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  1. #1
    Siciliano
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    Predefinito Lettera aperta ai prof.ri A. Brusa, S. Guarracino e A. De Bernardi

    Brusa, Guarracino e De Bernardi (rispettivamente storico e ricercatore all'Università di Bari, professore a contratto di Scienze Sociali all'Università di Firenze e professore associato all'Università di Torino) sono autori di un libro di storia per le scuole medie dal titolo Le età della storia (già il titolo può offire spunti di discussione...). Dato il mio diretto rapporto con determinati testi scolastici, mi sono permesso di inviare un'e-mail comune a tutti e tre i docenti universitari, nella speranza che possa giungere una risposta di qualunque tipo.
    Di seguito la mia missiva.


    << Buon giorno, professori. Mi chiamo Lorenzo Mercurio e sono un modesto insegnante di doposcuola di Palermo che a dicembre si laureerà in Antropologia Culturale ed Etnologia specialistica all'Università degli Studi di Palermo. Presenterò una tesi riguardante la storia, la simbologia e la comunicazione politica dell'indipendentismo siciliano, a partire da cenni storici riguardo alla guerra del Vespro, al Regno di Trinacria di Federico III, alla rivoluzione di Ruggiero Settimo del 1848, fino a giungere al separatismo siciliano degli anni '40 del XX secolo. Inoltre mi addentrerò, tra il penultimo e l'ultimo capitolo, nella politica indipendentista odierna, parlando di quei partiti e movimenti che oggi stanno riprendendo una certa notorietà nell'ambiente politico locale, rispetto a soli pochi anni fa.

    Ma andiamo al dunque. Vi scrivo in qualità di studioso di determinati argomenti e, in questo caso, soprattutto come docente di doposcuola per ragazzi delle scuole medie, ragazzi che studiano su libri di storia come quello da voi sviluppato, dal titolo Le età della Storia, edito dalla Bruno Mondadori. Durante la lettura dei vostri scritti mi sono molto spesso imbattuto in descrizioni storiche che non mi hanno visto del tutto d'accordo, ma ieri pomeriggio mi sono ritrovato ad essere costretto ad insegnare ad un ragazzo di seconda media qualcosa per cui il vostro libro pecca inesorabilmente. Qui si fa un'ampia descrizione, infatti, della cosiddetta 'Guerra dei Cent'anni' tra Francia e Inghilterra, ma non si fa il minimo cenno alla novantennale guerra del Vespro siciliano che riguarda, eppure, da vicino il luogo in cui questi ragazzi vivono, e piuttosto si fa solo cenno ad un duecentesco 'Regno di Napoli' che come tale era ancora molto di là da venire, dato che almeno fino alla permanenza angioina a Napoli si parlerà solo di Regno di Sicilia, e a partire dai Normanni, ovvero dal XII secolo. Inoltre, di contro, siete molto minuziosi nelle descrizioni dei rapporti tra sovrani e vassalli in Inghilterra, Francia e Germania, con un occhio particolare al solito nord-Italia e allo sviluppo dei Comuni, in una situazione estremamente frastagliata dal punto di vista politico-territoriale, non tenendo in alcun conto il fatto che il Regno di Sicilia avesse già dei veri e propri confini statuali che avrebbe mantenuto fino all'unità d'Italia. Come mai degli studiosi con le vostre credenziali ignorano deliberatamente situazioni storiche importanti non solo per il sud-Italia e per la Sicilia, ma per l'Europa intera, come la formazione del primo parlamento del mondo a Palermo, con gli Altavilla? Perché, quando si parla di 'Sicilia' si parla sempre di 'dominazione', piuttosto che di 'indipendenza'? I Normanni erano forse sovrani di un'altra entità territoriale, al di fuori del Regno di Sicilia? Dopo quasi 200 anni di dinastia Altavilla, come pensare che fossero ancora degli 'stranieri'? Personalmente ho antenati senesi: quand'è che è 'scattata' la sicilianità della mia famiglia ed ha cessato di sussistere la sua 'toscanità'? Anche la Regina d'Inghilterra odierna, Elisabetta II, ha sangue tedesco: allora l'Inghilterra è un 'dominio' della Germania?
    Lo stesso vale per il periodo che va da Federico III di Sicilia in poi: la Sicilia ha sempre avuto quel parlamento che aveva il potere di promulgare leggi specifiche per la Sicilia, ma anche di abrogare e rendere inattive le leggi spagnole durante il periodo del cosiddetto 'Viceregno', senza contare che proprio il Vespro ha dato il via ad una nuova realtà politico-territoriale per cui Federico III, addirittura contro la sua stessa famiglia, preferì regnare INDIPENDENTEMENTE dalla corona d'Aragona: i regni, da allora, furono separati de facto, e la Corona di Sicilia perdurerà fino alla sua abolizione da parte dei Borbone e alla sua unione a quella di Napoli, agli inizi del XIX secolo. Eppure molti scrittori di libri per le scuole insistono nell'affermare e ad insegnare ai ragazzi che il primo parlamento esistente sia quello nato in Inghilterra nel XVII secolo... Perché? Non solo: ai bambini non si insegna NULLA di ciò che avvenne da Roma 'in giù', come se la storia ufficiale volesse far concentrare l'attenzione degli studenti (e quindi la loro formazione non solo culturale in senso lato ma umana tout court, nel convincerli sin dalle scuole che la Sicilia e il sud-Italia siano state presenti a sud di Roma solo per sbaglio... e che la loro storia non conta come conta altra storia riguardante territori che, quelli sì, sono stati 'luce' nel cammino della civiltà europea e occidentale...) su ciò che è 'fuori', ovvero offrire un modello culturale che li distragga da ciò che è stato lo sviluppo storico territoriale che li riguarda da vicino, con quella che in ultimo, per un bambino o un ragazzino delle scuole medie, si trasforma nella formula: "Qui in Sicilia fa tutto schifo, non abbiamo storia, non abbiamo mai avuto niente; lì fuori, invece, sì che hanno avuto storia e cultura", ed è proprio da qui, se mi permettete l'azzardo (ma visto che sto parlando anche a sociologi non credo che non comprenderete le mie perplessità) che viene piantato il 'seme' dell'esterofilia siciliana, sin da piccoli... convincendoli sin da queste piccole cose che questa terra è quello che è e che non ha speranza alcuna di risollevarsi.

