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  1. #1
    Banda Müntzer-Epifanio
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    Predefinito Camusso segretaria, sconfitta la Fiom

    Camusso segretaria, sconfitta la Fiom
    «Una ulteriore avvisaglia di quale sia la piega che prenderà la CGIL è rappresentata dalla scottante questione della rappresentanza sindacale. In netta opposizione alla FIOM e alla sua decisione di presentare una legge di iniziativa popolare per una soluzione legislativa universalistica e almeno formalmente democratica, la Camusso perora la "via pattizia", ovvero un accordo tra le parti — sullo stile di quello vergognoso del 20 dicembre 1993 che portò alla costituzione delle Rsu (vedi Il Sole 24 Ore di oggi) —, dunque peggiorativo di quello del 1993, nel senso che la democrazia sui posti di lavoro, già gravemente lesionata, sarebbe definitivamente seppellita. Per questo temiamo che la Camusso, ci farà vedere i sorci verdi, che sarà un Cavallo di Troia del Capitale».

    «Con 125 sì, 21 no e 12 astenuti, il Comitato Direttivo della CGIL ha eletto oggi Susanna Camusso Segretario Generale al posto di Guglielmo Epifani. Su 162 membri del Direttivo hanno votato in 158, ovvero il 97,5%. I voti favorevoli alla Camusso, fino a ieri Vicesegretario e Segretario Generale designato dallo stesso Epifani, sono stati il 79,1% del totale. La percentuale dei no si attesta sul 13,3%, mentre la percentuale degli astenuti è pari al 7,6%». Così scriveva ieri il sito della CGIL.
    Una sconfitta della FIOM, aggiungiamo noi, come del resto fanno notare la gran parte dei commentatori. Giubilo anzitutto tra le fila confindustriali, che la Camusso conoscono meglio dei tesserati CGIL, per loro una perfetta sconosciuta fino al maggio 2010 quando, dopo essere stata resuscitata da Epifani in persona nel giugno 2008, venne scelta come Vice segretaria confederale.
    Perché l'elezione della Camusso da parte del conclave cardinalizio della CGIL è una sconfitta per la FIOM? Anzitutto va ricordato, e non è un caso che la biografia ufficiale sul sito della CGIL si guardi bene dal segnalarlo, che nel 1992 essa venne allontanata dalla FIOM medesima dopo che i lavoratori e anzitutto le lavoratrici del gruppo FIAT protestarono per la firma di un accordo aziendale particolarmante capestro soprattutto per le donne. Va dunque da sé che l'elezione a segretaria proprio della Camusso, non fosse che simbolicamente, è per la FIOM uno smacco. Ma non solo di simbologia stiamo parlando.
    Intanto un ragionamento va fatto sui numeri. Il fatto che abbiano votato contro l'elezione della Camusso il 13,3% dei membri del Direttivo, mentre la "seconda mozione" di minoranza (formalmente quella di sinistra) all'ultimo congresso della CGIL aveva ottenuto 17,07%, evidenzia non solo l'isolamento della FIOM in seno alla CGIL, ma la sua perdita di terreno, e ciò proprio dopo la vicenda Pomigliano e la prova di forza del 16 ottobre.
    Ecco dunque spiegata l'esultanza con cui, Il Sole 24 ore di oggi, commenta l'elezione della Camusso: «Una vittoria dei riformisti sul massimalismo», una vittoria che complica infatti le cose a Landini poiché, tra l'altro, rafforza la fronda interna, ovvero l'ala destra della FIOM.
    Ma andiamo alla sostanza.
    Il 19 settembre, non appena il parlamentino della CGIL aveva ufficialmente candidato la Camusso a segretaria, nell'articolo (molto letto) «Susanna Camusso: chi è costei? DI NUOVO UN "SOCIALISTA" ALLA GUIDA DELLA CGIL» scrivevamo:
    «E' fin troppo evidente che la Confindustria, schierata compatta con la linea intransigente Marchionne-Marcegaglia, spera di fare della Camusso il proprio Cavallo di Troia, allo scopo di piegare la FIOM e, quello che più conta, trascinare la CGIL al tavolo del negoziato affinché sottoscriva, come CISL e UIL hanno già fatto, il "Piano per l'Italia", ovvero far accettare ai lavoratori un regime neo-schiavista nelle fabbriche. Sarà possibile che anche la CGIL si presti a diventare un sindacato giallo (a farsi "fascistizzare" come è stato detto in questo blog)? No, finché Berlusconi sarà primo ministro. Affinché ciò accada occorre l'uscita di scena dello psico-nano e il contestuale reingresso del PD al governo (con tanto di avallo desistente della "sinistre radicali"). Allora ne vedremo delle belle, alias, vedremo la fascistizzazione dei sindacati sotto le mentite spoglie del "riformismo". Ergo: allora sì che la Camusso si sentirà autorizzata a far vedere i sorci verdi agli operai. Gli stessi sorci che i precari e i non-garantiti vedono già da più di un decennio».
    Qualcuno ci ha fatto notare che parlare di "fascistizzazione del sindacato" è eccessivo. Non pensiamo. I prossimi mesi ci diranno se avevamo ragione, se il nostro pronostico era giusto o sbagliato. Certo, tutto dipende dall'esito della guerra per bande dentro il Palazzo. Ma se Berlusconi sarà tolto di mezzo, e se invece che elezioni anticipate avremo un governo di salvezza nazionale come i padroni, il PD, Fini e Casini auspicano, noi siamo pronti a scommettere, non solo che non ci sarà alcuno sciopero generale (pur all'acqua di rose, come si conviene in casa CGIL), ma un allineamento della CGIL stessa su posizioni non solo concertative, ma filo-governiste. Noi abbiamo usato la definizione di "fascistizzazione soffice del sindacato" (1). Ogni analogia va presa con le pinze: noi indicavamo la definitiva trasformazione di CISL e UIL in sindacati gialli, una forma della fascistizzazione, ovvero la loro sussunzione in un sistema corporativo della più bell'acqua, ovviamente sacramentato dallo stato e dalle leggi, oltre cha da accordi tra le parti sociali. Noi riteniamo che con la Camusso non saranno CISL e UIL a tornare sui loro passi, ma la CGIL ad essere risucchiata nel campo del corporativismo concertativo.
    Ciò, ovviamente, non tanto per capacità demiurgiche della Camusso, quanto per la dinamica sovraordinatrice della crisi sistemica, con la sua tendenza alla polarizzazione, la quale obbliga il sindacato, o ad assumere posizioni antagonistiche o a diventare uno strumento di mero controllo della forza-lavoro facente le veci del Capitale.
    Una ulteriore avvisaglia di quale sia la piega che prenderà la CGIL è rappresentata dalla scottante questione della rappresentanza sindacale. In netta opposizione alla FIOM e alla sua decisione di presentare una legge di iniziativa popolare per una soluzione legislativa universalistica e almeno formalmente democratica, la Camusso perora la "via pattizia", ovvero un accordo tra le parti — sullo stile di quello vergognoso del 20 dicembre 1993 che portò alla costituzione delle Rsu (vedi Il Sole 24 Ore di oggi) —, dunque peggiorativo di quello del 1993, nel senso che la democrazia sui posti di lavoro, già gravemente lesionata, sarebbe definitivamente seppellita. Per questo temiamo che la Camusso, ci farà vedere i sorci verdi, che sarà un Cavallo di Troia del Capitale.

