonderlo, l’accento ispanico lo tradisce, lo sguardo limpido e luminoso lo avvolge. Sorridente e parco di parole in quel suo povero saio pieno di dignità episcopale, mi congeda, ma nell’intimo non vorrei lasciarlo più andare: chissà se mai lo rivedrò.
    Ne ricevo la benedizione dopo una fulminea confidenza, ognuno per la sua strada. Mi volto a guardarlo osservando il suo lento incedere, mentre curvo avanza per Via del Borgo Pio, e il mio cuore si strugge nelle viscere mentre penso: “ecco uno degli ultimi. Dopo che anche lui se ne sarà andato, saremo una volta di più orfani di pastori”.
    “Ma quando le fondamenta sono scosse, il giusto che cosa può fare?”(Sal 10,4). Scrisse dom Guéranger: “le angosce delle ultime ore sono poca cosa se pensiamo che le sofferenze, come dice il Vangelo, dicono una cosa sola: Che il Figlio dell’uomo è vicino, è alla porta”.
    Per questo quando povere anime senza fede, senza prospettiva d’eternità mi invitano a cercare rifugio e scampo dalla morte del corpo posso rispondere: “Nel Signore io confido. Come mai mi dite voi: «fuggi via sul monte come un passero?» (Sal 10,2). E guardandomi intorno, chiedendo e ascoltando non posso che constatare lo sgomento ingiustificato di molti pastori: “Anche il profeta e il sacerdote si aggirano per il paese e non sanno che cosa fare” (Ger 14,18).
    Ed è proprio nella solennità di Cristo Re dell’universo che mi è parso di toccare con mano la fragilità, la piccolezza, la vulnerabilità di noi tutti riuniti in quella chiesupola di montagna per unirci all’Eterno Sacrificio. Lì ho percepito il nostro essere indifesi e il bisogno intimo di bambino d’essere confortati, consolati e di trovare parole di vita eterna. Lassù uniti dinanzi al “mistero” al contempo del castigo e della misericordia di Dio la cui mano colpisce e guarisce, anche attraverso la devastazione di un terremoto. Ma quando le fondamenta sono scosse, il giusto che cosa può fare? Il silenzio, il respiro trattenuto, l’intensità di una preghiera intima, sincera, sbigottita che come un cuor solo fa muovere all’unisono le anime raccolte nello scrigno inviolabile del Sacro Cuore di Gesù.
    Tuttavia, nessuna devastazione è paragonabile a quella della Chiesa di Cristo nell’ora presente. Vediamo avverarsi le parole del profeta: “la devasta il cinghiale del bosco, se ne pasce l’animale selvatico…” (Sal 79,14).
    La verità è che non abbiamo noi oggi un santo, un poverello infiammato d’amor serafico cui il Cristo Crocifisso abbia suggerito: “va, e ripara la mia Chiesa che come vedi, è tutta in rovina”. Vediamo semmai il contrario. Un mandato rovesciato che potrebbe suonare così “va, e abbatti i ruderi della Chiesa che, come vedi, ancora non sono del tutto distrutti”.
    Ma sappiamo che Nostro Signore, anche se dormiente, veglia più della sentinella sui suoi figli, chinandosi sulle afflizioni del suo popolo, e non può non muoversi a pietà dei suoi servi perché siamo rimasti orfani, senza casa e senza patria. “Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore” (Mt 9,36).
    Mai parole furono più appropriate per descrivere la situazione storica, politica e religiosa dell’ora presente: “Ora non abbiamo più né principe, né capo, né profeta, né olocausto, né sacrificio, né oblazione, né incenso, né luogo per presentarti le primizie e trovar misericordia” (Dn 3,38).
    Mai dolore più grande solcò il mistico corpo maciullato del Figlio di Dio quanto quello inferto dai suoi stessi figli che gettano il suo Sangue per la strada, come sale scipito, senza valore. “L’uomo in fondo – dicono i cattivi maestri – è già salvato. Egli è già redento, solo che non lo sa. Bisogna soltanto (gnosticamente) risvegliarlo dal sonno per fargli presente la sua innata e immanente divinità”. In questo cristianesimo “altro”, uomo e Dio si confondono, si uniscono alchemicamente in una panteistica «armonia oppositorum», finito e infinito, pensiero ed essere, materia e spirito, contingente e necessario. Quante anime mandate nell’oscurità del bosco come sciocche pecore irretite dall’abisso del peccato. Il Lupo dell’averno ne ha fatto strage, molte perdute e mai più ritrovate, mentre il Sacro Ovile presso d’assedio dai capri infetti viene picconato da quegli stessi servi che hanno ucciso il Buon Pastore, il Figlio, l’Erede.
