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Discussione: Usa&Gomorra

  1. #1
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    Predefinito Usa&Gomorra

    LO SCONTRO TRA BERLUSCONI E FINI COINVOLGE SAVIANO
    Di comidad del 22/04/2010



    [.................................................. .......................]


    È avvenuto infatti che l’antimafia sia diventata il tema dominante per la sinistra, allo stesso modo in cui l’antiterrorismo lo è per la destra.


    [.............................]

    Per sedare le coscienze della ex sinistra, orfana del nemico di classe, Saviano ha inventato il mito della “camorra imprenditrice”, un surrogato fiabesco della vecchia borghesia sfruttatrice. In realtà la imprenditoria legata alla camorra è pur sempre dipendente dai potentati finanziari per il riciclaggio del suo denaro, perciò presentarla come un soggetto economico autonomo costituisce appunto una forzatura propagandistica alquanto sospetta. Il metodo-Saviano consiste in molte mezze verità ed in alcune oculate omissioni che, tutte insieme, producono una menzogna gigantesca, tale da affascinare solo una “sinistra” molto, ma molto, addomesticata.
    Infatti, dopo la pubblicazione di “Gomorra”, per circa un anno il segretario di Rifondazione Comunista, Fausto Bertinotti, fece coppia fissa insieme con Saviano in una serie di manifestazioni pubbliche, girando in lungo e in largo la Campania, senza però dare mai segno di notare la presenza di quindici basi militari straniere; e senza, perciò, mai domandarsi se questa occupazione militare del territorio campano possa avere qualcosa a che fare con il potere della criminalità organizzata. Oggi la principale base militare statunitense in Campania è proprio il porto di Napoli, praticamente monopolizzato dalla U.S.Navy e sottoposto a rigoroso segreto militare. A completare il quadro, la Legge 123/2008, all’articolo 2 comma 4, ha posto sotto segreto militare anche le discariche civili di rifiuti. Possibile che tutta questa occupazione militare, e il relativo segreto, non abbiano proprio nulla a che vedere con la criminalità organizzata in Campania?
    Un luogo comune politico e giornalistico ormai consolidato è che il sottosviluppo meridionale sia dovuto alla criminalità organizzata, ma costituisce un dato ufficiale il fatto che le principali strutture portuali del Meridione, da Napoli a Taranto, siano state in gran parte sottratte al traffico commerciale legale e consegnate al traffico militare statunitense, quindi ai traffici illegali coperti dal segreto militare. Di questi dati ufficiali non c'è traccia sulla stampa, e tantomeno negli scritti di Saviano.
    Lo strabismo filo-statunitense di Saviano ha avuto modo di esercitarsi anche nei suoi tour all’estero, quando ha accusato delle organizzazioni di guerriglia come l’ETA basca e le FARC colombiane di essere colpevoli di traffico di cocaina. Nel caso dell’ETA, Saviano ha avuto l’onore di essere prontamente e categoricamente smentito dallo stesso governo spagnolo, mentre, per le accuse alle FARC, il governo filo-statunitense della Colombia ha incassato favorevolmente questo avallo alla propria propaganda da parte di uno scrittore famoso, che passa per essere di sinistra.
    In Colombia però non ci sono soltanto le FARC, ma anche numerose basi militari USA, che si apprestano a diventare ancora di più (vedi Manuale del Piccolo Colonialista n°15). Secondo le agenzie specializzate dell'ONU, la cocaina parte dalla Colombia (guarda caso, occupata dagli USA) ed arriva al porto di Napoli (casualmente controllato dagli USA). Allo stesso modo, l’oppio parte dall’Afghanistan, occupato dagli USA, e transita per il Kosovo, occupato dagli USA con una delle più grandi basi militari del mondo, Bondsteel (vedi Manuale del Piccolo Colonialista n°8). Da Bondsteel l'oppio raffinato approda poi a Napoli, che è la colonia militare statunitense per eccellenza dal 1943.