    Perdonate lo sfogo e anche la forma con cui mi sono espresso in questa missiva. Ma non ne possiamo più, qui in Sicilia, del COLONIALISMO culturale che parte sin dall'infanzia, nell'atto di costruire ottime 'macchine' programmate per emigrare e per non mutare nulla nel luogo in cui sono nate. E' la cultura che parte dalla scuola che forma le persone e i dirigenti della società di domani: cosa ve lo dico a fare? Non lo sapete forse già? Eppure tutto rimane così... immobile, da decenni, in balìa di chi vuole che nulla cambi, insieme a studiosi asserviti come voi... che pur di scrivere e vendere libri sareste capaci, probabilmente, anche di fare ben altro.

    Buona giornata >>.

  2. #2
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    Predefinito Rif: Lettera aperta ai prof.ri A. Brusa, S. Guarracino e A. De Bernardi

    ottima lettera, Laurentius !
    La questione del silenzio se non addirittura dell'occultamento della storia del sud nei testi scolastici è una tra le cose più gravi commesse ai nostri danni.
    C'è uno storico che lo ricorda sempre nei suoi interventi : il prof. Ulderico Nisticò il quale porta proprio come esempio il caso della guerra dei trent'anni sempre presente generosamente nei testi mentre nulla ad es. gli stessi testi dicono circa la spedizione del ruffo o la storia della sicilia.
    Ultima modifica di uqbar; 11-11-10 alle 20:04

  3. #3
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    Predefinito Rif: Lettera aperta ai prof.ri A. Brusa, S. Guarracino e A. De Bernardi

    Citazione Originariamente Scritto da uqbar Visualizza Messaggio
    ottima lettera, Laurentius !
    La questione del silenzio se non addirittura dell'occultamento della storia del sud nei testi scolastici è una tra le cose più gravi commesse ai nostri danni.
    C'è uno storico che lo ricorda sempre nei suoi interventi : il prof. Ulderico Nisticò il quale porta proprio come esempio il caso della guerra dei trent'anni sempre presente generosamente nei testi mentre nulla ad es. gli stessi testi dicono circa la spedizione del ruffo o la storia della sicilia.
    Ti ringrazio, Uqbar. Ad ogni modo devo fare una precisazione: il titolo del libro in questione non è quello scritto nel mio articolo, ma è "L'officina della Storia". Un errore di leggerezza da parte mia.

