Solo qualche settimana fa il Movimento Neofascista Jobbik con il 16,7% dei voti è entrato per la prima volta nel Parlamento ungherese conquistando ben 48 seggi. Questo è l'ultimo indizio di un comportamento elettorale sempre più generalizzato a livello europeo che premia le correnti ultra-nazionaliste di destra, le quali rappresentano una vera e propria "terza via" in contrapposizione alla classica dicotomia destra-sinistra.
La galassia delle correnti nazionaliste nei singoli Paesi dell'Europa è vastissima, molte di esse rappresentano partiti che formano coalizioni di governo. Dal bacino del Mediterraneo fino al nord dell'Europa il panorama non sembra essere poi tanto differente.
Svezia, in Parlamento entra l’estrema destra xenofoba. I democratici svedesi di Jimmi Akesson con il 5,7% conquistano 20 seggi. Sconfitto il centro sinistra. Nella piccola isola di Malta opera il Partito Nazionalista, partito di Governo dal 2008, con un programma fortemente incentrato sulla prevenzione dell'immigrazione e comportamenti che più volte sono stati oggetto di controllo da parte dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite. In Portogallo il Partito Nazionalista Rinnovatore si è contraddistinto perché alcuni suoi rappresentanti sono stati accusati e processati per aver condotto azioni filo-naziste. Spostando lo sguardo oltre le Alpi troviamo in Francia il Fronte Nazionale di Le Pen che ha ottenuto nelle regionali del marzo scorso più dell'8% a livello nazionale con punte che arrivano addirittura al 20% in alcune regioni del sud e del nord del Paese. In Austria ben due partiti di estrema destra sono rappresentati in Parlamento: il Partito della Libertà Austriaco e la Lega per il Futuro dell'Austria, il partito che fu di Haider. Insieme raggiungono la non trascurabile quota del 28% frutto dei voti di un elettorato favorevole a una politica contraria all'Unione Europea, al diritto di asilo, all'entrata della Turchia in Europa e all'omosessualità. Analogo è il discorso per il Partito Nazionaldemocratico Tedesco ben rappresentato soprattutto in Sassonia; l'Orgoglio Fiammingo in Belgio; il Partito per la Libertà di Wilders in Olanda.
Anche nell'Europa che fu del blocco sovietico il rigurgito nazionalista è molto forte. In Bulgaria il Partito d'Unione Attacco Nazionale, che persegue politiche tipicamente ultra-nazionaliste, ha raggiunto nelle Europee del 2009 il 12% dei voti. In Romania è presente il Partito della Grande Romania mentre in Ungheria, come già accennato, il Movimento Neofascista Jobbik è per la prima volta rappresentato in Parlamento affermandosi il terzo partito del Paese con il 16,7%. In Slovacchia il Partito Nazionale Slovacco è al Governo dal 2006 all'interno di una coalizione addirittura di centro-sinistra, mentre in Croazia e Serbia sono ben due i partiti di destra estrema che nutrono ambizioni di governo: rispettivamente il Partito della Destra Croata e il Partito Radicale Serbo.
Nel nord dell'Europa, in Gran Bretagna il Partito Nazionalistico Britannico ha ottenuto nelle recenti elezioni europee il 6% di voti e due deputati europei. In Scandinavia i discorsi sul pericolo dell'Islam e degli immigrati musulmani sono molto efficaci, infatti il Partito del Popolo Danese è un alleato indispensabile del Governo liberal-conservatore; il Partito del Progresso, neofascista sulle ceneri del pensiero di Quisling, è il secondo partito in Norvegia.
Fatte salve le dovute differenze geografiche e culturali che contraddistinguono il dna di tali gruppi politici, emergono tuttavia delle peculiarità di base che possono ricondurre il loro credo a idee abbastanza comuni. L'estrema destra, specie quella di ispirazione neofascista, ha tra i suoi programmi principali il superamento del liberismo e la guerra alla globalizzazione, argomenti che per certi versi li accomuna all'estrema sinistra e ai movimenti cattolici di base.
