Originariamente Scritto da
Roatta Mario
'I soldati iugoslavi non ebbero bisogno di raccomandazioni per comportarsi come era stato loro ordinato. Presero a massacrare indistintamente fascisti e no, borghesi e umili lavoratori: nessuna distinzione, si trattava di italiani e come tali meritevoli di disprezzo e di morte. Non era neanche il caso dì utilizzare i cimiteri. La natura aveva fornito ai luoghi delle comode fosse, migliala di caverne, foibe profondissime: ottimamente il colmarle con gli italiani!' ... E non solo con gli italiani, aggiungeremo noi, visto che a Basovizza furono rinvenute 23 salme di soldati neozelandesi. Continua il Simiani: 'II massacro si prolungava in modo impressionante, con metodi che facevano rabbrividire. Intere famiglie venivano trucidate e subito seppellite. Furti, rapine, soprusi, violenze di ogni genere e stupri erano il meno cui si dedicavano i proletari slavo-comunisti ai danni dei proletari italiani. Questi, a scanso di equivoci, venivano tutti dichiarati fascisti e criminali di guerra, pertanto meritevoli della pena di morte... Altro fenomeno non meno riprovevole era quello della acquiescenza dei comunisti italiani non solo triestini [per la cronaca, il capo dei comunisti triestini era al tempo Vittorio Vidalt] che, occupati a stalinizzare la Nazione, a combattere ogni forma di nazionalismo interno, anche il più umano e moderato, plaudivano all'opera del compagno Tito, pronti a cedergli tenitori italiani, non vedendo nelle pretese iugoslave quello stesso nazionalismo che essi ripudiavano e combattevano in casa loro'. Ad un certo momento, temendo che Trieste sarebbe potuta divenire una base navale sovietica, Alexander impose a Tito il ritiro dalla città, facendogli capire che, se non l'avesse fatto con le buone, l'avrebbe dovuto fare con le cattive. Ringhiando, gli iugoslavi (a cui ci guardiamo bene di affibbiare una 'colpa collettiva') se ne andarono il 12 giugno, ma rimasero a Pola, a Fiume e a Zara, terre dove, come in tutta la Jugoslavia, l'OZNA, la polizia politica titina, instaurò il suo sistema repressivo. Secondo i calcoli incompleti del Centro Studi Adriatici, le vittime di Tito nella Venezia Giulia del 1945 furono 10.000, senza contare quelle della Dalmazia. Soltanto nel 1980, dopo l'inizio del declino del partito comunista italiano (1976), il governo di Roma avrà il coraggio di proclamare le foibe monumento nazionale.(da 'In nome della resa', pag.548-549)
Cmq dimentichi qualche piccolo dettaglio riguardo le foibe.... tipo che gran parte di queste cavità si trovavano prima in zona di guerra e in seguito in zona jugoslava. Dunque in totale impossibilita di accedervi salvo in rari casi. Parli della foibe come se fosse un tombino che basta aprire per svelarne il contenuto. Manco vi sforzate di capire che conformità hanno. Manco sapete che solitamente le entrate delle foibe venivano fatte saltare o vi si gettava dentro materiale di scarto...
Il dato più vicino alla realtà rimane 10.000/15.000 vittime. E non è fantasia.