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Discussione: La guerra delle monete

  1. #2871
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    Predefinito Re: La guerra delle monete

    Pare che anche al nano abbiano imparato che lo spread è una presa per il Kühl.

    Natale di Merkel
    a parlare di spread...
    Natale di Merkel
    mit der Prese auf dem Kühl ...02824234:
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  2. #2872
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    Predefinito Re: La guerra delle monete

    Grecia, operazione buy-back: il prezzo più alto del previsto crea un buco da 450 milioni - Il Sole 24 ORE

    ATENE - Secondo fonti bancarie greche e notizie riportate dalla televisione di stato la Grecia ha raggiungiunto l'obiettivo complessivo di 31,8 miliardi di euro nell'asta, prorogata di un giorno, di riacquisto (buyback) di titoli di Stato ellenici, che consentirà la riduzione del debito di 21 miliardi di euro, con un esborso di 10 miliardi messi a disposizione dal fondo salva-stati.

    Il prezzo pagato, pari a 33,5 centesimi, non sarà però sufficiente per ridurre il debito al 124% del Pil nel 2020 come previsto dagli accordi. Il prezzo stesso, infatti, è stato più alto del previsto così da creare un "buco" di 450 milioni sulle aspettive della vigilia. L'operazione di riacquisto ha dterminato una riduzione di 9,5 punti base del debito sul Pil rispetto agli 11 punti base previsti. Così il debito scenderà al 126% del Pil nel 2020 rispetto al 124% concordato con l'Fmi.

    L'asta, che si prefiggeva il target di 30 miliardi, è stata prorogata di un giorno (alle 13 di ieri ora italiana) dopo che un primo periodo di offerta aveva raccolto a tutto venerdì scorso adesioni comprese fra 26 e 28 miliardi a a causa delle scarsa partecipazione delle banche greche che avevano messo sul piatto solo 10 dei 17 miliardi in loro possesso a causa del prezzo più alto che loro avevano in bilancio rispetto all'offerta del riacquisto.

    L'operazione di buyback è indispensabile per il rilascio della tranche da 34 miliardi di euro di aiuti Ue-Fmi che, secondo il portavoce del governo Simos Kedikoglou, che ha parlato ieri di fronte a una platea di giornalisti europei, sarà utilizzata in gran parte (24 miliardi) per ricapitalizzare le banche greche.

    Il portavoce del governo Samaras ha annunciato che l'aumento della quota in mano allo stato delle banche elleniche dopo la ricapitalizzazione non porterà a nessun avvicendamento degli amministratori delegati degli istituti di credito, in attesa dell'intervento di investitori privati in futuro che possano decidere di intervenire.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  3. #2873
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    Predefinito Re: La guerra delle monete

    di ENZO TRENTIN

    Jean Jaques Rousseau partiva da due certezze. Una, che la ragione discerne e sceglie la giustizia e l’utilità innocente, e che qualunque crimine ha per movente la passione. L’altra, che la ragione è identica in tutti gli uomini, mentre le passioni, il più delle volte, differiscono. Di conseguenza se, su un problema generale, ognuno riflette in solitudine ed esprime un’opinione, e se in seguito le opinioni sono confrontate tra loro, probabilmente esse coincideranno per ciò che di giusto e ragionevole c’è in ognuna e differiranno per le ingiustizie e gli errori. È unicamente in virtù di un ragionamento di questo genere che si ammette che il consenso universale indica la verità.

    Asseriva Simone Weil: «la verità è una. La giustizia è una. Gli errori, le ingiustizie, sono indefinitamente variabili. Così gli uomini convergono nel giusto e nel vero, mentre la menzogna e il crimine li fanno indefinitamente divergere. Poiché l’unione è una forza materiale, si può sperare di trovarvi una risorsa che permetta di rendere quaggiù la verità e la giustizia materialmente più forti del crimine e dell’errore. Per raggiungere questo fine è necessario un meccanismo adatto. Se la democrazia costituisce tale meccanismo, è buona. Altrimenti No». E proseguiva: «Nel momento in cui la crescita del partito costituisce un criterio del bene, ne consegue inevitabilmente una pressione collettiva del partito sui pensieri degli uomini. Questa pressione, in effetti, esiste. Viene mostrata pubblicamente. È ammessa, proclamata. Questo fatto ci farebbe orrore se l’abitudine non ci avesse talmente induriti. I partiti sono organismi pubblicamente, ufficialmente costituiti in maniera tale da uccidere nelle anime il senso della verità e della giustizia. La pressione collettiva è esercitata sul grande pubblico attraverso la propaganda. Lo scopo manifesto della propaganda è la persuasione, non la comunicazione della luce. Hitler aveva capito perfettamente che la propaganda è sempre un tentativo di asservimento dello spirito. Tutti i partiti fanno propaganda. Chi non ne facesse scomparirebbe, in virtù del fatto che gli altri ne fanno. Tutti ammettono di fare propaganda. Nessuno è tanto audace nella menzogna al punto da affermare che intraprende l’educazione del pubblico, che forma le opinioni del popolo.»

