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Discussione: La guerra delle monete

  1. #7861
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    Predefinito Re: Rif: La guerra delle monete

    L’oro dei BRICS spinge lo Stato profondo degli USA alla disperazione
    Sembra che il vero motivo per cui Trump ha capitolato allo Stato Profondo così in fretta è la decisione della leadership dei BRICS d’avviare il dumping del dollaro nel mutuo commercio e nella cooperazione economica tra i Paesi BRICS. Questa misura mette in serio pericolo l’ambiziosa promessa elettorale di Donald Trump di “rendere l’America ancora grande” con la ripresa economica e l’aggiornamento militare, mentre l’Alleanza BRICS inizia a chiedere al governo degli Stati Uniti di pagarne le risorse solo in valute concrete, le loro. Recentemente, Russia e Cina acceleravano la creazione di centri di cambio reciproci a Mosca e Pechino.
    La creazione del centro di cambio permette ai due Paesi d’aumentare ulteriormente il commercio e gli investimenti bilaterali riducendo la dipendenza dal dollaro USA, e consentendo alle operazioni finanziarie e commerciali di agire senza problemi. Espandendo l’uso delle monete nazionali nelle transazioni, si potrebbe anche ridurre la volatilità dei tassi di cambio di yuan e rublo. Il centro di cambio è uno delle misure che Banca popolare cinese e Banca centrale russa guardano per approfondire la loro cooperazione.
    Questo coordinato rigetto del dollaro fu inaugurato 10 anni fa, nel 2007, dando il tempo sufficiente agli occidentali di adeguarsi alla nuova realtà, in cui l’Oriente non può restare a guardare mentre la controparte continua la propria politica estera regressiva. Tra l’altro, ciò che doveva essere un passaggio graduale dalla valute fiat a quelle basate sull’oro provocò il crollo finanziario occidentale del 2008, con massicce dimissioni di dirigenti bancari nel 2012), Libor e altre interessanti indagini sull’aggiotaggio e, infine, le inedite dimissioni di Papa Benedetto XVI nel 2013. Considerando la vastità delle economie BRICS, la decisione di scacciare il dollaro dovrebbe mettere la mafia khazara dove dovrebbe stare, nella pattumiera dell’irrilevanza.
    “Gli osservatori del mercato ritengono che le quantità di oro nei caveau delle banche centrali della Cina sono ampiamente sottostimate per non allarmare troppo Washington e Londra”, osservava Engdahl…“Le valute di Russia, Cina e altri Paesi eurasiatici diventano ‘buone come l’oro’, secondo il termine applicato al dollaro USA circa sei decenni fa. Il fatto è che la Russia ha anche un rapporto estremamente basso debito-PIL del circa 18% rispetto al 103% degli Stati Uniti, al 94% dei Paesi dell’eurozona e all’oltre 200% per il Giappone; dato di fatto che le agenzie di rating occidentali, impegnate nella guerra finanziaria del Tesoro degli Stati Uniti contro la Federazione russa, comodamente ignorano”, conclude Engdahl, sottolineando che la Russia è attualmente più sana dei Paesi occidentali sviluppati.
    L’invidiabile cooperazione Cina-Russia si estende ad agricoltura, commercio e finanza, militari ed energia. Il primo progetto energetico da 400 miliardi tra Cina e Russia ha reso irrilevanti tutti i meccanismi di controllo e le sanzioni economiche occidentali).
