Povero Silvio: solo, abbandonato nel momento del bisogno, non più difeso dal plotone dei fedelissimi che un tempo assaltavano lieti i canali televisivi per propagandare il Verbo. Gli stessi che nelle fiere della libertà si commuovevano fino alle lacrime quando i giovani fanciulli azzurri recitavano il credo Berlusconiano. Il soldato Sandro Bondi viene abbandonato sotto il fuoco nemico, e ogni tanto – nella sorpresa generale – un disertore si strappa le mostrine e agita bandiera bianca consegnandosi al nemico.
Orrore. A Salò il vero appello non è quello di chi c’è, ma quello di chi si defila. Mesi fa Giuliano Ferrara, per descrivere la situazione del centrodestra cesellò una provocazione metastorica: “Siamo al 24 luglio?”. Cioè alla vigilia della Riunione del Gran consiglio del fascismo che detronizzò Mussolini. La settimana scorsa. Il governo del fare è già a Salò, con le ausiliarie che sparano raffiche e i “badoglisti” infami che corrono verso Brindisi.
Il primo caso sorprendente è quello del comandante Massimo Teodori, colto dal dubbio sul campo di battaglia di Linea notte. Teodori – politologo di professione, una lunghissima biografia radicale alle spalle editorialista de Il Giornale – è stato arrestato dai carabinieri del suo (ex?) quotidiano, dopo essersi lasciato sfuggire queste compromettenti affermazioni: “Ormai Berlusconi non risponde a nessuna logica che non sia la sua…. Non c’è razionalità in lui, se non quella dell’autocrate!”. Mentre infuria la battaglia pensavate che queste frasi potevano essere ignorate? Macché, il giorno dopo il quotidiano di Alessandro Sallusti lo ha subito passato per le armi, ratta-ta-ta-tà: Già. Se avanzo seguitemi, se indietreggio sparatemi!
Ora le ministre disertano gli inviti di Ballarò, e così Il Fatto non può che tessere un commosso elogio di Claretta-Petacci-in Santanchè, che difende l’hombre orizzontal con le unghie e i denti.
L’altro combattente è Sallusti, che ha dimesso giacca e cravatta per indossare la divisa tattica: maglioni a girocollo e tuta mimetica.
A presidiare la linea gotica nello studio amico del cinegiornale Tg4 Luce c’è il bollettino di guerra di Daniele Capezzone: “Caro direttore, accusano Berlusconi, ma non sanno che i consensi per lui stanno crescendo…”. Bravo, bene: Vincere, e vinceremo!. Giorgio Stracquadanio viene dai movimenti, è stato radicale, e ha lavorato persino a Rifondazione, non può essere che un novello Nicola Bombacci, che fondò Il Pci, e se ne andò a morire a Salò gridando: “Viva il socialismo!!”. Anche il mitico comandante “Stracqua”, brigata Predellino, non tentenna: “Questa guerra la vinceremo noi!”. Anche Maurizio Gaspari, e soprattutto Ignazio La Russa – onore a loro – non depongono le armi e calzano il basco effigiato con il teschio e il fiore in bocca come il mitico Junio Valerio Borghese, memento audere sempre! (ricordati di osare sempre). Beppe Pisanu trama come Dino Grandi, Giampaolo Pansa difende la ridotta su Libero , pugando con egual vigore contro i partigiani della Garibaldi ed Eugenio Scalfari.
Per tutti gli eroici combattenti che non tradiscono un solo grido: Meglio morire in piedi che vivere in ginocchio!!
Ps. Ultimora. Al vaglio del magistrato della Militar Pol alleata – Henry Woodcock – c’è una intercettazione (di certo in codice) tra il gauleiter Sandro Bondi e il capo di stato maggiore B.: “Presidente! È successa una cosa incredibile. I tedeschi si sono alleati con gli americani e ci sparano addosso!”.
Luca Telese