I partiti nazionalistici di vecchia data, dopo aver operato una revisione ideologica nella seconda metà degli anni Ottanta, hanno cominciato a sostenere la xenofobia come scudo in difesa della propria comunità etnica, in questo senso si possono leggere gli exploit di fazioni di destra estrema in Belgio e Olanda. Condividono modalità d'azione violenta, soprattutto contro tutti colori che appaiono diversi, la riscoperta dell'identità nazionale e il blocco delle immigrazioni. L'economia è un altro dei punti nodali. Non a caso, insistono molto sulle sinergie economiche le destre estreme dei Paesi scandinavi o quelle dell'Austria. Combattono per le privatizzazioni a tappeto, il disimpegno dello Stato dai settori produttivi, la riduzione dei dipendenti pubblici, l'alleggerimento dello Stato sociale, l'abbattimento delle tasse, il federalismo economico su base etnica e contro i contributi alle famiglie multiculturali. La forza di questi argomenti sta nel saper dosare cautamente temi liberisti e nazionalisti usando come veicolo un linguaggio retorico, ma semplice, capace di produrre il massimo effetto per il partito in Olanda o in Austria. Il raggiungimento di una sorta di personalizzazione della politica è l'effetto più eclatante di questo genere di politica.
I nuovi partiti di estrema destra, quelli nati negli anni Novanta, esprimono invece l'insofferenza verso alcuni aspetti della modernità, come ad esempio il pluralismo culturale, raccogliendo consensi traversali ed esercitando una forte attrazione fra i ceti popolari, poiché riescono a dare risposte in termini di identità e di valori a crisi economiche e interessi mondiali. È il caso del partito di Jobbik in Ungheria, un partito che raccoglie gli scontenti in modo trasversale tra tutte le classi sociali, tra chi è deluso dall'Europa unita, chi dal Governo in generale e chi teme che il proprio Stato possa essere invaso dai capitali di gente straniera senza scrupoli.
Le nuove destre estremiste europee sono realtà in evoluzione, seguono molto spesso un doppio movimento nel tentativo di uscire dalla marginalità e allo stesso tempo assumere un ruolo politico di utilità generale, cercando di influenzare la cultura conservatrice classica e sotterrare quella socialdemocratica. I vuoti a livello politico sono colmati proprio dalle destre estreme, i risultati politici dei singoli Stati europei sono una spiegazione abbastanza chiara di questo fenomeno politico.
Probabilmente oggi il successo delle forze elettorali di estrema destra in Europa è legato proprio alla loro capacità di superare la dicotomia classica destra e sinistra e soprattutto di portare avanti una costante azione di adeguamento nei confronti della società in cui operano cavalcando le tensioni sociali.
L'estrema destra in Europa. Tutti i nipoti di Le Pen
Per l'Europa avanti a destra. Anzi, all'estrema destra. Il fantasma che nel XXI secolo si aggira per l'Europa non è più il comunismo, come dicevano Marx ed Engels oltre 150 anni fa. Ma è lo spettro dell'immigrato extracomunitario e della massa di chi fugge dalla miseria di tutti i Sud del mondo e cerca asilo nel ricco continente. È questo il collante (unito ai comuni sentimenti anti-Europa) che unisce i partiti della destra estrema europea e che, dopo il successo al primo turno nelle elezioni presidenziali francesi di Jean-Marie Le Pen, diventerà il tema con il quale dovranno confrontarsi sia i partiti della sinistra che i partiti centristi di ispirazione cristiana (riuniti nel Partito popolare europeo) e i movimenti della destra classica (gaullisti, conservatori britannici).
LE PEN E GLI ALTRI - All'interno della galassia dell'estrema destra, in realtà, ci sono partiti molto diversi. Alcuni partiti partono da posizioni dichiaratamente fasciste o addirittura naziste, come i tre movimenti estremisti tedeschi (Republikaner, Npd e Dvu), i tre italiani (Ms-Fiamma tricolore, Forza Nuova, Fronte sociale nazionale), la spagnola Democrazia nazionale, il Partito nazionale britannico, il Fronte ellenico, l'ungherese Partito della giustizia e della vita, il fiammingo Vlaams Blok.