    Note:
    (1) «La FIOM, per aver tenuto una posizione di rifiuto, è adesso sottoposta ad un fuoco di fila di accuse, alle quali fanno da sponda settori del PD e della stessa CGIL (vedi le dichiarazioni di Epifani). Ma cos'altro poteva fare la FIOM? Essa aveva in buona sostanza accettato l'impianto di fondo neo-schiavistico del documento FIAT, accettandone gli obbiettivi di fondo. Chiedeva una modifica del documento per rimuovere alcune clausole che implicano null'altro che la fine del sindacalismo, la sua sussunzione competa all'azienda, la sua definitiva e formale trasformazione in un organismo aziendale di controllo della forza lavoro. Una fascistizzazione soffice della burocrazia sindacale».
    (SE QUESTI SON "RIFORMISTI", Sollevazione.blog.spot 16 giugno)

    da Rivoluzione Democratica

    Il cavallo di Troia

  2. #2
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    Predefinito Rif: Camusso segretaria, sconfitta la Fiom

    Il fatto che il capitale plauda all'elezione di una sindacalista è già il commento migliore. O il peggiore?

    Una domanda, a questo punto non è meglio sperare in una scissione della Fiom che si porti dietro la fetta massimalista della Cgil (quella che all'ultimo congresso ha votato la mozione Moccia) e inglobi, magari, i sindacati alla propria sinistra come i Cub?