    L’oligarchia occidentale, con la sua decadente influenza globale, deve sopravvivere con una ricchezza immaginaria esistente solo come bit per computer e bigliettoni di fantasia, massimizzando l’uso della potenza di fuoco militare, come avviene ora in Siria, Yemen, Afghanistan e Africa centrale, per sostenersi. La Russia comunque s’è già assicurata la sopravvivenza economica nell’alleanza BRICS e il maggiore impegno con i vicini orientali, soprattutto la comunità dell’ASEAN.
    Questa mossa tanto attesa del commercio esclusivamente in valute sovrane ha lo scopo di prendere per la gola il pericoloso serpente della controparte, ponendo fine a tutte le sue guerre di aggressione e all’esproprio di tutte le risorse del pianeta. Da quando il presidente degli Stati Uniti Nixon abrogò unilateralmente il Trattato di Bretton Woods nel 1971, il dollaro USA non si basa più sull’oro; tuttavia, l’oro rimane la riserva di valore con cui la carta moneta non può competere. “In tempi di crisi finanziaria mondiale come nel 1930, l’oro è preferito dalle banche centrali e dai cittadini comuni come riserva di valore quando la carta moneta perde valore. Ci stiamo avvicinando a un altro di quei momenti in cui la carta del debito accumulata dal sistema del dollaro degrada il valore dei dollari di carta. Ciò che è molto significativo sotto tale luce è vedere come le banche centrali comprino tutto l’oro che possono”, afferma il ricercatore, autore e consulente di rischio strategico F. William Engdahl nel suo articolo per New Esatern Outlook.
    Qualsiasi tentativo delle economie controllate dagli Stati Uniti di ritornare alle proprie valute sovrane attraverso il rimpatrio oro dalla Federal Reserve viene colpito da sicari economici, assassini veri e propri e rivoluzioni colorate. C’è la crescente preoccupazione che la Federal Reserve, che rifiuta i controlli dal 1953, in realtà non abbia lingotti d’oro sovrani in suo possesso.
    Ciò che è lampante è che mentre l’occidente volutamente deprime i propri cittadini, la Cina e il resto dell’Asia no. Secondo un esame PISA condotto in tutto il mondo nel 2015 su 540000 studenti, gli Stati Uniti hanno visto un calo di 11 punti nel punteggio medio in matematica (scesi da 28.mi a 35.mi). Quale Paese è in cima? Singapore, seguito da Hong Kong, Macao, Taiwan, Giappone, Cina, Corea, Svizzera, Estonia e Canada, completando i primi 10 posti in matematica).
    Oltre a questi fatti, sull’alfabetizzazione globale, i BRICS hanno aumentato gli investimenti nella ricerca, “I Paesi BRICS Cina, India e Brasile rappresentano gran parte del drammatico aumento degli investimenti nella ricerca scientifica e delle pubblicazioni scientifiche. Dal 2002, la spesa globale per la ricerca scientifica è aumentata del 45 per cento, con più di 1000 miliardi di dollari. Dal 2002 al 2007, Cina, India e Brasile hanno più che raddoppiato la spesa per la ricerca scientifica, aumentando la quota collettiva di spesa nella ricerca globale dal 17 al 24 per cento. La pianificazione dello sviluppo della Cina ha preso di mira un certo numero di campi scientifici ed industrie connesse, come energia pulita, trasporto verde e terre rare. Dal 1999, la spesa della Cina per la ricerca scientifica è cresciuta del 20 per cento ogni anno fino a più di 100 miliardi di dollari. Entro il 2020, la Cina prevede di investire il 2,5 per cento del PIL nella ricerca scientifica.
    https://aurorasito.wordpress.com/201...-disperazione/

