Approvata la riforma voluta dal presidente Evo Morales: il sistema previdenziale torna in mano pubblica e l'età minima scende da 65 a 58 anni. La protezione sarà estesa anche a chi lavora in nero e non ha alcuna copertura. Industriali sulle barricate
Mentre in tutto il mondo "sviluppato" si varano riforme che prevedono un innalzamento dell'età pensionabile, la Bolivia, guidata dal presidente Evo Morales, lancia una sfida al pianeta e taglia l'età minima di ritiro rimettendo contemporaneamente in mano pubblica i fondi pensionistici.
Il Congresso del Paese sudamericano - come riferisce l'agenzia Ap - ha infatti approvato una riforma che stabilisce a 58 anni l'età di pensionamento, a fronte dei 65 anni finora previsti per gli uomini e dei 60 anni per le donne. Una riforma fortemente voluta da Morales, che ha anche deciso di estendere la protezione pensionistica a quella maggioranza di popolazione, il 60 percento che lavora in nero e non ha alcuna copertura.
Sulle barricate la federazione delle imprese boliviane che si è scagliata contro una riforma che ritiene "insostenibile". Gli industriali richiamano l'esperienza di 30 anni fa quando le pensioni pubbliche, finite al collasso erano state affidate a due maxi fondi privati, uno gestito da Zurich Financial, l'altro da Bbva.
Ma ora questi due fondi torneranno sotto il controllo pubblico. Verrà creato un "fondo di solidarietà" a cui dovranno contribuire lavoratori e imprese, e che erogherà, secondo questo progetto, pensioni minime a coloro che abbiano effettuato versamenti volontari per almeno 10 anni.
03/12/2010 183
Bolivia controcorrente, si andrà in pensione prima