Berenson e la lunga farsa dell'arte moderna, di Raffaele Giovannelli, del 1 marzo 2010

Sull’arte moderna si è costruito un cumulo di polemiche, tradotte in un fiume di libri e di congressi. Molte idiozie tragiche e violente che vengono spacciate per cultura. La prima idiozia si annida nel concetto di libertà, una libertà che è diventata obbligatoria. Mai gli artisti e gli uomini furono meno liberi di oggi. La riduzione degli antichi vincoli fisici è solo il risultato di nuovi vincoli ideologici fortissimi, creati dai nuovi mezzi di comunicazione di massa.
Andando alla ricerca dei pochi sostenitori di Pietro Annigoni, mi sono imbattuto in quel grande personaggio che è stato Bernard Berenson, nato vicino a Vilnus in Lituania nel lontano 1865, da una famiglia ebraica di piccoli commercianti di legname che pochi anni più tardi, quando Bernard aveva appena dieci anni, scelse la via dell’emigrazione negli Stati Uniti stabilendosi a Boston nel 1875. Ma Berenson visse poi per gran parte della sua lunga vita a Firenze (1).

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Vedi anche: CIA mecenate dell'Espressionismo astratto. La prima conferma da un ex funzionario, La Repubblica del 12 novembre 2010