    Ma c’è di più: per il cittadino animato da spirito civico che volesse partecipare alla vita di un partito (ancor che indipendentista) e dare il suo apporto intellettuale al programma politico di detto partito, sicuramente si troverebbe a dover tributare una qualche deferenza al suo leader, e difficilmente senza il placet di quest’ultimo potrebbe liberamente e democraticamente esporre il frutto del suo bagaglio intellettuale.

    Non siamo l’unica specie a tributare una deferenza talvolta sbagliata a chi detiene posizioni d’autorità. Nelle colonie di scimmie, in cui esiste una rigida gerarchia di dominanza, le innovazioni utili (come imparare a usare un bastone per avvicinare il cibo alla gabbia) non si diffondono rapidamente nel gruppo se non le apprende per primo un animale dominante. Quando il concetto viene insegnato inizialmente a un animale che occupa una posizione più bassa nella gerarchia, il resto della colonia rimane per lo più all’oscuro della sua utilità. Un esempio elegante viene da una ricerca, citata da R. Ardry (The Social Contract, Atheneum, New York, 1970), sull’introduzione di nuovi sapori nell’alimentazione delle scimmie giapponesi. In un branco, il gusto per le caramelle fu introdotto dandole prima ai maschi giovani periferici, all’ultimo gradino della scala gerarchica. Questo nuovo gusto risali molto lentamente la piramide e un anno e mezzo dopo solo il 51% della colonia l’aveva acquisito, e ancora nessuno dei maschi anziani. Si confronti tutto questo con ciò che avvenne nell’altro branco, dove il frumento (precedentemente ignoto agli animali) fu presentato per primo al capo: entro quattro ore tutte le scimmie del branco mangiavano frumento.

    Non a caso, dunque, Moshei Ostrogorski sostenne che il partito politico è come macchina centralizzata al servizio del leader, e della quale il leader non avrebbe potuto fare a meno per raggiungere i suoi scopi. Gli iscritti al partito, secondo Ostrogorski, sarebbero affrancati dall’esigenza di assicurare una fedeltà irrazionale ed eterna solo se alla formula organizzativa “partito” si fossero sostituite organizzazioni su singoli obbiettivi. Solo allora verrebbe meno l’oppressione di una struttura organizzativa votata alla conquista del potere, innanzitutto attraverso il ricorso alla corruzione ed al clientelismo.

    Guarda caso, proprio su questo quotidiano, qualcuno ha recentemente scritto: «La maggior parte dei partiti indipendentistici ambisce a governare nel futuro stato che essi come operose levatrici avranno contribuito a mettere al mondo. La maggior parte, non tutti.»

    Ciò premesso, osserviamo che alcuni partiti indipendentisti si impegnano in elezioni della più diversa natura. Chi pensa al Parlamento italiano, e proprio perché indipendentista lascia piuttosto perplessi. Chi negli enti locali. Comuni, Province. Ma nel far ciò non elabora nessun concreto progetto. Pensiamo a coloro che si proclamano favorevoli al sistema istituzionale svizzero ed alla democrazia diretta, ma non muovono un dito per ottenere il corretto utilizzo di quegli istituti di partecipazione popolare che già ci sono in virtù degli artt. 8 e 70 del Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267 – “Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali”: referendum locali, delibere d’iniziativa popolare, petizioni, istanze e revoca dei pubblici amministratori prima della fine del mandato.