    Peccati, peccati, e ancora peccati. Nonostante i castighi e gli avvertimenti che il Cielo continua ad elargire nella persona della Vergine Immacolata anche attraverso questi scuotimenti della terra, questo mondo depravato si è immerso ancora una volta nella festa dei diavoli e delle streghe, il cosiddetto “capodanno di satana”.
    Nonostante questa paziente materna sollecitudine, gli infelici uomini carnali, figli scaltri di questo mondo, continuano ad ignorare questi portentosi inviti alla conversione abbandonandosi alla profanazione della Vigilia di tutti i Santi, consacrando la notte, il tempo e la loro eternità, non ai santi ma ai dannati. Potremmo dire che l’evento halloween è il rovesciamento luciferino della solennità d’Ognissanti in cui, invece di celebrare la vittoria dell’Agnello e di tutti coloro che sono stati redenti nel suo Sangue, si vuole celebrare l’eterna dannazione degli angeli caduti e di tutte le anime perdute in eterno.
    Quante colpe accumulate come carboni ardenti sulla nostra testa! Noi stessi siamo gli artefici della nostra rovina. Nessuno, infatti, è senza colpa, nessuno totalmente mondo, nessuno giusto dinanzi a Dio: «si iniquitátes observáveris Domine, Domine quis sustinébit?». Possiamo soltanto supplicare “perdono, pietà!”, gettando nella polvere il nostro cuore e vestendo di sacco la nostra mente per allontanare da noi, odierni niniviti, il calice dell’Ira.
    “Gesù, distaccaci sempre più da questo mondo che passa (1Cor 7,31) con le sue vane tribolazioni, le sue false glorie, i suoi apparenti piaceri. Come ce lo hai annunciato, come ai tempi di Noè e come a Sodoma, gli uomini continuano a mangiare, a bere, a immergersi nel traffico e nel godimento, senza pensare alla prossimità della tua venuta, come i loro antenati non pensarono al fuoco del cielo e al diluvio fino a quando perirono tutti (Lc 17,26-30). Lasciamo che godano e si burlino degli altri, pensando come dice l’Apocalisse che per Cristo e per la Chiesa è finita (Ap 11,11). Mentre essi opprimono in mille modi la tua santa città e le impongono prove mai conosciute non pensano che le nozze dell’eternità avanzano, che alla Sposa non mancano che le gemme di queste prove e la porpora fulgente di cui la orneranno gli ultimi martiri. Prestando orecchio agli echi della patria, sentiamo noi pure uscire dal trono la voce che grida: Lodate Dio voi tutti che siete suoi servi, voi tutti che lo temete, piccoli e grandi. Alleluia! Perché il nostro Signore onnipotente regna. Godiamo ed esultiamo e rendiamogli gloria perché il tempo delle nozze dell’Agnello è giunto e la sua Sposa è preparata (ivi 19,5-7). Un poco di tempo ancora, perché si completi il numero dei fratelli (ivi 6,11) e nell’ardore delle nostre anime troppo a lungo assetate ti diremo con lo Spirito e con la Sposa: Vieni, o Gesù (ivi 22,17)! vieni a consumarci nell’amore dell’unione eterna a gloria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo nei secoli senza fine!”[1].
    Chiunque tu sia, se anche tu, come me, sei un terremotato dello spirito, non perdere la speranza e diffondi l’annuncio del Signore che è vicino, ora più che mai, giacché questa è l’ora delle tenebre. Questa è l’ora in cui armarsi dell’armatura di Dio e indossare le armi della luce, preparandosi con la Grazia ad incontrare lo Sposo e il Giudice. Questo è il tempo in cui “si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno pestilenze e carestie e terremoti in vari luoghi; ma tutto questo non sarà che il principio dei dolori” (Mt 24,7-8).
    Omnes Sancti et Sanctæ Dei, intercédite pro nobis.»