  2. #7862
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    Predefinito Re: La guerra delle monete

    13:48
    LA BCE LASCIA I TASSI INVARIATI

    Nell'ottica dei mega aiuti allo sctato de mierda agonizzante, considerando che ormai è nero su bianco l'aumento dell'iva, ci mancherebbe pure che alzasse i tassi.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  3. #7863
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    Predefinito Re: La guerra delle monete

    https://www.rischiocalcolato.it/2017...-ci-siano.html

    Monte dei Paschi… Non Bastano neppure i 6.6 Miliardi di Stato (ammesso che ci siano)

    dall'articolo:
    Per inciso neppure le vicende di Vento Banca e di Pop di Vicenza sono definite.
    Che volete che siano questioni come queste di fronte alle primarie del piddì.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  4. #7864
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    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  5. #7865
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    Predefinito Re: La guerra delle monete

    L'8 maggio alle 18, l'Euro si è avvicinato alla soglia psicologica dei 1.10 CHF, raggiungendo gli 1.09139. È il livello più alto dall'11 ottobre 2016.
    L'unico motivo per cui posso essere contento delle elezioni francesi, insomma.

  6. #7866
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    Predefinito Re: La guerra delle monete

    La Cina costringerà i sauditi a scaricare il dollaro?
    L’Oriente è la peggiore minaccia al petrodollaro, e l’Arabia Saudita già guarda al commercio petrolifero in yuan
    Dovremmo salutare legami più stretti tra Arabia Saudita e Cina? Come scrive Asia Times, “la lenta intesa tra Cina e Arabia Saudita completa l’alleanza sino-russa, i cui i vantaggi in primo luogo comporterebbero una minaccia reale al petrodollaro“. Mentre preferiremmo che l’Arabia Saudita scomparisse totalmente, se deve esistere, da un punto di vista pragmatico, probabilmente non andrebbe da alcuna parte, ma sarebbe assai utile al mondo se Riyadh scaricasse il dollaro e adottasse lo yuan. Non è così pazzesco come sembra. La Russia è uno dei principali partner energetici della Cina, avendo firmato accordi in yuan. A marzo, la Russia aveva nuovamente battuto l’Arabia Saudita quale primo esportatore di petrolio della Cina. Il mese scorso, re Salman d’Arabia Saudita assistette alla firma di accordi da 65 miliardi di dollari il primo giorno della visita a Pechino. Secondo Reuters, “l’Arabia Saudita ha cercato di aumentare le vendite di petrolio in Cina, secondo mercato petrolifero mondiale, dopo aver perso quote di mercato a favore della Russia l’anno scorso, lavorando principalmente con le prime tre compagnie petrolifere statali della Cina“.
    Cosa succede se i sauditi decidessero di scaricare il dollaro e l’euro e adottare lo yuan, o anche l’oro?
    Questa eccellente analisi di Andrew Brennan su Asia Times spiega perché la Cina rappresenta una minaccia seria al petrodollaro e come i sauditi reagiranno. Un estratto: “La Banca Centrale Russa ha aperto il suo primo ufficio estero a Pechino quale primo passo nella graduale introduzione dello standard di scambio in oro. Ciò avverrà finalizzando l’emissione dei primi prestiti federali denominati in yuan cinese e consentendo l’importazione di oro dalla Russia. Il governo cinese desidera internazionalizzare lo yuan e condurre scambi in yuan iniziando ad aumentare il commercio con la Russia. Adottano questi passi negli scambi commerciali bilaterali, nei sistemi di negoziazione nazionali, e così via. Tuttavia, quando Russia e Cina decisero il contratto bilaterale da 400 miliardi di dollari, la Cina volle pagare il gasdotto con obbligazioni del Tesoro in yuan e poi il petrolio russo in yuan.