    [........................................]

    In un solo caso un esponente della sinistra istituzionale asserì l’esistenza di una relazione diretta tra la mafia e l’occupazione militare statunitense del territorio. Questa persona fu il siciliano Pio La Torre, segretario regionale del Partito Comunista, all’interno del quale militava nell’ala più destrorsa: i “riformisti” capeggiati da Amendola e Napolitano. La Torre lanciò anche una manifestazione in cui la lotta alla mafia si collegava all’opposizione contro la base missilistica NATO a Comiso.
    Un quarto di secolo dopo, l’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga ci spiegò candidamente che era stata la mafia ad incaricarsi di costringere i proprietari a cedere a prezzi stracciati i terreni su cui sarebbe sorta la base militare di Comiso; lo stesso Cossiga aggiunse di aver usato quella circostanza come strumento di ricatto per far cessare negli USA una campagna giornalistica contro di lui. Quindi il collegamento tra militarizzazione e criminalità organizzata individuato da La Torre non era astratto, ma si stava manifestando sotto gli occhi dei Siciliani.



    [................................................]

    Era chiaro che La Torre aveva creato un enorme imbarazzo al partito, riportando al centro dell’attenzione la lotta alla NATO, non più in nome di un antimperialismo generico, ma sulla base della denuncia di un’evidente colonizzazione militare/criminale del territorio siciliano. Per un PCI che aveva ormai accettato la NATO, costituiva una contraddizione intollerabile vedersi riproporre, da un esponente in vista del partito, la lotta alla NATO in termini così concreti; perciò la morte di La Torre costituì una comoda soluzione al problema. Successivamente all’uccisione di La Torre, il PCI siciliano infatti si guardò bene dal ricollegare la questione della mafia a quella della NATO, e per la prima metà degli anni ’80 continuò una svogliata opposizione ai missili sulla base del solito generico pacifismo.

    http://www.comidad.org/dblog/articolo.asp?articolo=347
    Ultima modifica di x_alfo_x; 12-11-10 alle 00:46

  2. #2
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    Predefinito Rif: Usa&Gomorra

    Citazione Originariamente Scritto da x_alfo_x Visualizza Messaggio

    In un solo caso un esponente della sinistra istituzionale asserì l’esistenza di una relazione diretta tra la mafia e l’occupazione militare statunitense del territorio. Questa persona fu il siciliano Pio La Torre, segretario regionale del Partito Comunista, all’interno del quale militava nell’ala più destrorsa: i “riformisti” capeggiati da Amendola e Napolitano. La Torre lanciò anche una manifestazione in cui la lotta alla mafia si collegava all’opposizione contro la base missilistica NATO a Comiso.
    Un quarto di secolo dopo, l’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga ci spiegò candidamente che era stata la mafia ad incaricarsi di costringere i proprietari a cedere a prezzi stracciati i terreni su cui sarebbe sorta la base militare di Comiso; lo stesso Cossiga aggiunse di aver usato quella circostanza come strumento di ricatto per far cessare negli USA una campagna giornalistica contro di lui. Quindi il collegamento tra militarizzazione e criminalità organizzata individuato da La Torre non era astratto, ma si stava manifestando sotto gli occhi dei Siciliani.
    davvero inqiuetante !

  3. #3
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    Predefinito Rif: Usa&Gomorra

    Citazione Originariamente Scritto da uqbar Visualizza Messaggio
    davvero inqiuetante !
    Si sapeva di Pio La Torre



    DELITTO LA TORRE, FU SOLO MAFIA?

    LA PISTA DEI MISSILI DI COMISO


    di Agostino Spataro

    A distanza di 21 anni dall’agguato di via Generale Turba, molti si chiedono se un giorno sapremo tutta la verità sull’assassinio dell’on. Pio La Torre e di Rosario Di Salvo.
    Non solo la verità formale, giudiziaria (pure importantissima e che s’attende, con fiducia, dal processo in corso a Palermo), ma la verità integrale in grado d’illuminare l’intreccio di cause e responsabilità che hanno concorso, in vario modo, alla determinazione dell’efferato delitto.

