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    Predefinito USA: i lobbisti hanno comprato il congresso

    STATI UNITI: I LOBBISTI HANNO COMPRATO IL CONGRESSO
    DI LINDSAY RENICK MAYER
    voltairenet.org


    Se da un punto di vista democratico, il Congresso degli Stati Uniti è l’istituzione più corrotta del mondo, non vi è nulla però sul piano penale. In tutta legalità i gruppi di interesse hanno speso 32 523 dollari per ogni parlamentare e ogni giorno di sessione per comprare i loro voti. Ciò che altrove è giudicato come un’attività criminale è ammessa come un semplice affare in un paese che rifiuta la nozione di interesse generale e fonda la rappresentatività parlamentare su coalizioni di interessi particolari.

    Gli “interessi particolari”[1] hanno versato più di 3,2 miliardi di dollari ai lobbisti di Washington nel 2008, più di ogni altro anno oggetto di studio, informa una ONG, il Center for Responsive Politics. [2] Questa cifra rappresenta un aumento record del 13,7% rispetto al 2007, quando si era già speso il 7,7% di più del 2006.

    Il Centro calcola che i gruppi di interesse abbiano speso in attività di lobbying 17,4 milioni di dollari al giorno di lavoro parlamentare nel 2008, cioè in media 32 523 dollari al giorno per legislatore. Sheila Krumholz, direttrice del Centro, indica: “il governo federale distribuisce miliardi ogni giorno; ciò rappresenta un lavoro sicuro per agenti capaci di staccare una parte della torta al profitto delle grandi società e dei settori di attività”.

    I gruppi di interesse delle industrie legate alla sanità hanno speso più di ogni altro settore economico per il lobbying federale. L’”investimento” di 478,5 milioni di dollari gli vale la palma per il terzo anno consecutivo. Superano il settore finanziario (insieme alle compagnie d’assicurazione e immobiliari), che ha sborsato 453,5 milioni nelle attività di lobbying.


    L’industria dei prodotti farmaceutici/sanità ha sborsato 230,9 milioni di dollari, portando ad un ammontare totale degli ultimi undici anni a più di 1,6 miliardi. Questa (l’industria dei prodotti farmaceutici/sanità) è seguita, per il 2008 dal settore particolarmente redditizio delle installazioni elettriche, con 156,7 milioni; poi le assicurazioni, con 153,2 milioni, e alla fine il petrolio e il gas con 133,2 milioni. I gruppi pro-israeliani, le imprese di trasformazione alimentare e l’industria del petrolio e del gas sono i settori che hanno maggiormente aumentato la loro contribuzione all’attività di lobbying nel 2008, in percentuale rispetto all’anno precedente.

    Il settore finanziario, quello delle assicurazioni e le compagnie immobiliari hanno sgomitato per ottenere dal Congresso una buona parte del pacchetto di aiuti di urgenza di 700 miliardi, approvato alla fine del 2008. La maggior parte delle società che hanno ridotto le proprie contribuzioni all’attività di lobbying sono quelle che hanno depositato il bilancio o il cui controllo è passato nelle mani del governo federale, mettendo fine alle loro attività di lobby.

    “Sebbene alcuni interessi finanziari, di compagnie d’assicurazione e di beni immobiliari si siano ritirati l’anno scorso, hanno ancora distribuito più di 450 milioni di dollari per influenzare le politiche di mercato. Questo danaro può comprare una buona dose di influenza, è una parte di ciò che il settore finanziario raccoglie in cambio con il programma governativo d’aiuto d’urgenza”, fa notare Krumholz.

    Le associazioni legate ai mercati finanziari e immobiliari, così come i gruppi di proprietari immobiliari figurano tra le organizzazioni che hanno maggiormente aumentato le loro spese in lobbying, nel 2008: l’Associazione nazionale degli agenti immobiliari del 25%, passando dal 13,9 al 17,3 milioni, l’Associazione americana dei banchieri ha sborsato 9,1 milioni di dollari nel 2008, cioè il 47% in più rispetto al 2007.
    Tra gli altri gruppi industriali che hanno maggiormente fatto circolare mazzette nel 2008 figurano: il Consiglio privato di equità, l’Associazione dei banchieri ipotecari degli Stati Uniti e la Tavola rotonda dei servizi finanziari.

    La Camera di Commercio degli Stati Uniti resta il primo investitore in lobbying per l’anno 2008, con circa 92 milioni, cioè più di 350 000 dollari a giorno lavorativo ed un aumento del 73% rispetto al 2007. Le associazioni patronali nel loro insieme hanno aumentato le loro spese di lobbying del 47% tra il 2007 e il 2008.

    Alcune industrie sembrano aver operato forti tagli in questo genere di spese, ma non hanno per questo totalmente rinunciato a queste pratiche. La contribuzione delle compagnie automobilistiche è diminuita del 7,6% passando da 70,9 a 65,5 milioni di dollari, un netto cambiamento rispetto agli anni precedenti dal momento che i fabbricanti e i distributori avevano aumentato questo tipo di spese del 21% tra il 2006 e il 2007. Tra il 2007 e il 2008, la lega dei fabbricanti di automobili, che insieme ai “tre grandi di Detroit” (General Motors, Ford, e Chrysler) è stata ricevuta al Congresso per chiedere gli aiuti, ha ribassato le proprie spese di lobbying del 43%, passando così da un totale di 12,8 a 7,3 milioni di dollari. Solo Ford ha leggermente accresciuto le sue spese, ma solamente dell’8% (da 7,1 a 7,7 milioni).

