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    Post la sicurezza dei cittadini? interessa di più la sinistra

    di Agostino Spataro

    Aprile on-line, 26 maggio 2009


    Il bisogno di sicurezza è venuto crescendo nella società, soprattutto nei settori meno abbienti e perciò meno protetti. Talvolta questo bisogno è gonfiato ad arte per mezzo di campagne mediatiche mirate ed allarmistiche, ma si basa sempre su un nucleo di verità. Perciò è utile rifletterci sopra, tentando di rispondere ad alcuni interrogativi che frullano, insoluti, nella mente un po’ frastornata della gente.

    Di questi tempi, si fa un gran parlare di riforma della "sicurezza" anche se non si capisce quale e a che cosa dovrà servire tutta questa sbandierata sicurezza. In realtà, più che una riforma sembra un’invocazione generica, demagogica, nel bel mezzo di una campagna elettorale. Tuttavia, sarebbe da stolti non vedere che per quanto populista sia l’approccio i suoi promotori fanno leva su problemi reali. Il bisogno di sicurezza, infatti, è venuto crescendo nella società, soprattutto nei settori meno abbienti e perciò meno protetti. Talvolta questo bisogno è gonfiato ad arte per mezzo di campagne mediatiche mirate ed allarmistiche, ma si basa sempre su un nucleo di verità. Perciò è utile rifletterci sopra, tentando di rispondere ad alcuni interrogativi che frullano, insoluti, nella mente un po’ frastornata della gente.



    Sicurezza o ordine pubblico democratico?

    Già il termine stesso di "sicurezza" suscita qualche perplessità, specie se non è accompagnata da un’aggettivazione che la definisca nel suo valore politico e in sintonia col dettato costituzionale e col diritto internazionale. Solitamente, si usa tale termine in riferimento ad un edificio, ad un’infrastruttura, ad un lavoratore, all’integrità territoriale di un Paese, ecc. Insomma, il concetto di sicurezza più s’addice a qualcosa di specifico meno ad un sistema complesso e in evoluzione di relazioni umane, sociali, ambientali.

    A scanso di equivoci, meglio sarebbe dire "ordine pubblico democratico" che sembra una dizione più idonea per definire il sistema e più consona con lo spirito e con la lettera della Costituzione repubblicana e antifascista. Per essere veramente democratico quest’ordine deve essere concepito, organizzato e partecipato come risultante di uno sforzo coordinato e congiunto di tutte le forze sociali e politiche che affidano allo Stato la responsabilità di farlo funzionare, secondo giustizia, efficienza ed uguaglianza. Ovviamente, i cittadini possono / debbono collaborare con lo Stato in questa delicata opera di salvaguardia del bene comune.

    Possono farlo, senza bisogno di ronde e di compagnie di ventura che creano confusione sul terreno operativo e possono debordare in una gestione partigiana, arbitraria della sicurezza.

    Parliamoci chiaro, le milizie, i volontari con le divise o con le camice nere, rosse, verdi, ecc sono sempre stati al servizio di un progetto politico o di uno Stato autoritari.

    In Italia, per altro, questa esperienza è stata amaramente vissuta con la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale fortissimamente voluta dal fascismo il quale, con la scusa di combattere la delinquenza, se ne servì per soffocare la democrazia politica e la libertà dei cittadini. Se una riforma c’è da fare è la riorganizzazione delle forze dell’ordine che devono essere strutturate e dotate dei mezzi necessari per adempiere al meglio ai compiti istituzionali, senza essere distolte per incombenze di tipo amministrativo o, peggio, per garantire una scorta, sovente solo uno status-symbol, ad una pletora di esponenti politici e di governo.



    La riforma governativa corrisponde al bisogno reale di sicurezza?

