Noi abbiamo costruito una lista repubblicana per pol perché non siamo interessati a riprodurre la divisione politica in atto del paese ma a conseguire il bene supremo della Repubblica che non comprende né gli interessi di Berlusconi, né quelli di Prodi.
Siamo consapevoli che il governo di centrodestra non è stato all’altezza della crisi italiana e che ha dato adito a sospetti e a polemiche di grande parte dell’opinione pubblica nazionale; vediamo anche che fin dai primi passi il nuovo governo di centrosinistra non è stato nemmeno capace di affrontare i principali problemi nazionali, perdendosi in polemiche di retroguardia eattuando provvedimenti odiosi. Perché doverli sostenere, sapendo che fra dieci anni le contraddizioni presenti nei due campi sono destinate ad esplodere?
L’unico compito degno di questo nome che spetta ad una forza politica, prevede la ripresa, il rilancio, lo sviluppo del paese, e per fare questo occorre saper valutare criticamente le condizioni politiche ed economiche dell’Italia senza pregiudizi ideologici: questa è sempre stata l’ambizione più alta della tradizione repubblicana a cui la lista si richiama.
Una tradizione democratica, liberale, progressista che ha percorso la storia italiana dal Risorgimento, all’Antifascismo e che ha avuto pagine fondamentali nella realizzazione dell’Unità d’Italia, nella Liberazione, nel referendum contro la monarchia.
Ma la forma repubblicana che si è dato il Paese dal 1948, non è tale da riconoscersi completata, se non altro perché su di essa hanno pesato ipoteche culturali : il cattolicesimo ed il socialismo, che avevano altre finalità dal bene dello Stato nazionale indipendente. Il cattolicesimo ha come punto di riferimento i valori del Vaticano; il socialismo, i valori di una classe sociale su scala internazionale. Le due tradizioni si sono molto evolute ovviamente, ed è oggi possible stringere con loro forme di collaborazione, a patto che non ricadano nel loro difetto di forma: subordinare l’interesse nazionale ai loro principi.
Per i repubblicani il solo principio è l’interesse nazionale unito con l’interesse della Repubblica. Considerando l’arretratezza fisiologica del nostro Paese in alcuni campi specifici di importanza fondamentale- il mercato del lavoro, la ricerca scientifica, la competitività del sistema, la produttività dello stesso, l’occupazione, - la spesa pubblica - poiché è nostra comune idea che solo un forte sviluppo economico possa dare progresso sociale e civile- , siamo convinti che all’Italia servano riforme profonde e radicali.
Per questo noi aspiriamo ad essere una forza riformatrice che si oppone a tutte le istanze conservatrici, di destra, di sinistra, centro, che difendono interessi consolidati. Il nostro proposito è quello di avversare gli assetti stabili che condannano il paese all’immobilismo ed al decadimento.
Negli anni noi abbiamo guardato all’Europa occidentale come ad una realtà capace di trasformazione e di innovazione, tecnologica e politica nel suo asse fondamentale con gli Stati Uniti d’America, a cui legare saldamente l'Italia. Ancora riteniamo di doverlo a fare, considerando che i valori di libertà e di progresso realizzati nel dopoguerra come conquiste fondamentali dei nostri popoli vadano difesi da ogni minaccia si profili all’orizzonte e consolidati.