    Questa evasione senza precedenti dal regno del sistema monetario del dollaro statunitense, assume molte forme, ma una delle più minacciose sono i russi che scambiano lo yuan cinese in oro. I russi già adottano lo yuan cinese nelle vendite del petrolio alla Cina, ritornandoli alla Shanghai Gold Exchange per poi acquistare l’oro con i contratti futures denominati in yuan-oro, fondamentalmente un sistema di scambio e commercio. I cinesi sperano che iniziando ad assimilare i contratti petroliferi ai futures in yuan, facilitandone il pagamento in yuan la cui copertura avviene a Shanghai, si consentirà allo yuan di esser percepito quale valuta principale nel commercio petrolifero.
    Il principale importatore mondiale (Cina) ed esportatore (Russia) prendono le misure per convertire i pagamenti in oro. Questo è noto. Quindi, chi sarebbero i più interessati al commercio in yuan? Naturalmente i sauditi. La necessità dei cinesi è che i sauditi vendano il petrolio alla Cina in cambio di yuan. Se la Casa dei Saud decide di perseguire tale scambio, le petromonarchie del Golfo seguiranno, quindi la Nigeria e così via. Ciò minaccerà in modo fondamentale il petrodollaro.
    Ora, l’argomento è che se la Cina lo farà, colpirebbe le proprie esportazioni, ma essa già intenzionalmente passa da produttore ed esportatore ad economia di servizi e consumi interni. Si guardi il settore tecnologico della Cina, il settore dell’e-commerce e altri interni che creeranno un grande mercato di servizi dalla crescita solida. Un secondo argomento in controtendenza è che forse la Cina non vuole che lo yuan sia una moneta di riserva mondiale ma solo una forte; una moneta basata sull’oro. Anche Pechino potrebbe aver pensato che se l’Arabia Saudita venisse persuasa a scambiare in yuan o yuan-oro, Corea del Sud e Giappone potrebbero seguirla, perché entrambi cercano di staccarsi dal dollaro statunitense. Cina e Iran sono stati i primi ad iniziare a bypassare il dollaro, seguiti dalla Russia che elude il sistema SWIFT e poi l’India che si allontana dal dollaro statunitense ed avvia accordi commerciali bilaterali. Cina e Giappone passano direttamente al commercio, come hanno fatto Giappone e India, saltando il dollaro. L’utilizzo di sistemi di pagamento alternativi come oro, yuan, rupie, rubli e altri soldi, fiat e non, per sfuggire a possibili sanzioni e crisi del dollaro USA, o suo declino, è favorito.
    Quale declino?
    Ebbene, possiamo vedere il ciclo storico Est-Ovest, il baby-boom occidentale, la crescente diseguaglianza nella distribuzione delle ricchezze, il rapporto tra debito interno con la percentuale di reddito disponibile e, per voi appassionati di storia, l’onda di Kondratiev è al culmine scendendo come onda deflazionistica.
    L’economia cinese ha iniziato la ristrutturazione economica e si concentra su produzione e servizi nazionali. L’amministrazione Trump pensa che l’indebolimento del dollaro statunitense contribuirà alle esportazioni degli USA ed anche a farne crescere l’economia (o a “crescere” entro l’attuale sistema monetario). Tuttavia, il dollaro sopravvalutato ha sovvenzionato il costoso “stile di vita americano”, e qualsiasi indebolimento avrà ora effetti negativi. Gli Stati Uniti devono anche ristrutturare la propria economia basandosi sulla produzione. Non possono più continuare a gestire un’economia basata sul debito importando tutte le merci che non producono. La ricchezza del mondo va ad est. Il petrodollaro è l’ultimo relitto di tale “stile di vita americano” amato dall’America media, e se i buoni del tesoro d’oro volano e lo yuan passa a gestire il flusso di petrolio, gli Stati Uniti saranno scioccati quando all’Arabia Saudita piacerà il bigliettone rosso quanto quello verde, o peggio ancora, il metallo giallo, molto del quale va ad est.
    https://aurorasito.wordpress.com/201...re-il-dollaro/