    A parte talune norme antimafia (non disprezzabili), il provvedimento Lega - Berlusconi, oltre che discutibile nel merito, appare inadeguato al bisogno poiché offre una risposta parziale e pasticciata ad un problema complesso e vasto qual è quello della "sicurezza globale" che, certo, non può essere ridotta all’immigrazione clandestina. Se per sicurezza deve intendersi, in primo luogo, la tutela della vita e della salute umane, questo provvedimento trascura la gran parte dei fattori d’insicurezza che ogni anno, in Italia, provocano diverse migliaia di vittime e feriti. Più di una guerra mediorientale. Penso all’elevato numero di vittime per incidenti stradali o sul lavoro, ai casi di malasanità, alle aggressioni della microcriminalità, alle violenze di quella organizzata, al bullismo, alla pedofilia, alla sfruttamento della prostituzione, al mercato nero del lavoro, al contrabbando, alle sempre più frequenti esplosioni di follia, di gelosia, ecc.

    Una sequenza impressionante di eventi tragici che chiamano in causa l’organizzazione della società e le responsabilità dello Stato e dei vari organismi preposti alla prevenzione dei reati e al controllo del territorio.



    Garantismo o permissivismo?

    In realtà, la tanto sbandierata "sicurezza" leghista e governativa, concentrandosi ossessivamente sull’immigrazione clandestina, non interviene sui diversi fronti dell’insicurezza diffusa, soprattutto nei grandi centri urbani e nelle periferie dove si registrano i più gravi allarmi sociali.

    Rispetto a tali fenomeni c’è un groviglio di cause che vanno chiarite e rimosse, richiamando la responsabilità della classe dirigente che sembra avere abbandonato la società alla deriva, in balia di un permissivismo eccessivo contrabbandato per garantismo.

    Tale "equivoco" ha creato uno squilibrio fra la giusta esigenza del recupero dei soggetti deviati e la tutela dei diritti dei cittadini vittime delle varie devianze.

    Insomma, si è capovolto il senso vero dello Stato democratico che, in primo luogo, deve tutelare la sicurezza, i diritti dei cittadini onesti e dopo, se compatibili con tale priorità, anche quelli di chi, in vario modo, vi attenta. Questo a me pare un punto chiaro da riaffermare anche da parte di una sinistra che, se vuole aspirare ad un ruolo di governo, non può regalare al centrodestra il monopolio della sicurezza, per altro esercitato in chiave propagandistica e populista.



    Ma la sicurezza è di destra o di sinistra?

    Penso che dovrebbe essere un valore fondante della convivenza civile, condiviso da tutte le forze democratiche. Tuttavia, se proprio le si vuol dare una connotazione politica credo che tutelare la sicurezza dei cittadini sia più interesse della sinistra e delle forze progressiste e meno della destra. Se non altro per il fatto che la domanda di sicurezza proviene, prevalentemente, dai ceti medi e meno abbienti i quali si rivolgono allo Stato perché, a differenza delle classi agiate, non dispongono di mezzi propri per tutelarsi.

    Ecco perché dovrebbero essere le forze di sinistra, progressiste a farsi carico del problema, con politiche basate sulla prevenzione e sul recupero, ma anche, se è necessario, sulla giusta repressione dei reati, come vuole la legge. Lasciare tale compito al centro-destra è un grave errore politico poiché - come si vede - non risolve il problema della sicurezza vera e ne fa solo una bandiera da agitare per fini elettorali. Senza dimenticare che, storicamente, la destra ha sempre strumentalizzato il bisogno di sicurezza per imporre un ordine autoritario, talvolta illiberale.
    Dissidente Politico in Regime Totalitario

  2. #2
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    Predefinito Riferimento: la sicurezza dei cittadini? interessa di più la sinistra

    il sovraffollamento delle carceri, dramma umanitario

    di Gennaro Santoro e Giovanni Russo Spena



    Liberazione, 26 maggio 2009



    Carceri galleggianti, ormeggiate in prossimità dei grandi porti italiani, ecco l’ultimo spot del governo.

