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Risultati da 1 a 8 di 8
  1. #1
    Bushidō
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    Wer Menscheit sagt, will betrügen, “Chi dice umanita’ cerca di ingannarti” (Carl Schmitt)
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    Predefinito Caso Yukos: l’ultimo cleptocrate, così Putin entrò nel ’club dei cattivi’



    RIPRISTINO DELLA SOVRANITA’ NAZIONALE - ULTIMO ATTO


    Il vero significato dell’affare Yukos





    L’evento determinante nella geopolitica energetica della Russia sotto Putin risale al 2003; Washington, incurante dei movimenti mondiali di protesta e dei richiami delle Nazioni Unite aveva da poco fatto chiarezza sul fatto che avrebbe militarizzato l’Iraq ed il Medio Oriente.



    Per meglio capire la geopolitica energetica russa è necessario risalire all’Ottobre del 2003, ossia allo spettacolare arresto del miliardario Mikhail Khodorkovsky, “l’Oligarca Russo”, ed alla conseguente confisca della sua compagnia petrolifera, il gigante Yukos.

    Khodorkovsky fu arrestato all’aeroporto di Novosibirsk il 25 Ottobre 2003 dalla Procura Generale russa con l’accusa di evasione fiscale. Immediatamente il governo Putin bloccò le quote della Yukos Oil, e successivamente prese dei provvedimenti estremi che portarono al collasso il prezzo delle sue azioni. Il solo spunto che fu riportato dai media occidentali sottolineava l’unica differenza che, secondo gli analisti occidentali, intercorre tra i metodi del governo Putin e quelli dell’era Sovietica, e cioè la rapidità d’azione. Khodorkovsky fu arrestato appena quattro settimane prima di una decisiva votazione alla camera bassa della Duma, votazione che Khodorkovsky aveva cercato di pilotare sfruttando le sue ingenti ricchezze. Il controllo della Duma era il primo passo del piano per correre contro Putin alle elezioni presidenziali dell’anno successivo. La votazione favorevole della Duma avrebbe permesso a Khodorkovsky di cambiare la legge elettorale in suo favore, ed anche di bloccare la controversa legge sulle risorse del sottosuolo, che avrebbe impedito alla Yukos e ad altre compagnie private di ottenere il controllo delle materie prime del sottosuolo e di sviluppare oleodotti e gasdotti privati indipendenti da quelli nazionali.



    Khodorkovsky violò la promessa degli oligarchi fatta a Putin, e cioè che a loro sarebbe stato permesso di continuare a mantenere le proprie attività – di fatto sottratte allo stato attraverso le dismissioni volute da Yeltsin – se fossero rimasti estranei agli affari politici russi ed avessero riportato in patria parte dei loro capitali. Khodorkovsky, il più potente oligarca di quel periodo, era il veicolo di quello che stava diventando un ovvio ‘putsch’ di Washington contro Putin.

    L’arresto di Khodorkovsky avveniva a seguito di un incontro informale tenutosi il 14 Luglio dello stesso anno tra lui e Dick Cheney.

    A seguito dell’incontro con Cheney, Khodorkovsky iniziò i suoi colloqui con la ExxonMobil e con la ChevronTexaco, la vecchia società di Condi Rice, per concedere un maggior controllo della Yukos, tra il 25% ed il 40%. Ciò allo scopo di rendere Khodorkovsky immune da ogni possibile interferenza da parte del governo di Putin grazie alla forte partnership della Yukos con le grandi compagnie petrolifere statunitensi e, quindi, con Washington. Ciò avrebbe inoltre di fatto dato a Washington, tramite le Big Oil, un potere di veto sulle future operazioni commerciali riguardanti il petrolio ed i condotti russi. Alcuni giorni prima del suo arresto nell’ottobre 2003 per frode fiscale, Khodorkovsky aveva ospitato George H.W. Bush, il rappresentante del potente e segreto gruppo Carlyle di Washington a Mosca. Discutevano gli ultimi dettagli per l’acquisto da parte della compagnia petrolifera statunitense di quote della Yukos.



    La Yukos inoltre aveva anche presentato una grande offerta per acquistare la rivale Sibneft da Boris Berezovsky, un altro oligarca dell’era Yeltsin. La YukosSibneft, con i suoi 19,5 miliardi di barili tra gas e petrolio, avrebbe detenuto la seconda maggiore riserva mondiale dopo la ExxonMobil. La YukosSibneft sarebbe stata la quarta compagnia mondiale in termini di produzione, con un regime di estrazione di 2.3 milioni di barili di petrolio al giorno. L’acquisizione della Yukos Sibneft da parte dell’Exxon o della Chevron sarebbe stato un vero e proprio colpo di stato energetico. Cheney lo sapeva; Bush lo sapeva; e Khodorkovsky anche.

    Ma soprattutto lo sapeva Vladimir Putin, ed agì decisamente per fermarla.



