Questo è - appunto - un tuo giudizio. Non significa, necessariamente, che il fascismo non fosse antisemita.
Uno dei cosiddetti "Padri del Risorgimento", Giuseppe Mazzini, così si espresse riguardo al popolo ebraico e agli israeliti:Gli ebrei italiani, finalmente affrancati nel processo risorgimentale, aderirono al regime identificandolo con la continuità dello Stato e solo una piccola minoranza, per lo più ideologicamente comunista, si pose su posizioni contrarie.
Nella prima guerra mondiale furono volontari e decorati in misura maggiore degli altri, parteciparono alle guerre risorgimentali, si riconobbero nello Stato Unitario, e parteciparono alla rivoluzione fascista.
Senza Patria, voi non avete nome, nè segno, nè voto, nè diritti, nè battesimo di fratelli tra i popoli. Siete i bastardi dell'Umanità. Soldati senza bandiera, israeliti delle Nazioni, voi non otterrete fede nè protezione: non avrete mallevadori.
Doveri della nazione, G. Mazzini
Il cosiddetto "piccolo concordato" con gli ebrei in realtà fu un effetto del Concordato stesso con la Chiesa. Ribadita la religione cattolica quale unica e sola religione dello Stato, venne fatto un elenco dei "culti tollerati" dallo Stato. Perciò, lo Stato introduceva una discriminazione fra religione di Stato e tutti gli altri culti di minoranza. La regolamentazione avvenne anche per le comunità ebraiche. In questo modo, lo Stato non solo regolava a livello istituzionale la presenza di comunità ebraiche, ma ne aveva anche il controllo. Tale legge rese oltre tutto meno facile lo spostamento degli ebrei da una comunità all'altra, ma soprattutto permetteva di sapere esattamente quanti ebrei erano presenti su suolo italiano, in modo da poter distinguere fra chi era ebreo e chi non lo è. Quale sarebbe invece la pretesa "rintuzzata pubblicamente dal Duce"?Seppur nel fascismo c'è sempre stata una frangia antisemita di derivazione cattolica in realtà la posizione degli ebrei italiani in seno allo Stato e al Regime fu definita con il "piccolo concordato" che seguì il Concordato col Vaticano.
Negli ambienti religiosi l'antisemitismo era ancora così sentito che alla firma del Concordato il Vaticano chiese che gli ebrei venissero allontanati almeno da Roma, pretesa rintuzzata pubblicamente in parlamento dal Duce.
Gli ebrei erano presenti nella penisola in un numero chiaramente inferiore agli italiani cattolici. Pertanto, essendo di meno, era ovvio che fossero maggiori - proporzionalmente - gli iscritti. Ciò non toglie comunque che l'antifascismo ebraico fu sempre piuttosto forte. Quando Mussolini instaurò buoni rapporti col sionista Jabotinsky fu per favorire la creazione di un focolare nazionale ebraico in Palestina, favorendo l'emigrazione ebraica in Palestina.Esaminando i rapporti del Ministero dell'Interno pubblicati da De Felice (Gli ebrei italiani durante il Fascismo) risulta che la comunità ebraica fosse tesserata in misura maggiore della stessa comunità italiana, e si può citare il fatto che in tutto il ventennio solo 41 persone decisero di emigrare in Palestina.
Del resto, nel libro da te citato, De Felice sottolinea come Mussolini non potesse sopportare la "doppia fedeltà" degli ebrei. Motivo per cui, fra l'altro, Mussolini arrivava a preferire i sionisti agli ebrei secolarizzati cosmopoliti.
Anche in Germania venne favorita l'emigrazione ebraica e no di certo perchè gli ebrei erano ben voluti ma perchè, giustamente, volevano toglierseli dalle scatole. Mussolini ebbe nei confronti del razzismo hitleriano un atteggiamento di diffidenza se non addirittura aperta critica, ma non perchè fosse contrario a qualsiasi politica tesa alla discriminazione razziale, bensì per altri motivi. Ciò detto, la stampa italiana, quando Hitler vinse le elezioni, salutò favorevolmente l'affermazione del NSDAP.Per il resto Mussolini fu il primo (e l'unico) a intervenire su Hitler chiedendogli di rientrare delle leggi discriminatorie varate appena due mesi dopo il Cancellierato, agli ebrei tedeschi fu dato il permesso di risiedere in Italia e di lavorarci (con relativi malumori dei professionisti italiani), gli ebrei europei partivano dal porto di Trieste con lo sconto dell'80%, quattro fattorie furono allestite in Toscana per preparare i futuri kibbutzim alle tecniche agricole, il nuce delle forze armate italiane nasce alla Scuola Navale di Civitavecchia... etc. etc.
