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    Predefinito Esplosione a Paderno Dugnano: lavoratori feriti con gravi ustioni

    Esplosione a Paderno Dugnano: lavoratori feriti con gravi ustioni Paderno Dugnano una fortissima esplosione ha provocato l’incendio poco prima delle 15 nell’area della “Eureco” in via Giuseppe Mazzini 101 a Paderno Dugnano (Milano). L’esplosione nell’azienda ha provocato sei feriti con gravissime ustioni e sette lavoratori ricoverati in codice rosso e trasferiti negli ospedali di Niguarda, San Carlo, San Paolo Fatebenefratelli e San Raffaele, uno al San Gerardo di Monza.
    I feriti sono lavoratori dell’azienda che si occupa dello stoccaggio e smaltimento di rifiuti tossici e pericolosi. Tra i feriti ci sarebbero anche alcuni operai di origine straniera.
    Le squadre dei vigili del fuoco sono state impegnate tutto il pomeriggio nelle operazioni di contenimento delle fiamme, un tratto dell’autostrada Milano-Meda e’ stato chiuso al traffico per alcune ore.


    Esplosione a Paderno Dugnano: lavoratori feriti con gravi ustioni



    Autorizzazioni scavalcate
    Così si abbassano i controlli
    Lo scoppio all'Eureco porta alla ribalta il tema della gestione dei danni e delle ricadute a livello ambientale: una storia di veleni che la accomuna alla marea nera del Lambro e ad altri gravi incidenti nel Nord Milano

    Paderno Dugnano, 5 novembre 2010 - Niente Direttiva Seveso per la Eureco Holding di Paderno Dugnano. Da mesi l’azienda che tratta rifiuti pericolosi, olii e solventi chimici (200 le sostanze in elenco) non era più considerata uno stabilimento a rischio. Anzi, a rischio elevato come dice la legge. Nonostante un’avvisaglia di «disastro possibile». In luglio, hanno riferito i residenti della zona dopo l’esplosione che potrebbe costare la vita a sei operai, che lottano contro le gravi e egravissime ustioni riportate su tutto il corpo, c’era stato un altro scoppio. Un campanello d’allarme, forse ignorato. Nessuno però era rimasto ferito. E così l’attività di stoccaggio che fa dell’Eureko un polo chimico a tutti gli effetti è ripresa indisturbata fino a ieri. Senza lacci e lacciuoli.

    «La Seveso prende in considerazione quantità e qualità delle sostanze trattate - spiega Edoardo Bai, responsabile scientifico di Legambiente - se le quantità calano si scende nella scala dei controlli fino ad azzerarli di fatto». Sulle cause del disastro è stata aperta un’indagine. I passaggi autorizzativi (la Seveso Ter impone come limite per uscirne lo stoccaggio di 2.500 metri cubi di sostanze pericolose) saranno soppesati al millimetro. «Troppo tardi - rincara Barbara Meggetto, direttrice di Legambiente Lombardia, - quando si ferisce l’ambiente si finisce con il travolgere vite umane. è la dolorosa realtà a cui assistimao in questi giorni».

    Soggetta un tempo alla Seveso per l’art. 6, sostanze pericolose ma in quantità più limitate di quelle che fanno scattare i controlli ministeriali e l’articolo 8, ora la Eureco sarebbe soggetta al cosiddetto articolo 5. «Significa di fatto che di controlli non ce ne erano - aggiunge Bai - in questo caso è l’Asl che entra in campo, ma scendendo la scala del pericolo, la legge prevede una generica valutazione di rischio. Il dramma è che l’Unità operativa di controllo sugli incidenti rilevanti è stata dissolt. Con quasi 290 siti nell’hinterland soggetti alla Seveso, gli ispettori sono al massimo due.

    C’è poi il profilo della gestione dell’incidente. E anche qui non mancano pieghe e procedure. Se le nubi che si sprigionano dall’esplosione escono dal perimetro aziendale, è la prefettura che deve far scattare il piano di emergenza. Se rimane confinato al sito, e non c’è rischio, come Eureco sulla carta, il sindaco. «Quasi sempre siamo nella seconda ipotesi», sottolinea Bai. Da ricostruire anche l’iter autorizzativo ottenuto dalla ditta per il trattamento di rifiuti speciali. Nel caso di Paderno Dugnano, l’azienda è titolare di un’Aia, un’autorizzazione integrata ambientale, ed è la Regione a concederla.

