Pollice verso, 1872

Gérôme alla riscossa
di Fernando Mazzocca

La grande mostra aperta al museo d'Orsay è la prima monografica realizzata a Parigi dalla morte di Gérôme nel 1904. Ma si era ricordata di lui, nel 1981, la cittadina natale di Vesoul con una ben documentata rassegna dedicata alle opere conservate nelle collezioni pubbliche e private francesi. Quella attuale arriva con un certo ritardo rispetto alla riabilitazione di questo artista discusso avvenuta a partire dalla fine degli anni Sessanta soprattutto in ambito anglosassone. Il crescente interesse da parte del mercato, del collezionismo e dei musei americani era confluito in una esposizione per quei tempi molto coraggiosa allestita nel 1972-1973 dai musei di Dayton, Minnéapolis e Baltimora. Mentre alle accurate ricerche di un eccentrico professore californiano Gérald Ackermann si deve nel 1986 il primo catalogo ragionato dell'opera, oltre cinquecentocinquanta dipinti e un'ottantina di sculture, aggiornato e riedito negli anni successivi.
Ma qual è il motivo del lungo oblio in Francia rispetto a un personaggio che in vita aveva goduto di molto potere e di una sconfinata popolarità? Se infatti, verso il 1875, uno avesse domandato a persone di media cultura chi fosse il maggior pittore contemporaneo la risposta sarebbe stata scontata: Gérôme. I suoi dipinti erano esposti ovunque, ed erano conosciuti da un vastissimo pubblico grazie alla loro diffusione attraverso la riproduzione fotografica. A questo proposito, Zola poteva notare con sarcasmo: «Evidentemente, il signor Gérôme lavora per l'azienda Goupil, realizza un quadro affinché questo sia riprodotto con la fotografia e l'incisione e se ne vendano migliaia di copie».
A questa popolarità, che poi gli verrà fatta pagare cara quando il cammino dell'arte moderna seguirà altri percorsi, vanno aggiunte due colpe molto gravi che finiranno con attaccargli l'etichetta definitiva di reazionario, di nemico in particolare degli Impressionisti. Nel 1884 egli spese tutta la sua autorità, anche di professore e di grande accademico che era molta, contro il progetto di una mostra che l'École des Beaux-Arts di Parigi intendeva dedicare a Manet, scomparso l'anno prima. Mentre dieci anni dopo sferrava l'attacco finale, opponendosi inutilmente all'esecuzione del legato testamentario del pittore Gustave Caillebotte che aveva lasciato allo stato per il museo du Luxembourg la sua famosa raccolta di dipinti degli Impressionisti destinata a diventare il nucleo fondamentale delle collezioni pubbliche francesi. Vi intravvide, sgomento, un segno gravissimo non solo della decadenza artistica, ma anche morale dei tempi: «Nuos sommes dans un siècle de déchéance et d'imbécillité. Et je ne parle pas seulement au point de vue de l'art, non. C'est la société entière dont le niveau s'abaisse. Je le répete, pour que l'État ait accepté de pareilles ordures simili sozzerie, il faut une bien grande flétrissure morale. C'est l'anarchie partout, et l'on ne fait rien pour la réprimer».
Certo il suo mondo e quello degli Impressionisti erano agli antipodi. Ai pittori della vita moderna, delle atmosfere e delle impressioni sfuggenti egli opponeva il suo stile da illusionista, di una precisione mimetica e fotografica tale da far apparire agli occhi del suo pubblico incantato i feroci eventi storici da lui evocati o le scene inquietanti di un oriente misterioso come se stessero accadendo sotto i loro occhi. In suoi quadri, diffusi universalmente attraverso le loro riproduzioni, hanno influenzato profondamente l'immaginario collettivo anticipando, sia nei temi trattati che nel modo spettacolare di rappresentarli, quella grande fabbrica di illusioni e di sogni che è stato il cinema. Per questo, come suggeriscono i curatori della mostra, Eduard Pepet, Laurence de Cars e Dominique de Font-Réaulx, Gérôme ci può apparire adesso assolutamente moderno. La riprova