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Discussione: Europa o Eurabia?

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    Predefinito Europa o Eurabia?

    Europa o Eurabia?

    di Daniel Pipes
    The Australian


    Europa o Eurabia? - articolo di Daniel Pipes


    È in gioco il futuro dell'Europa. Essa si trasformerà in "Eurabia", una parte del mondo musulmano? Rimarrà la distinta unità culturale che è stata nell'ultimo millennio? Oppure potrebbe dar vita a una sintesi creativa di due civiltà?

    La risposta riveste un'enorme importanza. L'Europa potrebbe costituire un mero 7 percento della massa continente mondiale, ma per 500 anni, dal 1450 al 1950, in bene e in male, essa è stata il motore globale di cambiamento. I suoi futuri sviluppi incideranno sull'intera umanità e specialmente su paesi figli, come l'Australia, che continuano a mantenere stretti e importanti legami con il Vecchio Continente.

    Prevedo che si materializzerà in fieri uno dei seguenti tre percorsi per l'Europa: un dominio musulmano, il rifiuto dei musulmani oppure un'armoniosa integrazione di essi.

    (1) Alcuni analisti reputano che una dominazione musulmana sia inevitabile. Oriana Fallaci ha rilevato che "l'Europa diventa sempre più una provincia dell'Islam, una colonia islamica". Mark Steyn arguisce che gran parte del mondo occidentale "non sopravvivrà al XXI secolo, vale a dire a un periodo che è già compreso nei confini temporali delle nostre vite, e gran parte di esso sparirà, inclusi parecchi, se non la maggior parte, dei paesi europei". A detta di tali autori, sono tre i fattori che argomentano a favore di una islamizzazione dell'Europa: la fede, la democrazia e un senso di retaggio.

    Il secolarismo che predomina in Europa, specie in seno alle élite, conduce all'allontanamento dalla tradizione giudaico-cristiana, alla desertificazione delle chiese e a vedere nell'Islam una fonte di richiamo. In totale contrasto, i musulmani ostentano un fervore religioso che si traduce in sensibilità jihadista, in una supremazia nei confronti di coloro che non sono musulmani e nella speranza che l'Europa sia in attesa di convertirsi all'Islam.

    Il contrasto nella fede presenta altresì delle implicazioni demografiche, con i cristiani che hanno in media 1,4 figli per donna, o circa un terzo in meno rispetto al numero necessario per mantenere la loro popolazione, e con i musulmani che godono di un tasso di natalità di gran lunga più elevato, anche se in calo. Amsterdam e Rotterdam finiranno per diventare, a partire dal 2015, le prime città europee la cui popolazione è a maggioranza musulmana. Intorno al 2050, la Russia potrebbe diventare un paese a maggioranza musulmana. Per assumere abbastanza lavoratori necessari a finanziare esistenti piani pensionistici, l'Europa necessita di milioni di immigrati e questi tendono ad essere in modo sproporzionato musulmani per motivi legati alla prossimità geografica all'Europa, ai legami coloniali e alle agitazioni che imperversano nei paesi a maggioranza musulmana.

    Inoltre, parecchi europei non amano più la loro storia, i loro usi e costumi. I sensi di colpa per il fascismo, il razzismo e l'imperialismo lasciano a molti la sensazione che la loro stessa cultura abbia meno valore rispetto a quella degli immigrati. Un simile auto-disprezzo ha delle dirette implicazioni per gli immigrati musulmani giacché, se gli europei rifuggono i loro costumi, per quale motivo gli immigrati dovrebbero adottarli? Se ciò viene aggiunto alle già esistenti esitazioni musulmane in merito a molti usi occidentali, specie riguardo ciò che concerne la sfera della sessualità, ne consegue che le popolazioni musulmane resistono strenuamente al processo di assimilazione.

    La logica di questo primo percorso induce a pensare che l'Europa diventerà un'estensione del Nord-Africa.

    (2) Ma il primo percorso non è inevitabile. Gli europei autoctoni potrebbero opporre resistenza alla sua materializzazione e dal momento che essi costituiscono il 95 percento della popolazione del continente possono in qualsiasi momento riprendere il controllo, se dovessero ravvisare nei musulmani una minaccia per un prezioso modo di vita.

    Questo impulso può già essere intravisto nella legislazione francese anti-hijab oppure nel lungometraggio Fitna di Geert Wilders. I partiti anti-immigrati guadagnano forza; in Europa sta prendendo forma un potenziale movimento a favore della popolazione autoctona, dal momento che i partiti politici contrari all'immigrazione focalizzano sempre più la loro attenzione sull'Islam e sui musulmani. Tra questi partiti: il British National Party, il Vlaams Belang in Belgio, il Front National in Francia, il Freiheitliche Partei Österreichs [il Partito della libertà] austriaco, il Partij voor de Vrijheid [il Partito della libertà] nei Paesi Bassi, il Dansk Folkeparti [Partito del popolo danese] e i democratici svedesi.