    Ciò che resta della Cgil riformista si unisca pure alla triade del 90° Ugl-Cisl-Uil.
    Questo è il mio caposaldo. Da qui non mi schiodo.

  3. #3
    Banda Müntzer-Epifanio
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    Predefinito Rif: Camusso segretaria, sconfitta la Fiom

    Milano, 9 nov. (Adnkronos) - "E' positivo che la Cgil abbia deciso di mantenere il punto e non abbandonare il tavolo sul nuovo patto sociale", come richiesto dalla Fiom. E' quanto ha sottolineato il ministro del Welfare Maurizio Sacconi a margine della VI Conferenza internazionale della Comunicazione sociale in corso a Milano.

    Il ministro del Welfare e' poi entrato nel merito del nuovo statuto dei lavori che dovrebbe sostituire quello dei lavoratori annunciando l'invio nei prossimi giorni "alle organizzazioni sindacali di una proposta di legge delega prima ancora di parlarne in Consiglio dei ministri, come atto di rispetto -ha sottolineato- per le parti sociali e di sollecitazione rivolta a loro a produrre un avviso comune sulla materia".

    Lavoro: Sacconi, bene posizione Cgil su tavolo patto sociale - Libero-news.it

  4. #4
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    Predefinito Rif: Camusso segretaria, sconfitta la Fiom

    Citazione Originariamente Scritto da Simone.org Visualizza Messaggio
    Il fatto che il capitale plauda all'elezione di una sindacalista è già il commento migliore. O il peggiore?

    Una domanda, a questo punto non è meglio sperare in una scissione della Fiom che si porti dietro la fetta massimalista della Cgil (quella che all'ultimo congresso ha votato la mozione Moccia) e inglobi, magari, i sindacati alla propria sinistra come i Cub?

    Ciò che resta della Cgil riformista si unisca pure alla triade del 90° Ugl-Cisl-Uil.

    La manifestazione della Fiom il 16 ottobre a Roma


    La manifestazione FIOM del 16 ottobre ha visto una grande partecipazione di operai metalmeccanici e di lavoratori delle federazioni locali della CGIL che avevano dato la loro adesione. Indubbiamente è stato un successo per la FIOM, per la sinistra CGIL, e per la CGIL tutta, quindi per il sindacalismo di regime.

    Ma è solo un apparente paradosso sostenere che è lo stesso sindacalismo di regime che deve temere dal successo delle proprie iniziative.

    Da materialisti sosteniamo che, per gli individui come per le classi, prima viene l’azione, dopo la coscienza. È un fatto positivo in sé che gli operai scendano nelle strade per la difesa della loro condizione, al di là delle insegne sotto le quali sfilano. Dall’esperienza pratica del successo di una manifestazione sindacale come quella del 16 ottobre decine di migliaia di operai traggono rinnovata fiducia nell’organizzazione che l’ha proclamata e costruita, è vero. Ma anche nella forza e capacità di mobilitazione della propria classe.

    Il sindacalismo di regime gioca un ruolo di difficile equilibrio: deve mobilitare i lavoratori quanto basta per mantenere il suo prestigio, ma deve farlo in misura e modalità tali da evitare che essi ritrovino fiducia nei propri mezzi, il che li incoraggerebbe ad ingaggiare una vera battaglia in difesa dei loro interessi.

    Il successo di questo equilibrismo poggia innanzitutto su una base materiale che è quella del corso economico del capitalismo. Fintanto che il ciclo del capitale percorre il ramo ascendente della sua parabola, la borghesia può concedere qualche briciola dei suoi enormi profitti. Si sfiora il pieno impiego, la classe si sente forte e che può rivendicare. Finisce che è impossibile contenerne la pressione, che si riesce però a far sfogare all'interno delle strutture dei sindacati di regime, che operano in modo non palese al disfattismo di movimenti di lotta anche potenti. Questi sindacati si appropriano allora del merito dei miglioramenti ottenuti. Su questo prestigio si appoggiano poi nelle successive fasi di crisi economica, e anche facendo leva sulle loro enormi strutture organizzate, sostenute da Stato e padroni.

