Originariamente Scritto da
Ludis
Ripresa senza sprint per i robot
Il 2010 si chiuderà comunque con il segno positivo, e questa è certamente una buona notizia dopo un anno terribile per l'industria robotica italiana, quarto produttore mondiale dopo Cina, Germania e Giappone. Ma a consuntivo la crescita sarà quasi dimezzata rispetto alle rosee previsioni di metà anno.
Secondo i dati che l'Ucimu, l'associazione dei costruttori di macchine utensili, robotica e automazione, presenterà in settimana, la produzione crescerà del 3,3%, ben al di sotto di quel +6% previsto dopo i primi due trimestri dell'anno sulla spinta dei consumi interni.
Per il 2011, però, è attesa un'accelerazione del 9 per cento. «Restiamo ancora lontani dai livelli record del 2007 e 2008 - spiega il presidente di Ucimu, Giancarlo Losma - ma è comunque un consolidamento dell'inversione di tendenza cominciata quest'anno dopo il -30% del 2009». Un trend che però non consente illusioni:
«Passeranno 4 o 5 anni prima di rivedere i volumi degli anni d'oro, quando c'era una domanda enorme di tecnologia, ma che ci lasciano un'eredità pesante in termini di eccesso di capacità produttiva». La produzione della robotica italiana valeva in quel periodo più di 5,8 miliardi di euro contro i 4,2 di quest'anno. Un biennio anomalo, dunque, come è emerso nei giorni scorsi anche dalla presentazione del preconsuntivo dell'industria meccanica varia e affine (Anima), in cui - ha sostenuto Marco Fortis della Fondazione Edison - la domanda era sostenuta soprattutto dall'incontrollata crescita del debito, pubblico e privato, in tutto il mondo.
I segnali positivi comunque ci sono, come testimonia l'andamento delle esportazioni del settore che nel 2010 rivedranno il segno positivo (+3,1%) per migliorare ulteriormente a +7,1% l'anno prossimo. Nel 2009 la caduta era stata di oltre il 24%. Fa ben sperare il forte recupero degli Stati Uniti dove a ottobre gli ordini sono cresciuti del 155% su base annua, portando sopra l'83% il recupero sul 2009.
I consumi interni sono stati molto condizionati dalle agevolazioni fiscali per il rinnovo dei macchinari previste dalla Tremonti-ter. Che però è andata in soffitta a fine giugno. «Anche così si spiega il crollo del terzo trimestre - sottolinea il direttore generale di Ucimu, Alfredo Mariotti - seguito da un assestamento negli ultimi tre mesi dell'anno, ma solo grazie al buon andamento dei mercati esteri che stanno compensando la stasi della domanda domestica». In cifre, il 2010 ha registrato una crescita del 3,8% delle consegne di macchine utensili in Italia, dopo il -37,6% del 2009. Per il prossimo anno Ucimu è ottimista e vede più che triplicata la domanda di macchine italiane da parte delle aziende nazionali. Comprese le importazioni (che hanno recuperato il 12%), i consumi interni di macchinari quest'anno sono cresciuti del 6,5%. «Per il 2011 - aggiunge Losma - il dinamismo registrato sul mercato domestico nel quarto trimestre prefigura un ulteriore recupero dell'11,5% per un valore complessivo di oltre 2,7 miliardi di euro».
Nel 2009 l'Italia era il quarto paese per i consumi di macchine utensili, dietro a Cina, Germania e Usa. La timida ripresa si coglie anche da altri indicatori, per esempio l'utilizzo della capacità produttiva che nell'ultimo trimestre è tornata sopra il 70%, riavvicinandosi ai livelli di fine 2008. Anche se, è bene ricordare, nel frattempo qualche azienda è stata costretta a chiudere e la capacità disponibile è diminuita. Si allunga, inoltre, il periodo di produzione assicurata dagli ordini già in carnet: i mesi sono ormai più di cinque, quasi come due anni fa. Nel quinquennio 2007-2011, emerge con chiarezza come le imprese del settore siano state in qualche modo costrette ad aprirsi sempre di più ai mercati internazionali: quest'anno la quota di export sulla produzione è del 61,6% contro il 53,3 per cento del 2007. Un lieve calo è previsto per l'anno prossimo. L'export resta in ogni caso fondamentale: nel 2009 l'Italia era il terzo paese nelle vendite all'estero, con una quota superiore al 12%, dietro a Germania (26,3%) e Giappone (15,7%).
Nel 2010 Brasile, Russia, India e Cina (i Bric) sono tra quelli in cui l'incremento della domanda di macchine italiane è stato più consistente. Si va dall'84% dell'India al +47,7% del Brasile. L'export verso la Cina è aumentato del 13,3%, ma il colosso asiatico assorbe già quasi il 16% delle nostre esportazioni. Nella top ten delle esportazioni spicca l'Iran con un +312% nei primi nove mesi del 2010, al settimo posto per valore delle vendite. Una performance eccezionale concentrata nel primo semestre e che non è destinata a ripetersi dopo l'embargo Onu scattato l'estate scorsa.
Fonte:
Ripresa senza sprint per i robot - Il Sole 24 ORE
Anche ieri avevo messo un piccolo articolo sull'industria in cui si notava che il nostro export è agganciato a Cina,India e Brasile.