Imprigionato in un fisico gracile, costituzione tutt'altro che robusta, "menava le mani" in senso metaforico con insulti agli avversari.
Deputato, nel 92 è tra gli urlatori che insultano i deputati davanti a Montecitorio, tra lanci di monetine, spintoni e slogan come «Ladri», «Assassini», «Ma quale immunità». Acceso sostenitore di Mani Pulite: «Antonio Di Pietro per noi è un mito». Nel 2001 il Cavaliere lo nomina ministro delle Comunicazioni. E lo incarica di salvare il suo monopolio televisivo. Missione compiuta tre anni dopo con la legge che porta il suo nome.
Instancabile presenzialita televisivo, retorica affilata, voce squillante. A palazzo Madama durante la votazione della mozione di fiducia al governo. «Voi dell'opposizione dovete leggere di più», sbeffeggiava Gasparri in aula: «Vi consiglio 'L'oro di Mosca' di Gianni Cerqueti». Peccato Gianni Cerqueti sia un telecronista, e che l'autore del libro in questione fosse Gianni Cervetti. Risate dai banchi dell'opposizione. A elezione del presidente statunitense Barack Obama appena avvenuta: «Con Obama alla Casa Bianca Al Qaeda forse è più contenta». Il poeta di fama internazionale Mario Luzi viene eletto senatore a vita: «Non so quali poesie scriva, dice solo sciocchezze. Era meglio Mike Bongiorno».
Ai tempi dello scandalo Marrazzo, e della ricerca di un presunto politico che bazzicava gli stessi ambienti con il soprannome "Chiappe d'oro", qualcuno ha infatti osato tirare in ballo il capogruppo Pdl. «Tutto un equivoco», ha risposto lui, spiegando: «Un giorno nel '96 mi sono perso in macchina nella zona dell'Aqcua Acetosa, a Roma, un'area che pullula di transessuali, e in questo girovagare sono stato fermato dai Carabinieri, a cui ho chiesto indicazioni stradali». Tutto lì, ed è dunque del tutto falsa la voce secondo la quale ai Carabinieri che l'avrebbero fermato Gasparri avrebbe ricordato con un certa assertività che suo fratello è un generale dell'Arma. «Un rigo fuori posto e querelo», minaccia sempre Gasparri a proposito di quell'episodio. Infatti questo articolo finisce qui.
Essere Gasparri - L'espresso