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    GIUDEO-PROTESTANTESIMO ANGLICANO

    d. CURZIO NITOGLIA

    30 dicembre 2010

    Giudeo protestantesimo

    Lo scisma anglicano

    I protestanti in Inghilterra, dopo lo scisma di Enrico VIII, erano composti da una rete di famiglie diventate economicamente e politicamente molto potenti. I due tratti distintivi della Cristianità pre-riformistica erano stati: a) il primato dello spirituale sul temporale, della Chiesa sullo Stato; b) l’opposizione della Chiesa cattolica all’usura e alla “crematistica”[A]. Di conseguenza, la separazione del Regno dal Papato e il desiderio di trarre profitto dall’usura diventarono uno dei principali incentivi alla lotta rivoluzionaria anglicana contro l’egemonia della Chiesa nella cultura europea. Infatti non si può chiamare religione in senso proprio l’anglicanesimo, nato dalla lussuria del re Enrico VIII, dalla sete di rivolta contro Pietro e dal desiderio di arricchirsi a spese dei beni della Chiesa romana. Piuttosto esso è un concentrato delle tre concupiscenze (sensualità, orgoglio ed avarizia) erette a “contro-religione”. Questa rudimentale alleanza tra libertinismo (libero divorzio), liberalismo (separatismo tra Stato e Chiesa), ipercapitalismo (inteso come “crematistica” o arte di arricchirsi in quanto fine, vedi nota n° 1) e rivoluzione fece la sua prima comparsa in Inghilterra quando il Re, volendo divorziare dalla sua legittima sposa, si separò dal Papa facendosi “papa” di se stesso e le famiglie “nobiliari” si arricchirono, molto poco nobilmente, con i profitti delle terre della Chiesa, diventando l’élite conservatrice della Gran Bretagna, ove, come anche nel resto del mondo, non sempre nobiltà è sinonimo di élite o “aristocrazia” e viceversa.

    Ebraismo in Inghilterra

    Gli anglicani in materia economica si ispirarono agli ebrei (cfr. M. Jones, The revolutionary Jew, New York, 1991), che erano stati ufficialmente espulsi dall’Inghilterra nel 1290 dopo l’omicidio rituale del piccolo Richard da Norwitch[B]. Espulsioni di questo tipo solitamente riguardavano gli ebrei che volevano continuare ad essere praticanti (soltanto 16.000 ebrei abbandonarono l’Inghilterra nel 1290), mentre la maggioranza continuava nel proprio precedente stile di vita da marrani sotto la maschera del cristianesimo. Gli ebrei rimasti come marrani fornirono una rete naturale e un sistema di sostegno per gli altri ebrei, che tornarono segretamente in Inghilterra nel corso dei secoli successivi, a partire da Oliviero Cromwell. Allora i tempi erano oramai maturi per un allargamento sempre più vasto dell’influenza ebraica sulla cultura inglese, dietro la maschera della fede “riformata” o anglicana. Il cambiamento nella cultura inglese durante questo periodo e la conseguente crescita della Gran Bretagna come nazione filo-semitica sono stati notati da molti. Barbara Tuchman, storica statunitense, ha osservato che «l’Inghilterra cambiò» nel corso del XVI secolo, anche se «non si può fissare una data esatta [...] di quando il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe è diventato il Dio inglese» (1) e «Gli eroi del Vecchio Testamento sostituirono i Santi cattolici» (2).

    La “sola Scriptura” come grimaldello di giudaizzazione

    La Tuchman ritiene che la ragione principale della ebraizzazione dell’inghilterra fu la traduzione more rabbinico da parte di William Tyndale della Bibbia, che cominciò ad essere contrabbandata in Inghilterra nel 1526, trasportata da mercanti ebrei sefarditi nei falsi fondi di botti di vino. La traduzione di Tyndale della Bibbia – secondo Tuchman – fece dell’Inghilterra una nazione giudaizzante, da allora fino al momento dell’accordo Balfour (1917), che stabilì la presenza ebraica in Palestina, perché ogni volta che la Bibbia viene strappata al suo contesto diventa un «fermento rivoluzionario di straordinaria violenza» (3). La “sola Scriptura” condusse naturalmente alla giudaizzazione e la giudaizzazione condusse naturalmente alla rivoluzione, come oggi la “sola Missa” può condurre alla giudaizzazione del mondo cattolico ancora legato alla Tradizione apostolica, specialmente se si accetta il “dogma” olocaustico (secondo l’ottica modernistica dell’evoluzione eterogenea del dogma) e ci si consegna alla finanza ebraica, il che equivale ad “affidare la pecora al lupo”. È ciò che è già avvenuto (teologicamente) in ambiente ecclesiale con la Dichiarazione Nostra aetate e (economicamente) con lo “Ior” (la banca vaticana) consegnato negli anni Settanta-Ottanta ai massoni e ai finanzieri ebrei, che hanno portato la finanza vaticana al collasso. Una volta che la Chiesa fu ripudiata come giudice della Scrittura, la Scrittura non fu più letta secondo «lo spirito», ma veniva letta, secondo «la lettera o la carne», ossia nello stesso modo in cui la leggono gli ebrei: come una prescrizione per stabilire il paradiso in terra e, infine, un paravento per la bramosia, l’orgoglio e la sensualità. Il Vangelo diventa «carnale» appena viene separato dalla Chiesa (“lo spirito vivifica, la lettera uccide”, san Paolo), il che significa che diventa una giustificazione per le violazioni della castità o l’usura e le speculazioni finanziarie, di cui in Europa la Svizzera è maestra assieme ad Amsterdam/Anversa mentre nel mondo lo sono Londra e New York.

