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Discussione: La guerra delle monete

  1. #8761
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  2. #8762
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    Predefinito Re: La guerra delle monete

    LAGARDE: “GOVERNI RIDUCANO SUSSIDI SU CIBO E CARBURANTE”
    Maurizio Blondet 26 Settembre 2022

    I governi dell’Eurozona devono limitare i sussidi su cibo e carburante, ha affermato Christine Lagarde. Il sostegno al bilancio utilizzato per mitigare i costi alimentari ed energetici per i cittadini dell’Eurozona deve essere limitato e temporaneo. Lo ha detto oggi la presidente della BCE Christine Lagarde.
    Alcuni governi dell’Eurozona stanno utilizzando misure fiscali per aiutare le famiglie vulnerabili, ma ciò rischia di aumentare i già elevati disavanzi di bilancio, aumentando le pressioni inflazionistiche piuttosto che sottrarle.
    “È essenziale che il sostegno fiscale utilizzato per proteggere quelle famiglie dall’impatto dei prezzi più elevati sia temporaneo e mirato”, ha detto Lagarde in un’audizione parlamentare a Bruxelles. “Ciò limita il rischio di alimentare pressioni inflazionistiche, facilitando così anche il compito di politica monetaria”.
    Lagarde ha anche ripetuto il messaggio più recente della BCE secondo cui i tassi di interesse dovranno aumentare nei prossimi incontri politici anche se la crescita rallenta notevolmente. (Fonte: Reuters)

    https://www.maurizioblondet.it/lagar...-e-carburante/
    La puttana di Scwab.
    Ultima modifica di Eridano; 26-09-22 alle 17:29

  3. #8763
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  4. #8764
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    Predefinito Re: La guerra delle monete

    Implodono i mercati finanziari globali. E l’Italia non ha niente da mettersi.
    Maurizio Blondet 30 Settembre 2022

    I mercati azionari globali sono crollati insieme ai portafogli obbligazionari sono crollati del 21% quest’anno. Di solito avviene il contrario: quando le azioni crollano, salgono le obbligazioni (essenzialmente titoli di Stato, debito pubblico, bonds, btp) perché gli speculatori li acquistano in massa per coprirsi dalle perdite azionarie.

    Per esempio nella grande crisi Lehman del 2008, scrive Zibordi, “ totale della ricchezza finanziaria, investito in azioni e obbligazioni calò del -8,6% al massimo, perchè il crollo delle borse era compensato da un aumento di prezzo dei bonds (che sono anche di più..) nel 2022 invece calano tutti e la perdita è -18% finora (USA). Le percentuali però non danno veramente l’idea la perdita di valore di azioni e obbligazioni, titoli di stato in USA finora è di 57 mila mld (perchè valevano circa 230mila…mld) il PIL USA è 24mila mld”.

    Dunque le perdite della finanza speculativa creativa, fuffa e aria, da sole sono più del doppio della prodotto interno americano,economia (più o meno) reale. La speculazione aveva creato e fatto creare dalle banche centrali titoli e “strumenti” per quasi dieci volte il Pil americano (i 230 mila miliardi di cui parla Zibordi): poiché titoli e strumenti finanziari speculativi hanno lo scopo di lucrare interessi dall’economia reale, è ormai evidente che “i mercati” si accorgono che il debitore che hanno indebitato per dieci volte l’economia reale, e dunque “perdono fiducia” nei titoli del debito pubblico, siano italiani o inglesi o americani. E non vogliono più prestare facilmente come prima agli Stati, nel momento in cui gli Stati stanno chiedendo “al mercato” centinaia di miliardi per attenuare la crisi energetica e la precedente crisi covid.