Altri hanno nel tempo diluito i richiami neofascisti in una sorta di socialismo di destra con venature antiglobaliste e antiliberiste come i francesi Fronte nazionale di Le Pen e il Movimento nazionale repubblicano di Mégret, l'Fpö (Partito liberale) di Jörg Haider in Austria. Alcuni di questi partiti erano stati riuniti proprio da Le Pen in un supergruppo europeo chiamato Euro-nat. Haider ha proposto di federare i partiti dell'estrema destra nelle elezioni europee del 2004, senza incontrare però molto entusiasmo. In ogni caso la federazione non comprenderebbe Le Pen, che Haider considera «un razzista». POPULISTI E NAZIONALISTI - Recentemente sono sorti partiti nel nord-centro Europa che accomunano spinte populiste (nazionalismo, localismo, rivolta fiscale, opposizione all'euro e all'Europa) a programmi anti-immigrati conditi da accenni parafascisti, come Per un'Olanda vivibile di Pim Fortuyn, - assassinato lunedì 6 maggio - recente vincitore delle comunali di Rotterdam, il Partito del popolo danese di Pia Kjærsgaard, il norvegese Partito del progresso di Carl Hagen, il Partito del popolo svizzero di Christoph Blocher, la svedese Nuova democrazia, l'irlandese Eire Now.
EST EUROPA - Infine ci sono i partiti dell'Est europeo ex comunista dove la connotazione ultranazionalista e fascista è prevalente, come il Partito della Grande Romania, i liberaldemocratici russi di Zhirinovski, il Partito nazionalista slovacco, il Partito della destra croata (Hrvatska Stranka Prava), il Partito radicale serbo di Vojislav Seselj. Non a caso, infine, l'estrema destra nazista ha il maggiore seguito proprio nell'ex Germania Est e in Russia con il partito Pamyat.
CONTRO L'EURO E L'UE - Non sono soltanto i sentimenti xenofobi e razzisti a connotare questi movimenti. Una posizione comune nei partiti di estrema destra delle nazioni aderenti all'Unione europea, e anche in quelle in predicato di entrarci, è l'opposizione agli organismi comunitari, o per lo meno l'opposizione all'architettura europea attuale disegnata dal Partito popolare europeo e dal Partito socialista europeo: maggiore integrazione, moneta comune, Parlamento e Commissione europei. L'estrema destra si oppone in modo deciso e vuole il ritorno al predominio delle nazioni sugli organismi comunitari e, nei movimenti localisti (Lega Nord, Vlaams Blok), teme l'annullamento delle particolarità regionali nel gigantismo di Bruxelles e rilancia l'idea «Europa dei popoli». Per arrivare all'estremismo di Le Pen, che vorrebbe l'uscita immediata della Francia dall'Ue e il ritorno al franco come moneta corrente o quanto meno da affiancare all'euro.
ANTIGLOBALISMO - L'estrema destra, specie quella di ispirazione neofascista e neonazista, tra i suoi programmi principali ha il superamento del liberismo e la guerra alla globalizzazione (in questo molto vicina all'estrema sinistra e ai movimenti cattolici di base). L'anti-americanismo è molto diffuso, così come nei movimenti più antisemiti l'incitamento all'estremismo palestinese e arabo. In quest'ottica va visto anche l'aperto appoggio dato a personaggi e leader di nazioni contro le quali l'occidente ha combattuto recenti guerre. Non vanno infatti dimenticate la stretta di mano tra Umberto Bossi e Slobodan Milosevic durante la guerra in Kosovo, il sostegno incondizionato di Zhirinovski e dell'estrema destra greca al regime serbo, la visita di Haider in Iraq a Saddam Hussein, il quale è stato considerato «un patriota» anche da Le Pen.