    Khodorkovsky aveva tessuto dei legami molto forti con il potere anglo-americano. Creò una fondazione filantropica, la Open Russia Foundation, basata sul modello della fondazione Open Society del suo stretto amico George Soros. Al consiglio direttivo della fondazione sedevano Henry Kissinger, un suo amico, il rampollo londinese della famiglia di banchieri Lord Jacob Rotschild ed il precedente ambasciatore degli Stati Uniti a Mosca, Arthur Hartman.



    Dopo l’arresto di Khodorkovsky il Washington Post scrisse che il miliardario russo si era assicurato i servigi di Stuart Eizenstat – rappresentante del Ministero del Tesoro, Sottosegretario di Stato, Sottosegretario al Commercio durante l’amministrazione Clinton – per fare pressioni su Washington per la sua liberazione. Khodorkovsky era profondamente legato all’establishment anglo-americano.

    La successiva protesta dei media occidentali sul ritorno della Russia ai metodi comunisti ed alla gretta politica di potere, ignorò coscientemente il fatto che Khodorkovsky stesso non era certo un esempio di purezza. Tempo prima infatti aveva annullato unilateralmente il contratto con la British Petroleum. La BP era stata un partner della Yukos, e aveva investito circa 300 milioni di dollari perforando il promettente giacimento di Priobskoye in Siberia.

    Una volta portata a termine la perforazione, Khodorkovsky avrebbe fatto fuori la BP con metodi da gangster che in gran parte del mondo civilizzato sarebbero stati considerati fuori legge. Alla fine del 2003 la produzione di petrolio dal giacimento di Priobskoye raggiungeva i 129 milioni di barili, con un valore di mercato di circa 8 miliardi di dollari.

    Ancora, per quanto riguarda la sua reputazione, c’è da dire che nel 1998, dopo che il FMI aveva elargito un prestito miliardario alla Russia al fine di prevenire il collasso del Rublo, la banca Menatep di proprietà dello stesso Khodorkovsky trasferì l’esorbitante cifra di 4,8 miliardi di dollari dai fondi del FMI ai suoi stretti amici banchieri, tra cui qualche americano.



    A questo punto risulta chiaro come le grida di protesta di Washington all’arresto di Khodorkovsky furono alquanto insincere, se non addirittura ipocrite: Washington era stata scoperta con le mani nella marmellata russa.

    Il finale della storia segnò un punto a favore del governo Putin che mirava alla ricostruzione della Russia e ad erigere una strategia difensiva nei confronti degli attacchi stranieri guidati da Cheney e dal suo amico Blair in Gran Bretagna. Il tutto avvenne sullo sfondo dello sfrontato accaparramento dell’Iraq da parte degli Stati Uniti nel 2003 e dell’annuncio unilaterale di Bush dell’abrogazione del solenne trattato con la Russia, l’ABM (il trattato contro le testate balistiche), con l’obiettivo di continuare lo sviluppo del sistema missilistico difensivo USA, un atto che da Mosca poteva essere interpretato solo come una minaccia alla propria sicurezza.

    Infatti, siamo alla fine del 2003, non ci voleva un grande acume strategico-militare per capire che i falchi del Pentagono ed i loro alleati dell’industria militare e petrolifera avevano maturato una visione degli USA, priva dei bavagli imposti dai trattati internazionali, così da poter agire in modo unilaterale secondo i propri interessi.

    Nel gennaio 2001 il National Institute for Public Policy (NIPP) aveva pubblicato il Rationale and Requirements for U.S. Nuclear Forces and Arms Control (Fondamenti e Requisiti per il Controllo Statunitense delle Armi Nucleari), poco prima che iniziasse l’esperienza dell’amministrazione Bush-Cheney. Il rapporto, chiedendo una riduzione unilaterale delle forze nucleari, era stato firmato da 27 veterani delle amministrazioni passate e presenti. La lista comprendeva anche l’uomo che è oggi il consigliere di Bush sulla Sicurezza Nazionale, Stephen Hadley; comprendeva inoltre l’assistente speciale al Segretario della Difesa, Stephen Cambone, ed anche l’Ammiraglio James Woosly, il precedente capo della CIA e presidente della ONG Freedom House a Washington. La Freedom House aveva giocato un ruolo centrale nella Rivoluzione dei Colori in Ucraina ed in tutte le altre nazioni ex-Sovietiche.



    Questi eventi furono subito seguiti da una serie di destabilizzazioni, finanziate da Washington, dei governi periferici alla Russia che in un certo modo erano vicini a Mosca, tra cui la “Rivoluzione delle Rose” in Georgia che spodestò Edouard Shevardnadze in favore di un giovane Presidente filo-americano e pro-NATO di nome Mikheil Saakashvili. Il trentasettenne Saakashvili saggiamente ripristinò il vecchio oleodotto Baku-Tblisi-Ceyhan che avrebbe impedito a Mosca il controllo del petrolio del Caspio. Gli Stati Uniti mantennero stretti rapporti con la Georgia fin dall’inizio della Presidenza Saakashvili. Esperti militari statunitensi istruirono a dovere le truppe georgiane e Washington versò milioni di dollari al fine di preparare la Georgia al suo ingresso nella NATO.