    La Germania s’è portata avanti unilateralmente stanziando i 200 miliardi – a debito, ma dal fondo covid che aveva accumulato – per finanziare uno scudo economico per la crisi energetica. Mario Draghi e Meloni, poveretti, hanno emanato un comunicato sostanzialmente identico: “Non si deve fare da soli, la soluzione deve essere da Europa compatta e unita”. Poveri cocchi. Noi non possiamo fare altrettanto: ci punirebbero “i mercati”, ma soprattutto la BCE, perché è severissima con l’Italia per il suo “immenso debito pubblico”: Non a caso la banca centrale”europea” ha sede a Francoforte. Stamperà dal nulla i 200 miliardi per la Germania in cambio di titoli pubblici tedeschi; non sta,perà dal nulla per noi.

    Il meloniano Crosetto esasperato: “La decisione della Germania conta più di tutte le parole critiche sull’Europa sentite negli ultimi 10 anni, perché è un atto, preciso, voluto, non concordato, non condiviso, non comunicato, che mina alla radice le ragioni dell’Unione”. Speriamo almeno questo: nel grande male della implosione dei mercati globali, imploda la UE. E le illusioni che ci tengono attaccati e ubbidienti servi ad essa. Già ora ognuno fa per sé, Olande a Norvegia lucrando miliardi dal rincaro del gas mentre condannano a morte le nostre industrie ed attività economiche italiane, che non possono funzionare con l’energia rincarata di 5 volte, e non abbiamo un governo capace di abbassarle come ha fatto la Germania. Né stampare moneta a man bassa dal nulla come ha fatto la Gran Bretagna, perché era “a rischio la stabilità finanziaria del Regno Unito” per le chiamate di margine, che avre bbero obbligato gli speculatori perdenti a ssvendere altre parti del loro portfolglio,, innescandoi un circolo vizioosodi vendite su vendite…. Vorrei ricordare che le industrie italiane sono quelle che esportando guadagnano i fondi con cui importiamo gas e petrolio…


    Pateticamente europeista , come Draghii che ha emanato un lamento simile, povero competente di perstigio presso la UE

    Il prezzo della “liberazione” nostra dipendenza dalla UE sarà altissimo. Ricordiamoci la profezia di Irlmaer, in Italia “le cose vanno selvaggiamente”.

    Tutto avviene mentre nel mondo, scrive DWN,

    I mercati finanziari globali stanno attraversando la correzione più brusca dalla crisi finanziaria globale del 2008. La causa è l’aumento dei tassi di interesse avviato dalla Federal Reserve statunitense, che ha prodotto la rivalutazione estrema del dollaro, il che aggrava la crisi per le altre valute. Da metà agosto, la valuta statunitense è aumentata del 5,5% . Ciò è in parte dovuto al fatto che la Fed sta alzando i tassi, ma anche perché gli investitori sono avversi al rischio.

    In tutta l’Asia, gli stati stanno intervenendo per frenare la svalutazione delle rispettive valute. La Gran Bretagna questa settimana ha portato il petrolio a un soffio da una crisi finanziaria globale con politiche fiscali sconsiderate che sono state appena scongiurate dal pronto intervento della Banca d’Inghilterra . E mentre i rendimenti obbligazionari della zona euro sono in aumento, le nazioni indebitate del Sud sembrano più vulnerabili di quanto non lo siano dalla crisi del debito sovrano di dieci anni fa.

    La causa principale dell’attuale caos sui mercati è sicuramente la politica dei tassi di interesse della Federal Reserve. La banca centrale prevede di aumentare i tassi di interesse a quasi il 4,5 per cento entro la fine dell’anno e ancora di più nel prossimo anno. Le prospettive per i tassi di interesse interessano l’intero sistema finanziario americano. Il costo dei mutui a 30 anni è quasi del 7%. I rendimenti delle obbligazioni spazzatura sono già superiori al 9%, il che ha causato il vacillare delle nuove emissioni di obbligazioni.