    Sono 62.473 i detenuti al 14 maggio, per una capienza regolamentare di 43.201 posti. Il piano carceri, presentato dal capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Ionta al ministro Alfano, prevede un incremento complessivo di 17.129 posti, dei quali 4.605 pronti entro due anni.

    Una trovata inefficace e demagogica del governo per risolvere il dramma del sovraffollamento carcerario in quanto i tassi d’ingresso sono ormai di mille unità al mese.

    Ciò vuol dire che a fine anno servirebbero 30 mila nuovi posti letto, 48 mila tra 2 anni. Quindi, i 4.605 posti in più che avranno le nostre patrie galere nel giro di due anni rappresentano una goccia nell’oceano, non risolveranno l’emergenza sovraffollamento. Ma il piano, si sa, è utile in vista delle imminenti elezioni europee, e per aprire le porte alla privatizzazione della pena. Non a caso, già vi è stata una riunione del ministro Alfano con Confindustria.

    Il ministro però trascura che l’esperienza delle carceri galleggianti e della privatizzazione degli istituti di pena è oggi abbandonata da quei pochi paesi che avevano adottato tali misure. In Inghilterra la nave prigione "Weare" è stata chiusa e tra non molto incontrerà lo stesso destino la nave prigione americana "Use Lewis and Clark".

    In America, dove le carceri private sono già una realtà, gli imprenditori fanno lobby sui giudici per aumentare il numero delle condanne e quindi dei detenuti, per aumentare i profitti. Non è un caso che l’America sia tra i primi tre paesi al mondo per tasso di carcerazione. Eppure il tasso di criminalità non è diminuito. La tolleranza zero non ha mai pagato in termini di efficacia. Ha ripagato e paga, nell’immediato, sul piano dei consensi elettorali.

    Intanto i detenuti (il 60% è in attesa di giudizio, presunti innocenti) si preparano a vivere in celle sovraffollate l’imminente e calda estate. L’Italia continua a detenere il 156° posto al mondo per il funzionamento della giustizia, con i suoi tre milioni e mezzo di processi penali pendenti (cinque milioni quelli civili) e un organico dei magistrati pensato negli anni sessanta e mai più rivisto. Ma l’importante è gettare fumo negli occhi negli italiani-elettori, illudere che vi sarà maggiore certezza della pena, maggiore sicurezza.

    Qualcuno diceva "la pace è guerra" e l’attuale governo sembra averlo preso sul serio. Così dolosamente si trascura il fatto che l’ecatombe della giustizia italiana e il dramma del sovraffollamento sono dovuti in grandissima parte alle leggi razziste e proibizioniste sull’immigrazione e sugli stupefacenti e dalla c.d. ex Cirielli, quella legge che accorcia la prescrizione per i ricchi e aumenta le pene soprattutto per la microcriminalità. Così si preferisce continuare ad intervenire con provvedimenti inutili e populisti.

    Creare l’emergenza, per poi tirare la soluzione dal cilindro. Istituire le ronde e tagliare i fondi alle forze dell’ordine. Creare nuovi posti letto nelle patrie galere (e nei Cie) e creare nuove figure di crimine (vedi pacchetto sicurezza). Respingere barche di donne incinte, bambini e rifugiati, mentre il numero degli sbarchi continua ad aumentare.

    Eppure non è da trascurare la reazione forte che anche il mondo cattolico ha intrapreso contro gli ultimi provvedimenti forcaioli, come anche Papa Giovanni II fece nel 2000 per chiedere in Parlamento con vigore un provvedimento di amnistia. Il tramonto dello Stato di diritto in Italia è ormai una triste realtà. L’unione delle forze di sinistra e del mondo cattolico contro l’arroganza e il dispotismo dell’attuale governo deve prendere forma come avvenne nei giorni della Liberazione contro le forze nazi-fasciste. Oggi come allora c’è bisogno di un progetto unitario di tutti coloro che contrastano il razzismo di Stato.
    Dissidente Politico in Regime Totalitario

