Geopolitica
La Russia salda i legami con Germania e Italia e fa ingelosire Washington
di Leopoldo Voronhoff
29 Maggio 2009
Russia, USA, Europa, Polonia e Turchia: sono pedine che da mesi si muovono sullo scacchiere geopolitico. Fondamentali, ciascuna a modo suo, per capire scenari e nuotare nel flusso quotidiano e caotico delle notizie.
La Russia ha subito colpi durissimi per via della crisi finanziaria. I valori di borsa sono sprofondati ai minimi storici, e a molti ricordano il far west dell’era Eltsin. Il Ministro delle Finanze Kudrin è tutto un lamento, e viene accolto come un morto che cammina nei consessi internazionali. I cospicui proventi accumulati con la vendita di energia sono ridotti al lumicino, il fondo sovrano russo non si vede più in giro anche se c’è chi giura che per Roma (dalle parti di via della Colonna Antonina) si aggirino ancora investitori russi ricchi di dollari ed euro (ma non rubli).
I problemi con il vicinato di lingua russa non accennano a sparire, e sui confini sud della Russia sono guai grossi con le componenti islamiche.
I lavori per South Stream nonostante gli entusiastici proclami a mezzo stampa restano ben lontani dal completamento e Mosca gradirebbe molto che a finanziarne la costruzione fossero i partner europei.
La Russia, per giunta, non riesce a convincere la UE a sedersi attorno a un tavolo e definire un accordo di sicurezza energetica. Dopo le prove generali di “congelamento” dei rapporti con l’Ucraina, crocevia obbligata del gas, l’orso russo deve accontentarsi di pur succulenti accordi bilaterali con Italia e Germania. Quest’ultima ha aggiunto all’alleanza nel business delle pipelines anche il nucleare: la tedeschissima Siemens, dopo un burrascoso divorzio da Areva NP, è infatti finita tra le braccia di Rosatom.
I paesi Baltici, insieme alla Polonia, guardano con timore alla Ostpolitik tedesca, e spingono per l’allargamento della sfera di influenza NATO a ridosso della Russia. Specie dopo che le truppe russe hanno fatto impunemente capolino in Georgia e né americani né europei hanno fatto granché.
Come è messa la concorrenza? Non troppo male, a quanto pare.
La Turchia sta beneficiando di enormi investimenti da parte degli USA. Ankara, tradizionale alleato di Washington, vuole entrare nella UE. Obama, nel corso suo ultimo tour europeo ha dato un robusto contributo alle negoziazioni, “spingendo” i turchi in Europa in cambio di un placet turco sulla governance NATO. Senza contare Nabucco, la pipeline che sulla carta è una temibile concorrente di South Stream e passa per l’appunto dalla Turchia.
La Polonia secondo l’autore del best seller New York Times “The Next 100 Years” George Friedman è destinata a divenire in tempi brevi l’avamposto americano in Europa per eccellenza, con buona pace dei tedeschi. In questo momento, per il vero, Varsavia sta leccando le ferite del suo giovane e spregiudicato sistema bancario. Ma le banche sono legate a filo doppio alle loro controllanti europee (tedesche, austriache e italiane in testa): pochi hanno veri dubbi sulla loro ripresa dopo gli stanziamenti promessi dal Fondo Monetario Internazionale. Nota di colore: l’ultimo G-20 di Londra ha dovuto ingaggiare per la missione speciale in Polonia il Fondo Monetario. Il ruolo di pompiere globale del FMI è cosa nota, molto meno l’impegno in Europa. I bene informati dicono che gli Stati Uniti avevano incassato il “no” da parte di Berlino a un salvataggio tutto europeo, a spese della Germania, e che il FMI sia un modo di ridurre l’onere in capo a Berlino.
Torniamo a Mosca e San Pietroburgo: per i “silovarchi” – l’oligarchia ex-KGB (i “siloviki”) che ha gradualmente preso il poco degli oligarchi – è già arrivata la fine? Chi scrive non lo crede affatto. E’ solo quando la marea si ritirerà che si potrà capire chi era andato a fare il bagno nudo e chi no.
Molto probabilmente la crisi finirà per avvicinare l’Europa –Est ma non solo - alla Russia. Una stima dello Asia Times (“The world isn't flat, it's flattened”, Asia Times Online :: Asian news and current affairs) chiarisce che tra i Paesi dell’Est impattati dalla crisi, la Russia affonda sempre meno degli altri. Quanto al potere di “ricatto energetico” di Mosca, tuttora enorme, è l’ennesima conferma che i prezzi dell’energia torneranno a salire.
USA e NATO, su questo quadrante, soffrono nel ruolo di spettatori semi-passivi. Lo conferma senza troppe circonlocuzioni un paper intitolato “Energy Security: NATO’s Limited, Complementary Role” (Maggio 2008) del NATO Defense College di Roma. Lo stesso governo italiano, già strigliato pubblicamente dall’ex ambasciatore Spogli per la “non indipendenza” energetica, è ormai osservato speciale di Washington per i legami con Mosca.
La Russia salda i legami con Germania e Italia e fa ingelosire Washington | l'Occidentale
carlomartello