    A seguito della Rivoluzione delle Rose in Georgia, la Freedom House di Woolsey, la National Endowment for Democracy, la Fondazione Soros ed altre ONG di Washington organizzarono la provocatoria “Rivoluzione Arancione” in Ucraina nel Novembre 2004. Lo scopo di tale rivoluzione era quello di installare un regime pro-NATO sotto la contestata presidenza di Victor Yushchenko, in un paese strategico per tagliare la Russia fuori dalla rotta dei maggiori flussi di combustibili verso l’Europa Occidentale. I movimenti di ‘opposizione democratica’ della vicina Bielorussia iniziarono a ricevere milioni di dollari dall’Amministrazione Bush, dal Kirghizistan, dall’Uzbekistan e da molti altri staterelli ex-sovietici che formarono una barriera tra i potenziali condotti energetici che avrebbero collegato Cina, Russia ed il Kazakhistan.



    Ancora una volta il controllo dei gasdotti e degli oleodotti era il cuore delle strategie USA. Non ci dobbiamo quindi sorprendere se qualcuno nel Cremlino iniziò a chiedersi se George W. Bush, il rinato partner Texano di Putin, stesse parlandogli con la lingua biforcuta, come direbbero gli Indiani.

    Alla fine del 2004 era chiaro a Mosca che una nuova Guerra Fredda, questa volta riguardante la supremazia nucleare ed il controllo strategico dell’energia, era pienamente in atto.

    Era altrettanto chiaro il filo conduttore delle azioni apparentemente incomprensibili portate avanti da Washington, azioni iniziate a partire dalla dissoluzione dell’Unione-Sovietica nel 1991… era chiaro l’obiettivo finale della politica USA, non la Cina, tanto meno l’Iraq o l’Iran… era l’Eurasia!

    L’obiettivo ultimo dei giochi geopolitici era per Washington la completa de-costruzione della Russia, l’unico stato dell’Eurasia capace di organizzare una efficace combinazione di alleanze usando le sue immense risorse energetiche. Ciò, naturalmente, non sarebbe mai stato possibile dichiararlo.



    Dopo che nel 2003 Putin e la politica estera russa, ed in particolare la politica energetica, erano ritornati ai principi base della geopolitica della “Heartland” (letteralmente il ‘Cuore della Terra’ per indicare la zona centrale del continente Eurasia) di Sir Halford Mackinder, politica che era stata il fondamento della strategia della Guerra Fredda Sovietica dal 1946, Putin iniziò a portare avanti una serie di mosse difensive al fine di restaurare una sorta di equilibrio sostenibile in conseguenza della crescente politica di isolamento della Russia da parte di Washington. I successivi errori strategici statunitensi hanno reso più facile il compito della Russia. Ora, con la posta che è aumentata per entrambi gli attori – NATO e Russia – quest’ultima ha trasformato la sua strategia da semplicemente difensiva ad offensiva, in modo da assicurarsi una posizione geopolitica più proficua, facendo leva sulle sue risorse energetiche.
    comeDonChisciotte.net - L'EMERGENTE GIGANTE RUSSO GIOCA LE SUE CARTE IN MODO STRATEGICO
    Ultima modifica di carlomartello; 29-12-10 alle 20:56

  2. #2
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    Predefinito Rif: Caso Yukos: l’ultimo cleptocrate, cosi’ Putin entro’ nel ’club dei cattivi’

    Khodorkovsky, spalleggiato dalla solita cupola di banchieri londinesi, doveva essere il Viktor Yushenko o il Mikhail Saakashvili russo. Fortunatamente - per la sovranità e l'interesse nazionale della Federazione russa - non lo è stato grazie alla risoluta azione putiniana. Il fatto che i media straparlino del caso Yukos senza curarsi dei crimini commessi da questo clepto-oligarca la dice lunga... Ci preme sottolineare che gli unici due capi di governo ad aver difeso Putin in questa storia sono stati Schröder e Berlusconi - mentre all'italiano Casini va il "merito" di aver chiesto con una lettera la scarcerazione dell'oligarca in questione...