  3. #3
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    Predefinito Riferimento: la sicurezza dei cittadini? interessa di più la sinistra

    catastrofisti smentiti.... dopo l’indulto città più sicure

    di Davide Varì



    L’Altro, 26 maggio 2009



    A tre anni di distanza dal provvedimento i dati dimostrano un crollo di reati. I migranti sono i più virtuosi. Le città italiane saranno invase da criminali, stupratori e spacciatori". Ricordate? Era l’accusa brandita dal fronte anti-indulto, il provvedimento svuota carceri approvato dal Parlamento nel luglio 2006, cui seguì una lunga scia di polemiche dall’inconfondibile sapore giustizialista.

    Su tutti la Lega di Umberto Bossi e l’Italia dei Valori di Antonio di Pietro. Quest’ultimo stilò addirittura una sorta di lista nera con tanto di nomi e cognomi dei parlamentari - "quegli sciagurati" - che votarono il famigerato provvedimento. Insomma, una campagna intimidatoria che fece breccia nel Paese rilanciando la successiva "emergenza sicurezza".

    A quasi tre anni di distanza da quel provvedimento, escono però i primi dati che mostrano una situazione molto diversa. L’indulto, non solo ha dato respiro alle stracolme carceri italiane ma, e soprattutto, ha quasi annullato la "famigerata" e temutissima recidiva. Di fatto, delle persone uscite dal carcere, 9 su 10 non hanno più commesso reati.

    Insomma, l’indulto ha funzionato e oggi, proprio grazie a quel provvedimento, le nostre città sono più sicure. L’indulto ha funzionato pelle carceri, che sono tornate a una situazione di vivibilità - anche se oggi sono di nuovo stracolme - e ha funzionato per migliaia di persone che invece di passare due o tre anni in galera hanno avuto l’opportunità di iniziare percorsi alternativi al carcere. Percorsi inclusivi, gli unici in grado di stroncare davvero il rischio di recidiva.

    Del resto che le prigioni italiane siano un moltiplicatore di illegalità non è certo una novità. Come non è una novità l’effetto virtuoso delle pene alternative che non solo andrebbero difese ma. dove possibile, moltiplicate. Questi i dati, presentati da Giovanni Torrente, sociologo del diritto all’Università della Valle d’Aosta e di Torino che nei giorni scorsi ha illustrato i risultati di una ricerca dal titolo emblematico: "Indulto, La verità, tutta la verità, nient’altro che la verità".

    L’indagine ha preso in considerazione i dati relativi ai 27.607 detenuti che hanno beneficiato dell’indulto e un campione di 7.615 persone che hanno usufruito di misure alternative. Bene, nei 26 mesi successivi alla legge sull’indulto, la recidiva nel primo caso si è fermata al 26,9%, mentre nel secondo caso è risultata al 18,57%.

    "Questi dati - ha poi spiegato Torrente -significano che nove persone su dieci non sono tornate a delinquere. La media degli indultati tornati in carcere risulta dunque inferiore rispetto a quella del dato complessivo sulla recidiva che tocca quota 68%".

    "La televisione e i giornali ci dicevano che molte persone uscite in questo modo dal carcere vi erano rientrate a distanza di pochi giorni. Ma spesso i media - ha Concluso Torrente - dicono le cose senza porsi il problema di verificarle, per questo è nata la mia ricerca che ha smentito questo luogo comune". Insomma, nel momento in cui la maggioranza degli italiani era convinta che l’indulto fosse un fallimento, lo studio dei tassi di recidiva dei "liberati" mostra l’esatto contrario. Eppure, nessuno ne parla. Nessuno si è alzato in Parlamento per sventolare questi dati. Nessuno ne ha chiesto conto ai Torquemada di casa nostra.