    I banchieri negli Stati Uniti che hanno effettuato operazioni di leveraged buyout quando i rendimenti erano più bassi si trovano improvvisamente in rosso con centinaia di milioni di dollari. I fondi pensione statunitensi, che si sono tuffati in asset off-market opachi alla ricerca di rendimenti più elevati a tassi di interesse più bassi, stanno ora cercando di recuperare le perdite poiché i loro asset rischiosi si deprezzano rapidamente.

    Problemi in Europa particolarmente gravi

    Ma l’impatto finanziario della stretta monetaria della Fed è più forte al di fuori dell’America. Il forte rialzo del dollaro sta danneggiando gli importatori di energia, che hanno già lottato con l’aumento dei costi. La Cina ha risposto rendendo più difficile la vendita allo scoperto dello yuan, che il 28 settembre è sceso al minimo storico nei confronti del dollaro nel mercato offshore.

    Anche India, Thailandia e Singapore sono intervenute sui mercati finanziari per sostenere le rispettive valute. Escludendo la Cina, le riserve valutarie dei mercati emergenti sono diminuite di oltre $ 200 miliardi nell’ultimo anno, secondo i dati della banca JPMorgan Chase. Questo è stato il declino più veloce degli ultimi due decenni.

    Gli stati economicamente forti di solito sono in grado di resistere meglio alla forza del dollaro. Ma in questo momento potrebbero avere problemi ancora più grandi. Alcune delle valute peggiori finora quest’anno provengono dal mondo sviluppato. La Svezia ha aumentato i tassi di interesse di un intero punto percentuale il 20 settembre e ha comunque subito un calo della sua valuta rispetto al dollaro e all’euro.

    Nel Regno Unito, l’aumento dei rendimenti dei titoli di Stato ha fatto ben poco per attrarre capitali esteri. La banca centrale coreana sta prestando riserve di valuta estera al fondo pensione nazionale in modo che acquisti meno dollari sul mercato aperto. In Giappone, per la prima volta in questo secolo, il governo è intervenuto a sostegno dello yen , sebbene la banca centrale sembri determinata a mantenere bassi i tassi di interesse.

    Il dollaro forte sostiene gli Stati Uniti

    Parte della spiegazione della pressione sulle valute dei paesi ricchi è che molte banche centrali non sono ancora state in grado di tenere il passo con l’inasprimento della Fed – e per una buona ragione, poiché le loro economie sono più deboli. La crisi energetica sta facendo precipitare l’Europa nella recessione . Corea del Sud e Giappone stanno subendo gli effetti del rallentamento economico cinese causato dalla crisi immobiliare e dalla politica zero Covid.

    Un dollaro forte esporta il problema dell’inflazione americana negli stati economicamente più deboli. Possono sostenere le loro valute aumentando i tassi di interesse in linea con la Fed, ma solo a costo di una crescita ancora più lenta. La Gran Bretagna sta attualmente perdendo su entrambi i fronti. Da un lato, i mercati si aspettano che la Banca d’Inghilterra stabilisca i tassi di interesse più alti di qualsiasi grande paese ricco l’anno prossimo, dall’altro la sterlina è comunque scesa. Se la banca continua ad aumentare i tassi di interesse, il mercato immobiliare potrebbe crollare.

    Anche l’economia statunitense, che quest’anno ha mostrato una relativa resilienza, è improbabile che sopravviva a uno shock sui tassi di interesse così grave come quello che ci attende. I prezzi delle case sono già in calo, le banche licenziano i dipendenti e FedEx e Ford, due precursori economici, hanno emesso avvisi di profitto. È solo questione di tempo prima che il tasso di disoccupazione salga. L’aumento dei tassi di interesse danneggerà l’economia reale e causerà molte sofferenze. Ed è esattamente ciò che i mercati finanziari globali prevedono attualmente senza mezzi termini”.

    L’Occidente implode.

    https://www.maurizioblondet.it/implo...e-da-mettersi/
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  5. #8765
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    Predefinito Re: La guerra delle monete

    Xi ha consigliato alle banche cinesi di liberarsi dei dollari.
    Consigliato.