    Non ho bisogno di tanti commenti la foto che ritrae Kasparov con un Rothschild, che ben spiega perché questo "dissidente" russo, privo di voti russi, nelle manifestazioni sia costretto a trascinarsi dietro le fighette di Limonov.


    carlomartello
    Ultima modifica di carlomartello; 25-11-10 alle 15:04

  3. #3
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    Predefinito Rif: Caso Yukos: l’ultimo cleptocrate, cosi’ Putin entro’ nel ’club dei cattivi’

    Proprio questa settimana, durante una cena con della gente del partito di Repubblica - non parlo del Partito Democratico, ma proprio di fan Repubblica, ormai predominanti nel centrosinistra - si è parlato della politica estera di Berlusconi e delle sue cattive amicizie.

    Tralasciando il tipo umano che sembra formarsi a stampino quando legge Repubblica - anime belle arroganti e represse, con puzza sotto il naso, invidia viscerale per Berlusconi, pacifismo, società multirazziale e democrazia - mi hanno citato Putin cattivone che uccide i giornalisti.

    Il mio commento, poichè impossibilitato a fare una serena conversazione: se i giornalisti russi sono come quelli di Repubblica e del centrosinistra italiano, ha fatto molto bene.

  4. #4
    Bushidō
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    Predefinito Rif: Caso Yukos: l’ultimo cleptocrate, cosi’ Putin entro’ nel ’club dei cattivi’

    Ultima modifica di Hagakure; 19-11-10 alle 01:55

  5. #5
    Bushidō
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    Predefinito Rif: Caso Yukos: l’ultimo cleptocrate, cosi’ Putin entro’ nel ’club dei cattivi’



    I baroni Rothschild tra carbone e eco-chic



    In quasi 250 anni di storia hanno finanziato di tutto: la corona inglese, le guerre napoleoniche, il Vaticano, lo schiavismo e lo sfruttamento delle colonie africane. In tempi più recenti hanno sostenuto finanziariamente la colonizzazione della Palestina, le ambizioni dei Rockefeller in campo petrolifero, oligarchi russi e tycoon indiani.

    I banchieri Rothschild, di origine ebrea aschenazita, sono oggi tra le dinastie del business più prestigiose al mondo, con un potere enorme. Controllano società bancarie, industriali, commerciali, minerarie turistiche, ma anche agenzie di stampa e testate giornalistiche, come il quotidiano Libération, punto di riferimento della sinistra francese.

    Gelosi custodi delle loro ricchezze, i Rothschild sono sempre stati amanti dell’anonimato. Pochissime società portano il loro nome: nella maggior parte dei casi agiscono dietro le quinte, investono capitali tramite banche o fondi di cui sono azionisti e intascano rendite miliardarie.

    L’ultimo movimento dei rampolli Rothschild di cui si abbia notizia risale a un paio di giorni fa ed è significativo per le lezioni di politica energetica che porta con sé. Vallar, la cassaforte finanziaria creata dal trentanovenne Nathaniel (Nat) Rothschild, ha deciso di investire 3 miliardi di dollari per creare una società mineraria che permetterà alla potente famiglia indonesiana dei Bakrie di quotarsi in borsa a Londra. Bumi Plc., questo il nome della società, metterà insieme gli asset di due gruppi minerari indonesiani e il capitale di Vallar, per diventare il più grande fornitore estero di carbone per le centrali termoelettriche cinesi. Il carbone – di cui la Cina è il maggior produttore e consumatore al mondo – soddisfa oggi il 75% del fabbisogno energetico cinese. Ma non basta mai e ne servirà sempre di più per sostenere l’inarrestabile crescita economica di Pechino.

    Rothschild l’ha capito al volo e si è buttato a pesce su quella che non ha esitato a definire “un’opportunità che può capitare solo una volta nella vita“. L’accordo, che sarà completato entro aprile, consegnerà a Nat il 37% della nuova impresa. Il ruolo del banchiere barone sarà – come sempre nella storia dei Rothschild – quello di finanziatore di famiglie fortemente indebitate. I Bakrie, infatti, conferiranno in Bumi Plc. asset minerari gravati da 4,4 miliardi di dollari di debito. “Senza il nostro intervento la famiglia Bakrie non avrebbe mai potuto entrare in borsa“, ha dichiarato Nat Rothschild.

    “La nostra politica è quella di fomentare le guerre (…) dirette in modo tale che entrambi gli schieramenti sprofondino sempre più nel loro debito e, quindi, sempre di più sotto il nostro potere“, aveva dichiarato il capostipite della famiglia Amschel Mayer Rothschild nel 1773. Oggi sembra che le cose per gli eredi non funzionino in modo molto diverso.

