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    Clandestino
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    Predefinito L'aerospazio made in Italy vola con l'export

    L'aerospazio made in Italy vola con l'export



    Quasi due anni di vita e almeno un secolo di storia, tra brughiera e nebbie, voli pionieristici nella pianura triste dove l'Alto Milanese sfuma nel Basso Varesotto. È qui, a Malpensa e dintorni, l'epicentro del distretto aerospaziale lombardo, formalizzazione di una realtà industriale importante, ad alta intensità tecnologica e pre-esistente. Che cosa è cambiato per le decine di imprese nella zona - grandi, medie, piccole - attive nel settore da lungo tempo e riunite "solo" dal febbraio 2009 in una promettente aggregazione voluta dall'Unione degli industriali varesini?


    Partita con un comitato di nove membri fondatori (Univa, appunto, Agusta Westland, Alenia Aermacchi, Aerea, Carlo Gavazzi Space, Gemelli, Secondo Mona, Selex Galileo, Spaziosystem) la famiglia è innanzitutto cresciuta e a dicembre contava una settantina di soci: «Tenendo conto che in realtà si lavora a pieno regime da un anno, è già un bel risultato. Le imprese hanno rotto il ghiaccio e non sono più diffidenti. Stanno acquisendo maggior visibilità sui mercati internazionali e, cosa non secondaria, stanno imparando a conoscersi meglio tra loro», dice Michele Graglia, presidente dell'Unione degli industriali della provincia di Varese e grande artefice dell'aggregazione.

    Aermacchi Alenia e Agusta Westland, entrambe controllate da Finmeccanica, rispettivamente concentrate nella produzione di velivoli addestratori, convertplani ed elicotteri, sono solo la punta dell'iceberg di un sistema che conta complessivamente quasi 200 aziende, da realtà storiche di medie dimensioni, come la Secondo Mona di Somma Lombardo, azienda familiare oggi alla quarta generazione, al fitto reticolo di officine terziste che oggi tornano a sperare in una ripartenza in grande stile. In questa terra di bonifiche e piste, teatro di un'industrializzazione precoce tra tessile e aeronautica, si sono sviluppate nei decenni competenze e tecnologie ad alto potenziale di commercializzazione: da qui proviene il 38% dell'export aerospaziale italiano, con un fatturato aggregato superiore ai 4 miliardi di euro all'anno e oltre 14mila addetti.

    I grandi, quelli con più di 250 dipendenti, sono 25, una trentina le medie e il resto è fatto di Pmi. Esiste già una piramide produttiva, che va dalle forniture di base (materiali metallici, plastici, vernici, sigillanti e combustibili) ai semilavorati, ai sistemi, agli equipaggiamenti (meccanici, elettro-avionici, propulsori, sensoristica) fino ad arrivare agli aeromobili e ai satelliti completamente integrati.

    Il distretto ha cominciato a fare le prime prove tecniche di aggregazione quando si è trattato di andare all'estero, alle grandi fiere di settore.

    Debutto in giugno all'Air Show di Berlino, poi partecipazione all'Aeromart di Tolosa, agli inizi di dicembre, uno degli appuntamenti b2b più importanti per quanto riguarda le attività di subfornitura. Con il cappello del distretto si sono presentate nove piccole e medie imprese: «A Tolosa abbiamo avuto 150 contatti d'affari e come distretto siamo riusciti ad incontrare il management della supply chain di Boeing. In ordine sparso sarebbe stato impensabile per i piccoli riuscire ad avere un contatto diretto con il colosso americano. Ci siamo presentati come realtà distrettuale e ciò è stato un punto di forza», racconta Claudia Mona, quarta generazione alla guida della Secondo Mona, il richiamo dell'azienda di famiglia più forte del desiderio di diventare diplomatico.

    Nell'ambito del consiglio direttivo del distretto, ha la delega per le attività di internazionalizzazione e marketing. Duecentotrenta dipendenti e 33 milioni di fatturato, di cui il 65% all'estero, la Secondo Mona è nata nel 1903 come officina per la riparazione di biciclette e ciclomotori. Oggi produce una vasta gamma di equipaggiamenti per aerei, dai sistemi di alimentazione del carburante a quelli frenanti e dei carrelli di atterraggio. Sorride e allarga le braccia, la giovane dirigente (37 anni) quando parla del protocollo d'intesa firmato col Miur e la regione Lombardia per il passaggio da distretto industriale e distretto tecnologico, indispensabile per aver accesso ai fondi nazionali per Ricerca & Sviluppo, e ancora in attesa di ratifica.

    Così come sorride e allarga le braccia, sullo stesso argomento, Michele Graglia: «La politica in questi mesi ha evidentemente avuto altre priorità». Il distretto non poteva non associarsi alle università (Politecnico di Milano e Liuc di Castellanza) e a numerosi centri di ricerca, ma è dai fondamentali dell'educazione tecnica che ha deciso di partire organizzando corsi di aggiornamento per i docenti dei vari Itis di zona. L'iniziativa – buon segno – ha registrato il tutto esaurito tra i prof.

    I NUMERI
    200 L'indotto
    Il numero di società presenti in Lombardia che operano nell'indotto aerospaziale
    14.500 Gli addetti
    Il numero di addetti impiegati
    4 miliardi Il fatturato
    Il fatturato sviluppato dal sistema aerospaziale lombardo supera i quattro miliardi
    38% La quota export
    L'export del distretto lombardo rappresenta il 38% dell'export complessivo dell'industria aerospaziale nazionale

    Fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/econo...?uuid=AYfz6gvC
    Ultima modifica di Ludis; 30-12-10 alle 18:52

 

 

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