Un antifascista, quindi.Aldo Finzi, volontario ed eroe di guerra (fece con D'Annunzio il volo su Vienna) sottosegretario agli Interni già nel '22 e finito in disgrazia (innocente) per il delitto Matteotti. Morirà alle Fosse Ardeatine.
Se è per questo, Cohen Belifanti era un volontario ebreo della RSI. Ma no di certo aderì da ebreo, quanto se mai da patriota italiano.Il Conte Uzielli, padre putativo di Pavolini (il padre di Pavolini se ne andò in Finlandia con una finlandese). Benchè riparato a Parigi per le leggi razziali volle essere seppellito in Camicia Nera.
Giorgio Morpurgo, colonnello dell'Esercito, ufficiale nella I G.M, volontario in Spagna già decorato. Riceve l'ordine di smobilitazione per le leggi razziali, vuole partecipare all'ultima azione nella quale si espone sui reticolati nemici cadendo ucciso, e quindi decorato con medaglia d'oro al V.M.
Giusto per citare emblematicamente tre italiani di religione ebraica nel regime.
Hitler che aveva rifornito di armi il Negus? Ma per favore....Poi tutto cambia durante la guerra di Spagna e il riavvicinamento dell'Italia alla Germania nazista (l'Italia aveva impedito l'annessione dell'Austria, e Adolfo aveva rifornito di armi il Negus per contrastarci nella guerra d'Abissinia...)
E la comunità ebraica diventa cinicamente vittima del disegno hitleriano che porta il regime fascista alla catastrofe in pochi anni.
L'ebraismo internazionale fu un nemico dichiarato dell'impresa coloniale italiana.
Gli ebrei non erano cittadini italiani dal 1938, fatte salve le giuste eccezioni previste dalle leggi razziali. Non vedo cosa c'entri, oltre tutto, la questione dei territori orientali italiani con gli ebrei.Durante la RSI ancora gli ebrei vengono dichiarati "nemici" in quanto tali, si lascia mano libera ai nazisti di deportarli benchè cittadini italiani, si pubblicano sulla gazzetta ufficiale vergognose liste di "beni" sequestrati agli ebrei (scarpe, lenzuola, lavabi, stracci...) mentre si accetta l'annessione al Reich del Trentino Alto Adige e del Friuli Venezia Giulia (le terre per cui si era sparso il sangue nella I.G.M.), e mentre si consente l'arruolamento forzato nella Wermacth dei cittadini italiani di lingua tedesca che nel '38 avevano deciso di rimanere italiani (il Battaglione Bozen che sarà colpito a Via Rasella era fatto tutto di italiani, che si "rifiutarono" di eseguire loro stessi la rappresaglia)
Non dobbiamo chiedere scusa proprio a nessuno.Per cui, secondo me, chi si dice fascista dovrebbe chiedere scusa agli italiani di religione ebraica, non continuare ad addebitargli responsabilità campate in aria.
E sarebbe ora, sempre secondo me, di aprire un bel dibattito nella destra radicale sulla questione ebraica e sull'alleanza con Hitler, basando il tutto sui fatti storici e non sui fumi ideologici che dopo settanta anni dovrebbero essere ormai svaniti.
L'alleanza con Hitler oggi si dice che fu il più grande errore di Mussolini, ma se avessimo vinto la guerra a quest'ora sareste tutti in camicia nera a gridare "eja eja alalà" inneggiando al Duce e magari pure al Fuehrer e alla Germania nazionalsocialista.
Io - personalmente - non sono nazionalsocialista e non ritengo che quell'ideologia debba essere esaltata acriticamente. Così come non fu tutto rose e fiori nel Terzo Reich, come credono certi fanatici in preda a pulsioni adolescenziali. Ma non sono questi i rimproveri da fare nè al Terzo Reich nè all'Italia fascista.
Cordialità