    Per fortuna a salvare la reputazione dei baroni ci pensa il più giovane tra gli eredi: David Mayer De Rothschild. Nato nel 1978 a Londra, è oggi uno dei più famosi ambientalisti britannici e leader di Adventure Ecology, un gruppo che organizza spedizioni tra le bellezze naturali del pianeta per aumentare la consapevolezza sugli effetti dei cambiamenti climatici. Compresi quelli che produrrà presto la nuova joint venture del suo amato cugino Nat.
    Il Fatto Quotidiano

  6. #6
    Bushidō
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    Predefinito Rif: Caso Yukos: l’ultimo cleptocrate, così Putin entrò nel ’club dei cattivi’



    Mosca arresta Lord Jacob Rotschild


    Khodorkovki e il fallimento della svendita della
    Russia


    Non solo tutte le cancellerie occidentali hanno fortemente
    protestato.
    Anche i media italiani (che di rado si occupano di cose estere) hanno
    sparso lacrime su Mikhail Khodorkovski, l’oligarca ricondannato in
    Russia per riciclaggi ed evasione: poverino, vittima di Putin.
    Ciò non stupisce, evidentemente anche i tg italiani sono istruiti su
    qual messaggio diffondere riguardo a questa faccenda.
    La povera vittima ha potenti protettori internazionali.

    Attivista del Komsomol (la gioventù comunista sovietica), il giovane
    ebreo Khodorkovki ha cominciato la sua brillante carriera di
    businessman e miliardario già poco prima della caduta dell’Urss. Da
    venditore di computer in una cooperativa, nel 1990 appare
    miracolosamente come il padrone e fondatore di una banca, Menatep
    Banking Group. Con questo strumento di credito, Mikhail – insieme ad
    un’altra ventina di «oligarchi» saliti dall’ombra sovietica – si pone
    nella miglior posizione per profittare delle «privatizzazioni», ossia
    la svendita del patrimonio industriale e minerario dell’URSS.

    Nel 1995 compra la Yukos – quella che oggi è sostanzialmente la
    Gazprom, il colosso petrolifero ed uno dei più grandi conglomerati del
    mondo – per 350 milioni di dollari; il cui valore, come risulterà
    dalla sua quotazione in borsa, è di 15 miliardi di dollari, ossia 42
    volte il suo prezzo d’acquisto. Persino il Wall Street Journal (quando
    non era ancora proprietà di Murdoch), al momento dell’arresto di
    Khodorkovski, paragonò l’affare a quello di uno che compra un
    autentico Rolex di platino per 50 dollari in una piazzola
    autostradale; non si chiama più acquisto, ma ricettazione.

    Tuttavia, anche 350 milioni di dollari non sono pochi per un giovane
    come Mikhail. Chi glieli aveva dati?

    I Rotschild di Londra. Al proposito, c’è stata più di una recisa
    smentita da Casa Rotschild. Gli indizi contrari tuttavia non mancano.

    - Nel febbraio del 2004, in occasione dell’arresto di Khodorkovski, fu
    rivelato che la sua Menatep Bank aveva come sede l’Isola di Man, noto
    paradiso fiscale britannico.

    - La stampa britannica rivelò che il pacchetto azionario nella Yukos
    in possesso di Khodorkovski era stato passato a Jacob Rotschild poco
    prima dell’arresto dell’oligarca, «in base a un accordo stretto
    preventivamente» (dopotutto, era roba del Lord, visto che aveva
    fornito i soldi per comprarla).
    Un accordo a quanto pare automatico: in caso di guai a Mikhail, le sue
    azioni diventavano di Jacob, onde Mosca non potesse sequestrarle. Lord
    Rotschild, scrisse il Sunday Times, «controlla adesso diritti di voto
    nella Yukos per quasi 13,5 miliardi di dollari».

    - Nella sua smentita, Casa Rotschild sostenne che i soli legami di
    Lord Jacob con la Menatep erano dovuti al comune interesse nella

    Open Russia Foundation,

    una fondazione “culturale” almeno ispirata da George Soros (sul
    modello della sua Open Society, che promuove la «democrazia» nell’Est
    europeo), nel cui comitato dei garanti siede Henry Kissinger; la
    fondazione era stata creata come emanazione della Yukos, e possedeva
    media e giornali, con cui Khodorkovski esercitava le sue ambizioni
    politiche: ad un certo punto, s’era infatti messo in concorrenza
    contro Vladimir Putin, ovviamente per fare della nuova Russia una
    «società aperta» sul modello preferito da Soros e da tutte le
    rivoluzioni colorate seguenti.
    Khodorkovski ha speso milioni di dollari contro lo sforzo di Putin di
    riunificare la Russia politicamente e culturalmente, finanziando
    «partiti riformatori democratici» ostili a Putin. Si può aggiungere
    che la Menatep era in società d’affari con il noto gruppo Carlyle, la
    finanziaria dei Bush.

    - La Menatep Bank dall’isola di Man offrì a Putin personalmente grosse
    quote azionarie della Yukos, in cambio della liberazione di
    Khodorkovski; forse credendo che il nuovo capo del Cremlino fosse
    della stessa pasta della «famiglia» Eltsin, di cui era parte.
    (Rothschild tries to bribe Putin?). Ma la corruzione non servì. Putin
    ha (ri)nazionalizzato la Yukos poco dopo l’offerta Menatep,
    restituendola al Paese; oggi è la Gazprom.