    https://www.radiospada.org/2016/08/s...sul-terremoto/
    «Siamo ‘assediati dalla Grazia’: riflessioni sul terremoto di Alessandro Pini

    “Gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l’ignoranza, hanno deciso di non pensarci per rendersi felici” (Pensieri, 168).
    Così recita la massima pascaliana, ed è proprio così che l’uomo d’oggi intende eludere la realtà della morte, seppur essa sia oggettiva e valevole per tutti gli uomini: del passato, del presente e del futuro.
    Gli eventi della scorsa notte mostrano l’inconsistenza di tal espediente, squarciano l’apparente serenità che caratterizza questi nostri tempi: colpiscono tutti, taluni direttamente altri indirettamente. Per i primi è poco
    utile parlare, altresì è nostro preciso dovere soccorrerli con la preghiera e l’aiuto materiale (carità).
    I secondi, quelli di cui vorrei parlare, si dividono in due compagini: coloro i quali restano sconvolti e perlopiù smarriti dinanzi a simili avvenimenti e gli altri, ovvero quanti ricordano la caducità della vita dell’uomo sulla Terra. Da una parte, quindi, sconforto con picchi di rabbia e disperazione, e dall’altra consapevolezza e riflessione realista, seppur velata da una normale quanto umana tristezza.
    Restare profondamente smarriti di fronte a simili eventi sarebbe abbastanza anomalo in tempi normali – tali fenomeni naturali sono sempre esistiti e sempre esisteranno -, tuttavia non viviamo in un’epoca di questo tipo, bensì nell’era del Benessere forzato, dove si vive senza una meta e le emozioni ci conducono là dove esse vogliono. In un simile clima è naturale stupirsi dinanzi alla forza della natura, è consequenziale soccombere davanti ad accadimenti imprevedibili e dolorosi come il forte terremoto della scorsa notte; l’uomo contemporaneo è abituato a gestire tutto con un click, ma non sa spiegarsi perché è al mondo, a tal punto che siffatta domanda è scomparsa dal proprio orizzonte.
    Questo è il punto dolente. L’uomo postmoderno, avendo deposto l’uso della ragione a favore del proprio istinto, non ha più alcuna risorsa per reagire (positivamente) in queste circostanze, donde appare disperso nel nulla; quel nulla al quale si sente destinato ma che al contempo rifiuta, cercando quaggiù, sulla Terra, piena soddisfazione (che mai rinviene) ed una patria imperitura, che non è tale, come i recenti fatti testimoniano.
    Tuttavia – grazie al Cielo – tale smarrimento non è frutto di un ragionamento logico ma di una falsa logica di vita, di un’erronea (contro)filosofia che ha condotto l’uomo a livelli bestiali oltre i quali vi è solo la follia. “Dio non permetterebbe il male, se dallo stesso male non traesse il bene, per vie che conosceremo pienamente nella vita eterna”, afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 324)
    Il testo appena citato conferma ed espone la millenaria dottrina cristiana circa il Male e l’onnipotenza divina: Dio può trarre un bene anche dal male – essendo quest’ultimo una mancanza, una privazione – e niente sfugge al governo della Provvidenza divina. Questo è il segreto dell’ottimismo cristiano, alimentato dalla consapevolezza di avere un Padre che ha donato suo Figlio per la nostra Salvezza, il quale si prende cura di noi come se fossimo le uniche creature presenti nel vasto Universo.
    Dunque, la Fede c’insegna che gli eventi che hanno scosso l’intero Centro Italia – infinitamente crudeli secondo logiche puramente umane – estrinsecamente veicolano schegge di luce (l’agostiniano ex malo bonum).
    Giova a tal proposito affermare che la nostra Fede non è un cieco fideismo, ma un saldo abbraccio che lega l’uomo (ragione) a Dio (Rivelazione), il quale ha dato prova della propria presenza nelle vicende della Storia con interventi diretti ed indiretti. L’uomo cristiano riconosce – anche attraverso gli eventi drammatici – il proprio essere creaturale, quindi rigetta con forza l’idea secondo la quale è soltanto un naufrago in balia degli eventi o del pagano fato: il
    Buon Pastore, infatti, ha dato la vita per salvare le proprie pecore, pertanto Egli veglia continuamente sul proprio gregge, al quale ha promesso la vita eterna (fine ultimo d’ogni uomo) e non la vita da nababbi spensierati.
    “Io sono infatti persuaso che né morte né vita… né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di
    Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8,22-39). La morte non è l’orrido abisso leopardiano: ogni cristiano è tenuto a considerarlo e testimoniarlo, soprattutto in questi momenti. Nondimeno, conviene ricordare che non esiste uomo definitivamente perso, ogni essere umano è “assediato” dalla Grazia, ed è soltanto lui che sceglie di sfuggirLe: il mondo è un luogo troppo pericoloso per un ateo (C. S. Lewis).
    L’uomo moderno deve “soltanto” ammettere l’evidenza delle falsità finora ingurgitate, ed eventi nefasti come quelli recenti sono di molto aiuto in tal senso; altresì confermano la famosa, quanto incompresa, sentenza agostiniana poc’anzi menzionata.
    Infatti, una sana riflessione dovrebbe condurre l’uomo a comprendere l’impotenza umana davanti a simili forme di male, quindi la necessità di un Qualcuno che le “sconfigga”, giacché tutto intorno a noi è opera di quel Qualcuno, il quale ivi ha seminato le tracce necessarie per riconoscerLo ed amarLo come conviene. Dio non abbandona l’uomo, invero è l’uomo che ha abbandonato Dio, e se ne ricorda soltanto in questi frangenti, quando il dolore è grande e la superbia suggerisce accuse di malvagità. Processo ingiusto ma “logico” dacché la sofferenza è incomprensibile al di fuori del Cristianesimo, unica Religione in grado di dare senso a quest’aspetto della vita dell’uomo: infatti, il nostro Dio – il vero ed unico Dio – non ha soltanto predicato e fatto miracoli, ha dato l’Esempio, subendo ogni tipo d’oltraggio, finanche la morte in croce per la nostra Salvezza. Capolavoro concluso con la propria Resurrezione, la quale ha donato a tutti la Speranza
    che dopo la Croce vi è la Gioia (vita eterna).
    Questa è la Missione del cristianesimo, e questi eventi ce lo ricordano: Dio ha fondato la Chiesa (Cattolica Apostolica Romana) per proseguire la sua Opera ed illuminare il mondo altrimenti ridotto ad un ammasso di individui senza alcuna speranza. Diffondere la Speranza attraverso la Verità, questo è il Cattolicesimo. Quando poi l’uomo si affida a Dio essa divampa e la Gioia è prossima.
    Questo è il nostro destino, è necessario però arrendersi alla Grazia, la quale “non distrugge la natura, ma la presuppone e la perfeziona”, orientandola al proprio vero bonum che è Dio – Sommo Bene – il quale si serve di ogni mezzo per procurarci quella felicità che qui, nella terra d’esilio, invano inseguiamo.
    “Dio sa mescolare il dolce con l’amaro e converte in premio eterno le pene transitorie della vita.”
    (San Pio da Pietrelcina)»


    https://www.radiospada.org/2016/08/e...urire-il-bene/
    «Ex malo bonum: se da eventi catastrofici può scaturire il Bene di Gabriele Colosimo