    I problemi derivati dall’indulto, dunque, sono stai altri. Il primo, relativo al buon funzionamento della giustizia per il fatto che all’indulto non è seguita l’amnistia. La qual cosa ha congestionato le già affaticate procure italiane costrette a celebrare processi inutili visto che le pene sarebbero state indultate.

    II secondo problema è derivato dalla mancata riforma del Codice Penale. Uno strumento indispensabile che l’allora presidente della commissione per la riforma del Codice, Giuliano Pisapia, provò a presentare dopo una lavoro lungo e serio. E quella riforma, affossata come quasi tutte le buone riforme di questo Paese, poggiava proprio sulla depenalizzazione di alcuni reati e sul rafforzamento delle misure alternative al carcere.

    Tornando alla ricerca del professor Torrente, un altro dato salta agli occhi. Un dato che scardina il luogo comune anzi, la simmetria migrante-criminale. Rispetto alla media del 27 per cento gli stranieri hanno infatti mostrato un tasso di recidiva decisamente minore (18,8%) rispetto a quello degli italiani. "È un dato da prendere con le pinze - ammette il sociologo - perché la rilevazione degli stranieri è più complicata, ma ci dice molto sulla nostra tendenza a identificare lo straniero con il delinquente".

    E in tutto questo le carceri continuano di nuovo a riempirsi. Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone, parla di situazione al limite. Tre, sempre secondo Gonnella, le cause principali di questa esplosione: la Bossi-Fini sull’immigrazione, la Fini-Giovanardi sulle droghe e la ex Cirielli sulla recidiva. Toni allarmati arrivano anche dal Sindacato della polizia penitenziaria: "Sono settimane, mesi, anni che denunciamo come la mancanza di una strategia d’intervento sul sistema penitenziario nazionale avrebbe riportato in poco tempo le carceri italiane a livello allarmanti di affollamento. Con la costante media di circa 1.000 ingressi al mese, tra poche settimane avremo nei nostri penitenziari 60mila detenuti". Anche secondo il sindacato la soluzione è una e una soltanto: "Affidare a misure alternative al carcere la punibilità dei fatti che non manifestano pericolosità sociale, potenziando quindi l’area penale esterna e prevedendo per coloro che hanno pene brevi da scontare l’impiego in lavori socialmente utili all’esterno del carcere).
    Dissidente Politico in Regime Totalitario

  4. #4
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    Cgil; il Dap sta "scherzando" con la salute dei detenuti



    Agi, 26 maggio 2009



    "Si sta scherzando con il fuoco, anzi, con la salute dei detenuti. Sono ormai troppi e ripetuti gli episodi che vedono il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria mettersi letteralmente di traverso nel rapporto con il servizio sanitario nazionale sul tema dell’assistenza sanitaria in carcere".

    Lo sostiene in una nota Rossana Dettori, segretaria nazionale Fp Cgil Sanità, che sottolinea come (nonostante la legge di riforma che ha trasferito le funzioni di assistenza sanitaria in carcere obblighi il Dap ad osservare un principio di lealtà e collaborazione istituzionale con il Servizio Sanitario Nazionale) l’amministrazione penitenziaria continui "nella sua decennale opera di contrasto a qualsivoglia avanzamento sul tema del diritto alla salute in carcere per i cittadini momentaneamente privati della libertà personale".

    La Dettori ricorda come qualche settimana fa abbia chiesto "al ministro Alfano di sospendere il progetto di ampliamento dei posti letto dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto. Una richiesta - aggiunge - che non ha ricevuto nemmeno una risposta di cortesia". La Dettori ricorda altri due episodi recenti: "Qualche giorno fa la direttrice del carcere di Roma Rebibbia - III Casa - ha disposto il divieto di ingresso in istituto del responsabile del Sert (servizio per le tossicodipendenze), gestito dalla Asl competente. Oggi la notizia che il Capo del Dap, Presidente Franco Ionta, sta per attivare processi formativi per il personale di Polizia penitenziaria da impiegare in attività connesse alle funzioni di assistenza sanitaria".

