Politica e gossip / L’Italia a Dario Franceschini


Gentile signor Franceschini.

– Il grazioso problemino che ella ha posto ieri a tutto il mio vasto popolo, chiedendo a tutte le mamme e a tutti i babbi italiani se sarebbero disposti ad affidare a un uomo come Silvio Berlusconi l’educazione dei loro figlioli, mi impone di porle a mia volta il seguente quesito:

non crede che da questa sua ultima uscita sia doveroso e corretto arguire che lei – col bel faccino che si ritrova, le virtuose ideuzze di cui dispone e i gagliardi sentimenti che le squassano incessantemente il petto – è fermamente convinto che tutti i bimbi d'Italia sarebbero felici di poter crescere e maturare al suono delle nobili idiozie che lei scodella dalla mattina alla sera al servizio di una parte politica che come maestra di “valori positivi” può vantarsi di aver insegnato a due o tre generazioni di fanciulli tutti o quasi tutti quei “valori positivi” che si possono riassumere nell’antico sogno di distruggere il “sistema”?

Questo sogno, come forse lei ricorderà, trovò un sua prima espressione teorica, quarant’anni e rotti fa, nel termine “contestazione globale”.

Con questa etichetta i massimi esponenti di quella famiglia di pedagoghi che lei oggi contrappone al Cavaliere come esempi di civiche virtù e maestri di sani ideali incitò alcune falangi di giovanetti a votarsi a un'impresa di rigenerazione universale, a cimentarsi in una zuffa estrema con gli Angeli delle Tenebre, vale a dire del “Potere”.

Molte sono le pratiche che questo sogno esigeva.

Gliene ricordo soltanto dieci:

1) lotta armata e guerriglia urbana;

2) rapimenti ed esecuzioni di capi di stato con annesse stragi delle loro scorte;

3) agguati mortali agli avversari;

4) qualche commissario giustiziato con una revolverata alla schiena;

5) micidiali roghi nei quartieri popolari con arrosto di qualche piccino;

6) assemblee, girotondi, adunate, marce, sbandieramenti e tumulti col necessario contorno di vetrine spaccate, teste rotte, vetture incendiate e poliziotti aggrediti;

7) disprezzo per la famiglia, lo studio e il lavoro;

8) odio per gli Stati Uniti;

9) saluti, abbracci e baci a tutti i vecchi e nuovi tiranni della terra;

10) infine libero sesso in libera droga.

Vorrei risparmiarle il ricordo degli stupidi slogan che furono sfornati da quell’armata di educatori.

Ma non posso evitare di sbatterle in faccia il più famoso.

Esso diceva: “Vogliamo tutto!”.

È sfoggiando questo ridicolo motto che lei, gentile signor Framceschini, crede oggi di poter contestare ai figli di Silvio Berlusconi il dovere e il diritto di onorare il loro papà per l’educazione che ha loro impartito, che essi trovano eccellente, e che a quanto sembra ha prodotto risultati molto meno sconfortanti di quelli che si possono desumere dal suo volgarissimo stile politico e morale?

il VELINO Agenzia Stampa Quotidiana Nazionale | Leggi l'articolo

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