    L’autunno caldo del ’69 non giunse a "cambiare la CGIL", buttando a gambe all’aria la sua dirigenza e trasformandola in un sindacato di classe, proprio perché essa poté permettersi in un certo grado di "lasciar fare" agli operai, sul momento, per poi recuperare nel lungo termine il terreno perduto. Ciò fu possibile solo perché il capitalismo allora poteva concedere effettive migliorie normative e salariali: statuto dei lavoratori e scala mobile. La CGIL poté così trasformare i CUB dell’autunno ’69 nei Consigli di fabbrica e nel giro di dieci anni annullare ogni loro residua efficacia e pericolo. La classe operaia era forte, ma il capitalismo mondiale era ancora più forte, e più forte la controrivoluzione.

    Oggi è ben chiaro che la situazione è assai differente. La crisi non permette alla borghesia di fare concessioni, anzi la spinge a revocare tutte quelle migliorie che sotto la spinta della lotta aveva malvolentieri ceduto. Ai sindacati di regime ogni giorno di più viene a mancare la base materiale.

    * * *

    Come prevedibile la manifestazione del 16 è stata preparata in tutti i dettagli. Le dichiarazioni dal Ministro degli Interni i giorni precedenti sono servite a scoraggiare chi avesse voluto una contestazione ad Epifani ed approfondire le contraddizioni fra maggioranza CGIL e FIOM. Al contrario di ciò che hanno sostenuto Epifani e Landini, Maroni non ha sabotato la manifestazione, ma ha aiutato la FIOM e la CGIL a mantenerla nei binari ad esse utili. Con una pratica esperita da ormai oltre 30 anni lo Stato borghese paventa e allude alla violenza e al "terrorismo" per intimorire i lavoratori che lottano contro l’opportunismo sindacale.

    Il grande corteo è stato poi fatto defluire nella sua maggior parte prima che dal palco parlasse il segretario generale Epifani: gli hanno anteposto cinque interventi minori e, dopo, quello del segretario FIOM Landini. Quando è giunto il turno di Epifani erano ormai le sei e mezza di sera e la maggior parte degli operai era già incamminata ai pullman. Ciò non ha impedito ad un numero significativo di essi di attendere quasi altre due ore, di fischiare l’intervento di Epifani e di gridare per lo sciopero generale.

    Simbolicamente il segretario della CGIL ha parlato affiancato da Cremaschi e Landini, che come paladini, o cani da guardia, facevano ampi gesti per calmare i "contestatori" ed ostentavano convinti applausi ai passaggi più "duri" del discorso di Epifani. Il messaggio per tutti doveva essere chiaro: la CGIL può tradire i metalmeccanici, può sabotare la loro lotta, può contrattare con CISL e UIL mentre questi combattono apertamente la FIOM, può indicare a Pomigliano di votare in favore dell’accordo, ma questo non basterà mai a mettere in discussione la "unità" della CGIL, cioè l'adesione della FIOM al sindacalismo di regime e alla sua politica.

    Si dimostra confermata appieno la nostra trentennale diagnosi sulla sinistra CGIL: il più prezioso puntello del sindacalismo di regime.

    Al comizio la recita delle parti ha visto Landini richiedere lo sciopero generale, ed Epifani mostrare la sua disponibilità a ricorrervi, fatte naturalmente alcune riserve. Tutti perfettamente d’accordo: l’intento è prendere tempo. Epifani ha chiarito che, se sarà, lo sciopero verrà proclamato dopo un’altra manifestazione, questa volta di tutta la confederazione, prevista per il 27 novembre. Cremaschi ha affermato che la proclamazione non può essere rimandata alle calende greche e che quindi una decisione deve essere presa... dopo la manifestazione del 27 novembre! Nulla di nuovo: la manifestazione del 16 ottobre era stata annunciata a fine luglio, con quasi tre mesi di anticipo!

    Perfetto equilibrismo opportunista: non si proclama lo sciopero generale, ma si apre un lungo dibattito su di esso, cercando di far credere ai lavoratori che, contro gli effetti della crisi mondiale, sia sufficiente uno sciopero generale annunciato con mesi di anticipo e magari di quattro ore!

    Ma ciò che è l’aspetto più significativo di tutta quest’opera di intorbidamento delle chiare necessità di lotta è privare i lavoratori della consapevolezza del nesso fra la loro mobilitazione e gli obiettivi. Questi non sono mai chiaramente formulati, concreti, ma ideologici e impalpabili, oltre che oggettivamente anti-operai: la democrazia (borghese), il lavoro (salariato), i diritti (cartacei), la legalità (padronale). Nella manifestazione del 16 ottobre, la rivendicazione centrale e attuale della difesa del contratto nazionale è rimasta offuscata nel fumo narcotico di queste parole d’ordine borghesi.