    La finanza internazionale però riteneva di avere in mano il nuovo
    potere russo come aveva in mano Eltsin: grazie al debito. Proprio in
    base a un programma «prestiti contro proprietà» (pubbliche) la ventina
    di oligarchi, forniti di liquidità, s’erano accaparrati i tesori
    russi.
    Nel 2000, quando Putin fu eletto presidente, la Russia doveva 16,6
    miliardi di dollari al Fondo Monetario Internazionale egemonizzato
    dagli anglo-americani, e più del doppio (36 miliardi) al «Club di
    Parigi», meglio detto Club dei Creditori di Parigi e Londra, i
    banchieri privati prestatori agli Stati, egemonizzato dai Rotschild.

    Ma il rincaro dei prezzi petroliferi ha consentito a Putin di dirigere
    una parte dei profitti di Gazprom (ex-Yukos) per estinguere
    anticipatamente i debiti nazionali; nel 2006 l’estinzione del debito
    verso i Rotschild era completa. La dipendenza finanziaria di Mosca dai
    banchieri esteri, quelli che tengono tutti i nostri stati alla loro
    mercè coi loro prestiti, era finita.

    E’ ovvio che i Rotschild non perdonino Vladimir Putin: gli ha fatto
    perdere soldi, gli ha fatto perdere il favoloso affare Yukos, gli ha
    fatto perdere il suo uomo. Li rivogliono.

    E cosi' si spiega perche' molti dei leader Ceceni vivono a Londra,
    cosi' come molti di quei giovanotti che da un orfanotrofio si son
    ritrovati miliardari (coi soldi di Jacob).


    Così ora sappiamo perchè i nostri grandi e liberi media spargono
    lacrime sul triste destino di Khodorkovski, e sul sistema giudiziario
    russo così perverso.

    Mosca arresta Lord Jacob Rotschild

  7. #7
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    Predefinito Rif: Caso Yukos: l’ultimo cleptocrate, così Putin entrò nel ’club dei cattivi’


    Nei passati anni novanta, i banchieri europei hanno usato gli U.S.A. e le forze della NATO per smantellare la Jugoslavia così che George Soros e i Rothschild potessero trangugiarsi le risorse dei Balcani. Ma quella strategia sta fallendo nel Caucaso dove i russi hanno risposto agli attacchi genocidi del barboncino di Dick Cheney, Mikheil Saakashvili, l’ avvocato addestrato a New York che la CIA ha eletto presidente della Georgia.

    E ora la popolazione dell’ Ucraina, la “piccola Russia”, che sta comprendendo cosa l’Occidente ha in serbo per lei, sta tornando di corsa all’ovile slavo e potrebbe essere a solo un anno o giù di lì dalla riunificazione con i suoi cugini oltre confine della “grande Russia”.



    Quello che si sta dicendo è di tenere d’occhio la sponsorizzata stampa occidentale, con alla testa Washington Post e New York Times, furiosa contro i metodi autoritari del primo ministro russo Vladimir Putin. Un esempio ne è l’articolo di Ellen Barry, corrispondente del Times, sulla conferenza stampa tenuta da Putin a Mosca l’11 Settembre. Lei scrive: “in tre ore e mezza, con toni che oscillavano tra il pugilistico e l’umile, Vladimir V. Putin ha tentato di spiegarsi”.

    Sono spiacente Ms Barry. Lei e i suoi editori potreste pensare che la sua scrittura sia carina, ma Vladimir Putin è la figura principale del panorama mondiale oggi. E rimarrà tale finche George W. Bush non lascerà la Casa Bianca con disonore.


    Putin è l’erede di un movimento epocale di patrioti che ha iniziato negli anni ’70 a ritirare fuori la Russia dai suoi confini. E’ cominciato con una base di operazioni interne al KGB e alla chiesa ortodossa, guidata dalla glasnost di Gorbachev negli anni ’80, e culminata nella seconda rivoluzione russa del 1991. A quel punto i finanziatori occidentali corsero gioiosamente in supporto all’assalto con cui gli oligarchi russi presero a saccheggiare la Russia di tutto ciò che possedeva.

    Gli oligarchi furono le truppe d’assalto di un attacco finanziario che in occidente aveva già iniziato a coincidere con la mafia russa. Incitato da Washington Post e assistito da consulenti accademici di posti come Harvard, questa cosca internazionale ha quasi distrutto la Russia durante gli anni ’90.



    Ma quando Putin è stato nominato presidente ad interim da Boris Yelstin nel 1999 e dopo aver vinto, di suo, le elezioni presidenziali nel 2000, ha iniziato a rispondere combattendo.