  7. #7867
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    Predefinito Re: La guerra delle monete

    https://www.rischiocalcolato.it/2017...a-dollaro.html

    Putin Intanto Continua a Giocare a Scacchi, La Russia e l’Iran Firmano un Accordo Commerciale Senza il Dollaro
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  8. #7868
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    Predefinito Re: La guerra delle monete

    Citazione Originariamente Scritto da ventunsettembre Visualizza Messaggio
    https://www.rischiocalcolato.it/2017...a-dollaro.html

    Putin Intanto Continua a Giocare a Scacchi, La Russia e l’Iran Firmano un Accordo Commerciale Senza il Dollaro
    Andiamo verso un mondo a blocchi , prima di una possibile deflagrazione .
    Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .

  9. #7869
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    Predefinito Re: La guerra delle monete

    America, ci risiamo con le bolle. I debiti privati ai livelli del 2008!
    Ricordate i bei discorsi dopo la crisi finanziaria del 2008? Ci dissero, allora e lo ribadirono per molti anni a venire, che la lezione era stata imparata, e che non ci sarebbero state più bolle generate da un ricorso sconsiderato al debito privato. Perché, come sappiamo, la crisi del 2008 fu generata da un meccanismo perverso, che spinse anche gli americani meno abbienti a indebitarsi per comprare case che in realtà non potevano permettersi. Quel meccanismo rappresentava la punta estrema di un sistema incentrato sull’indebitamento come motore della crescita economica americana. Era una bolla sulla bolla.
    “Mai più!”, giurarono. E quando le banche centrali vararono il Quantitative Easing ovvero quando stamparono quantitativi enormi di moneta per sostenere le banche in crisi e immettere liquidità nel sistema, ci dissero che era a fin di bene e che non avrebbe comportato un ritorno alle vecchia abitudini.
    Ebbene, si sbagliavano o, forse, mentivano. Pochi giorni fa, una fonte insospettabile, il Financial Times, ha rivelato che ogni tipo di debito americano – pubblico, aziendale, familiare e personale non garantito, finanziamenti per l’acquisto di auto, prestiti agli studenti – è a livelli record.
    Gli americani sono gravati dalla cifra astronomica di 1 trilione di dollari in debiti sulle carte di credito e di un importo analogo in prestiti agli studenti e in leasing automobilistici, che come i vecchi mutui subprime sono storicamente di bassa qualità e dunque particolarmente rischiosi.
    Cito ancora il Financial Times: le aziende americane hanno aggiunto 7,8 trilioni di debito dal 2010 ma la loro capacità di ripagarlo è ai livelli più bassi dal 2008, secondo quanto rileva il Fondo Monetario Internazionale. Tenetevi forte: il debito aggregato negli Usa (pubblico e privato) è pari al 350% del Prodotto interno lordo.
    Sì, avete capito bene. Siamo tornati alla situazione del 2008.
    Questo significa che siamo alla vigilia di un nuovo tracollo finanziario? Difficile dirlo. Alcuni economisti invitano a non esagerare e affermano che la situazione è sotto controllo, soprattutto per quel che riguarda i prestiti studenteschi. Il Financial Times invece, nello stesso articolo, appare meno rassicurante e accenna alla necessità di cancellare molti debiti inesigibili, scaricando ancora una volta i costi sullo Stato. In ogni caso, sapendo che i tassi di interesse sono ai minimi storici, non c’è da star tranquilli. Bastano o un evento imprevisto o alcuni aumenti dei tassi per provocare simultaneamente molti fallimenti personali e dunque perdite ingenti alle banche; con il rischio di generare un effetto a valanga oggi largamente sottostimato (come nove anni fa con i subprime). Dio non voglia.
    Il punto, però, è un altro. Chi scrive è un sostenitore dell’economia di mercato, ma nella sua versione sana; quella in cui il ricorso al debito è contemplato, per certi versi necessario, ma in proporzioni limitate e volto a creare ricchezza vera.
    Qui, invece, ci troviamo nella situazione in cui la prima economia al mondo ha di fatto stravolto il senso del capitalismo facendolo diventare “debitalismo” ovvero un’economia basata non più sull’accumulo di capitale ma di debito, non solo statale ma soprattutto privato, in proporzioni inimmaginabili.
    Saint Simone su Counterpunch (tradotto in italiano dall’ottimo sito Voci dall’estero) racconta, partendo dai giganteschi prestiti agli studenti, come la classe media americana stia morendo sotto il peso di debiti che non riuscirà mai a ripagare. Gli studenti sono i nuovi NINJA (No Income, No Jobs, No Assets): nessun reddito, nessun lavoro, nessun patrimonio. E anche quando trovano un impiego, le commissioni e gli interessi che devono pagare sul debito sono talmente alti che non riescono quasi mai ad estinguerlo. Pochi di loro ce la fanno, gli altri diventano moderni peones o, se preferite, moderni schiavi.
    Il problema è serissimo, strutturale e ricorrente. Riguarda gli Stati Uniti ma in misura crescente anche molti Paesi europei, dove il ricorso all’indebitamento come surrogato al reddito è sempre più diffuso. Dovrebbe preoccupare tutti noi. E invece…
    America, ci risiamo con le bolle. I debiti privati ai livelli del 2008! ? il Blog di Marcello Foa

  10. #7870
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    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

 

 
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