Brusa, Guarracino e De Bernardi (rispettivamente storico e ricercatore all'Università di Bari, professore a contratto di Scienze Sociali all'Università di Firenze e professore associato all'Università di Torino) sono autori di un libro di storia per le scuole medie dal titolo Le età della storia (già il titolo può offire spunti di discussione...). Dato il mio diretto rapporto con determinati testi scolastici, mi sono permesso di inviare un'e-mail comune a tutti e tre i docenti universitari, nella speranza che possa giungere una risposta di qualunque tipo.
Di seguito la mia missiva.
<< Buon giorno, professori. Mi chiamo Lorenzo Mercurio e sono un modesto insegnante di doposcuola di Palermo che a dicembre si laureerà in Antropologia Culturale ed Etnologia specialistica all'Università degli Studi di Palermo. Presenterò una tesi riguardante la storia, la simbologia e la comunicazione politica dell'indipendentismo siciliano, a partire da cenni storici riguardo alla guerra del Vespro, al Regno di Trinacria di Federico III, alla rivoluzione di Ruggiero Settimo del 1848, fino a giungere al separatismo siciliano degli anni '40 del XX secolo. Inoltre mi addentrerò, tra il penultimo e l'ultimo capitolo, nella politica indipendentista odierna, parlando di quei partiti e movimenti che oggi stanno riprendendo una certa notorietà nell'ambiente politico locale, rispetto a soli pochi anni fa.
Ma andiamo al dunque. Vi scrivo in qualità di studioso di determinati argomenti e, in questo caso, soprattutto come docente di doposcuola per ragazzi delle scuole medie, ragazzi che studiano su libri di storia come quello da voi sviluppato, dal titolo Le età della Storia, edito dalla Bruno Mondadori. Durante la lettura dei vostri scritti mi sono molto spesso imbattuto in descrizioni storiche che non mi hanno visto del tutto d'accordo, ma ieri pomeriggio mi sono ritrovato ad essere costretto ad insegnare ad un ragazzo di seconda media qualcosa per cui il vostro libro pecca inesorabilmente. Qui si fa un'ampia descrizione, infatti, della cosiddetta 'Guerra dei Cent'anni' tra Francia e Inghilterra, ma non si fa il minimo cenno alla novantennale guerra del Vespro siciliano che riguarda, eppure, da vicino il luogo in cui questi ragazzi vivono, e piuttosto si fa solo cenno ad un duecentesco 'Regno di Napoli' che come tale era ancora molto di là da venire, dato che almeno fino alla permanenza angioina a Napoli si parlerà solo di Regno di Sicilia, e a partire dai Normanni, ovvero dal XII secolo. Inoltre, di contro, siete molto minuziosi nelle descrizioni dei rapporti tra sovrani e vassalli in Inghilterra, Francia e Germania, con un occhio particolare al solito nord-Italia e allo sviluppo dei Comuni, in una situazione estremamente frastagliata dal punto di vista politico-territoriale, non tenendo in alcun conto il fatto che il Regno di Sicilia avesse già dei veri e propri confini statuali che avrebbe mantenuto fino all'unità d'Italia. Come mai degli studiosi con le vostre credenziali ignorano deliberatamente situazioni storiche importanti non solo per il sud-Italia e per la Sicilia, ma per l'Europa intera, come la formazione del primo parlamento del mondo a Palermo, con gli Altavilla? Perché, quando si parla di 'Sicilia' si parla sempre di 'dominazione', piuttosto che di 'indipendenza'? I Normanni erano forse sovrani di un'altra entità territoriale, al di fuori del Regno di Sicilia? Dopo quasi 200 anni di dinastia Altavilla, come pensare che fossero ancora degli 'stranieri'? Personalmente ho antenati senesi: quand'è che è 'scattata' la sicilianità della mia famiglia ed ha cessato di sussistere la sua 'toscanità'? Anche la Regina d'Inghilterra odierna, Elisabetta II, ha sangue tedesco: allora l'Inghilterra è un 'dominio' della Germania?
Lo stesso vale per il periodo che va da Federico III di Sicilia in poi: la Sicilia ha sempre avuto quel parlamento che aveva il potere di promulgare leggi specifiche per la Sicilia, ma anche di abrogare e rendere inattive le leggi spagnole durante il periodo del cosiddetto 'Viceregno', senza contare che proprio il Vespro ha dato il via ad una nuova realtà politico-territoriale per cui Federico III, addirittura contro la sua stessa famiglia, preferì regnare INDIPENDENTEMENTE dalla corona d'Aragona: i regni, da allora, furono separati de facto, e la Corona di Sicilia perdurerà fino alla sua abolizione da parte dei Borbone e alla sua unione a quella di Napoli, agli inizi del XIX secolo. Eppure molti scrittori di libri per le scuole insistono nell'affermare e ad insegnare ai ragazzi che il primo parlamento esistente sia quello nato in Inghilterra nel XVII secolo... Perché? Non solo: ai bambini non si insegna NULLA di ciò che avvenne da Roma 'in giù', come se la storia ufficiale volesse far concentrare l'attenzione degli studenti (e quindi la loro formazione non solo culturale in senso lato ma umana tout court, nel convincerli sin dalle scuole che la Sicilia e il sud-Italia siano state presenti a sud di Roma solo per sbaglio... e che la loro storia non conta come conta altra storia riguardante territori che, quelli sì, sono stati 'luce' nel cammino della civiltà europea e occidentale...) su ciò che è 'fuori', ovvero offrire un modello culturale che li distragga da ciò che è stato lo sviluppo storico territoriale che li riguarda da vicino, con quella che in ultimo, per un bambino o un ragazzino delle scuole medie, si trasforma nella formula: "Qui in Sicilia fa tutto schifo, non abbiamo storia, non abbiamo mai avuto niente; lì fuori, invece, sì che hanno avuto storia e cultura", ed è proprio da qui, se mi permettete l'azzardo (ma visto che sto parlando anche a sociologi non credo che non comprenderete le mie perplessità) che viene piantato il 'seme' dell'esterofilia siciliana, sin da piccoli... convincendoli sin da queste piccole cose che questa terra è quello che è e che non ha speranza alcuna di risollevarsi.
Perdonate lo sfogo e anche la forma con cui mi sono espresso in questa missiva. Ma non ne possiamo più, qui in Sicilia, del COLONIALISMO culturale che parte sin dall'infanzia, nell'atto di costruire ottime 'macchine' programmate per emigrare e per non mutare nulla nel luogo in cui sono nate. E' la cultura che parte dalla scuola che forma le persone e i dirigenti della società di domani: cosa ve lo dico a fare? Non lo sapete forse già? Eppure tutto rimane così... immobile, da decenni, in balìa di chi vuole che nulla cambi, insieme a studiosi asserviti come voi... che pur di scrivere e vendere libri sareste capaci, probabilmente, anche di fare ben altro.
Buona giornata >>.