E' un po' poco. Ma de gustibus non disputandum est
La tua domanda è regolarmente pervenuta alla loggia.
Anch'io fui gammarata in gioventù, poi Abdulnur mi ha fatto capire che non era il caso di discutere di colore di capelli e forma del naso quando ci sono gli altri fuori a fare la storia.
Il gran maestro ti comunica: AFRE234FR23FFONEV .
Ovviamente hai ben compreso.
Preferisco di no.
Ma se il drogato è felice sulla panchina sono contento per lui, potrà esserci una differenza nei soldi che ci girano per le mani, ma non si può estendere a tutti una simile visione materialistica: se lui è contento di contemplare il creato con una birra in mano gli andrà bene così e non potrà dirsi più sfortunato di me. Per questo è incomprensibile il chiasso intorno a disoccupazione e salari: mostra quanto sia avida la gente.
Sì però loro dicono che è la Chiesa romana la potenza terrena che più sguazza nel lusso, nelle ricchezze e nei giochi di potere; ad ascoltarli verrebbe voglia di entrarne a far parte.
Ultima modifica di Astaroth; 20-12-10 alle 01:04
Comincio a pensare che si dovrebbe introdurre un bienno di povertà obbligatoria con 1000€ al mese e lavoro precario lontano dalle famiglie, per tutti i giovani cittadini, in sostituzione della vecchia leva: con il passare del tempo certi commenti da parte di borghesi viziati non si leggerebbero più.
Bisogna adattarsi al presente, anche se ci pare meglio il passato.
Il nichilismo attivo "raggiunge il suo massimo di forza relativa come forza violenta di distruzione", dove "relativa" significa "suscettibile di ulteriori progressi", ovvero, quella stessa forza che mette alle corde il senso dell'essere dell'uomo e del mondo, sia a livello ontico che ontologico. Da cui "l'eterno ritorno" del nulla come forma estrema di nichilismo.
In pratica nichilista attivo è chi detiene nelle proprie mani il potenziale di distruzione totale, o buona parte di esso; chi può decidere della nientificazione letterale del mondo.
Il nichilismo passivo è invece "declino e regresso della potenza dello spirito", cioè "segno di debolezza", per cui i fini sino ad ora perseguiti si rivelano inadeguati e non trovano credito. Ha più a che vedere con la domanda filosofica intorno al "senso dell'essere". Il nichilismo passivo si pone a livello culturale come rassegnazione, come sospetto di vivere senza scopo. Per difendersi da questo "nulla" le masse cercano perciò "ciò che ristora, guarisce, tranquillizza, stordisce" e si cullano nell'immaginazione di ciò che fa comodo credere.
Ultima modifica di donerdarko; 20-12-10 alle 01:55