    Questi raggruppamenti probabilmente continueranno a crescere, man mano che le ondate migratorie raggiungeranno picchi ancor più elevati, con partiti tradizionali che pagheranno ed esproprieranno il loro messaggio anti-islamico. Se i partiti nazionalisti dovessere salire al potere cercheranno di ricusare il multiculturalismo, di contenere l'immigrazione, di incoraggiare il rimpatrio degli immigrati, di appoggiare le istituzioni cristiane, di aumentare il tasso di natalità degli europei autoctoni e tenteranno in larga misura di ristabilire i valori tradizionali.

    Probabilmente a ciò farà seguito un allarme musulmano. Lo scrittore americano Ralph Peters delinea uno scenario in cui "navi della marina militare americana gettano l'ancora e marine statunitensi giungono a riva a Brest, Bremerhaven, o a Bari per garantire un'evacuazione sicura dei musulmani d'Europa". Peters conclude che a causa della "inestirpabile malvagità" i suoi musulmani "hanno i giorni contati". Dal momento che gli europei "perfezionano il genocidio e la pulizia etnica", egli prevede che i musulmani "saranno fortunati se solo verranno deportati", e non uccisi. In verità, i musulmani sono preoccupati di un simile scenario, sin dagli anni Ottanta essi parlano apertamente di musulmani da inviare alle camere a gas.

    La violenza da parte degli europei autoctoni non può essere preclusa, ma gli sforzi nazionalisti molto probabilmente assumeranno toni meno violenti; se c'è qualcuno disposto a innescare la violenza, questi sono i musulmani. Essi hanno già preso parte ad atti di violenza e sembrano morire dalla voglia di lanciarsi in molti altri. Ad esempio, i sondaggi rilevano che circa il 5 percento dei musulmani britannici approva gli attentati terroristici del 7 luglio. In poche parole, una riaffermazione europea, probabilmente condurrebbe a una continua guerra civile, magari una versione più letale della sommossa francese dell'autunno 2005.

    (3) L'esito ideale sarebbe quello di europei autoctoni e di musulmani immigrati che trovano un modo per vivere insieme in armonia e creano una nuova sintesi. Uno studio redatto nel 1991 da Jeanne-Hélène e Pierre Patrick Kaltenbach, dal titolo La France, une chance pour l'Islam (La Francia, un'opportunità per l'Islam) ha promosso questo approccio idealistico. Malgrado tutto, questo ottimismo rimane l'opinione comunemente accettata, come proposto da un editoriale dell'Economist del 2006 che accantonava "almeno per il momento, la prospettiva dell'Eurabia come allarmismo".

    Così la pensano la maggior parte dei politici, giornalisti e accademici, ma ciò ha poche basi reali. Sì, gli europei autoctoni potrebbero riscoprire ancora la loro fede cristiana, fare più figli e tenere nuovamente in gran conto il loro retaggio culturale. Certo, essi potrebbero incoraggiare l'immigrazione non-musulmana e acculturare i musulmani che già risiedono in Europa. Sì, i musulmani potrebbero accettare l'Europa storica. Ma non solo simili cambiamenti non sono ancora in atto, le loro prospettive sono altresì vaghe. In particolare, i giovani musulmani coltivano lagnanze e nutrono ambizioni contrarie a quelle dei loro vicini

    Si può di fatto scartare l'ipotesi della prospettiva da parte dei musulmani di accettare l'Europa storica e di integrarsi in seno ad essa. Il columnist americano Dennis Prager concorda: "È difficile immaginare ogni altro scenario futuro per l'Europa occidentale che non sia quello di una consona islamizzazione o di una guerra civile".

    Ma quale di questi due rimanenti percorsi intraprenderà il continente? Prevederlo è difficile poiché la crisi non ha ancora colpito. Ma potrebbe non essere lontana. Nell'arco di un decennio, forse, l'evoluzione del continente diventerà chiara man mano che i rapporti tra l'Europa e i musulmani prenderanno forma.

    La natura senza precedenti della situazione europea rende altresì una previsione estremamente difficoltosa. Nella storia non è mai successo che un'importante civiltà si sia dissolta pacificamente, né mai un popolo è insorto per reclamare il proprio patrimonio. Le eccezionali condizioni in cui versa l'Europa rendono difficoltoso comprendere, tentare di ignorare e praticamente impossibile fare delle previsioni . Con l'Europa noi tutti entreremo in una terra sconosciuta.


    carlomartello

  2. #2
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    Predefinito Riferimento: Europa o Eurabia?

    Le spiacevoli opzioni dell'Europa

    di Daniel Pipes
    National Interest


    Le spiacevoli opzioni dell'Europa - articolo di Daniel Pipes



    I rapporti a lungo termine dell'Europa con la sua fiorente minoranza araba, e che costituiscono la questione più spinosa del continente, seguiranno uno dei seguenti percorsi: un'integrazione armoniosa, un'espulsione dei musulmani oppure una presa di potere islamica. Quale di questi scenari avrà più probabilità di materializzarsi?