    Questa notte si è verificata una forte scossa di terremoto nel centro Italia, così forte da far crollare un paese intero, Amatrice (a cui deve le proprie origini un famoso piatto della tradizione culinaria laziale), così forte da aver lasciato sotto le macerie decine di persone. Nel momento in cui scrivo si parla di 21 morti e 100 dispersi circa.
    Eventi del genere, per quanto catastrofici, ci ricordano che siamo nulla di fronte al Signore di tutte le cose e che il nostro posto è sotto di Lui. La miglior posizione possibile è, quindi, quella della piena sottomissione al nostro Creatore, rispettandone le leggi morali e accettando la Sua volontà, che non significa certo rimanere passivi qualunque cosa accada, significa semplicemente non disperare di fronte a eventi che, grazie alla ragione, sappiamo che è possibile che avvengano e possano essere fatali.
    Dove si troverà mai il “bonum” in questo terremoto o in altri eventi apparentemente nefasti, si chiederà forse qualcuno. Per chi, come me, ha iniziato il suo cammino di conversione in seguito alla morte di una persona cara, forse la risposta è semplice. Una volta un santo sacerdote in un’omelia sulla vita e la morte ha detto che molti trascorrono il loro tempo acchiappando le farfalle. Quale miglior metafora per chi conduce in maniera spensierata una vita spiritualmente mediocre? Come descrivere meglio chi non vede il proprio creatore per seguire la moda del momento, per cercare l’effimero, per acchiappare i Pokemon…?
    Eventi come questo terremoto scuotono le coscienze tiepide, le schiaffeggiano per farle risvegliare dall’effimero mondo delle creature e fargli volgere lo sguardo al Creatore. Anche chi subisce gravi perdite o chi si trova nella posizione di poter fisicamente aiutare chi ha perso parenti o case può essere scosso dai disegni della Provvidenza. Potrebbe chiedersi “perché sto aiutando il mio prossimo?” e arrivare così a capire che esiste una legge morale. E quale legge non ha un legislatore, che in questo caso è IL supremo Legislatore?
    Al contrario, più si reagisce male a questi eventi, più si apre all’apostasia, alla non accettazione della Sua volontà come atto di egoismo e superbia. Questa mattina stessa ho condiviso verbalmente un pensiero su quanto accaduto e mi è stato risposto “il Signore, chiunque esso sia, se veramente lo decide Lui, potrebbe anche risparmiarci queste orribili sofferenze”. Un fulgido esempio della disperazione di chi è del mondo e vede nelle creature il proprio fine ultimo. E quanti ho visto allontanarsi da Dio perché “ha fatto morire ‘X’ o ‘Y’, quindi non è buono”.
    Non vi è stato detto che si nasce, si vive e si muore? E che si può morire in qualsiasi momento? E che ha sconfitto la morte solo la seconda persona della Santissima Trinità?
    In questi momenti può venirci in aiuto l’indifferenza ignaziana, concetto che diventa ben chiaro dopo un turno di esercizi spirituali.
    “E’ necessario renderci indifferenti verso tutte le realtà create (in tutto quello che è lasciato alla scelta del nostro libero arbitrio e non gli è proibito), in modo che non desideriamo da parte nostra la salute piuttosto che la malattia, la ricchezza piuttosto che la povertà, l’onore piuttosto che il disonore, una vita lunga piuttosto che una vita breve, e così per tutto il resto, desiderando e scegliendo soltanto quello che ci può condurre meglio al fine per cui siamo creati.”
    Questa bella frase di Sant’Ignazio di Loyola racchiude tutto il senso della nostra vita, di come deve comportarsi chi vuol seguire l’unico vero Dio, di chi ha ricevuto tutte le grazie per capire che l’unica Verità è la religione cattolica.
    Preghiamo allora affinché quest’evento porti tante conversioni e altrettante anime alla salvezza eterna.»






    http://www.preghiereagesuemaria.it/images/la%20med3.jpg









    Sancte Benedicte, ora pro nobis!

    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  6. #6
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    Lightbulb Re: Rif: L'Ordine di san Benedetto. Informazioni sui monaci benedettini

    21 MARZO 2019: SAN BENEDETTO, ABATE E CONFESSORE…



    «21 MARZO SAN BENEDETTO, ABATE»
    “Guéranger, L'anno liturgico - 21 marzo. San Benedetto, Abate”
    Guéranger, L'anno liturgico - 21 marzo. San Benedetto, Abate
    http://www.unavoce-ve.it/pg-21mar.htm





    «San Benedetto - Sodalitium
    San Benedetto - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/san-benedetto/
    21 marzo, San Benedetto, Abate (Norcia, 480 circa – Montecassino, 21 marzo 547).
    “A Montecassino il natale di san Benedetto Abate, il quale restaurò e meravigliosamente propagò nell’Occidente la disciplina monastica, che era quasi estinta. La sua vita, gloriosa per virtù e per miracoli, fu scritta dal beato Gregorio Papa”.