  4. #4
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    Predefinito Rif: Lettera aperta ai prof.ri A. Brusa, S. Guarracino e A. De Bernardi

    Laurentius tienici informati nel caso qualcuno rispondesse...anche se ne dubito...con la loro spocchia penseranno che non vale la pena rispondere a queste "provocazioni"...perchè probabilmente nel loro intimo davvero così vengono "sentite" ... talmente pieni ormai delle loro immutabili certezze.

    A propò...ma quanto tempo ci metti a loggarti? :sofico::sofico: Battutona

  5. #5
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    Predefinito Rif: Lettera aperta ai prof.ri A. Brusa, S. Guarracino e A. De Bernardi

    Citazione Originariamente Scritto da flender Visualizza Messaggio
    Laurentius tienici informati nel caso qualcuno rispondesse...anche se ne dubito...con la loro spocchia penseranno che non vale la pena rispondere a queste "provocazioni"...perchè probabilmente nel loro intimo davvero così vengono "sentite" ... talmente pieni ormai delle loro immutabili certezze.

    A propò...ma quanto tempo ci metti a loggarti? :sofico::sofico: Battutona
    In effeti un po'. Per questo segno l'opzione che mi permette di rimanere loggato

    Ha risposto pocansi il prof. Guarracino, dell'Università di Firenze. Sperando di non fare nulla di sgradito all'interessato, riporto per intero la sua risposta, molto garbata ed equilibrata, nonostante abbia scritto, secondo il mio personale parere, molte cose ancora discutibili. Eccole.

    << Gentile prof. Mercurio,

    La ringrazio per la sua lettera, che pone alcune questioni molto importanti e con le cui affermazioni mi trovo piuttosto d’accordo (con una eccezione su cui tornerò in coda). Credo però che sia bene fare qualche precisazione. I manuali della scuola media soffrono sin dalle origini di un vizio: devono essere semplici, brevi e via dicendo. L’autore è così costretto a selezioni, semplificazioni e alla fine omissioni difficili a giustificare. Nei rari casi in cui sono stato aggregato a un testo per la scuola media ho risolto la questione optando per un taglio europeo più che italiano e più di storia materiale che di storia politica. Didatticamente è più stimolante e in più dovrebbe aggirare proprio una parte delle questioni da lei sollevate.
    E’ innegabile che qualunque scelta venga fatta, alla fine lo spazio dedicato all’Italia meridionale e alla Sicilia è sempre molto scarso. E’ vero però che di qualunque altro tema possibile si può dire che nei libri per la scuola è trattato in maniera insufficiente: limitandoci all’Italia, anche il Piemonte ha meno spazio della Lombardia e nell’Italia centrale la Toscana predomina su tutto il resto (del resto io vivo a Firenze, ma le mie origini sono calabresi e prima ancora albanesi).
    Tuttavia, nel caso che lei solleva l’insufficienza è regolarmente più eclatante. Con tutti i limiti che lo vincolano, anche un libro per le scuole medie dovrebbe precisare che il regno di Sicilia (e poi i due regni di Sicilia e Napoli) sono stati i primi stati europei (anche prima del Portogallo) a raggiungere una fisionomia geo-politica definita, e questo deve pur avere un suo significato. Non penserei mai a ometterlo in un testo per le scuole superiori, specie da che ho finito per dare maggiore considerazione alla storia eticoo-politica (rispetto a venti o trent’anni fa, quando privilegiavo gli aratri, le monete e l’alimentazione).

    Alcune sue osservazioni sono comunque troppo puntigliose. Quando si parla di “dominazione” non si intende dire niente di speciale. Si può dire egualmente che i Visconti hanno dominato a Milano o che i francesi hanno dominato in Linguadoca. Anche in Inghilterra i normanni hanno esordito da dominatori e ci hanno messo tre secoli buoni a diventare re inglesi (sicuramente più di quanto ci è voluto all’altro
    ramo dei normanni a diventare siciliani). Il problema è che nel regno di Sicilia (e poi in quelli di Napoli
    e Sicilia) nessuna dinastia è durata abbastanza per diventare una dinastia nazionale: otto dinastie (compresi i Savoia) in otto-nove secoli sono troppe.