    La FIOM stessa ha contribuito a indebolire le basi del contratto nazionale, con la firma di tutti gli accordi che oggi sventola per dimostrare di non essere un sindacato che sa dire solo "no": coi contratti d’area come alla FIAT SATA di Melfi e di Pratola Serra, accettando il principio di legare una quota del salario alla produttività del lavoro, concentrando l’attenzione dei lavoratori sulla contrattazione integrativa aziendale. Dopo la disdetta del contratto da parte di Federmeccanica ha fatto scioperare i metalmeccanici per sole 4 ore e divisi per territorio e per fabbrica. Modo davvero curioso di opporsi a un attacco padronale che vuole proprio approfondire questa divisione.

    Dalla manifestazione di Roma gli operai sono tornati alle loro città e fabbriche con questo in mano: che è necessario fare uno (uno!) sciopero generale e la mezza promessa della CGIL di ricorrervi. Se la richiesta in tal senso da parte dei lavoratori si farà più pressante la CGIL userà questa carta, tardi, con parsimonia e a sostegno degli obiettivi ad essa consueti. Questi sono già intuibili oggi. Mentre la FIOM ancora organizzava le 4 ore di sciopero per azienda e per territorio contro la disdetta del contratto, la CGIL apriva "un grande tavolo negoziale" con CISL, UIL, Confindustria e Governo per la riforma contrattuale, fiscale e degli ammortizzatori sociali. La CGIL ostacolerà in ogni modo la necessità dei lavoratori di ricorrere allo sciopero generale per i loro veri obiettivi, e cercherà di deviare le energie operaie ad attendere il risultato del "tavolo negoziale", che sarà una riforma ulteriormente peggiorativa.

    La FIOM, recitando la parte di ala sinistra e combattiva della CGIL, si rifiuterà però di attaccarne apertamente la politica e di dare chiari obiettivi di lotta agli operai, con questa complicità passiva aiutando la CGIL a riuscire nella manovra anche questa volta.

    * * *

    Ma il gioco per tutto il sindacalismo di regime si fa sempre più difficile e rischioso. Se la CGIL si trova costretta, per non perdere tutta la fiducia dei suoi iscritti, a sventolare la parola d’ordine dello sciopero generale, più la crisi avanza più i lavoratori crederanno a queste parole, e pretenderanno da essa sia a queste coerente e conseguente.

    Se, sotto la spinta della crisi, lo sciopero generale, proclamato dalla CGIL a mo’ di valvola di sfogo e per sostenerla al tavolo negoziale, dovesse essere invece colto dai lavoratori, sempre più sfruttati e immiseriti, come atto necessario per ribellarsi e lottare contro lo condizione in cui li sta riducendo il capitalismo, se allora venissero a riempire le piazze non solo di numeri, come è successo a Roma, ma anche di rabbia, ecco allora che il doppiogiochismo della stessa FIOM verrebbe smascherato, non potendo questa accettare di imbastire un vero scontro con il padronato, una vera lotta di classe.

    Questo processo è ineluttabile. I tempi perché si compia li stabilisce innanzitutto il maturare della crisi sociale, che dipende, sebbene non legata rigidamente, dal corso della crisi economica capitalistica.

    Un fattore importante in questa complessa dinamica può presentarsi in quegli organismi sindacali che affermano di lavorare alla costruzione di un sindacato di classe fuori e contro i sindacati di regime. Purtroppo tutto il sindacalismo di base, affetto nei capi da un inguaribile ed inveterato politicantismo, continua ad ignorare l’elemento primordiale ed elementare della lotta di classe: che cioè l’azione comune difensiva dei lavoratori è già in sé un atto contro i padroni e i sindacati di regime. Solo per questa non perdonabile insensibilità le diverse sigle del sindacalismo di base hanno deciso di non partecipare unitamente alla manifestazione del 16 ottobre, con la richiesta di un vero sciopero generale, attaccando la CGIL e mettendo in tal modo in crisi la sua sinistra e la dirigenza della FIOM.