    Per quel zelo veramente apostolico onde voi, o gran patriarca s. Benedetto, spezzaste gli idoli, atterraste i templi, bruciaste i boschi sacri che tenevano gli abitatori del Monte Cassino fra le tenebre del paganesimo, e stabiliste in tutti quei dintorni la fede di Gesù Cristo, indi gettaste, con la fabbricazione del vostro monastero, i fondamenti di quel grand’Ordine che diede alla santa Sede più di quaranta Pontefici, al sacro Collegio più di duecento Cardinali, alla Chiesa più di tre mila Santi canonizzati, oltre infiniti coltivatori alle lettere ed alle scienze: ottenete a noi tutti la grazia d’impegnarci con ogni sforzo possibile a procurare il vantaggio così temporale come spirituale di tutti ì nostri fratelli. Così sia.»
    http://www.sodalitium.biz/wp-content.../benedetto.jpg
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...-1-300x255.jpg






    "Sante Messe - Sodalitium"
    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

    "S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium"
    http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

    “Sodalitium - IMBC.”
    https://www.youtube.com/user/sodalitium

    “Omelie dell'I.M.B.C. a Ferrara.”
    https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

    http://www.oratoriosantambrogiombc.it/
    “Oratorio Sant'Ambrogio, Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11).”





    «Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
    http://www.domusmarcellefebvre.it/
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
    Festa di San Giuseppe sposo della BVM
    https://www.youtube.com/watch?v=6fpJ2SWL_oY
    http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
    La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.».





    https://www.agerecontra.it/2015/10/s...nigni-i-parte/







    https://forum.termometropolitico.it/...e-maria-7.html
    “21 marzo (11 luglio) - S. Benedetto da Norcia.”
    https://forum.termometropolitico.it/...da-norcia.html
    https://forum.termometropolitico.it/...-norcia-6.html
    “La medaglia o croce di san Benedetto.”
    https://forum.termometropolitico.it/...benedetto.html
    “L'Ordine di san Benedetto. Informazioni sui monaci benedettini. ORDO SANCTI BENEDICTI: I BENEDETTINI.”
    https://forum.termometropolitico.it/...nedettini.html
    “Benedettini per il cattolicesimo integrale.”
    https://forum.termometropolitico.it/...integrale.html







    https://www.facebook.com/catholictradition2016/
    «MARTIROLOGIO ROMANO, 1955. Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...0e&oe=5D14A0E9






    https://sardiniatridentina.blogspot....abate.html?m=0
    "San Benedetto Abate
    San Benedetto da Norcia, nobile Romano, lasciati gli studi secolari si ritirò a Subiaco a menar vita ascetica. Unitisi a lui alcuni discepoli, attratti dalla sua santità, li diresse con la Regola che poi scrisse. Il Patriarca del Monachesimo Occidentale, il Padre e Patrono dell'Europa Cristiana, ripieno di Spirito Santo e ricco di meriti, passò al Signore il 21 marzo 547.


    INTROITUS
    Ps 36.30-31.- Os iusti meditábitur sapiéntiam, et lingua eius loquétur iudícium: lex Dei eius in corde ipsíus. ~~ Ps 36:1.- Noli æmulári in malignántibus: neque zeláveris faciéntes iniquitátem. ~~ Glória ~~ Os iusti meditábitur sapiéntiam, et lingua eius loquétur iudícium: lex Dei eius in corde ipsíus.

    Ps 36.30-31.- La bocca del giusto pronuncia parole di saggezza, la sua lingua parla con rettitudine; ha nel cuore la legge del suo Dio. ~~ Ps 36:1.- Non invidiare i malvagi e non essere geloso degli operatori di iniquità. ~~ Gloria ~~ La bocca del giusto pronuncia parole di saggezza, la sua lingua parla con rettitudine; ha nel cuore la legge del suo Dio.

    Gloria

    ORATIO
    Orémus.
    Intercessio nos, quaesumus Domine, beati Benedicti Abbatis commendet: ut, quod nostris meritis non valemus, eius patrocinio assequamur.Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

    Preghiamo.
    L’intercessione del beato Benedetto Abate ci sia d’appoggio presso di Te, o Signore, affinché per il suo patrocinio otteniamo ciò che non possiamo conseguire con i nostri meriti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    Si fa la commemorazione della feria di Quaresima.

    LECTIO
    Lectio libri Sapientiæ.
    Eccli 45:1-6
    Diléctus Deo et homínibus, cuius memória in benedictióne est. Símilem illum fecit in glória sanctórum, et magnificávit eum in timóre inimicórum, et in verbis suis monstra placávit. Gloríficávit illum in conspéctu regum, et iussit illi coram pópulo suo, et osténdit illi glóriam suam. In fide et lenitáte ipsíus sanctum fecit illum, et elégit eum; ex omni carne. Audívit enim eum et vocem ipsíus, et indúxit illum in nubem. Et dedit illi coram præcépta, et legem vitæ et disciplínæ.