    In secondo luogo le sue conclusioni mi sembrano dettate troppo dall’irritazione e spero che siano andate involontariamente oltre il segno. “Studiosi asserviti” e per di più con un enfatico grassetto: ma asserviti a chi? “Anche di fare ben altro”: ma andiamo! Queste sono davvero sciocchezze, prima ancora che insinuazioni che non posso accettare. Davvero pensa che nell’editoria scolastica ci sono congiure consapevoli ai danni dell’Italia meridionale? La discussione su come migliorare la didattica per le scuole medie è legittima e aperta. Solo contributi e critiche in questa direzione possono essere presi sul serio.

    La saluto cordialmente

    Scipione Guarracino
    >>.
    Ultima modifica di Laurentius AnthroposLogos; 12-11-10 alle 01:10

  6. #6
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    Predefinito Rif: Lettera aperta ai prof.ri A. Brusa, S. Guarracino e A. De Bernardi

    Ed ecco la mia ulteriore risposta.

    << Prof. Guarracino,

    innanzi tutto la ringrazio per la risposta.

    Sì: riguardo le ultime mie affermazioni sono senza dubbio stato trascinato dall'amarezza di aver notato, nel vostro lavoro e in altri libri adoperati da altri ragazzi dello stesso livello scolastico, gli stessi spunti per inviarvi l'e-mail in questione, e me ne scuso sentitamente. Non è stato un comportamento da persona matura, il mio, men che meno da 'professore' (come, indegnamente, mi ha chiamato lei, dato che non lo sono in maniera effettiva e dato che non sono ancora un 'laureato' con la 'L' maiuscola, non secondo lo Stato almeno).

    Per il resto, la pregherei di chiarire meglio alcuni punti. Cos'è esattamente quella 'storia materiale' che distingue dalla 'storia politica'? Quanto influisce la scelta di trattare di 'stotia materiale' sulla decisione di affontare la guerra dei Cent'Anni piuttosto che la guerra del Vespro (che, eppure, tratta pienamente di storia europea, dato che vi sono stati implicati a pieno titolo il Papato e la Francia)? Quante energie devono essere impiegate in più nella semplice citazione del 'Regno di Sicilia', per il XIII secolo, piuttosto che di un ancora inesistente 'Regno di Napoli'?
    Secondo quanto da lei affermato, oggi vi sarebbe, dunque, il 'dominio' di re Juan Carlos in Spagna e quello di Elisabetta II nel Regno Unito (o, ancor più, in Canada, dato che fa parte del Commonwealth e che sulle monete canadesi appare la testa della regina)? O per il regno di Carlo Alberto di Savoia, avrebbe parlato di 'dominio' da parte sua o della famiglia dei Savoia del Regno di Sardegna? La parola 'dominio' ha un peso specifico molto elevato, nella lingua italiana: se c'è un 'dominatore' c'è anche un 'dominato'. Siamo d'accordo che la parola proviene da dominus, 'signore', ma non è per una fissazione che puntualizzo ciò: il 'dominio' implica una sottomissione di qualcosa o di qualcuno, nel linguaggio corrente. Mi dispiace apparire come chi puntualizza qualcosa che apparentemente è poco importante... ma siamo sicuri che il linguaggio adoperato sia 'innocente' e davvero privo d'importanza, anche se parliamo di un semplice elemento lessicale, a maggior ragione se simili espressioni sono rivolte ad un'utenza come quella dei ragazzi delle scuole medie? Da studioso di antropologia, per quanto non di chissà quale calibro, credo che la risposta sia 'no'.

    Fa bene a precisare che per quanto siano alti gli sforzi di trattare di quanti più territori storico-geografici possibile deve essere pur fatta una selezione che implica il trattamento di determinati elementi storici piuttosto che di altri, ma lo squilibrio in negativo nei confronti del sud-Italia e della Sicilia (se non per poche pagine riguardanti il regno di un Federico II che con probabilità ha solo vissuto alcune parti della sua infanzia a Palermo, non tutta la vita) rimane purtroppo palese e ingiustificato. Il Piemonte, fino al Medioevo almeno, non era un territorio definito da confini politici stabili, come non lo era ancora la Toscana; la Contea e, successivamente, il Regno di Sicilia lo era già dalla fine dell'XI secolo.

