Originariamente Scritto da
Giò91
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Lo storico Renzo De Felice, che non è fra i fautori della simbiosi Cattolicesimo-Fascismo, così commenta gli accordi del '31 fra regime fascista e Chiesa ed i rapporti che ne susseguirono:
Ufficialmente, dopo l'accordo del 2 settembre i rapporti tra il Vaticano e palazzo Venezia furono per vari anni, grosso modo sino al '38 (quando peggiorarono nuovamente per il riproporsi della questione dell'Azione Cattolica e per l'insorgere di quello della razza), ottimi. Il sigillo, che doveva mostrare al mondo che la crisi era ormai sepolta e che un nuovo periodo di amicizia e di collaborazione si era aperto, fu in questo senso costituito dalla visita che l'11 febbraio 1932, nel terzo anniversario della Conciliazione, Mussolini fece a Pio XI in Vaticano.
Renzo De Felice, Mussolini il duce-gli anni del consenso
A proposito, vale la pena riportare il testo del colloquio che ebbero proprio Mussolini e Pio XI, tratto dal resoconto che ne fece Mussolini privatamente:
Colloquio col Papa, ore 11 del giorno 11 febbr. 1932 in Vaticano. Le prime battute sembrano imbarazzate. Il S.P. mi porge la mano e mi invita a sedere. "Le porgiamo il benvenuto in questa che essendo la casa del Padre è la casa di tutti". In primo luogo mi domanda notizie di Edda a Sciangaai (sic). Il pensiero è molto gentile ed io lo ringrazio profondamente. "Sono molto lieto di questo incontro e per il fatto in sé e per il giorno. Ciò mi dà l'opportunità di esprimerle il mio compiacimento, la mia soddisfazione e la mia riconoscenza per il modo col quale le cose vanno almeno da qualche tempo a questa parte e dovunque, salvo eccezioni. Mi compiaccio che sia stato processato e punito il direttore dell'Araldo della verità, di Firenze che aveva tenuto un linguaggio assolutamente indegno nei confronti della S.S. e miei".
"Ma sulla propaganda protestante si converge la mia attenzione poiché essa fa progressi, in quasi tutte le diocesi d'Italia come risulta da una inchiesta che ho fatto fare dai Vescovi. I protestanti tengono un contegno audace, e parlano di 'missioni' da svolgere in Italia. A ciò ha giovato la legge sui culti ammessi - invece che tollerati".
Io osservo che secondo i dati dell'ultimo censimento i protestanti sono appena 135 mila, dei quali, trentasettemila stranieri contro quarantadue milioni di cattolici.
"E' vero, continua il S. Padre, l'Italia è fondamentalmente cattolica e questa è una condizione di privilegio anche dal punto di vista nazionale, ma appunto perciò bisogna vigilare".
Avendogli chiesto quali erano i punti più particolarmente dolenti di questa situazione il S.P. mi ha citato Firenze, Spezia, Piazza Armerina (Riesi) e mi ha consegnato un apposito memoriale sulla questione.
"Mi compiaccio anche per le misure adottate onde ai giovani della premilitare e ai Balilla sia resa possibile l'osservanza del precetto festivo, ma certo 'vadevecum' che si è distribuito fra i premilitari e gli avanguardisti, non è che fomite e avviamento di corruzione. Sono i padri cristiani che mi fanno prima di ogni altro segnalazioni del genere. Comprendo che in questo mondo né tutto il bene si può fare, né tutto il male evitare. Sono anche soddisfatto che si sia frenata la licenziosità di certa stampa che circola anche fra i giovani, con effetti deleteri. Sono lieto dell'interessamento del governo per la costruzione o ricostruzione nelle zone terremotate, delle Case parrocchiali, che mancano quasi totalmente in talune zone d'Italia. Sono ben 4000 e più che bisognerebbe costruire. Speriamo con l'aiuto della Provvidenza di riuscire. Ma ci sarà lavoro anche per i nostri successori. Una chiesa aperta è salvaguardia non solo per le anime, ma anche per il paese. I buoni cristiani-cattolici, non possono essere che degli ottimi cittadini".
"Debbo anche esprimere la mia soddisfazione per la rapidità con cui in questi ultimi tempi, si è risposto dal Governo per nomine dei Vescovi. Alcune grandi diocesi sono così andate a posto, senza lunghe 'vacanze' che non giovano ad alcuno. Spero che accadrà la stessa cosa per le nomine future".