    Il futuro dell'Europa riveste una enorme importanza non solo per i suoi abitanti. Per mezzo millennio, dal 1450 al 1950, questo 7 per cento del continente mondiale guidò la storia; la sua creatività e il vigore inventarono la modernità. La regione potrebbe aver già perso quella posizione cruciale sessant'anni or sono, ma essa continua ad essere estremamente importante in termini economici, politici e intellettuali. Perciò, a prescindere da quale direzione l'Europa prenderà, ciò avrà grosse implicazioni per il resto dell'umanità, e specie per i suoi paesi figli, come gli Stati Uniti, che storicamente guardano all'Europa come serbatoio di idee, persone e beni.

    Qui di seguito una valutazione delle probabilità che ogni scenario ha di materializzarsi.

    I. Dominio musulmano

    La scomparsa Oriana Fallaci osservò che col passare del tempo "l'Europa diventa sempre più una provincia dell'Islam, una colonia islamica". La storica Bat Ye'or ha denominato questa colonia "Eurabia". Walter Laqueur prevede nel suo prossimo libro Last Day of Europe che l'Europa così come la conosciamo è destinata a cambiare. Mark Steyn, in America Alone: The End of the World as We Know, va oltre e arguisce che gran parte del mondo occidentale "non sopravvivrà al XXI secolo, vale a dire a un periodo che è già compreso nei confini temporali delle nostre vite, e gran parte di esso sparirà, inclusi parecchi, se non la maggior parte, dei paesi europei". Sono tre i fattori che argomentano a favore di una islamizzazione dell'Europa: la fede, la democrazia e un senso di retaggio.

    La fede. Un secolarismo estremista predomina in Europa, specie in seno alle élite, al punto che chi si professa cristiano (come si ritiene George W. Bush) viene considerato uno squilibrato mentale e inabile ai pubblici uffici. Nel 2005, a Rocco Bottiglione, un famoso politico italiano e cattolico, venne negata la possibilità di ricoprire la carica di commissario dell'Unione europea per l'Italia a causa delle sue opinioni in merito a talune questioni come l'omosessualità. Un radicato secolarismo implica anche la desertificazione delle chiese: a Londra, i ricercatori stimano che vi siano più musulmani che affollano le moschee di venerdì che cristiani presenti nelle chiese di domenica, sebbene in città si contino più cristiani (circa sette volte di più) che musulmani. Se il cristianesimo viene meno, l'Islam costituisce una fonte di richiamo; il principe Carlo d'Inghilterra esemplifica il fascino che l'Islam esercita su molti europei. In futuro, in Europa potrebbero esserci parecchie conversioni, poiché come asserisce G. K. Chesterton: "Quando gli uomini smettono di credere in Dio, non credono in nulla; e finiscono per credere in ogni cosa".

    Il secolarismo europeo imposta il suo discorso in modo abbastanza insolito per gli americani. Hugh Fitzgerald ex vice presidente di JihadWatch.org illustra una dimensione di questa differenza:

    I più memorabili discorsi pronunciati dai presidenti americani hanno quasi sempre incluso riconoscibili passaggi biblici. (…) Questa fonte di forza retorica fu messa in mostra lo scorso febbraio [2003] quando esplose lo shuttle Colombia. Se non si fosse trattato di una navetta spaziale americana, ma francese, e se fosse stato Jacques Chirac a pronunciare un discorso del genere, egli avrebbe potuto servirsi del fatto che fossero implicati 7 astronauti e ricorrere all'immagine delle Pleiadi, figure mitiche del vecchio paganesimo. Nel corso della solenne cerimonia funebre nazionale che iniziò e finì con la citazione di alcuni passi sacri in ebraico, il presidente americano si comportò diversamente. Egli trasse ispirazione per il suo testo dal versetto 20,16 del Libro di Isaia, passando da un misto di stupore e soggezione per le schiere celestiali formate dal Creatore alla consolazione per la perdita terrena dell'equipaggio.

    La corroborante fede dei musulmani, con la sua relativa sensibilità jihadista e la supremazia islamica, potrebbe non essere molto diversa da quella dei cristiani non più praticanti d'Europa. Questo contrasto induce parecchi musulmani a considerare l'Europa come un continente pronto per la conversione e il dominio. Ne conseguono oltraggiose asserzioni di egemonia, come quanto asserito da Omar Bakri Mohammed: "Desidero che la Gran Bretagna diventi uno stato islamico. Desidero vedere sventolare la bandiera dell'Islam al numero 10 di Downing Street". Oppure la profezia di un imam che vive in Belgio: "Presto assumeremo il potere in questo paese. Coloro che adesso ci criticano, rimpiangeranno di averlo fatto. Essi dovranno servirci. Prepariamoci, che il momento si avvicina".[1]

    La popolazione. Il crollo demografico fa pensare altresì all'islamizzazione dell'Europa. Oggi, il tasso di fertilità europeo è in media di 1,4 figli per donna mentre occorrerebbero oltre 2 figli a coppia ovvero 2,1 bambini a donna. Il tasso esistente è di appena due terzi del fabbisogno; un terzo della popolazione necessaria non è mai nata.