    Tra le imprese di lobbying di Washington, Patton Boggs ha comunicato il reddito in lobbying dichiarato più elevato per il quinto anno consecutivo: 41,9 milioni di dollari, ciò che rappresenta un aumento superiore al 20% rispetto al 2006. Tra i clienti più generosi dell’azienda figurano Cerberus Capital Management, fabbricante di dolciumi e mangimi per animali Mars, il gruppo di comunicazioni Verizon, i gruppi farmaceutici Bristol-Myers Squibb e Roche, così come l’Associazione americana per la giustizia (un tempo conosciuta sotto il nome di Associazione degli avvocati difensori degli Stati Uniti).

    Un annuncio diceva: ”Licenziato e in cerca di impiego? L’industria di lobbying ha bisogno di voi!” Da quando abbiamo pubblicato questo articolo su OpenSecrets.org nel gennaio 2008, l’industria del lobbying non ha smesso di crescere, mentre le altre entravano in recessione, condannando alla disoccupazione centinaia di migliaia di cittadini statunitensi. Questa crescita si spiega in parte con la recessione economica: molti quadri cercano l’aiuto del governo per rimettere in sesto le loro imprese. Altre traggono semplicemente i vantaggi dei numerosi pacchetti paracadute governativi.

    Finché esisterà un governo federale che distribuisce fondi, gli agenti del lobbying aumenteranno le loro spese di anno in anno per guadagnare i favori di quelli che fanno le leggi. Vediamo questo genere di spese crescere di anno in anno – più del cento per cento negli ultimi dieci anni – e l’aumento di attività che ha caratterizzato il primo trimestre del 2009 indica che la tendenza si manterrà anche nel prossimo futuro. Basandosi sui dossier dell’Ufficio dei registri pubblici del Senato, il Center for Responsive politics (CRP) ha constatato tra gennaio e marzo una crescita del lobbying rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente dell’ordine di 2,4 milioni di dollari. I sindacati professionali, organizzazioni e imprese hanno versato per il primo trimestre 2009 almeno799,7 milioni di dollari ai venditori di influenza al Congresso degli Stati Uniti, contro 797,2 milioni per lo stesso trimestre 2008. L’aumento può sembrare irrisorio rispetto ai miliardi investiti ogni anno in questa attività, ma in questa epoca di turbolenze economiche è innegabile che ciò rappresenti un forte flusso di reddito per una sola industria.

    Detto ciò, le industrie avendo riportato sulla stampa con grande rilievo la questione dei fondi richiesti e ricevuti dal governo federale, hanno diminuito le loro spese di lobbying durante il primo trimestre 2009, rispetto allo stesso periodo del 2008. I beneficiari delle liquidità distribuite in virtù del programma di salvataggio degli attivi finanziari del governo federale (Troubled Asset Relief Program, TARP) hanno distribuito meno danaro ai loro agenti che nel corso di qualsiasi trimestre 2008, forse perché hanno dovuto far fronte alle nuove regole restringendo i loro contatti con i funzionari pubblici in cambio di un programma di aiuti urgenti. Il CRP ha constatato che i beneficiari del TARP hanno speso 13,9 milioni di dollari al primo trimestre 2009, contro 20,2 milioni dal gennaio al marzo 2008 e 17,8 milioni dell’ultimo trimestre 2008. Mentre il governo distribuisce miliardi, queste somme sembrano irrisorie in confronto ai pagamenti raccolti dalle società.

    Lindsay Renick Mayer
    Fonte: Réseau Voltaire
    Link: États-Unis : les lobbyistes ont acheté le Congrès [Voltaire]
    18.11.2010

    Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUSANNA TROIANO

    NOTE
    [1] Nota del traduttore: eufemismo che indica i gruppi di pressione che esercitano la loro influenza sui poteri pubblici: il Congresso, la Casa Bianca e i tribunali
    [2] Open Secrets.org, “Washington Lobbying Grew to $3.2 Billion Last Year, Despite Economy”, di Lindsay Renick Mayer Center per Responsive Politics.
    [3] Per saperne di più sul funzionamento del lobbying negli Stati Uniti e il traffico di influenze, consultare il blog CRP, su: OpenSecrets Blog | OpenSecrets

    Aggiornamento di Lindsay Renick Mayer su Open Secrets.org

  2. #2
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    Predefinito Rif: USA: i lobbisti hanno comprato il congresso

    adesso si capisce meglio xkè Warren Buffet, 3° uomo + ricco al mondo con un patrimonio di 50 miliardi d $, in questo ultimo anno fiscale pagherà tasse x i 19% del proprio reddito , mentre la sua segretaria, pochi migliaia di $ al mese paga il 37% di tasse

 

 

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