    C’è, poi, anche chi pronostica la partecipazione alle elezioni al Parlamento europeo che sono previste per il 2014. Ed anche questa intenzione lascia perplessi, poiché le stesse ragioni che sconsigliano la partecipazione alle elezioni per il Parlamento italiano, dovrebbero valere per quello europeo. Come dimenticare che l’UE sottrae costantemente margini di sovranità a tutti i suoi aderenti? Come non constatare l’illegittimità dei vari Trattati con cui l’UE ha eroso sempre più ampi margini di sovranità popolare? Se la repubblica italiana è illegittima, perché la sua Costituzione non è mai stata votata dal popolo “sovrano”, perché dovremmo considerare legittimi i Trattati che ci legano all’UE, e che grazie all’articolo 75, Comma 2, non consentono il referendum popolare per l’accettazione o il rifiuto degli stessi?

    Come ignorare la questione dell’€uro? Se ci sono dei favorevoli alla moneta unica, sempre di più si vanno ingrossando le fila di coloro che comprendono come una moneta a debito sia generatrice di debito pubblico inestinguibile. Perché il popolo sovrano non può essere messo in condizione di decidere a favore o sfavore dell’€uro? Perché alcuni indipendentisti pronosticano di sedere nel Parlamento europeo che chiaramente manifesta un deficit di democrazia?

    Si dice spesso che le riforme non si fanno perché lo slancio riformatore di molti governi è bloccato dai partiti, i quali in Parlamento difendono gli interessi di chi, per effetto di quelle riforme, perderebbe i propri privilegi. Vero, ma non è l’unico scoglio. Un altro ostacolo, altrettanto importante, è frapposto dalla burocrazia ed ancor di più dai suoi alti dirigenti. Un esempio: da oltre sei mesi si discute di come eliminare i sussidi e le agevolazioni di cui godono talune imprese (senza vi sia alcuna evidenza che questi aiuti favoriscano la crescita), in cambio di una riduzione del cuneo fiscale, cioè restringendo la forbice che separa il costo del lavoro per l’impresa dal salario percepito dal lavoratore. È una scelta con la quale concordano sia Confindustria sia i sindacati. Ma la proposta, pur auspicata dal presidente del Consiglio Mario Monti, non è neppure arrivata in Parlamento: da mesi la burocrazia la blocca. Perché? Semplice: eliminare questo o quel sussidio significa chiudere l’ufficio ministeriale che lo amministra e assegnare il dirigente che lo guida a un diverso incarico. Ciò per lui significa perdere il potere che deriva dall’amministrare ingenti risorse pubbliche.

    Sul “Corriere della sera” di mercoledì 5 dicembre 2012, Alberto Alesina e Francesco Giavazzi ci segnalano che esiste poi un altro potere che è più sottile e ha a che fare con il monopolio delle informazioni: la gestione di un ministero è una questione complessa, che richiede dimestichezza con il bilancio dello Stato e il diritto amministrativo. I dirigenti hanno il monopolio di questa informazione e di questi rapporti, e hanno tutto l’interesse a mantenerlo. Hanno anche l’interesse a rendere il funzionamento dei loro uffici il più opaco e complicato possibile, in modo da essere i soli a poterli far funzionare. E così quando arriva un nuovo ministro, animato dalle migliori intenzioni (soprattutto se estraneo alla politica e per questo più propenso al cambiamento), a ogni sua proposta la burocrazia oppone ostacoli che appaiono incomprensibili, ma che i dirigenti affermano essere insormontabili. E, naturalmente, ciò vale ancor di più per l’UE.

    Ecco allora che non servono tante riunioni per dichiarare all’universo mondo la via legale e democratica al referendum per l’indipendenza. Quella del referendum, semmai, è l’ultima tappa di un percorso, non già la prima. È indispensabile, piuttosto, prefigurare nuove istituzioni. Ovvero che Stato hanno in mente gli indipendentisti? e tra questi i liberali classici sono per uno stato magro e ossuto, limitato, nelle sue competenze, dalle costituzioni formali e ‘materiali’, dalle tradizioni, dai costumi? E quali autonomie prefigurano per i Comuni, ovvero le unità più vitali e più sentite dai cittadini? Un liberale o un federalista non potrebbero che concordare per la più ampia autonomia a condizione che, al di sopra dei Comuni, vegli sempre un’autorità pronta a intervenire ogni volta che si violano i ‘diritti individuali’. E quale sarà questa autorità? La Provincia? Il Cantone? Cos’altro?

    Si noti bene che la risposta a queste fondamentali domande non ha nulla a che fare con il programma politico di un partito, ma con un nuovo disegno istituzionale.