    Fu amato da Dio e dagli uomini: il suo ricordo è benedizione. Lo rese glorioso come i santi e lo rese grande a timore dei nemici. Per la sua parola fece cessare i prodigi e lo glorificò davanti ai re; gli diede autorità sul suo popolo e gli mostrò una parte della sua gloria. Lo santificò nella fedeltà e nella mansuetudine; lo scelse fra tutti i viventi. Gli fece udire la sua voce; lo introdusse nella nube oscura e gli diede a faccia a faccia i comandamenti, legge di vita e di intelligenza

    GRADUALE
    Ps 20:4-5
    Dómine, prævenísti eum in benedictiónibus dulcédinis: posuísti in cápite eius corónam de lápide pretióso.
    V. Vitam pétiit a te, et tribuísti ei longitúdinem diérum in saeculum saeculi.

    Lo hai prevenuto, Signore,con dolci benedizioni: hai posto sul suo capo una corona di gemme preziose.
    V. Vita ti ha chiesto, a lui l'hai concessa, lunghi giorni in eterno, senza fine.

    ALLELUIA
    Allelúia, allelúia
    Ps 91:13
    Iustus ut palma florébit: sicut cedrus Líbani multiplicábitur. Allelúia.

    Alleluia, alleluia
    Il giusto fiorirà come un giglio e crescerà come un cedro del Libano. Alleluia.

    EVANGELIUM
    Sequéntia ☩ sancti Evangélii secúndum Lucam.
    Luc 12.35-40
    In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Sint lumbi vestri præcíncti, et lucernæ ardéntes in mánibus vestris, et vos símiles homínibus exspectántibus dóminum suum, quando revertátur a núptiis: ut, cum vénerit et pulsáverit, conféstim apériant ei. Beáti servi illi, quos, cum vénerit dóminus, invénerit vigilántes: amen, dico vobis, quod præcínget se, et fáciet illos discúmbere, et tránsiens ministrábit illis. Et si vénerit in secúnda vigília, et si in tértia vigília vénerit, et ita invénerit, beáti sunt servi illi. Hoc autem scitóte, quóniam, si sciret paterfamílias, qua hora fur veníret, vigiláret útique, et non síneret pérfodi domum suam. Et vos estóte paráti, quia, qua hora non putátis, Fílius hóminis véniet.

    In quel tempo: Disse Gesù ai suoi discepoli: «I vostri fianchi sian cinti ed accese nelle vostre mani le lucerne, come coloro che aspettano il loro padrone quando torni da nozze, per aprirgli appena giunge e picchia. Beati quei servi che il padrone, arrivando, troverà desti. In verità vi dico, che, cintosi, li farà sedere a tavola e si metterà a servirli. E se giungerà alla seconda vigilia e se giungerà alla terza vigilia e li troverà così, beati loro! Sappiate pero che se il padrone conoscesse in qual ora viene il ladro, veglierebbe senza dubbio, e non si lascerebbe sfondare la casa. E anche voi tenetevi pronti, perché, nell'ora che non pensate, verrà il Figlio dell'uomo.

    OFFERTORIUM
    Ps 20.3; 20:4
    Desidérium ánimæ eius tribuísti ei, Dómine, et voluntáte labiórum eius non fraudásti eum: posuísti in cápite eius corónam de lápide pretióso.

    Hai soddisfatto il desiderio del suo cuore, non hai respinto il voto delle sue labbra e hai posto sul suo capo una corona di gemme preziose.

    SECRETA
    Sacris altáribus, Dómine, hóstias superpósitas sanctus Benedictus Abbas, quaesumus, in salútem nobis proveníre depóscat. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

    Per intercessione del santo abate Benedetto, o Signore, queste offerte deposte sull'altare giovino alla nostra salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

    Si fa la commemorazione della feria di Quaresima.

    COMMUNIO
    Luc 12:42.
    Fidélis servus et prudens, quem constítuit dóminus super famíliam suam: ut det illis in témpore trítici mensúram.

    Fedele e saggio è il servitore che il Signore ha preposto alla sua casa: perché al tempo conveniente dia il cibo che spetta a ciascuno.

    POSTCOMMUNIO
    Orémus.
    Prótegat nos, Dómine, cum tui perceptióne sacraménti beátus Benedictus Abbas, pro nobis intercedéndo: ut et conversatiónis eius experiámur insígnia, et intercessiónis percipiámus suffrágia. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

    Preghiamo.
    Ci protegga, o Signore, insieme al tuo sacramento che abbiamo ricevuto l'intercessione del beato Benedetto abate; affinché della sua vita seguiamo gli esempi e della sua protezione sentiamo gli effetti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen."


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    «Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Signum Crucis. Crux Sancti Patris Benedicti. Non Draco Sit Mihi Dux; Crux Sacra Sit Mihi Lux. Vade Retro, Satana! Numquam Suade Mihi Vana; Sunt Mala Quae Libas. Ipse Venena Bibas. Signum Crucis
    Segno della Croce. Croce del Santo Padre Benedetto. Non sia il demonio il mio condottiero; la Santa Croce sia la mia luce. Allontanati, Satana! Non mi attirare alle vanità; sono mali le tue bevande. Bevi tu stesso i tuoi veleni. Segno della Croce.»

    «Carlo Di Pietro - Sursum Corda.
    Preghiera al Santo del giorno.