    Inoltre, se parliamo delle successioni dinastiche in Sicilia, da Ruggero il Granconte fino almeno all'epoca dei Vicerè, la dinastia è sempre rimasta la medesima. Federico III di Sicilia era figlio di Costanza di Sicilia e di Pietro III d'Aragona; Costanza di Sicilia era figlia di Manfredi Hohenstaufen; Manfredi era figlio di Federico II Hohenstaufen; Federico II era figlio di Costanza d'Altavilla, che a sua volta era figlia di re Guglielmo II di Sicilia... e così via per un altro secolo e mezzo indietro nel tempo. Dinasticamente parlando, la successione in Sicilia, per più di tre secoli, non fa una piega. E in mezzo si trova proprio quella che fu la prima guerra popolare della storia medievale e moderna contro qualcuno che era (quello sì) considerato un dominatore indesiderato: l'angioino. Nulla a che vedere con le dinamiche delle battaglie tra i comuni nord-italiani e le truppe di Federico I Barbarossa: il Vespro è durato costantemente 20 anni, per poi continuare con il Vespro anti-aragonese, fino a giungere ad una durata complessiva di 90 anni. Ma nessun cenno se ne fa in alcun libro di testo, come fosse storia di 'serie B'.

    Per evitare di annoiarla, professore (se non è già avvenuto), concludo. Sono veramente costernato per quell'eccesso finale nella mia precedente e-mail. Ma non posso non notare che, guardacaso, le parti di storia da 'tagliare' dai libri scolastici riguardano molto spesso (per non dire 'sempre') situazioni storiche riguardanti determinate zone geo-politiche.

    La ringrazio nuovamente per la risposta e per l'attenzione.

    Buona serata.

    L. M.
    >>
    Ultima modifica di Laurentius AnthroposLogos; 12-11-10 alle 01:16

  7. #7
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    << Gentile prof. Mercurio,

    La ringrazio per la sua lettera, che pone alcune questioni molto importanti e con le cui affermazioni mi trovo piuttosto d’accordo (con una eccezione su cui tornerò in coda). Credo però che sia bene fare qualche precisazione. I manuali della scuola media soffrono sin dalle origini di un vizio: devono essere semplici, brevi e via dicendo. L’autore è così costretto a selezioni, semplificazioni e alla fine omissioni difficili a giustificare. Nei rari casi in cui sono stato aggregato a un testo per la scuola media ho risolto la questione optando per un taglio europeo più che italiano e più di storia materiale che di storia politica. Didatticamente è più stimolante e in più dovrebbe aggirare proprio una parte delle questioni da lei sollevate.
    E’ innegabile che qualunque scelta venga fatta, alla fine lo spazio dedicato all’Italia meridionale e alla Sicilia è sempre molto scarso. E’ vero però che di qualunque altro tema possibile si può dire che nei libri per la scuola è trattato in maniera insufficiente: limitandoci all’Italia, anche il Piemonte ha meno spazio della Lombardia e nell’Italia centrale la Toscana predomina su tutto il resto (del resto io vivo a Firenze, ma le mie origini sono calabresi e prima ancora albanesi).
    Tuttavia, nel caso che lei solleva l’insufficienza è regolarmente più eclatante. Con tutti i limiti che lo vincolano, anche un libro per le scuole medie dovrebbe precisare che il regno di Sicilia (e poi i due regni di Sicilia e Napoli) sono stati i primi stati europei (anche prima del Portogallo) a raggiungere una fisionomia geo-politica definita, e questo deve pur avere un suo significato. Non penserei mai a ometterlo in un testo per le scuole superiori, specie da che ho finito per dare maggiore considerazione alla storia eticoo-politica (rispetto a venti o trent’anni fa, quando privilegiavo gli aratri, le monete e l’alimentazione).

    Alcune sue osservazioni sono comunque troppo puntigliose. Quando si parla di “dominazione” non si intende dire niente di speciale. Si può dire egualmente che i Visconti hanno dominato a Milano o che i francesi hanno dominato in Linguadoca. Anche in Inghilterra i normanni hanno esordito da dominatori e ci hanno messo tre secoli buoni a diventare re inglesi (sicuramente più di quanto ci è voluto all’altro
    ramo dei normanni a diventare siciliani). Il problema è che nel regno di Sicilia (e poi in quelli di Napoli
    e Sicilia) nessuna dinastia è durata abbastanza per diventare una dinastia nazionale: otto dinastie (compresi i Savoia) in otto-nove secoli sono troppe.