    Dalla metà degli anni ’70 ad oggi, a migliaia di gangster russi, insieme a molti Bolscevichi/Stalinisti della linea-dura, fu permesso di emigrare. Molti si stabilirono negli U.S.A. e sono ancora qui, molti di più si stabilirono in Israele. Infatti si dice che una causa che ha portato a gonfiare così tanto i prezzi degli appartamenti a New York, Miami, Tel Aviv e altrove sia stata l’ondata di denaro contante proveniente dai traffici illeciti. Questi criminali si sono alleati col cartello della droga colombiano e hanno pesantemente infiltrato i sistemi finanziari mondiali, impiantando perfino le loro proprie banche con cui riciclare il denaro e speculare nella compravendita delle merci.

    Ora Putin sta spazzando via ciò che rimane della categoria dei gangster. I suoi sforzi hanno raggiunto la pietra miliare a gennaio con l’arresto a Mosca di Semion Mogilevich, definito “l’uomo più pericoloso del mondo”.

    Putin ha dichiarato che il mondo non sarà governato da un sistema “unipolare” , ovvero dall’esercito americano come forza di polizia al soldo della grande finanza.
    ComeDonChisciotte - IL CROLLO DELLA CIVILTA' CAPITALISTICA OCCIDENTALE ?
    Ultima modifica di Hagakure; 29-12-10 alle 20:00

  8. #8
    Bushidō
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    Predefinito Rif: Caso Yukos: l’ultimo cleptocrate, così Putin entrò nel ’club dei cattivi’





    IL VERO CRIMINE DI MIKHAIL KHODORKOVSKY



    La decisione finale del processo russo contro l’ex oligarca del petrolio Mikhail Khodorkovsky ha provocato drammatiche dichiarazioni di protesta da parte dell’amministrazione americana di Obama e dei governi di tutto il mondo, etichettando la giustizia russa come tirannica e anche peggio. Ciò che viene accuratamente omesso dalla storia di Khodorkovsky è, tuttavia, la vera ragione per cui Putin ha arrestato ed imprigionato l’ex capo del più grande gigante petrolifero privato della Russia, Yukos. Il vero crimine di Khodorkovsky non è stato il furto di beni russi per una carenza ai tempi da briganti di Yeltsin.

    Il vero crimine di Mikhail Khodorkovsky sta nel fatto che egli era parte di un’operazione dell’intelligence occidentale per smantellare e distruggere ciò che rimane della Russia come stato funzionante. Alla luce dei fatti, la giustizia mossa contro di lui è mite in confronto agli standard di Stati Uniti e Inghilterra per coloro che vengono condannati di tradimento contro lo stato.

    La prigione delle torture di Obama a Guantanamo è solo un esempio delle diverse misure di Washington.

    Secondo il resoconto politicamente corretto e ripulito di Wikipedia, “la Yukos Oil Company era una compagnia petrolifera russa che, fino al 2003, era controllata dall’oligarca russo Mikhail Khodorkovsky… Khodorkovsky fu accusato e spedito in prigione… Yukos era una delle più grandi e più di successo compagnie russe negli anni 2002-2003. Nel 2003, in seguito ad una revisione fiscale, il governo russo ha messo la Yukos di fronte ad una serie di richieste fiscali del valore di 27 miliardi di dollari. Dal momento che allo stesso tempo i patrimoni della Yukos erano stati congelati dal governo, la compagnia non fu in grado di pagare queste tasse. Il 1° agosto 2006, una corte russa dichiarò la bancarotta della Yukos. La maggior parte dei beni della Yukos vennero venduti a basso prezzo a compagnie petrolifere di proprietà del governo russo. Il Consiglio Parlamentare d’Europa ha condannato la campagna della Russia contro la Yukos ed i suoi proprietari come prodotto di una scelta politica e una violazione dei diritti umani”.1

    Tuttavia, se si scava un po’ più a fondo, si scopre una situazione alquanto diversa. Khodorkovsky fu arrestato nel 2003 non appena mise piede fuori dal suo aereo privato in Siberia. È stato arrestato, come afferma correttamente Wikipedia, per reati fiscali. Quello che non è stato detto è che alla tenera età di 40 anni è diventato l’uomo più ricco della Russia con circa 15 miliardi di dollari, ottenuti tramite acquisizione fraudolenta dei patrimoni statali durante l’era senza legge di Yeltsin. In un’asta gestita dalla sua stessa banca, Khodorkovsky pagò 309 milioni di dollari per la Yukos. Nel 2003 la stessa compagnia fu valutata 45 miliardi di dollari, e non fu dovuto al genio gestionale di Khodorkovsky.