  6. #8766
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    Predefinito Re: La guerra delle monete

    Inflazione, tassi e green deal. Fanno scalpore le parole di Bankitalia
    Barbara Massaro

    Una sorta di passaggio “obbligato” verso la transizione energetica. Così il dg di Bankitalia Luigi Federico Signorini ha interpretato – durante il suo intervento a Ania l’attuale rialzo degli energetici dovuto, tra le altre cose, all’inasprirsi del conflitto tra Russia e Ucraina. Signorini, nel commentare l’aumento eccezionale dei prezzi ha sottolineato di essere d’accordo col le politiche nazionali adottare per mitigare i prezzi, ma ha anche aggiunto che va ricordato "come tali prezzi devono crescere per raggiungere i nostri obiettivi di lungo termine nella transizione climatica, obiettivi che l'attuale transizione rende ancora più vitali". Per il dg i "relativi segnali di prezzo dovrebbero, in linea di massima, essere mantenuti, anche per bilanciare la domanda e l'offerta nelle attuali circostanze".

    Parole che hanno fatto fare un salto sulla sedia a tanti analisti economici esperti di energia tra i quali Gianclaudio Torlizzi, fondatore di T-Commodity e tra le massime voci in campo di guerra della gas. A Panorama.it Torlizzi ha detto: “Mi ha un po’ sorpreso questa uscita di Signoriani per due motivi. Da un lato bisognerebbe sapere che questo importante aumento dei prezzi dell’energia anziché incentivare il passaggio verso le fonti rinnovabili, sta invece incentivando il ritorno al carbone cosa che sta avvenendo un po’ in tutto il mondo. Già questo primo automatismo va contestato con i fatti e poi il secondo punto da contestare è che dire oggi che è giusto che i prezzi salgano perché così si incentiva il passaggio alle fonti green mi sembra che, nella situazione attuale, sia anche poco rispettoso nei confronti di famiglie e imprese che stanno facendo una fatica enorme nel rimanere in piedi. Credo che da questa uscita venga fuori l’aspetto dirigistico del green deal; cioè un piano calato dall’alto e deciso dalle elite per dirottare su specifici settori i fondi europei.”


    Che ruolo ha il green deal nell’attuale crisi energetica?

    “In fondo il green deal è una forma di sovvenzione a determinati settori dell’industria con il beneplacito della finanza che ovviamente ricopre un ruolo enorme in questo piano climatico però il funzionario dovrebbe avere capito dopo un anno e mezzo che in questa situazione ci siamo finiti a causa delle politiche climatiche. Mi piacerebbe incontrarlo e spiegargli bene la situazione perché qui parliamo della vita delle persone e della vita delle aziende; l’ideologia non può entrare perché dire che un prezzo alto favorisce la transizione ecologica è un approccio ideologico. Magari adottato in maniera inconsapevole, ma è così perché se noi non avessimo adottato delle politiche climatiche troppo zelanti da parte dell’Europa oggi staremmo in una condizione differente.”

    In che modo?

    “Innanzitutto non ci saremmo ritrovati a essere nella condizione di dipendenza verso la Russia da cui oggi ci stiamo affrancando con enorme fatica e pagando un prezzo altissimo cioè quello di approvvigionarci attraverso il gas liquefatto. Questa stessa ideologia green ha indotto la Germania a chiudere quasi tutte le centrali nucleari aumentando la dipendenza nei confronti del gas russo visto che – ed è un concetto ormai assimilato da tutti- le fonti green hanno il grande problema di essere intermittenti e quindi non possono garantire un regolare approvvigionamento energetico; cosa che in Cina invece hanno capito molto bene visto che già un anno fa –alle prime avvisaglie della crisi energetica – Pechino ha riformato il green deal permettendo la riaperura delle centrali a carbone”.

    Il green deal, quindi, avrebbe bisogno di essere rivisto e riaggiornato?