    La discussione nelle assemblee, lo sciopero, la manifestazione nelle strade, indipendentemente delle sigle sindacali che li hanno proclamati, sono un fenomeno fisico nel quale si esprime e si prende atto della forza della classe e si accumulano le esperienze di lotta che portano al maturare della coscienza sindacale dei lavoratori, del ruolo dello Stato, del parlamento, dei partiti, delle forze dell'ordine e, non ultimo, la comprensione delle differenze fra le sigle sindacali di regime e quelle tendenti alla costruzione del sindacato di classe. Non oltre, che lo strumento tramite fra le secolari esperienze della lotta di classe e i mezzi adatti ad abbattere il capitalismo può essere solo il partito politico. Ma non è poco!

    Invece le attuali dirigenze dei sindacati di base, nonostante l’evidente precipitare nella crisi del capitalismo, perseverano nella deleteria prassi di indire manifestazioni e scioperi separati, dalla CGIL e perfino fra di loro! Il settarismo dei capi dei sindacati di base è oggi altrettanto dannoso quanto lo è il ruolo della sinistra CGIL. E va combattuto alla stessa stregua.

    I comunisti, e i lavoratori iscritti a tutte le sigle del sindacalismo di base (USB, CUB, Slai Cobas, Cobas) devono lottare contro le attuali dirigenze per l’unione dal basso di tutti i sindacati di base in un unico organismo, per rovesciare la pratica delle azioni sindacali separate, accettando finalmente lo scontro con il sindacalismo di regime.

    Partito Comunista Internazionale

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    Predefinito Rif: Camusso segretaria, sconfitta la Fiom

    Resistenze.org - sito di controinformazione del C.C.D.P. - Via Reggio 14 - Torino - proletari resistenti - lavoro - 04-11-10 - n. 339


    Perché no a Susanna Camusso

    di Giorgio Cremaschi

    02/11/2010

    Il fatto che una donna sia eletta per la prima volta segretaria generale della Cgil è sicuramente un fatto importante e positivo. Ma sarebbe un’offesa alla storia delle donne di questo sindacato far derivare solo da questo fatto un giudizio favorevole alla candidatura di Susanna Camusso. Il mio è contrario.

    Susanna Camusso viene candidata segretaria generale della Cgil sull’onda di una campagna mediatica che non ha avuto precedenti nella storia degli insediamenti dei segretari generali dell’organizzazione. Una parte rilevante di tale campagna, sempre più insistente negli ultimi giorni, punta a presentare la nuova segretaria generale come colei che riporterà finalmente la Cgil nell’alveo della concertazione del patto sociale, superando le ambiguità di Epifani e mettendo a posto la Fiom. (...)

    Non ci sono state sufficienti smentite a questa campagna promozionale e la storia del dirigente sindacale Susanna Camusso la presenta come naturale interprete di una linea moderata e, come si dice oggi in tutti i palazzi della politica, “riformista”.

    Ma non è solo una questione di tendenze filosofiche. C’è una stretta immediata che la Cgil deve affrontare. La piazza del 16 ottobre ha chiesto con forza lo sciopero generale. Nello stesso tempo la Confindustria, alla fine delusa anch’essa da Berlusconi, tenta un patto sociale che ha al centro la produttività del lavoro, cioè le scelte di Marchionne contro i lavoratori Fiat. La Cgil ha annunciato lo sciopero in piazza, ma poi l’ha tolto dall’agenda e si è seduta al tavolo delle trattative dichiarandosi disposta a negoziare a livello confederale sulla produttività. Una scelta di questo genere sarebbe un regalo senza precedenti alle posizioni più oltranziste e retrive del padronato italiano. Tuttavia nel quadro di crisi politica in cui sta precipitando il paese, la spinta a un pateracchio sulla produttività è fortissima. Come dimostra il recente accordo unitario sull’apprendistato in cui Cgil e Regioni di sinistra hanno sostanzialmente accettato la linea della Gelmini sulla formazione aziendale e quella di Sacconi sul mercato del lavoro.

    Siamo al dunque, nelle prossime settimane i lavoratori che sono scesi in piazza il 16 ottobre e quelli in lotta in questi giorni possono ricevere dalla Cgil conferme e sostegni oppure terribili delusioni. Speriamo che non sia così ma in ogni caso è bene che nuova segretaria sappia che se davvero dovesse seguire gli indirizzi verso cui la spingono tanti sospetti estimatori, si troverà contro una parte rilevante dell’organizzazione. E’ bene che tutto sia chiaro fin da subito.

 

 

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