    In secondo luogo le sue conclusioni mi sembrano dettate troppo dall’irritazione e spero che siano andate involontariamente oltre il segno. “Studiosi asserviti” e per di più con un enfatico grassetto: ma asserviti a chi? “Anche di fare ben altro”: ma andiamo! Queste sono davvero sciocchezze, prima ancora che insinuazioni che non posso accettare. Davvero pensa che nell’editoria scolastica ci sono congiure consapevoli ai danni dell’Italia meridionale? La discussione su come migliorare la didattica per le scuole medie è legittima e aperta. Solo contributi e critiche in questa direzione possono essere presi sul serio.

    La saluto cordialmente

    Scipione Guarracino
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    Mah...è la classica risposta che equivale ad una non risposta. Cortese, apparentemente equilibrato, ostentatamente compartecipe...ma alla fine son tutti NO. Anche su quello per cui ti da apertamente ragione e la frase evidenziata in rosso ne è l'emblema..."dovrebbe precisare" ...ma "non preciserà". A lui va bene così...e quindi deve andar bene anche a noi. Grazie professò.:see:
    Ultima modifica di flender; 12-11-10 alle 01:30

  8. #8
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    Predefinito Rif: Lettera aperta ai prof.ri A. Brusa, S. Guarracino e A. De Bernardi

    Citazione Originariamente Scritto da flender Visualizza Messaggio
    Mah...è la classica risposta che equivale ad una non risposta. Cortese, apparentemente equilibrato, ostentatamente compartecipe...ma alla fine son tutti NO. Anche su quello per cui ti da apertamente ragione e la frase evidenziata in rosso ne è l'emblema..."dovrebbe precisare" ...ma "non preciserà". A lui va bene così...e quindi deve andar bene anche a noi. Grazie professò.:see:
    Cosa poteva rispondere?
    Ad ogni modo, non mi aspettavo di cambiare il modo di ragionare di qualcuno, ma solo di far rendere conto a questo 'qualcuno' che qualcun altro che si accorge di certe 'fangate' c'è. Ed io, grazie al cielo, non sono per niente l'unico.
    Ultima modifica di Laurentius AnthroposLogos; 12-11-10 alle 01:36

  9. #9
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    Predefinito Rif: Lettera aperta ai prof.ri A. Brusa, S. Guarracino e A. De Bernardi

    Citazione Originariamente Scritto da Laurentius AnthroposLogos Visualizza Messaggio
    Cosa poteva rispondere?
    Ad ogni modo, non mi aspettavo di cambiare il modo di ragionare di qualcuno, ma solo di far rendere conto a questo 'qualcuno' che qualcun altro che si accorge di certe 'fangate' c'è. Ed io, grazie al cielo, non sono per niente l'unico.
    Infatti la tua iniziativa è encomiabile... il mio biasimo era indirizzato proprio rispetto alla sua noncuranza... nel senso che ammette che su certe cose hai ragione ma così rimane il tutto. E' questo atteggiamente che è insopportabile...anche in senso più lato. Sanno tutti cosa ha subito il Regno dopo l'invasione barbarica ma nonostante questo quando li senti parlare nessuno ne fa mai cenno anzi ne danno per scontata l'atavica arretratezza. Pino Aprile nel suo libro ha scritto delle cose interessantissime su questo...c'è sempre un modo di giustificare il loro pregiudizio. Danno il merito del maggior progresso del nord perchè storicamente c'erano i comuni (e quindi scambi, contatti tra culture usanze ed esperienze diverseecc.) ...e del sottosviluppo del Sud perchè c'era unno stato cenralista e feudale. Se fosse stato il contrario comuni a sud e stato central-feudale al nord... avrebbero detto che il sud era arretrato perchè spezzettato ed il nord progredito perchè unito forte...portando ad es. la Francia (stato centrale non dissimile dal Regno delle Due S.) ed il Giappone (stato feudale per eccellenza). Insomma se loro fossero stati come noi (centralisti e feudali) avrebbero portato questi due paesi come esempio del loro successo... siccome la situazione riguarda noi...il paragone non si pone nemmeno. Nel senso che nessuno si chiede perchè questi due stati molto simili a come era il nostro...non se la passano tanto male...anzi potremmo dire che sono "Stati di successo".

 

 

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