    “Il green deal è un piano che quando è stato ideato eravamo in un contesto globale completamente diverso. Non eravamo in guerra con la Russia, avevamo delle lunghe filiere di fornitura con la Cina entrambe condizioni che non ci sono più.

    Oggi, invece, abbiamo una condizione in cui ci stiamo affrancando dalla Russia; non possiamo più pensare che il gas possa così arrivarci ininterrottamente per garantirci quella fase di transizione e soprattutto - per quello che riguarda il green - non dobbiamo mai dimenticarci l’aspetto a monte ossia che sono applicazioni (pannelli solari o impianti eolici) che richiedono una grande quantità di metalli che sono oggi nella disponibilità sostanziale del governo cinese. Il ragionamento, quindi, è molto complesso e dire che i prezzi alti servono per incentivare questo passaggio a mio avviso è un approccio riduttivo che non coglie la realtà dei fatti. Spiace che arrivi da un alto funzionario: sarebbe forse il caso che Bankitalia si aggiornasse su quanto accaduto negli ultimi due anni e non ripetesse a pappagallo le frasi inserite dentro i piani climatici dell’Europa; che avesse un approccio un po’ critico perché ne va della sopravvivenza delle imprese e della tenuta sociale del paese”.

    Secondo i dati Confindustria del 2022 il conto energetico delle imprese a causa della guerra del gas è stato pari a 110 miliardi di euro in più rispetto all’anno precedente proprio a causa degli extra costi. Questo in termini reali come si traduce?


    “Si traduce in un forte calo dei consumi industriali. A settembre i consumi industriali hanno registrato un calo del 22,5% rispetto a settembre del 2021 e siamo in una condizione che andrà a peggiorare per la disparità di politiche che sono adottate oggi in Europa. Abbiamo un contesto in cui la Germania ha annunciato oggi che finanzierà l’80% dei consumi di gas a livello residenziale e il 70 a livello industriale e quindi si è in un contesto in cui il governo di Berlino sovvenziona le proprie industrie e famiglie mentre noi per il momento ci siamo limitati solo a dei crediti d’imposta che daranno un piccolo ossigeno alle imprese, ma che è poca roba rispetto a quanto stanno facendo altri paesi. Se vogliamo continuare su questa strada è bene che si sappia che stiamo dando via libera a una scalata sulle nostre imprese perché se tra due o tre mesi non verranno dati degli aiuti avremmo delle imprese che saranno purtroppo costrette a essere cedute a competitor stranieri”.

    Chi trae benefici dalla guerra del gas?

    “Un altro aspetto che non considera Signorini è proprio il fatto che da questa crisi energetica tra i grandi beneficari ci saranno proprio i produttori di auto asiatici perché se davvero quei target climatici non dovessero essere cambiati noi qui avremmo un problema enorme di auto prodotte in Asia e in larga parte in Cina che saranno tra le altre cose molto più convenienti delle auto prodotte in Europa con tutto l’indotto di ricerca e sviluppo, quindi rischiamo che un prodotto che è stato il simbolo dell’industrializzazione europea degli ultimi 50 anni – le auto - venga spazzato via per rispettare degli zelanti piani climatici”.

    ‘Ce lo chiede l’Europa’ è una litania che sentiamo ormai in tutte le salse. Quali sono gli ambiti che sono costati più cari agli stati membri?