    Impresa ardua, specie in assenza di nuovi e probanti apporti testimoniali e documentali.
    Allo stato, si può solo tentare un ragionamento politico per inquadrare il delitto nel suo naturale contesto, tenendo conto di quanto- nel frattempo- è mutato in Sicilia, in Italia e anche nel mondo.

    Il delitto La Torre è qualcosa di più di un “omicidio eccellente” e potrebbe configurarsi come risultante di una pluralità d’interessi, anche di portata internazionale, mirata a risolvere una certa quantità di “problemi” che ostacolavano o rallentavano disegni differenti che vedevano la Sicilia come uno dei luoghi-chiave per la loro esecuzione.
    In altri termini- parafrasando von Clausewitz- la continuazione della politica con… la lupara.

    Il boss Giuffrè: in Sicilia “abbiamo garantito l’ordine”
    Tale contesto, da pochi abbozzato già nel 1985 (vedi il nostro libro “Missili e Mafia”, Editori Riuniti), oggi si ripropone, rafforzato, alla luce degli avvenimenti e, soprattutto, di talune, recenti dichiarazioni di boss “pentiti”, certo non specifiche, ma molto illuminanti.

    Ecco cosa ha raccontato, il 25 settembre 2002, ai magistrati di Palermo un boss del calibro di Antonino Giuffrè: “Da un lato abbiamo l’America, dall’altro abbiamo la Russia e nel momento in cui stu benedetto comunismu non mangia più i bambini i discorsi cominciano a non quadrare. Nel momento in cui cade il muro di Berlino i discorsi ancora peggio, cioè i signori democristiani… siamo stati coloro che abbiamo garantito l’ordine ai signori democristiani…Insomma la mafia non da niente per niente, ci deve guadagnare…” (A. Ziniti in “La Repubblica/Palermo” 8/1/2003)

    Sembra rileggere, a distanza di 18 anni, le parole scritte da Achille Occhetto a pagina XIV della prefazione a “Missili e Mafia”, dove afferma che è necessario: “spezzare quell’intreccio d’interessi economici e politici che la mafia ha costruito sia con i capitali e le alleanze ottenuti dalla droga sia con le credenziali internazionali e militari acquisite svolgendo quella funzione d’ordine anticomunista e antidemocratica che ha consentito in Sicilia una proliferazione silenziosa e indisturbata di basi militari, convenzionali e nucleari, nazionali, della Nato e degli Stati Uniti… Pio La Torre aveva ripetutamente messo in luce come con la militarizzazione e il salto di qualità eversivo della mafia della droga…era stata invece aperta la via della ricolonizzazione della Sicilia da parte di un impero straniero potente qual è quello Usa, rivitalizzando per l’occasione, come già un’altra volta, i noti collegamenti fra mafia siciliana e Cosa nostra, fra servizi segreti e capimafia siciliani e di quella parte del mondo…”

    Il ritorno in Sicilia di Pio La Torre
    Per altro, bisogna ricordare che La Torre tornò in Sicilia nel momento del massimo dispiegamento dell’inusitata strategia mafiosa che per affermarsi, oltre a intimidire i rappresentanti più impegnati nell’azione di contrasto dello Stato, presupponeva una modifica, a suo favore, del rapporto con la politica, ovverosia con i partiti di governo, che voleva degradare al rango di meri supporter del suo progetto di dominio.
    Sotto questo profilo, l’assassinio (nel 1980) di Piersanti Mattarella giunse come un messaggio chiaro e terrificante ed ebbe un effetto paralizzante sulla Dc e sui partiti alleati del vecchio centro-sinistra.