    Dalla Direttiva Seveso si esce con un’autocertificazione. Resta da capire cosa è successo ieri alle 15 oltre i cancelli di via Mazzini. Un errore umano o un impianto difettoso e il lavoro rischia di uccidere ancora una volta nell’hinterland. Un’avvisaglia c’era stata. A luglio uno scoppio senza conseguenze aveva preoccupato i residenti della zona. E in questa piccola Thyssen si torna a parlare di morti bianche e di pericoli per l’ambiente. Come è successo nel giugno 2009 a Brugherio quando esplose un pilone della Terna a due passi dalle case. Per fortuna accadde di domenica, dopo il cambio turno e la centrale che serve mezza Italia era sguarnita. Altrimenti sarebbe stata una carneficina.

    Danni milionari all’ambiente invece li ha causati il sabotaggio della Lombarda Petroli di Villasanta nel febbraio scorso. Dalle cisterne dell’ex raffineria brianzola è fuoriuscita una marea nera che minaccia ancora adesso l’ecosistema fluviale e il delicato equilibrio ambientale delle coste del Lambro e del Po. Anche la Lombarda era uscita dalla Seveso. Ma l’indagine ha accertato non avrebbe dovuto farlo.

    di Barbara Calderola

    Il Giorno - Sesto Cinisello - Autorizzazioni scavalcate Così si abbassano i controlli

  2. #2
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    Predefinito Rif: Esplosione a Paderno Dugnano: lavoratori feriti con gravi ustioni

    ESPLOSIONE A PADERNO – Sono ancora gravissime le condizioni di due degli operai feriti nell’esplosione di ieri a Paderno Dugnano, nel milanese, presso una ditta di smaltimento rifiuti industriali. Si tratta di un operaio albanese di 37 anni, S.L., ricoverato con «ustioni di terzo grado sul 95% della superficie corporea» nel reparto di Terapia intensiva 1 dell’ospedale Niguarda di Milano, dove è stato trasferito ieri, alle 19, dal San Paolo e, come spiegano i medici in una nota, «in condizioni critiche». L’operaio è «sottoposto a trattamento di sedazione farmacologica e di ventilazione assistita. La prognosi è riservata». L’altro ferito grave è invece un italiano di 52 anni, S.C., ricoverato dalle 16 di ieri nel Centro grandi ustionati del Niguarda. Il paziente, riferiscono i sanitari, «ha ustioni di terzo grado sull’85% circa della superficie corporea». Anche lui versa in condizioni critiche, è sedato e sottoposto a ventilazione assistita; anche in questo caso la prognosi è riservata.
    Non rischia la vita invece K.X., ragazzo albanese di 21 anni trasferito nella Terapia Intensiva 1 del Niguarda dall’ospedale San Gerardo di Monza, ieri intorno alle 22. Il giovane «presenta ustioni sul 25% circa della superficie corporea, di secondo e terzo grado». Adesso è «in via di stabilizzazione» e respira da solo. Anche per lui, fanno sapere i medici, la prognosi resta riservata. Il paziente ricoverato al Fatebenefratelli di Milano, l’operaio albanese E.N., è in attesa di essere trasferito (succederà in giornata) al Niguarda. L’uomo ha ustioni sul 40-45% circa della superficie corporea, di secondo e terzo grado. Gli altri due feriti erano stati trasferiti ieri nei centri di Genova e Torino, con elisoccorso e autoambulanza.

    Intanto, il pubblico ministero Manuela Massenz ha aperto un’inchiesta per il momento a carico di ignoti sull’esplosione avvenuta ieri in una azienda chimica di Paderno Dugnano. L’ipotesi di reato è quella di lesioni colpose sui luoghi di lavoro. Tuttavia già domani nel fascicolo sarà iscritto a titolo di indagato per lo stesso reato il titolare dell’azienda. Comunque, si tratterà di un’iscrizione a titolo di garanzia dello stesso datore di lavoro, non di un’attribuzione di responsabilità, che sarà formalizzata domani all’apertura degli uffici. In questo modo il titolare potrà partecipare con i propri legali o consulenti agli eventuali accertamenti non ripetibili utili agli inquirenti per ricostruire la dinamica dell’incidente e che poi potrebbero essere utilizzati come prove in un eventuale processo.
    Nel frattempo, l’area coinvolta dall’esplosione è stata messa in sicurezza dai vigili del fuoco e l’azienda si trova sotto sequestro.

    Esplosione a Paderno: gravissimi due operai, aperta inchiesta sul disastro | Direttanews.it

 

 

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