    Nel 1998, Khodorkovsky è stato rilasciato in un caso degli Stati Uniti in cui era stato accusato di favoreggiamento nel riciclaggio di 10 miliardi di dollari con la sua stessa banca e la Republic National Bank of New York. Sembrò che avesse degli amici molto influenti negli USA. Il successivo capo della Republic National Bank of New York, Edmund Safra, fu ucciso alcuni mesi dopo nel suo appartamento a Monaco, a quanto si dice da una presunta “mafia russa” che egli aveva ingannato in un riciclaggio di denaro della droga.2

    Ma c’era di più. Khodorkovsky ha stretto alcuni legami di grande effetto a Ovest. Pieno di nuovi miliardi di fatto rubati al popolo russo, si è fatto degli amici importanti. Ha messo su una fondazione chiamata Open Russia Foundation. Ha invitato due potenti occidentali alla sua commissione – Henry Kissinger e Jacob Lord Rothschild. Poi ha iniziato a sviluppare legami con alcuni dei più potenti circoli di Washington, dove venne nominato per la Commissione di Consulenza della private equity segreta, il Carlyle Group, dove partecipò agli incontri della commissione con I suoi colleghi consulenti, come George H.W. Bush e James Baker III. 3

    Tuttavia, il vero crimine che ha mandato Khodorkovsky dietro le sbarre del carcere russo è stato il fatto che egli era nel mezzo dell’attuazione di un colpo di stato sostenuto dagli Stati Uniti per conquistare la presidenza russa nelle elezioni russe della Duma previste nel 2004. Khodorkovsky era sul punto di usare la sua enorme ricchezza per comprare i seggi necessari nelle prossime elezioni della Duma affinché potesse cambiare le leggi russe sulla proprietà del petrolio nel sottosuolo e di quello trasportato negli oleodotti. In più, aveva intenzione di sfidare direttamente Putin e diventare Presidente della Russia. Come parte del losco traffico che diede a Putin il tacito sostegno della cosiddetta ricca Russian Oligharcs, Putin strappò un accordo per cui questi oligarchi avevano il permesso di mantenere la loro ricchezza a patto che avessero rimpatriato delle azioni e non avessero interferito nella politica interna della Russia con la loro ricchezza. La maggior parte degli oligarchi accettò, come anche Khodorkovsky all’epoca. Questi sono ancora uomini d’affari affermati. Khodorkovsky no.

    Inoltre, al tempo del suo arresto Khodorkovsky era sul punto di negoziare tramite il suo amico della Carlyle George H.W. Bush, padre del poi presidente George W. Bush, la vendita del 40% della Yukos o alla ex compagnia di Condi Rice, la Chevron, oppure alla ExxonMobil con una mossa che avrebbe assestato un gravissimo colpo all’unico patrimonio lasciato dalla Russia e da Putin per la ricostruzione della rovinosa economia russa: petrolio ed esportazione via oleodotti statali all’occidente per dollari. Durante la seguente prosecuzione dello stato Russo alla Yukos, venne alla luce che Khodorkovsky aveva inoltre stretto un accordo segreto con Lord Rothschild di Londra non meramente per sostenere la cultura russa tramite la Open Russia Fundation di Khodorkovsky.4
    Nell’eventualità di un suo possibile arresto (evidentemente Khodorkovsky sapeva di giocare col fuoco nel tentativo di organizzare un colpo contro Putin), il 40% delle azioni della sua Yukos sarebbero passate nella mani di Lord Rothschild.5

    Le lacrime di coccodrillo di Hilary Clinton e Barack Obama per la violazione dei diritti umani da parte di Khodorkovsky nascondono un programma più profondo che non è stato ammesso. Washington ha usato il russo per cercare di raggiungere il suo obiettivo di distruggere completamente l’unica potenza rimasta sulla terra dotata di un potere d’attacco militare capace di sfidare la strategia del Dominio ad Ampio Spettro del Pentagono – il controllo dell’intero pianeta. Viste in questa luce, le dolci parole “diritti umani” acquistano un significato alquanto diverso.

    F. William Engdahl
    Fonte: GlobalResearch.ca - Centre for Research on Globalization
    Link: The Real Crime of Mikhail Khodorkovsky
    5.01.2011

    Traduzione per www.comedonchisciotte.org acura di ROBERTA PAPALEO

    NOTE:

    1 Wikipedia, Yukos, http://en.wikipedia.org/wiki/Yukos
    2 David Kohn, Murder In Monaco: An American On Trial Is Ted Maher Guilty Of Arson?, 4 febbraio 2003, http://www.cbsnews.com/stories/2003/...in562214.shtml
    3 Dateline D.C., Soros and Khodorkovsky, TribLiveNews, 16 novembre 2003, Soros and Khodorkovsky - Pittsburgh Tribune-Review
    4 AFP, Arrested oil tycoon passed shares to banker, 2 novembre 2003, The Washington Times, Arrested oil tycoon passed shares to banker - Washington Times
    5 F. William Engdahl, Full Spectrum Dominance: Totalitarian Democracy in the New World Order, edition.engdahl, 2009, pp. 58-60.
    ComeDonChisciotte - IL VERO CRIMINE DI MIKHAIL KHODORKOVSKY

 

 

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