    In controtendenza, solo il PCI rispose a questo tenebroso disegno rafforzando la sua caratteristica antimafiosa, richiamando (autunno del 1981) alla direzione regionale Pio La Torre, membro della segreteria nazionale di Berlinguer e sicuramente l’uomo politico più competente e coerente nella lotta contro la mafia.
    La Torre si presentò a Palermo con un formidabile biglietto da visita: primo firmatario dell' innovativa proposta di legge antimafia e convinto assertore della lotta contro l’installazione dei missili a Comiso.

    Nel gruppo dirigente siciliano del PCI si sviluppò un dibattito intenso, a tratti aspro, non tanto sulla linea politica proposta, che fece registrare un ampio accordo, ma a causa del malcelato orgoglio di chi, forse reputandosi un predestinato, aspirava a ricoprire quell’incarico per soddisfare uno smodato fabbisogno di prestigio personale.
    La proposta di eleggere La Torre (notoriamente appartenente alla tendenza “riformista”, minoritaria nel comitato regionale siciliano) passò a maggioranza, col voto di molti di noi considerati “occhettiani”. Non prevalse cioè la logica dell’appartenenza, del pre-giudizio, ma quella della responsabile convergenza sulla linea politica e sull’uomo chiamato ad interpretarla.

    La Torre e la lotta contro l’installazione dei missili a Comiso
    Scartata, anche per queste ragioni, la deviante pista “interna”, lo scenario resta aperto a diverse ipotesi, da accertare scrupolosamente. E fra queste, quella di un possibile coinvolgimento d’interessi politici, anche internazionali, attivatisi in riferimento al ruolo essenziale di La Torre nell’organizzazione della lotta contro l’installazione dei 122 missili nucleari americani a Comiso.

    In una certa misura, questa lotta esemplare è stata segnata da un “prima” e da un “dopo”, scanditi dal ritorno in Sicilia di Pio La Torre e dal suo assassinio.

    Prima del suo ritorno (autunno del 1981), l’Isola sembrava rassegnata ad accettare la decisione d’insediare i missili a Comiso, annunciata dal governo italiano il 7 agosto; addirittura nel ragusano si esultava all’arrivo di quei micidiali ordigni nucleari che avrebbero portato ricchezza e posti di lavoro. Con La Torre segretario regionale del PCI l’approccio cambiò radicalmente e si sviluppò una straordinaria mobilitazione unitaria e di massa, in Sicilia e in Italia, in forte sintonia con i movimenti di altri Paesi europei, soprattutto tedeschi, che rischiava di ritardare l’avvio del programma di ammodernamento missilistico nucleare della Nato (adottato in risposta ad uno analogo del Patto di Varsavia).

    La base siciliana decisiva per l’avvio del programma nucleare della Nato
    Tale programma era stato richiesto dal cancelliere socialdemocratico tedesco, Helmut Schmidt il quale, per tacitare la forte contestazione pacifista interna, aveva posto la condizione che prima che in Germania (federale) i missili dovessero essere installati in Italia.

    La dislocazione a Comiso era, dunque, “decisiva” ai fini dell’installazione dei missili in Germania, dove- per altro- si concentrava la parte più impegnativa del programma.
    E Comiso- grazie alle incessanti iniziative di La Torre- stava divenendo un serio problema politico che rischiava d’incrinare perfino l’unità del blocco governativo nei suoi settori più sensibili: cattolico e socialista.

    Dopo l’assassinio di La Torre questo movimento progressivamente scemò: i missili furono installati a Comiso e, quindi, in Germania, secondo il calendario imposto dagli americani agli alleati europei della Nato.

    Coincidenze o potenza della volontà di un sol uomo? Non è facile rispondere, ma a volte la storia può far combaciare le due cose.


    Agostino SPATARO

    DELITTO LA TORRE, FU SOLO MAFIA? - Sicily News
    Ultima modifica di x_alfo_x; 13-11-10 alle 15:00

 

 

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