    Per evitare una drastica riduzione della popolazione, con tutti i problemi che ne derivano – e in particolar modo una mancanza di lavoratori per finanziare generosi piani pensionistici –, l'Europa necessita di immigrati – e molti. Quel terzo importato della popolazione tende ad essere musulmano, in parte perché i musulmani sono vicini all'Europa – solo tredici km separano il Marocco dalla Spagna, e qualche centinaia di chilometri distanziano l'Italia dall'Albania o dalla Libia; in parte perché i legami coloniali continuano a legare l'Asia meridionale alla Gran Bretagna o il Maghreb alla Francia; nonché a causa della violenza, della tirannia e della povertà che imperversano nel mondo musulmano odierno, il quale incoraggia un susseguirsi di ondate migratorie.

    Inoltre, l'alto tasso di fertilità dei musulmani integra la carenza di natalità tra i cristiani europei. Sebbene il tasso di fertilità musulmano sia in calo, esso continua ad essere significativamente più alto rispetto a quello della popolazione autoctona europea. Non c'è dubbio che l'alto tasso di natalità abbia a che fare con le condizioni pre-moderne in cui si vennero a trovare parecchie donne musulmane. A Bruxelles, "Muhammad" è stato per alcuni anni il nome più gettonato da dare ai neonati di sesso maschile, mentre Amsterdam e Rotterdam finiranno per diventare, a partire dal 2015, le prime città europee la cui popolazione è in maggioranza musulmana. L'analista francese Michel Gurfinkiel ritiene che la Francia sarà teatro di una guerra etnica di strada che vedrebbe affrontarsi in uno scontro faccia a faccia i figli degli autoctoni e quelli degli immigrati. Le previsioni attuali parlano di un esercito russo a maggioranza musulmana, a partire dal 2015, e di un paese interamente musulmano intorno al 2050.

    Senso di retaggio. Ciò che spesso viene descritto come correttezza politica dell'Europa riflette quello che io reputo essere un fenomeno più profondo, vale a dire l'estraniazione di parecchi europei dalla civiltà di appartenenza, una sensazione che non valga la pena combattere per la propria cultura storica o che neppure essa meriti di essere salvata. È impressionante rilevare l'esistenza di differenze a riguardo, in seno ai paesi europei. Probabilmente, è la Francia, il paese meno incline a questo fenomeno; lì il nazionalismo tradizionale è ancora dominante e i francesi sono orgogliosi della loro identità. La Gran Bretagna costituisce il paese che ha perso maggiormente interesse nei confronti del proprio patrimonio culturale, come simboleggiato dal querulo programma governativo: "ICONS – A Portrait of England", che spera svogliatamente di riaccendere il patriottismo, collegando i britannici ai loro "tesori nazionali", come Winnie-the Pooh e la minigonna.

    Questa diffidenza ha avuto dirette e avverse implicazioni per gli immigrati musulmani, come ha spiegato Aatish Taseer nel magazine Prospect:

    Per molti giovani pakistani britannici, la britannitudine rappresenta l'aspetto più simbolico dell'identità. (…) Se si denigra la propria cultura, ci si trova a dover fronteggiare il pericolo che i nuovi arrivati la cerchino altrove. Più a largo raggio, per parecchi pakistani britannici di seconda generazione la cultura del deserto degli arabi ha esercitato un fascino maggiore rispetto a quello esercitato dalla cultura britannica o da quella sub-continentale. Tre volte rimossa in passato da un solido senso di identità nazionale, adesso l'infervorata visione mondiale sovra-nazionale dell'Islam radicale è diventata un'identità disponibile per i pakistani britannici di seconda generazione.

    Gli immigrati musulmani disprezzano di gran lunga la civiltà occidentale, specie la sua sessualità (pornografia, divorzio, omosessualità). Da nessuna parte, in Europa, i musulmani sono assimilati, raramente essi contraggono matrimoni inter-razziali. Qui di seguito, un colorito esempio dal Canada. La madre della notoria nidiata Khadr, famosa per essere la prima famiglia terrorista del paese, nell'aprile 2004 fece ritorno in Canada dall'Afghanistan e dal Pakistan insieme ad uno dei suoi figli. Malgrado la donna cercasse asilo in Canada, ella un mese prima aveva asserito pubblicamente che i campi di addestramento di Al-Qaeda fossero il miglior luogo per i suoi figli. "Vorreste che io allevassi mio figlio in Canada e che col tempo, a 12 o a 13 anni, egli si trasformasse in un drogato o in un omosessuale? Sarebbe la cosa migliore? "

    (Ironia della sorte, nei secoli passati, come documentato da Norman Daniel, gli europei cristiani disprezzavano i musulmani per via della poligamia e degli harem, reputandoli troppo disinibiti a livello sessuale, e pertanto si consideravano moralmente superiori ad essi.)

    Ricapitolando: questo primo possibile scenario contempla l'islamizzazione dell'Europa, e una sua silente sottomissione allo status di dhimmi o una conversione all'Islam, poiché lo yin dell'Europa e lo yang dei musulmani ben si accordano: un basso e un alto grado di religiosità, un basso e un alto tasso di fertilità, un basso e un alto grado di fiducia culturale.[2] L'Europa è una porta attraverso cui passano i musulmani.