    Questi ultimi due, insieme alla mancata sospensione del progetto di ampliamento dei posti letto dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto, secondo la segretaria nazionale Fp Cgil Sanità sono solo alcuni "esempi di come l’istituzione carceraria sta continuando nella sua opera di contrasto all’applicazione di una legge dello Stato".

    "Invece di disperdere energie e di impiegare "intelligenze" per questi scopi, illegittimi e contro la legge - accusa la Dettori - il Dap farebbe bene ad operare, con lealtà e collaborazione appunto, insieme alle Regioni ed alle Asl, per fare in modo che in questa delicatissima fase che stanno vivendo le nostre carceri italiane, al sovraffollamento, alla mancanza di prospettive, alla perdita di dignità delle persone detenute (costrette a dormire per terra), non si aggiunga anche il danno di un’amministrazione che si preoccupa di fare ‘murò nei confronti del servizio sanitario nazionale".
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  5. #5
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    Coordinatore Garanti; le carceri? in assoluto degrado



    Ansa, 26 maggio 2009



    "Le carceri italiane sono in condizioni di assoluto degrado, si dorme per terra, e la detenzione avviene in palese violazione delle previsioni costituzionali e della convenzione sui Diritti dell’uomo". Lo afferma Salvo Fleres, coordinatore nazionale dei Garanti regionali dei diritti dei detenuti. "Il silenzio dell’amministrazione penitenziaria o, peggio, certe soluzioni, a dir poco fantasiose - aggiunge Fleres - rischiano di aggravare il già pesante clima che si respira nelle carceri, creando condizioni di pericolo sia per i reclusi, sia per il personale e per i direttori. Questi ultimi, nei prossimi giorni, attiveranno forme di denuncia che non possono rimanere inascoltate, senza creare palesi violazioni di legge".

    "Negli istituti italiani - osserva Fleres - sono detenute 1.000 persone in più rispetto alla data antecedente l’indulto, ciò a conferma della inefficacia di un tale strumento, soprattutto se non collegato ad un piano di recupero e reinserimento. È necessario immediatamente pensare a forme alternative di detenzione, soprattutto per i tossicodipendenti ed alla definizione di appositi accordi internazionali per gli stranieri".

    "Particolare attenzione - rileva il senatore del Pdl - deve essere posta circa la situazione sanitaria del tutto insostenibile anche a causa dell’insorgere di gravi patologie, importate dai paesi extracomunitari, nei confronti delle quali sono maggiori le difficoltà da affrontare. In tal senso i rischi di epidemie sono fortissimi e strutture penitenziarie del tutto impreparate ad affrontarli. Se la civiltà di un Paese si misura dalla qualità delle carceri - sottolinea Fleres - il nostro è abbondantemente al di sotto di quelli consentiti, dato che i reclusi, oltre che della libertà, sono privati anche della salute e della dignità".

    "Sono convinto - conclude Fleres - che il ministro Alfano sia consapevole delle condizioni penitenziarie ma è urgente approntare idonee e straordinarie, ma non fantasiose, soluzioni prima che la situazione possa irrimediabilmente degenerare".
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    Interventi interessanti... il tema della sicurezza è la vera spina nel fianco della sinistra italiana...campo su cui devo farsi maggiormente sentire combattendo a spada tratta il populismo xenofobo della destra.....
    Ma ho una domanda....vista la contrarietà a centri di permanenza temporanea ed affini, respingimenti in Libia.....dove stanziereste i migranti in attesa di identificazione o rimpatrio?