    “Gli Stati membri hanno fatto tanti sacrifici per stare dietro ai dettami imposti dall’UE ora è tempo che l’Europa restituisca mostrando coesione e lungimiranza per non rimanere ingabbiata in assurde regole di bilancio, ma che ci dia il via libera per avere degli spazi per poter stanziare delle politiche di sostegno alle famiglie e alle imprese. Le negoziazioni non devono essere fatte con l’elmetto; noi non dobbiamo andare lì per lottare. Noi siamo un paese fondatore e abbiamo tutto il diritto a chiedere dei maggiori spazi in bilancio per aiutare le nostre famiglie e le nostre imprese con la copertura della Bce. Visto che per anni abbiamo rispettato sempre in maniera molto precisa tutte le regole contabili ora è tempo che l’Europa faccia davvero l’Europa e la BCE faccia davvero la banca centrale perché se non lo faranno loro il rischio è che lo facciano gli USA con la FED. Abbiamo perso mesi per portare avanti un discorso assolutamente infondato come il price cap che non aveva senso - come qualsiasi analista avrebbe potuto dire dal giorno 1 - e invece abbiamo perso mesi mentre servivano delle soluzioni più pragmatiche. Per ragioni ideologiche si è rifiutato di guardare il mercato e si è perso solo del grande tempo e rischiamo che gli accordi europei saltino se non vengono fatte quelle politiche che devono riassorbire questo cap di politiche tra i differenti paesi che sono il rischio più grande di dissoluzione del progetto europeo.”

    https://www.panorama.it/amp/inflazio...lia-2658420678
    A volte la verità scappa di bocca.
    Da riportare assolutamente.
    Ultima modifica di Eridano; 12-10-22 alle 15:59

  7. #8767
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  8. #8768
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    Predefinito Re: La guerra delle monete

    MA IL FRANCO SVIZZERO?
    Maurizio Blondet 6 Novembre 2022

    Bene rifugio o un altro sotterfugio?
    ANDREA CECCHI
    NOV 6


    Sono tornato alle Bahamas dopo due settimane in Italia dove ho avuto occasione di presentare la ristampa aggiornata del mio libro e incontrare molti amici anche in occasione degli eventi di Roma e Torino e colgo l’occasione per ringraziare coloro che sono venuti a salutami di persona; è stato molto emozionante. Durante gli ormai numerosi incontri che abbiamo organizzato insieme allo sponsor del libro, MONETA AUREA SPA, c’è una domanda che ricorre sempre, oltre a quella su Bitcoin, ovvero se conviene prendere Franchi Svizzeri.

    Per rispondere a questa domanda, faccio una piccola premessa e poi lascio la parola a Egon von Greyerz, ex banchiere svizzero con esperienza pluriennale nell’analisi e gestione del rischio, adesso titolare del più grande caveau di oro fisico al mondo.

    Proprio in questi giorni, qui alle Bahamas, ho avuto modo di conoscere e frequentare personalmente Robert Hargrove, uno specialista nel fornire consulenza manageriale ad altissimi livelli, una persona che offre i suoi consigli ai C.E.O. delle massime aziende americane e a importanti figure istituzionali. Ho approfittato subito di questa incredibile oppotunità per chiedere quale fosse adesso la percezione e il sentiment economico di questi illustri imprenditori miliardari con cui parla quotidianamente. Mi ha risposto con un aneddoto: un cliente a cui stava fornendo consulenza gli ha rivelato di aver abbandonato l’idea di investire un miliardo di dollari per sviluppare un nuovo progetto della sua azienda anche di fronte ad un piano di business che era improntato sulla generazione di ulteriori miliardi di cash flow, perché: “c’è troppa incertezza”! I tassi che aumentano, la recessione, la guerra in Ucraina, tutte le politiche relative al cambiamento climatico eccetera, fanno sì che anche molti dei massimi imprenditori globali, in questo momento, preferiscono non investire, ma stare a guardare quel che succede, aspettando. Robert Hargrove ha paragonato questo momento a quello immediatamente successivo allo scoppio della bolla del settore tecnologico della fine degli anni 90, la cosiddetta dotcom bubble. Questa conversazione mi è stata utile per confermare la validità delle mie tesi fino ad ora espresse, perché è importante controllare continuamente da più fonti, per evitare di cadere nella trappola seducente dei bias cognitivi e di ancoraggio.