    II. Rifiuto dei musulmani

    Oppure la porta verrà sbattuta loro in faccia? Il columnist americano Ralph Peters esclude il primo scenario: "Lungi dal godere della prospettiva di assumere il controllo dell'Europa facendo figli, i musulmani europei hanno i giorni contati (…) le previsioni di una presa di potere dell'Europa da parte musulmana (…) ignorano la storia e una inestirpabile malvagità dell'Europa". Invece, descrivendo l'Europa come il luogo "che perfezionò il genocidio e la pulizia etnica", egli preconizza che i musulmani che vivono lì "saranno fortunati ad essere deportati" e non uccisi. Claire Berlinsky, in Menace in Europe: Why the Continent's Crisis is America's, Too, concorda implicitamente indicando "i vecchi conflitti e i modelli (…) che procedono con andatura rapida e noncurante dalle nebbie della storia europea", che potrebbero ben innescare la violenza.

    Questo scenario un giorno aprirà gli occhi degli europei autoctoni – che costituiscono il 95 per cento della popolazione del continente – ed essi finiranno per affermarsi. Costoro diranno "basta!" e reclameranno il loro ordine storico. Ciò non è così remoto; un sentimento di stizza tra gli europei, meno tra le élite che tra le masse, contesta con veemenza i cambiamenti già in corso. Esplicitazioni di quel risentimento includono la legislazione anti-hijab in Francia, l'irritazione per le restrizioni delle bandiere nazionali e dei simboli cristiani, nonché l'insistenza sul servire vino ai pranzi di stato. Un movimento sviluppatosi spontaneamente agli inizi del 2006 in alcune città della Francia, per servire zuppe di maiale alle mense dei poveri, escludeva così intenzionalmente i musulmani.

    Di certo, questi sono problemi di minore importanza, ma in parecchi paesi sono già emersi dei partiti contrari all'immigrazione ed essi stanno cominciando a chiedere non solo un efficace controllo dei confini, ma anche l'espulsione degli immigrati illegali. In tutta Europa, sta prendendo largamente piede un movimento che tutela gli interessi della popolazione nativa, senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Ma per quanto esiguo possa essere il suo operato, esso presenta in nuce un grosso potenziale. I partiti che si oppongono all'immigrazione e all'Islam hanno in genere un background fascista, ma col tempo stanno acquisendo una maggior rispettabilità, sbarazzandosi delle loro origini antisemite e delle ambigue teorie economiche, focalizzandosi piuttosto sulle questioni attinenti la fede religiosa, la demografia e l'identità culturale, e apprendendo nozioni sull'Islam e sui musulmani. Il British National Party e il Vlaamse Belang belga offrono due esempi di una simile mossa fondata sull'obiettivo di accrescere la propria rispettabilità, a cui un giorno potrebbe far seguito l'eleggibilità parlamentare. Nel 2002, in Francia, la corsa all'Eliseo si ridusse a una competizione tra Jacques Chirac e il neofascista Jean Marie Le Pen.

    Altri partiti hanno già assaporato il gusto del potere. Jörg Haider e il Freiheits Partei Österreich sono rimasti in carica per breve tempo. In Italia, la Lega Nord ha fatto parte per anni della coalizione di governo. Questi partiti probabilmente si rafforzeranno poiché i loro messaggi anti-islamisti e spesso anti-islamici echeggeranno, e i principali partiti approveranno in parte i loro messaggi. (Il Partito conservatore danese costituisce un modello: caduto in disgrazia per 72 anni, nel 2001, esso tornò al potere principalmente in virtù dei sentimenti di rabbia nutriti dai cittadini a causa del fenomeno dell'immigrazione.) Questi partiti probabilmente trarranno benefici una volta che l'immigrazione alla volta dell'Europa raggiungerà incontrollabilmente livelli ancor più alti, quando magari si verificherà un esodo di massa dall'Africa, come parecchi segnali stanno a indicare.

    Una volta al potere, i partiti nazionalisti ricuseranno il multiculturalismo e tenteranno di ristabilire i tradizionali valori e molte altre cose. Non si può far altro che fare delle supposizioni in merito ai loro mezzi e alle reazioni da parte dei musulmani. Peters si dilunga sugli aspetti fascisti e violenti di alcuni gruppi e si aspetta che una violenta reazione antimusulmana assuma delle forme inquietanti. Egli ha perfino delineato uno scenario in cui "navi della marina militare americana gettino l'ancora e marine statunitensi giungano a riva a Brest, Bremerhaven, o a Bari per garantire un'evacuazione sicura dei musulmani d'Europa".

    Per anni, i musulmani si sono preoccupati per l'incarcerazione e i maltrattamenti brutali, seguiti dall'espulsione o perfino dai massacri. Già negli anni Ottanta, lo scomparso Kalim Siddiqui, direttore dell'Istituto musulmano di Londra, aveva sollevato lo spettro di "camere a gas in stile hitleriano per i musulmani". Nel suo libro uscito nel 1989 Be Careful With Muhammad, Shabbir Akhtar ammonì che "la prossima volta ci saranno camere a gas in Europa, e non c'è dubbio che riguarderanno coloro che saranno al loro interno", il che vuol dire i musulmani. Un personaggio del romanzo di Hanif Kureishi, uscito nel 1991 e dal titolo Il Budda delle periferie, prepara la guerriglia che a suo dire farà seguito al momento in cui "i bianchi finirono per infiammare i neri e gli asiatici e cercarono di condurli nelle camere a gas".