poi di una sua fortuna globale sta anche nel fatto che questa stessa mostra è prevista su tre sedi, tra il d'Orsay, il Getty Museum di Los Angeles e il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid. Vedere opere popolarissime e famigerate, dai titoli evocativi, come Le Combat de coqs, Phryné devant l'Aréopage, Ave Caesar, morituri te salutant, Sortie du bal masqué, La Mort de César, Pollice verso, L'Éminence grise, Charmeur de serpents, Dernières Prières des martyrs chrétiens, Vente d'esclaves à Rome, Pygmalion et Galatée e gli ammalianti soggetti orientali, divenuti assolutamente prevalenti nella sua produzione, è come ripercorrere la storia del cinema da Quo vadis? al Gladiatore.
Quello che la mostra non potrà restituire è invece la dimensione del pittore ufficiale, a un certo punto considerato come il campione dell'estetica del Secondo Impero. Le decorazioni della Biblioteca del Conservatoire des Arts et Métiers realizzate nel 1852 sono state distrutte nel 1965, quando l'ambiente venne rinnovato. La sua collossale Apothéose du siècle d'August, realizzata per l'Esposizione Universale del 1855, se ne resta, con i suoi faticosi sette metri per dieci e piuttosto malconcia, esiliata nel museo di Amiens. Mentre sono andate perdute le figure allegoriche delle Nazioni destinate al fregio del faro realizzato sempre per la rassegna del 1855. Rimangono, al Museo di Roma di Palazzo Braschi, le decorazioni eseguite nel 1858 per il vagone ferroviario utilizzato da Pio IX e a Versailles il grande dipinto, commissionato da Napoleone III, con l'Audience des ambassadeurs de Siam à Fontainebleau, strardinario nella resa del contrasto tra gli abiti della corte imperiale e gli esotici costumi degli inviati di quel lontano regno che si recheranno anche a Londra per rendere omaggio alla regina Vittoria. Va detto che sarà lo stesso Gérôme a concentrare tutte le sue forze nei lunghi viaggi in Oriente, da cui trasse i soggetti della sua produzione più richiesta, e nell'insegnamento, cui credeva molto, dopo che gli venne affidata la riforma dell'École des Beaux-Arts. Perfetto nel disegno, saprà attirare allievi da tutta Europa e dall'America, diventando un modello per ogni Accademia del mondo. Mentre continuò a sfornare quadri sempre più piccoli, per cui venne spesso criticato, ma molto funzionali al mercato che gli dischiuse le sue porte, soprattutto dopo le nozze nel 1863 con Marie Goupil, la figlia del più potente e celebre mercante del secolo. Fu a misura che le sue quotazioni aumentavano che lo Stato non si interessò più alle sue opere, mentre l'artista non era affatto disposto a moderare i suoi prezzi, cresciuti vertiginosamente, né per il Governo e nemmeno per la famiglia imperiale.
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«Jean-Léon Gérôme (1824-1904). L'histoire en spectacle», Parigi, Musée d'Orsay, fino al 23 gennaio 2011. Catalogo Skira.

L'artista
Jean-Léon Gérôme (Vesoul, 11 maggio 1824 - Parigi, 28 gennaio 1904), fu pittore e scultore francese che si oppose al movimento impressionista iniziato da Monet e Manet mantenendosi fedele alle linee del neoclassicismo francese.
Grandissimo virtuoso, realizzò dipinti molto apprezzati dai contemporanei ispirati alla storia, alla classicità mitologica, all'orientalismo, alla vita delle botteghe d'artista.
Le sue tele conobbero larga diffusione anche perché sposò Marie Goupil, la figlia di Adolphe Goupil, rinomato editore d'arte.
Presente ai grandi salons parigini e alle Esposizioni Universali, Jean-Léon Gérôme divenne professore nell'École nationale supérieure des beaux-arts, fu eletto membro del Istituto di Francia nel 1865.
Morì nel 1904 e fu sepolto nel Cimitero di Montmartre a Parigi.

Gérôme alla riscossa - Il Sole 24 ORE

altri dipinti :
http://it.wikipedia.org/wiki/Jean-L%...C3%A9r%C3%B4me



Duello dopo un ballo in maschera, 1857

Frine davanti all'Areopago, 1861