    Procediamo quindi con la risposta alla domanda posta a titolo di questa newsletter, visto che molte persone, terrorizzate dal disastro che si avvicina, cercano una soluzione per salvare i propri risparmi. Innanzitutto, Franchi Svizzeri come? In banconote da tenere a casa o in cassetta di sicurezza? Attenzione, perché le banconote vanno periodicamente FUORI CORSO e non sono più spendibili. Stessa sorte accade a tutte le valute cartacee, compresi i Franchi Svizzeri.

    Tutte le banche sono un cartello oligopolistico dinastico con al vertice la BIS di Basilea. Il trucco dei Repo è il chiaro indizio del gioco di sponda che tiene a galla il sistema. Come agitare le ginocchia nella vasca da bagno per smuovere la liquidità avanti e indietro. In ogni caso, tutto il denaro è debito. Anche i Franchi Svizzeri, e dare fiducia al debito, nel lungo periodo, e specialmente durante la fase di un reset economico monetario, è sempre poco prudente. Se 20 anni fa avevi una valigia piena di questa valuta in foto e di tutte le altre banconote europee , eri ricco. Adesso hai dei biglietti colorati che valgono ZERO.

    Acoltiamo, per voce dell’ex banchiere svizzero Egon von Greyerz, per farci un’idea di



    come sia messo il sistema delle banche svizzere e se può quindi essere prudente o meno dargli fiducia e affidargli i risparmi frutto di anni di lavoro e di sacrifici. Ho trovato questa intervista molto interessante e piena di informazioni utili che penso possano rispondere definitivamente alla domanda e consentire di scegliere con maggiore buon senso e consapevolezza se possa veramente valere la pena di convertire i propri euro in Franchi Svizzeri. Ecco il link all’intervista:

    https://rumble.com/v1r061a-2.5-quadr...n-greyerz.html

    Debito globale: >$300 trilioni. Derivati globali: >$2.5 quadrilioni. P.I.L. globale: 80 trilioni. È Sostenibile?

    Secondo EgonVon Greyerz no. Siamo arrivati al punto di non ritorno. Il problema più evidente è l’ammontare complessivo dell’esposizione in derivati, pari a 2.5 quadrilioni ovvero 2.5 milioni di miliardi. È una cifra che potrebbe istantaneamente trasformarsi in debito inesigibile nel caso di insolvenza di una controparte. È un gioco di illusioni. Si tratta di una bolla di debito che si è gonfiata per oltre 50 anni; un periodo molto lungo durante il quale le banche centrali hanno fatto finta che si si potesse stampare soldi all’infinito. Un piccolissimo gruppo di persone ne ha beneficiato moltissimo, ma per tutti gli altri è stato un vero disastro in quanto, dal 1971, il potere d’acquisto di tutte le valute, se misurato ad esempio rispetto al valore dell’oro ha perso fino al 99% e lo vediamo anche adesso con l’aumento verticale del costo della vita. Tutta la schiuma che abbiamo visto dal giorno in cui è stata chiusa la finestra della convertibilità aurea è valuta fasulla destinata a collassare; questa è una certezza assoluta! E adesso le banche centrali stanno diventando sempre più disperate. Ad esempio: il fondo pensione nel Regno Unito è stato salvato dalla Bank Of England con 65 miliardi di aiuti perché tutto il sistema previdenziale stava collassando! E qual’è il motivo per cui stava collassando? Per colpa dei derivati!

    TUTTO L’APPARATO FINANZIARIO ADESSO AVVIENE NEL MERCATO DEI DERIVATI E CIÒ OFFRE IL VANTAGGIO DI POTER CREARE STRUMENTI AL DI FUORI DEI BILANCI E DEI DATI UFFICIALI. LA STESSA COSA VALE PER LA SVIZZERA!