    Ma è ancor più probabile che i tentativi di rivendicazione da parte degli europei verranno avviati in modo pacifico e lecito, e saranno i musulmani – in linea con i recenti modelli di intimidazione e terrorismo – a ricorrere alla violenza. Molteplici sondaggi d'opinione confermano che circa il 5 per cento dei musulmani britannici approva gli attentati del 7 luglio, il che denota una generale tendenza a fare ricorso all'uso della forza.

    Qualunque sia il modo in cui ciò avverrà, non si può presumere che una riaffermazione europea abbia luogo in modo cooperativo.

    III. Integrazione dei musulmani

    Nello scenario più roseo, gli autoctoni europei e gli immigrati musulmani riescono a trovare un modus vivendi e un modo di vivere insieme in armonia. Probabilmente, la classica asserzione di questa previsione ottimistica è costituita da uno studio redatto nel 1991 da Jeanne-Hélène e Pierre Patrick Kaltenbach, dal titolo La France, une chance pour l'Islam (La Francia, un'opportunità per l'Islam). "Per la prima volta nella storia", hanno scritto gli autori, "all'Islam è offerta l'opportunità di svegliarsi in un paese democratico, ricco, laico e pacifico". Questa speranza continua a sopravvivere. Un editoriale dell'Economist da metà del 2006 asserisce che "almeno per il momento, la prospettiva dell'Eurabia sembra un allarmismo". In quel periodo anche Jocelyne Cesari, professore associato di Studi islamici alla Harvard Divinità School, asseriva l'esistenza di un equilibrio: proprio quando "l'Islam sta cambiando l'Europa e l'Europa sta cambiando l'Islam", ella ha detto. La Cesari ritiene che "i musulmani in Europa non desiderano cambiare la natura degli stati europei" e si aspetta che essi si adattino al contesto europeo.

    Un simile ottimismo, sfortunatamente, ha ben poche fondamenta. Gli europei potrebbero ancora riscoprire la loro fede cristiana, fare più figli e amare il loro stesso retaggio culturale. Potrebbero incoraggiare l'immigrazione non-musulmana o acculturare i musulmani già presenti in Europa. Ma simili cambiamenti non sono ancora in atto, né le loro prospettive sono buone. Piuttosto, i musulmani coltivano lagnanze e ambizioni in conflitto con i loro vicini autoctoni. In modo preoccupante, ogni generazione sembra essere più estraniata di quella precedente. Il romanziere canadese Hugh MacLennan qualifica la discrepanza anglo-francese del suo paese come "Due Solitudini" [dal titolo del suo libro]; qualcosa di simile, ma ancor più pronunciato, sta accadendo in Europa. I sondaggi condotti tra i musulmani britannici, ad esempio, rilevano che una maggioranza di essi percepisce l'esistenza di un conflitto tra l'identità britannica e quella musulmana e anelano all'applicazione della legge islamica.

    La possibilità che i musulmani accettino i confini dell'Europa storica e che si integrino senza difficoltà in seno ad essa può essere praticamente ritenuta inconsistente. Perfino Bassam Tibi, docente dell'Università di Göttingen, che spesso ha detto che "O l'Islam si europeizza oppure l'Europa si islamizza", ha dato per spacciato il continente. Di recente, Tibi ha annunciato di lasciare la Germania, dove ha vissuto per 44 anni, per trasferirsi alla Cornell Univerity, negli Stati Uniti.

    Conclusioni

    Come ha sintetizzato il columnist americano Dennis Prager: "È difficile immaginare ogni altro scenario futuro per l'Europa occidentale che non sia quello di una consona islamizzazione o di una guerra civile". Piuttosto, questi due percorsi alternativi non allettanti sembrano delineare le scelte dell'Europa, con delle potenti forze che remano nella direzione contraria alla presa di potere musulmana o al rifiuto dei musulmani o al fatto che l'Europa sia un'estensione del Nord-Africa o che vivrà una condizione di una quasi guerra civile.

    Che accadrà? Gli eventi decisivi che risolveranno questo dilemma devono ancora sopravvenire, pertanto non si può ancora dirlo. Ma il momento delle decisioni sta arrivando, e anche velocemente. Nel corso dei prossimi decenni, o giù di lì, il flusso migratorio odierno avrà fine, l'equazione Europa-Islam si consoliderà e il corso futuro del continente dovrebbe diventare chiaro.

    Preconizzare con esattezza questo corso sarà più difficile, non essendoci precedenti storici. Nessun territorio di vaste dimensioni è mai passato da una civiltà a un'altra in virtù di una popolazione, di una fede religiosa e di una identità collassate; né mai un popolo è assurto su una scala di dimensioni così grandi per reclamare il suo patrimonio. La novità e l'importanza della difficile situazione in cui versa l'Europa rendono difficoltoso comprendere, tentare di ignorare e pressoché impossibile fare delle previsioni. L'Europa fa marciare tutti noi in una terra sconosciuta.