"Sono lieto che si sia ristabilita la compatibilità fra il Partito fascista e l'Az. Cattolica. Se mai, le difficoltà avrebbero dovuto partire dalla parte cattolica. Ma io non vedo, nel complesso delle dottrine fasciste - tendenti all'affermazione dei principi di ordine, di autorità e di disciplina - niente che sia contrario alle concezioni cattoliche".
"E mi spiego anche la sua reiterata affermazione - un po' meno frequente in questi ultimi tempi - del totalitarismo fascista. Nell'ambito dello Stato questo totalitarismo si comprende, ma oltre gli interessi materiali, ci sono quelli delle anime, e qui entra in azione il 'totalitarismo cattolico'".
Il S.P. a questo punto prende un libro, cerca una pagina e quindi riprende.
"Ecco un libro di Manzoni, non abbastanza conosciuto 'La morale cattolica'. Manzoni, in genere, è uno scrittore cauto e moderato, ma in questo periodo sembra stringere il pugno. Quando, dice Manzoni, Cristo disse agli apostoli 'Eunte et docete omnes gentes' affidò alla Chiesa un mandato divino, un ordine che la Chiesa deve rispettare (eseguire)".
Io condivido l'opinione del S.P. - Stato e Chiesa agiscono su due "piani" diversi e possono quindi - delimitate le loro reciproche sfere di attività - collaborare insieme. Il Santo Padre ritiene questa collaborazione tanto più necessaria in questi tempi di crisi e di grande miseria.
"Ricevo, continua il S.P., missive di ogni genere e tutte chiedenti soccorso. Le nazioni che una volta offrivano oggi chiedono. Il mondo è turbato. Quello che accade nell'estremo oriente nasconde forse una lotta più grande per il dominio del Pacifico".
Il S. Padre mi domanda quindi notizie di Ginevra. Gli rispondo che, dopo specialmente il discorso Grandi, le azioni del disarmo sono in aumento.
"Sono stato io, dice il S. Padre, che ho invitato a chiamare sull'Oss. Rom., 'coraggiose' le parole di Grandi".
Io: "Certo una parola di Vostra Santità, darebbe un impulso fortissimo al problema".
Il Santo Padre: "Dirò domani in San Pietro qualche cosa sull'argomento senza scendere naturalmente in dettagli".
A questo punto io aggiungo che oltre alla riduzione degli armamenti, occorre la cancellazione dei debiti (e riparazioni), l'abbassamento delle frontiere doganali, la smobilitazione dell'oro perché la crisi si risolva.
Il Santo Padre consente e osserva che nella storia ci sono state delle crisi, la cui cronicità è durata dei secoli, come quella che contristò il mondo nei secoli V, VI, VII e che si risolse al tempo di Carlo Magno. Certo che una crisi non può diventare "cronica" senza mettere in pericolo la stessa vita dei popoli.
"Accanto a queste ragioni di ordine generale che Ci contristano, continua il Santo Padre, vi è un triangolo dolente che aumenta il Nostro dolore: il Messico, paese infeudato totalmente alla Massoneria; la Spagna dove lavorano bolscevismo e Massoneria, e la Russia che procede nella sua opera di scristianizzazione di quel popolo. Ho ricevuto, proprio in questi giorni, il terzo volume della biblioteca anti-religiosa russa. Sotto vi è anche l'avversione anti-cristiana del giudaismo. Quando io ero a Varsavia, vidi che in tutti i reggimenti bolscevichi, il commissario civile o la commissaria erano ebrei. In Italia, tuttavia, gli ebrei fanno eccezione. Ho avuto - un tempo - dimistichezza col vecchio Massarani, che era il padrone di Balsamo Monzese, e che dotò la Chiesa del Paese di una Via Crucis; con Elia Lattes; e sono stato anche scolaro del rabbino di Milano, da Fano, quando volli penetrare certe 'nuances' della lingua ebraica".
"Ora le voglio dare a ricordo di questa giornata tre medaglie, due delle quali ricordano la Conciliazione e la terza la radio. Talvolta, penso, come sarebbe stata facilitata la propaganda di Pietro e Paolo, se avessero avuto a loro disposizione questo mezzo. E' incredibile il cammino che essi compirono, giovandosi dei mezzi del loro tempo!"