    Anche la Svizzera, alcune settimane fa, si è trovata di fronte alla necessità di salvare le banche per colpa di 11 miliardi di aiuti per delle operazioni in derivati denominate “dollar swaps”. Vengono chiamati swaps o interest derivatives, come in Inghilterra, ma altro non sono che soldi stampati e inventati con il vantaggio di poter nascondere queste somme al di fuori dei bilanci. Il sistema è in uno stato di disordine assoluto. Il mercato dei bond è illiquido e questo è solo l’inizio. Vedremo il domino collassare già dai prossimi mesi. Abbiamo assistito addirittura ad una “bank run” su Credit Suisse. L’intero sistema bancario europeo è marcio. In Svizzera, il sistema bancario ha un’esposizione di 5 volte il prodotto interno lordo; una cifra troppo grande per la nazione. Forse molti non se ne sono accorti, ma la Banca Centrale Svizzera, che è il più grande hedge fund speculativo al mondo, ha appena annunciato di aver perso 142 miliardi di Franchi Svizzeri. Una cifra pari all’intero suo capitale e addirittura superiore all’intero prodotto interno lordo della Svizzera. Sono ormai molti anni che la Banca Centrale della Svizzera si comporta come un hedge fund, utilizzando le valute straniere, vendendo Franchi Svizzeri e comprando Euro e Dollari, e speculando sul mercato azionario americano. È vero che ha anche oro, ma solo 1000 tonnellate, e non è sufficiente. È stato dilapidato l’intero capitale e non si tratta di un’entità che appartiene allo stato. Questo è un’altro disastro che dimostra che anche il sistema bancario della Svizzera, che è sempre stato considerato come il più solido e sicuro al mondo, è anch’esso totalmente collegato alla bolla dei derivati. Infatti, anche le banche Svizzere hanno adottato il sistema americano di scommesse fatte utilizzando massicciamente l’effetto leva nel mercato altamente speculativo dei derivati ed io sono assolutamente convinto che saranno proprio i derivati a far collassare l’intero sistema. Si tratta di una somma di almeno 2.5 milioni di miliardi di valuta complessiva misurata in dollari che offre il vantaggio alle banche di poter essere nascosta al di fuori dai dati ufficiali; e tutto questo si appoggia su un GDP globale di soli 80 trilioni. Non è vera ricchezza, ma una massa di aria calda che ha gonfiato bolle speculative colossali dappertutto. Non ci vuole molto a capire che finirà in un disastro. Questo è solo l’inizio e non c’è soluzione.

    Egon von Greyer ci ha spiegato molto bene che il sistema bancario della Svizzera è totalmente interconnesso alla mostruosa bolla dei derivati che sta esplodendo davanti ai nostri occhi. Il fatto che anche il Franco Svizzero sia legato a doppio filo alle operazioni in derivati altamente rischiose denominate SWAP, ci deve far riflettere su quanto effettivamente possa essere prudente affidare a questa ormai non più solida valuta, i nostri risparmi accumulati con fatica e duro lavoro. Anche dal punto di vista onomatopeico, la parola SWAP, non ha proprio il suono di una moneta preziosa sonante, ma sembra piuttosto il suono di un dito strusciato sul lato interno della guancia, quando si vuole imitare il suono del “pop” ; di una bolla che scoppia. Il suono che senti quando ti hanno fregato.

    Egon ha il suo caveau pieno di oro fisico. Le stesse banche stanno comprando tutto l’oro (scarsissimo) che riescono a trovare (Central banks globally have been accumulating gold reserves at a furious pace)!

    https://finance.yahoo.com/news/centr...010000783.html

    Siamo sull’orlo dell’abisso del più devastante disastro monetario della storia. Le banche si stanno preparando accumulando riserve NON di Franchi Svizzeri, ma riserve di oro. La carta funziona per un po’, ma poi finisce e finisce sempre male. L’oro invece è eterno e alla fine è tutto quello che resta, perché è l’unica forma autentica di moneta solida che esiste.


    https://www.maurizioblondet.it/ma-il-franco-svizzero/

    Un articolo assolutamente da riportare.
    È essenziale!
    Ultima modifica di Eridano; 06-11-22 alle 22:14

  9. #8769
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  10. #8770
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