    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare san Benedétto Abate, il quale restaurò e meravigliosamente propagò nell’Occidente la disciplina monastica, che era quasi estinta. La sua vita, gloriosa per virtù e per miracoli, fu scritta dal beato Gregorio Papa. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Abate, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Benedetto possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.»


    "21 marzo, nella festa di san Benedetto, anno 1947. Cassino, come tutti sanno, fu la principale sede del santo patriarca Benedetto e la principale palestra delle sue virtù e santità. Dalla sommità di quel monte, mentre quasi tutt'intorno le tenebre dell'ignoranza e dei vizi si diffondevano nel tentativo di avvolgere e di rovinare ogni cosa, risplendette una luce nuova, la quale non solo alimentata dalla dottrina e civiltà degli antichi popoli, ma anche fomentata dalla dottrina cristiana, illuminò popoli e nazioni erranti fuori strada e li richiamò e guidò sulla via della verità e della rettitudine. A buon diritto si può dunque affermare che il sacro monastero ivi costruito divenne il rifugio e la difesa di tutte le più elette scienze e virtù, e in quei burrascosi secoli fu «quasi sostegno della chiesa e propugnacolo della fede».
    Da SS PIO XII
    LETTERA ENCICLICA
    FULGENS RADIATUR
    XIV CENTENARIO DELLA MORTE
    DI SAN BENEDETTO"
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...0e&oe=5D0D1F22

    "21 marzo, nella festa di san Benedetto, anno 1947.
    Risplende di vivida luce il nostro santo «Benedetto e di grazia e di nome», il quale, per una speciale disposizione della divina Provvidenza, emerse dalle tenebre del secolo, quando le condizioni e il benessere non solo della chiesa, ma della stessa umana civiltà, correvano un grandissimo rischio. L'impero romano, che aveva toccato un vertice di altissima gloria e che con la sapiente moderazione ed equità del suo diritto si era così strettamente legati tanti popoli, razze e nazioni, «da potersi chiamare con maggiore verità un patronato sul mondo intero piuttosto che una sovranità», ormai, come tutte le cose di questa terra, era declinato al suo tramonto poiché, indebolito e guasto all'interno, infranto ai confini esterni dalle invasioni dei barbari che piombavano da settentrione, era stato schiacciato in occidente sotto la sua immane rovina. In una così fiera burrasca e in mezzo a disgrazie così gravi, donde rifulse all'umana società qualche speranza, donde le venne un aiuto e una difesa, con cui potesse salvare se stessa e qualche reliquia almeno della sua civiltà? Proprio dalla chiesa cattolica: poiché, mentre le imprese di questo mondo e tutte le istituzioni terrene, siccome sono solo sostenute dalla prudenza e dalla forza umana, l'una dopo l'altra col passare degli anni crescono, salgono al culmine della prosperità e poi per il loro stesso peso declinano, cadono e svaniscono; al contrario la società che il nostro divin Redentore ha stabilita ha il dono dal suo Fondatore di una vita soprannaturale e di una forza indefettibile col cui appoggio e nutrimento essa se ne esce vincitrice dagli assalti del tempo, degli eventi e degli uomini in modo tale, da potere far sorgere una età nuova e più felice dalle loro stesse perdite e rovine, da poter formare ed educare nella dottrina e nello spirito cristiano una nuova società di cittadini, di popoli e di nazioni.
    Da SS PIO XII
    LETTERA ENCICLICA
    FULGENS RADIATUR
    XIV CENTENARIO DELLA MORTE
    DI SAN BENEDETTO"
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...85&oe=5D15101F



    https://www.sursumcorda.cloud/preghi...-giuseppe.html
    https://www.sursumcorda.cloud/preghi...3-al-18-3.html

    https://www.sursumcorda.cloud/sostienici/libri.html
    https://www.sursumcorda.cloud/massim...a-eretico.html
    “Appunti sulla questione del cosiddetto «papa eretico»”
    https://www.sursumcorda.cloud/preghi...vera-fede.html
    “Preghiera di San Pietro Canisio per conservare la vera fede”
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    https://www.agerecontra.it/tag/sursum-corda/








    «Radio Spada è un sito di controinformazione cattolico http://www.radiospada.org e una casa editrice http://www.edizioniradiospada.com
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/ »
    «21 MARZO 2019: SAN BENEDETTO, ABATE E CONFESSORE.»
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    «Absalon (Fjenneslev, 1128 – Sorø, 21 marzo1201) Vescovo di Roskilde dal 1158 e Arcivescovo di Lund dal 1178. "Clericus et milies", fu amico e consigliere del Re Vademaro I di Danimarca, propagatore della Chiesa nell'area del Baltico, comandante degli eserciti danesi contro i pirati e i barbari pagani dei quali operò la conversione al Cattolicesimo.»