    [1] De Morgen, Oct. 5, 1994. Citato in Koenraad Elst, "The Rushdie Rules", Middle East Quarterly, June, 1998.
    [2] È impressionante osservare come Europa e Stati Uniti fossero maggiormente contraddistinti da questi tre tratti 25 anni or sono, piuttosto che al giorno d'oggi. Il che sta a indicare che la biforcazione è frutto degli sviluppi degli anni Sessanta piuttosto che di modelli storici sviluppatisi nel corso dei secoli. Ma se gli anni Sessanta ebbero un forte impatto sugli Stati Uniti, ancor più forte lo ebbero sull'Europa.


    carlomartello

  3. #3
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    Predefinito Riferimento: Europa o Eurabia?

    io la chiamerei eurisraelarabafricana, sintetizzato basta chiamarlo mondo globalizzato.
    E' il mondo tanto agognato dai Giudei... dove l'identità muore e i meticci razziali generano un'unica subumanità
    facilmente governabile perchè proprio senza identità.
    Europa Europa mia ribellati contro il piano giudaico fai valere la tua voce.
    .

  4. #4
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    Predefinito Riferimento: Europa o Eurabia?

    Citazione Originariamente Scritto da Enea Visualizza Messaggio
    io la chiamerei eurisraelarabafricana, sintetizzato basta chiamarlo mondo globalizzato.
    E' il mondo tanto agognato dai Giudei... dove l'identità muore e i meticci razziali generano un'unica subumanità
    facilmente governabile perchè proprio senza identità.
    Europa Europa mia ribellati contro il piano giudaico fai valere la tua voce.
    Che palle con queste puttanate da bambini di 12 anni...
    Ma devi mandare in vacca ogni nostra discussione?
    Possibile che non si possa parlare di organizzazioni trasnazionali, magistrature, intellighenzjia ed élites progressiste, ong e resto dell'impianto mondialista-immigrazionista senza le cazzate da StormFront su Israele, i giudei, etc.?
    Guarda un pò una delle scrittrici che ha criticato dettagliatamente l'Eurabia multietnica è la scrittrice ebrea Bat Ye'or.

    carlomartello

  5. #5
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    Predefinito Riferimento: Europa o Eurabia?

    Citazione Originariamente Scritto da carlomartello Visualizza Messaggio
    Che palle con queste puttanate da bambini di 12 anni...
    Ma devi mandare in vacca ogni nostra discussione?
    Possibile che non si possa parlare di organizzazioni trasnazionali, magistrature, intellighenzjia ed élites progressiste, ong e resto dell'impianto mondialista-immigrazionista senza le cazzate da StormFront su Israele, i giudei, etc.?

    carlomartello
    il bue che da del cornuto allo gnu. ostridicolo:

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da carlomartello Visualizza Messaggio
    Che palle con queste puttanate da bambini di 12 anni...
    Ma devi mandare in vacca ogni nostra discussione?
    Possibile che non si possa parlare di organizzazioni trasnazionali, magistrature, intellighenzjia ed élites progressiste, ong e resto dell'impianto mondialista-immigrazionista senza le cazzate da StormFront su Israele, i giudei, etc.?
    Guarda un pò una delle scrittrici che ha criticato dettagliatamente l'Eurabia multietnica è la scrittrice ebrea Bat Ye'or.

    carlomartello
    Beh io sono senzadubbio contro l'europa Multietnica, appunto per questo dico
    NE ISLAM NE JUDEI visto che sia i primi che i secondi non sono Europei.
    Anzi hanno maggiori congruenze culturali, razziali fra di loro che con noi Europei.
    Che un ebrea vada contro l'europa multiculturale poco importa, e poi non si capisce come lo possa dire un "Ebrea".
    Sarà senzadubbio perchè oramai dopo la fine del Nazional Socialismo si crede un Europea a tutti gli effetti, ma non è cosi e non lo sarà mai.
    Gli ebrei non sono mai stati Europei ne mai lo saranno, sono l'Antieuropa fatta razza. Sono loro quelli che hanno provocato sia la prima che la seconda guerra mondiale sfruttando nazionalismi stupidi mettendoli contro l'uno contro l'altro. Diciamo che come per voi la padania è la gallina dalle uova d'oro di roma, per me in quanto Nazional Socialista noi popoli bianchi d'europa siamo la gallina dalle uova d'oro per questa razza di mercanti e usurai. Gli ebrei stanno usando solo questa " tattica " manovrando tutto, come nel caso dell'olandese Wilders.
    Il fine? Avere un europa più vicina ad israele contro l'islamismo e la lega araba.
    .

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    Predefinito Riferimento: Europa o Eurabia?

    Citazione Originariamente Scritto da Dodo88 Visualizza Messaggio
    il bue che da del cornuto allo gnu. ostridicolo:
    Il bello è che questi nazistoidi con le loro cretinate fanno perfettamente il gioco di quelli come voi che vogliono negare certi problemi e ormai diciamolo pure l'evidenza dei fatti.