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    Citazione Originariamente Scritto da dies irae Visualizza Messaggio
    Interventi interessanti... il tema della sicurezza è la vera spina nel fianco della sinistra italiana...campo su cui devo farsi maggiormente sentire combattendo a spada tratta il populismo xenofobo della destra.....
    Ma ho una domanda....vista la contrarietà a centri di permanenza temporanea ed affini, respingimenti in Libia.....dove stanziereste i migranti in attesa di identificazione o rimpatrio?
    questa è una buona domanda.
    penso che ognuno ti risponderà esponendoti la sua opinione, xkè nonostante tutto, nel campo immigrazione ognuno ha la sua idea.
    io per esempio, son d'accordo coi respingimenti(certo, fatti bene, non alla cazzo), e sono contrario a questi cpt(che sono delle prigioni dove della povera gente viene stipata e maltrattata, e spesso arriva al suicidio) e spero in una riforma totale di queste strutture; so che è impensabile d'altrocanto l'eliminazione di una qualsiasi struttura che regoli il fenomeno migratorio.ma questi centri sono una vergogna
    -Ma dai, sarà la bora..
    -Ma non siamo a Trieste!

  8. #8
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    La mia proposta, semplice e "solidale"....

    Si possono costruire lungo il bacino del Mediterraneo una serie di strutture dedicate all'accoglienza di migranti. Tali strutture dovranno essere gestite e finanziate dall'Unione Europea con la necessaria cooperazione degli Stati Nordafricani.....dunque una responsabilità diffusa nella gesione dei flussi migratori sotto il controllo della UE che, ente super-partes, dovrà garantire il rispetto dei diritti umani.....in tal senso fondamentale sarà il ruolo delle agenzie ONU (come l'Alto Commissario per i Diritti Umani o i Rifugiati).....
    Altre idee? Facciamo vedere a questa destra che pure la sinistra radicale ha delle idee concrete e non è fatalista....

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    Citazione Originariamente Scritto da dies irae Visualizza Messaggio
    La mia proposta, semplice e "solidale"....

    Si possono costruire lungo il bacino del Mediterraneo una serie di strutture dedicate all'accoglienza di migranti. Tali strutture dovranno essere gestite e finanziate dall'Unione Europea con la necessaria cooperazione degli Stati Nordafricani.....dunque una responsabilità diffusa nella gesione dei flussi migratori sotto il controllo della UE che, ente super-partes, dovrà garantire il rispetto dei diritti umani.....in tal senso fondamentale sarà il ruolo delle agenzie ONU (come l'Alto Commissario per i Diritti Umani o i Rifugiati).....
    Altre idee? Facciamo vedere a questa destra che pure la sinistra radicale ha delle idee concrete e non è fatalista....
    questa può esser un'idea, almeno la UE non ci lascerà solo a noi il problema di affrontare i flussi migratori!
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  10. #10
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    Credo che il problema della sicuerezza vada affrontato alla radice e quindi non bastano le politiche repressive.
    La destra utilizza questo tema come un vessillo ideologico per addossare la colpa agli immigrati e distrarre dalla situazione di crisi economica che ha fatto perdere il posto a migliaia di lavoratori (anche questa è sicuerezza).

    Finché non si capirà che per essere più sicura una società deve essere anche più giusta i problemi rimarranno sempre gli stessi, magari mascherati dalla cortina ideologica della propaganda leghista e berlusconiana.
    Serve quindi un'opera di redistribuzione della ricchezza: si tassino i prodotti di lusso si tassino le rendite ei grandi patrimoni, si tassino i redditi più alti.
    Serve una politica occupazionale che riduca l'orario di lavoro per far aumentare l'occupazione (e quindi tagliare il terreno alla criminalità organizzata che reperisce manodopera tra le file dei disoccupati).

    Serve un contrasto della mafia aggredendola al cuore dei suoi interessi economic, nei suoi grandi patrimoni.

    Serve una politica, lo dico chiaramente, "immigrazionista". Io sono contrario ai reimpatri e ai centri di identificazioni, versioni moderne dei lager.
    Bisogna invece dare il permesso di soggiorno a tutti i lavoratori immigrati senza contratto, in modo che essi siano spinti a denunciare il proprio datore di lavoro.

 

 
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