    “21 marzo 2019: GIOVEDÌ DELLA SECONDA SETTIMANA DI QUARESIMA
    La Stazione oggi è nella celebre ed antica Basilica di S. Maria in Trastevere che, dopo S. Maria Maggiore, è la più bella delle Chiese Mariane di Roma.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...bb&oe=5D02D30E



    https://www.radiospada.org/tag/amatrice/







    https://www.camminodibenedetto.it/vi...san-benedetto/
    https://www.camminodibenedetto.it/wp...to-300x300.jpg






    http://www.preghiereagesuemaria.it/images/la%20med3.jpg
    “SPIEGAZIONE DELLE INIZIALI

    C.S.P.B.
    Crux Sancti Patris Benedicti
    La Croce del Santo Padre Benedetto
    C.S.S.M.L.
    Crux Sacra Sit Mihi Lux
    La Croce Santa sia la mia luce.
    N.D.S.M.D.
    Non Drago Sit Mihi Dux
    Non sia il demonio il mio condottiero
    V.R.S.
    Vade Retro, satana!
    Allontanati, satana!
    N.S.M.V.
    Numquam Suade Mihi Vana
    Non mi attirare alle vanità
    S.M.Q.L.
    Sunt Mala Quae Libas
    Son mali le tue bevande
    I.V.B.
    Ipse Venena Bibas
    Bevi tu stesso i tuoi veleni.”
    http://www.preghiereagesuemaria.it/images/la%20med3.jpg







    “ORA, lege et LABORA - La via di San Benedetto”
    ORA, lege et LABORA - La via di San Benedetto _________________________________________________
    http://www.ora-et-labora.net/





    “SAN BENEDETTO, IL MONACO CHE FECE L'EUROPA
    E ADDOLCÌ IL MEDIOEVO.
    11/07/2018 «Dovremmo domandarci», dice lo storico Jaque Le Goff, «a quali eccessi si sarebbe spinta la gente del Medioevo, se non si fosse levata questa voce grande e dolce». San Benedetto da Norcia è il patriarca del monachesimo occidentale. Nel solco della sua Regola (Ora et labora) sorsero nel continente europeo centri di preghiera, cultura e ospitalità per i poveri e i pellegrini.”







    http://www.agerecontra.it/


    http://www.centrostudifederici.org


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    http://www.fathercekada.com/


    http://www.traditionalmass.org/








    Como ovejas sin Pastor
    http://sicutoves.blogspot.com/




    https://moimunanblog.com/
    https://moimunanblog.files.wordpress...d-img_8173.jpg





    “SAN BENITO, PRIMER ABAD DE MONTECASINO. BY MOIMUNAN ON 21 MARZO, 2019
    https://moimunanblog.com/2019/03/21/...e-montecasino/
    San Benito, primer abad de Montecassino, patriarca del monacato occidental. 543.
    Papas: San Simplicio, Vigilio. Emperadores: Zenón , Justiniano
    21 de marzo SAN BENITO ABAD Y PATRIARCA DEL MONACATO DE OCCIDENTE.”
    https://moimunanblog.files.wordpress...3/image154.jpg
    https://moimunanblog.files.wordpress...e156.jpg?w=639
    https://moimunanblog.files.wordpress...3/image162.jpg
    “Construcción de la abadía de Montecassino. Legenda aurea. Bx J. de Voragine. Jacques de Besançon. XV.”
    https://moimunanblog.files.wordpress...3/image161.jpg
    “San Benito con la Regla. Códice de Benedicti regulam. XIV.”
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    “San Benito y Santa Escolástica. Legenda aurea. Bx J. de Voragine. Macon. XV.”
    https://moimunanblog.files.wordpress...3/image164.jpg
    “La muerte de San Benito. Iglesia de San Benito. Saint-Benoit-des-Ondes. Países Malo. Gran Bretaña. Waves.”
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    “SAN NICOLÁS DE FLÜE BY MOIMUNAN ON 21 MARZO, 2019.”
    https://moimunanblog.com/2019/03/21/...colas-de-flue/
    “21 de Marzo san Nicolás de Flüe, A.D. 1487.”
    https://moimunanblog.files.wordpress...f0e892a9b.jpeg
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    https://moimunanblog.files.wordpress...nicolc3a1s.jpg
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    “Catedral de San Nicolás en Friburgo (Suiza)”
    https://moimunanblog.files.wordpress...an-nicolas.jpg
















    https://lacontrerevolution.wordpress.com/


    http://wordpress.catholicapedia.net/


    http://www.catholique-sedevacantiste.fr/





    Sito del priorato benedettino di Faverney:


    «Prieuré Notre-Dame de Bethléem à Faverney»
    “La Règle de Saint Benoît”
    Prieuré Notre-Dame de Bethléem à Faverney
    http://prieure2bethleem.org/
    http://prieure2bethleem.org/wp-conte...0914_001-1.jpg




    Ligue Saint Amédée
    http://liguesaintamedee.ch/
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/
    «Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
    “Mieux vaut une petite œuvre dans la Vérité, qu’une grande dans l’erreur.”

    Messes :: Ligue Saint Amédée

    "Discipline originelle du carême chrétien."
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...0a&oe=5D10EEFC


    21 mars : Saint Benoît, Père des Moines d'Occident (480-543) :: Ligue Saint Amédée
    “21 mars : Saint Benoît, Père des Moines d'Occident (480-543)”
    http://liguesaintamedee.ch/applicati...int_benoit.jpg








    Sancte Benedicte, ora pro nobis!
    Lodato sempre sia il Santissimo nome di Gesù, Giuseppe e Maria!!!
    Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!
    Luca, Sursum Corda – Habemus Ad Dominum!!!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

 

 

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