    Malmö, il ghetto ribelle degli stranieri che mette in crisi il modello svedese - Corriere della Sera

    Rotterdam, il sindaco islamico e gli sfratti delle «ragazze in vetrina»

    Berlino, nel quartiere di Neukölln dove 139 popoli non si parlano


    carlomartello

  8. #8
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    Predefinito Riferimento: Europa o Eurabia?

    Citazione Originariamente Scritto da Enea Visualizza Messaggio
    Beh io sono senzadubbio contro l'europa Multietnica, appunto per questo dico
    NE ISLAM NE JUDEI visto che sia i primi che i secondi non sono Europei.
    Anzi hanno maggiori congruenze culturali, razziali fra di loro che con noi Europei.
    Che un ebrea vada contro l'europa multiculturale poco importa, e poi non si capisce come lo possa dire un "Ebrea".
    Sarà senzadubbio perchè oramai dopo la fine del Nazional Socialismo si crede un Europea a tutti gli effetti, ma non è cosi e non lo sarà mai.
    Gli ebrei non sono mai stati Europei ne mai lo saranno, sono l'Antieuropa fatta razza. Sono loro quelli che hanno provocato sia la prima che la seconda guerra mondiale sfruttando nazionalismi stupidi mettendoli contro l'uno contro l'altro. Diciamo che come per voi la padania è la gallina dalle uova d'oro di roma, per me in quanto Nazional Socialista noi popoli bianchi d'europa siamo la gallina dalle uova d'oro per questa razza di mercanti e usurai. Gli ebrei stanno usando solo questa " tattica " manovrando tutto, come nel caso dell'olandese Wilders.
    Il fine? Avere un europa più vicina ad israele contro l'islamismo e la lega araba.
    Queste sono stronzate.
    George Soros non c'entra nulla con Israele, e nemmeno la tecnocrazia di Bruxelles che paga gli stipendi dei terroristi palestinesi.

    I fatti sono che Israele, l'Europa, la Russia, sono società occidentali a rischio sommersione demografica islamica e terrorismo.
    Quindi è normale che si crei una friendship comune contro questa marea montante come è già successo in Medio Oriente con i maroniti, i curdi e i francesi in Algeria. E come per contrastare gli alleati del mondo islamico e della palestina del Terzo mondo si allearono con i sudafricani e i rhodesiani.


    carlomartello

  9. #9
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    Predefinito Riferimento: Europa o Eurabia?

    Citazione Originariamente Scritto da carlomartello Visualizza Messaggio
    Il bello è che questi nazistoidi con le loro cretinate fanno perfettamente il gioco di quelli come voi che vogliono negare certi problemi e ormai diciamolo pure l'evidenza dei fatti.

    Malmö, il ghetto ribelle degli stranieri che mette in crisi il modello svedese - Corriere della Sera

    Rotterdam, il sindaco islamico e gli sfratti delle «ragazze in vetrina»

    Berlino, nel quartiere di Neukölln dove 139 popoli non si parlano


    carlomartello
    No tu non hai capito per niente la mia posizione.
    Io sono molto più antislamico di te e di quelli che come borghezio accettano i marocchini solo perchè parlano italiano e sono cresciuti in italia, proprio perchè la vedo sotto una logica di identità strettamente Razziale.
    E' una questione di coerenza se dico PADRONI A CASA NOSTRA, vorrei capire chi siamo NOI e per noi non indico gli ebrei perchè io non sono ebreo. Io sono Italiano e sono fiero di esserlo ,quindi, dico NO AGLI ISLAMICI alla stessa maniera in cui dico NO AGLI EBREI.
    Vedi a differenza tua non vedo solo la conseguenza ma bisogna capire la causa di tutti i mali. Il male odierno è il Mondialismo Giudaico che ci mangia sopra questo multietnicismo,multiculturalismo e svendità delle identità.
    Si sono un Nazional Socialista, da ciò si nota la purezza ideologica e concettuale della mia Battaglia.
    .

  10. #10
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    Predefinito Riferimento: Europa o Eurabia?

    Citazione Originariamente Scritto da carlomartello Visualizza Messaggio
    Queste sono stronzate.
    George Soros non c'entra nulla con Israele, e nemmeno la tecnocrazia di Bruxelles che paga gli stipendi dei terroristi palestinesi.

    I fatti sono che Israele, l'Europa, la Russia, sono società occidentali a rischio sommersione demografica islamica e terrorismo.
    Quindi è normale che si crei una friendship comune contro questa marea montante come è già successo in Medio Oriente con i maroniti, i curdi e i francesi in Algeria. E come per contrastare gli alleati del mondo islamico e della palestina del Terzo mondo si allearono con i sudafricani e i rhodesiani.


    carlomartello
    AHAHAH dire che Israele è a rischio sommersione demografica islamica e terrorismo è abbastanza erroneo.... diciamo che la i terroristi sono loro.
    Ora perfavore non accomunare la situazione eurosiberiana con la situazione israeliana. Sono due realtà diverse.
    Israele è stata creata da 60 anni. Noi in Italia ci stiamo da millenni...
    La situazione islamica in europa invece è stata voluta da loro stessi.
    .

 

 
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