Bologna.

Oggi anche lui sarà a prendere un tè a casa della candidata alle primarie Amelia Frascaroli e a parlare di «Cristiani, laicità e politica». Ma intanto, il parroco della Dozza ed ex direttore della Caritas Don Giovanni Nicolini, spiega in un’intervista al Corriere le ragioni che lo hanno spinto ad appoggiare apertamente la corsa a sindaco della sua ex collaboratrice alla Caritas.
Perché ha deciso di esporsi e di dare una mano a Frascaroli?
«Fin dall’estate mi è stato chiaro che la sua vicenda avrebbe avuto successo, un successo che lei stessa non prevedeva. C’è bisogno di una come lei perché la gente e la nostra società sono ormai al limite della sopportazione e Frascaroli rappresenta una porta aperta ad una possibilità diversa. Sapevo che le cose sarebbero andate così, la gente aspettava Amelia».
Quale sarebbe la carta vincente di Frascaroli? Cos’è che la gente aspettava?
«La sua carta vincente può essere la laicità, che per me è un grande dovere dei cristiani, un modo di vivere e di pensare che io ho imparato da Giuseppe Dossetti. E questo perché non viviamo più in un regime di cristianità ma dentro un’esperienza umana multiculturale. La laicità è il coraggio di buttare la storia di Dio nella storia comune di tutti, un’esperienza che con Amelia ho fatto quando eravamo alla Caritas».
E in che cosa si deve tradurre la laicità di Frascaroli?
«Nella ricerca e nella proposta di modi, stili e contenuti che possano essere buoni per le persone, per i bambini, per gli anziani di Bologna. La politica è il primato del progetto, servono idee e progetti per la gente, non per i cristiani. Questa laicità manca a tutti oggi, perché la politica è fatta di ideologia e di religione».
E questo fino ad oggi non è successo in questa città?
«Io sono scandalizzato da una prassi politica che non tiene conto della realtà della società, la politica la ignora, è schizofrenica. Io credo che la città di Bologna faccia paura ai partiti».
Molti cominciano a nutrire forti dubbi sull’opportunità di fare ancora queste primarie.
«Io credo che le primarie non si volessero, tanto che all’inizio si cercava quello che le potesse vincere sicuramente. Poi c’è stato questo scherzo dell’Amelia che offrendo il tè ha terrorizzato la politica bolognese. A prendere il tè da lei ci vanno anche molti anziani del partito che non ne possono più».
Per la verità le primarie non piacciono nemmeno al suo vescovo ausiliare Ernesto Vecchi che ha detto che disorientano i bolognesi.
«Non sono d’accordo. Guardi, la candidatura di Amelia è arrivata quasi per caso, ma ora è molto divertente. Le primarie danno voce ad una società che non è più d’accordo con la rigidità partitica. Io prendevo in giro Amelia e la chiamavo "Kiss me" perché quando andava in giro la baciavano tutti. Entrava dal giornalaio e la baciavano».
Capisco. Pensa che possa vincere le primarie del centrosinistra e poi diventare sindaco?
«Io credo che in ogni caso si potrà dire che è andata bene così e che ha fatto una cosa forte».
Cosa pensa delle accuse che le fanno di mancanza di competenza per il governo della città?
«Non credo che un sindaco debba essere competente, il sindaco deve essere solo un super cittadino, uno che come il parroco deve dare ascolto a tutti».
Veniamo al punto. Ad essere molto diplomatici tra la Curia e la cattolica Amelia Frascaroli, c’è un po’ di distanza e di gelo. Solo vecchie ruggini o è in gioco qualcosa di più importante?
«So che in alcune parrocchie Amelia è stata chiamata, non in questa. Io credo che Amelia desti timore in ogni forma di istituzione legata a certi principi e che magari pensa che ognuno debba fare il suo mestiere. Le istituzioni si sentono più sicure in una grande divisione di compiti».
Non crede che siamo invece di fronte ad uno scontro su alcuni valori? In una delle prime dichiarazioni pubbliche Frascaroli si è detta disponibile a celebrare simbolicamente un matrimonio omosessuale.
«Quando sento dire che ci sono valori non negoziabili io provo una certa preoccupazione. Perché il contrario di questa parola è ozio, e non possiamo tenere chiusi i valori in un armadio e non giocarli. Dio il Vangelo l’ha giocato in piazza e credo che noi dobbiamo fare altrettanto con i temi della famiglia, della pace, dei bimbi. Quando ancora era in campo la candidatura di Cevenini mi colpì una frase di Vecchi che, a chi gli chiedeva se i tanti matrimoni celebrati dal consigliere regionale gli facessero concorrenza, rispose di no perché erano tutti matrimoni naturali. Anche io non credo che un matrimonio cristiano ci perda se Cevenini ne celebra molti civili».
Il vescovo ausiliare Ernesto Vecchi ha detto che di Frascaroli non parla.
«Io credo che in fondo Vecchi apprezzi Frascaroli e dovrebbe essere tranquillo nel lasciarla esprimere perché alla fine il fondo delle cose in cui crede non verrebbe colpito o contraddetto».
Un’ultima domanda sullo stato di salute di questa città. Pensa anche lei che stia attraversando una fase di profonda decadenza?
«Faccio fatica a pensare a Bologna come ad un malato speciale, certo è una città che ha altissime potenzialità che aspettano di essere messe in pratica».

Olivio Romanini
corrieredibologna.it