    BIBLIOGRAFIA

    Jean-Jacques Rousseau «Il contratto sociale», 1762

    Simone Weil «Manifesto per la soppressione dei partiti politici», 1943

    Robert B. Cialdini «INFLUENCE -How and why people agree to things», 1984

    Moisei Ostrogorski «Contro i partiti». Saggi sul pensiero, 1908
    Possiamo concludere che tutto il peggio che succede in Italia e' dovuto alle elites PD ed al vaticano?
    Stupri, attentati, invasione, fallimenti, disoccupazione, emergenza sociale, denatalita',violenza verbale , suicidi, omicidi....

  4. #2874
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    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  5. #2875
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    Predefinito Re: La guerra delle monete

    Grecia, via libera aiuti. Via libera all'accordo sulle banche - Politica - ANSA.it

    Altri soldi alle banche, altri debiti per i cittadini.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  6. #2876
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    Predefinito Re: La guerra delle monete

    Il debito pubblico ha superato ad ottobre il tetto dei 2.000 miliardi.

    Prima del grandissimo professor Satana eravamo solo sull'orlo del baratro...
    Ultima modifica di ventunsettembre; 14-12-12 alle 19:29
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  7. #2877
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    Predefinito Re: La guerra delle monete

    avanti con allegria verso i tremila (berlusconi) ...avanti verso i tremila concircospezione (bersani) ... avanti verso i tremila con serietà (Monti) ...

  8. #2878
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    Predefinito Re: La guerra delle monete

    Citazione Originariamente Scritto da dimecan Visualizza Messaggio
    avanti con allegria verso i tremila (berlusconi) ...avanti verso i tremila concircospezione (bersani) ... avanti verso i tremila con serietà (Monti) ...
    siamo in trappola.



  9. #2879
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    Predefinito Re: La guerra delle monete

    Il programma Satana - Draghetto sulle nuove banconote.

    Cambiare le banconote. Dare un nuovo formato ai biglietti da 100, 200, 500 euro, nuovi colori. Con l’obbligo di presentare in banca le vecchie banconote entro un certo termine tassativo (dopo il quale non hanno più corso) per farsele sostituire con le nuove.
    Molti italiani, l’estate scorsa, quando l’euro sembrava agli ultimi, hanno ritirato parte dei loro risparmi dai conti. I pesci veramente grossi hanno trasferito i loro grossi fondi all’estero, in Svizzera o nei paradisi fiscali. I piccoli, timorosi di veder devastati i loro risparmi, hanno ritirato banconote e le hanno messe sotto la mattonella, o in cassetta di sicurezza.
    Sono centinaia di miliardi. Che sono scomparsi all’occhiuto sguardo del Fisco, non sono più visibili al Grande Fratello, sottratti alle banche, disponibili per pagamenti in nero.
    Ma soprattutto, quei soldi invisibili e reali sono la speranza di sopravvivere al «dopo». Dato che per ordine dei creditori e della Merkel, il debito in Europa non può più essere diluito col sistema storicamente più usato – l’inflazione – questo denaro mantiene abbastanza bene il potere d’acquisto. Costituisce una speranza.
    Questa speranza va troncata: ridurre alla fame, alla fame vera, senza cuscinetto di risparmi, è il metodo più «efficiente» per rendere il lavoro «flessibile» al massimo: senza un soldo nella calza, vedrete che i vecchietti torneranno a lavorare per 5 euro al giorno, come già fanno in America. E i giovani «choosy» , e le donne casalinghe, la gente dei PIIGS accetteranno qualunque paga.
    Lorsignori sanno che noi itagliani, collettivamente, abbiamo 9 mila miliardi di euro di ricchezza privata; più di quanto ne abbiano i tedeschi, pro capite.
    Togliercelo, serve anche ai tedeschi: così non potremo più uscire dall’euro, dovremo lavorare per 400 euro mensili nei mini-jobs, come già fanno 7 milioni di loro. È l’Europa che avanza.
    E' l'apoteosi di Satana!
    Ovviamente, il mutamento formale delle banconote dovrà avvenire a livello europeo. Ossia, dovrà essere d’accordo il Cancelliere in carica. Ma basta che Monti lo chieda, e l’avrà. I cittadini tedeschi lo accetteranno? Certo che lo accetteranno: da loro, il possesso di contanti mica è un delitto. Possono presentarsi a comprare un’auto con 20 mila euro in banconote, e il concessionario non chiama la Finanza, non vede in lui un evasore; perché là, il fisco funziona bene o male, meglio del nostro. Là, mica hanno Befera.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  10. #2880
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