    Cromwell e il Puritanesimo

    Questa tendenza giudaizzante raggiunse la sua piena fioritura quando Oliviero Cromwell divenne dittatore in Inghilterra perché, come la Tuchman sostiene; «Con i Puritani arrivò un’invasione dell’ebraismo trasmessa per mezzo dell’Antico Testamento» (4). La Tuchman accenna anche al fatto che la Scrittura divenne un pretesto per l’avidità quando afferma che i Puritani «seguivano alla lettera l’Antico Testamento per la ragione che vi vedevano i propri volti riflessi» (5). Inoltre il Puritanesimo significò la fine della morale cristiana e l’importazione di «abitudini ebraiche» (secondo Cunningham, come riportato dalla Tuchman, «La tendenza generale del puritanesimo è stata quella di scartare la morale cristiana e di mettere le abitudini ebraiche al suo posto») (6). La naturale conseguenza dell’importazione di «abitudini ebraiche» nella vita inglese – un cambiamento che ha avuto luogo nel XVI secolo – fu «una regressione della moralità sociale ad un livello molto basso, manifestatasi in patria e all’estero» (7). La prima manifestazione di questa morale regredita fu la diffusione della povertà (in maniera parossistica soprattutto durante la “Rivoluzione industriale” ottocentesca, la quale ha occasionato la rivoluzione comunista sovietica), povertà che doveva diventare tipica della vita inglese da allora in avanti, per secoli. «Dalla metà del XVI secolo» conclude la Tuchman «è stato possibile parlare di una rivoluzione, un movimento politico internazionale, deciso a rovesciare la visione medievale del mondo e sostituirla con qualcosa di nuovo» (8).

    Dal talmudismo al super-capitalismo

    Quel «qualcosa di nuovo» in Inghilterra significava la giustificazione dell’avidità, della bramosia, dell’orgoglio e della sensualità, giustificazione che in seguito sarebbe stata conosciuta come super-capitalismo liberista ed avrebbe portato al potere dei rivoluzionari tutti benestanti grazie al furto delle proprietà della Chiesa (vedi Il Gattopardo di Cesare Tommasi Di Lampedusa) e decisi ad imitare gli ebrei sia in teologia che in economia. Nessuno di questi progressi nella finanza avrebbe potuto essere realizzato senza la collaborazione intenzionale degli ebrei, e questa collaborazione avvenne in molti modi. Come gli ebrei, le famiglie benestanti di cui sopra supportarono «le forze eretiche nella religione e il liberalismo in politica» (9). In economia ciò significava usura, un sistema che Lord Francis Bacon (+ 1626) avrebbe difeso in modo esplicito in uno dei suoi saggi. L’Inghilterra divenne una “seconda Giudea” non solo perché si leggeva la Bibbia tradotta in inglese dai rabbini, ma soprattutto perché le famiglie più importanti, i promotori della distribuzione capillare delle traduzioni eretiche usavano la Bibbia – che ora tutti avevano il diritto di interpretare a modo proprio – come una giustificazione per il loro coinvolgimento nell’usura, nell’orgoglio e nella sensualità e perché usarono i mezzi economici per consolidare il loro potere politico. La libertà, in questo come in altri ambiti della vita, implicava il diritto dei potenti di determinare ciò che era vero. Tutti erano ora liberi di interpretare la Bibbia come meglio credevano. Se tale interpretazione non corrispondeva agli interessi dei potenti, la forza maggiore sarebbe diventata l’ultima ratio. Quando difatti i dissidenti divennero più forti della “chiesa” di Stato, il risultato fu la guerra civile; ma per ora questo riguardava il futuro del Paese. Una volta reciso il legame ecclesiale che univa l’Inghilterra e Roma, fu fatalmente indebolito anche quello che univa tra di loro gli inglesi perché, una volta che l’Inghilterra smise di essere cattolica e divenne una nazione “ideologica”, favorì gli stranieri (come succede oggi nell’Europa di Maastricht) che sostenevano il nuovo governo contro i nativi che – quasi sicuramente – si sarebbero opposti ad esso, ma anche contro quelli che semplicemente non capivano chiaramente cosa stesse accadendo. Sia i dissidenti che gli sprovveduti furono spazzati via nella stessa marea straniera che favorì l'immigrato sul nativo. Il protestante è stato, a questo proposito, extracomunitario, straniero o apolide per eccellenza. Anche se era un proto-puritano in Inghilterra, un ugonotto in Francia o un calvinista nei Paesi Bassi, la sua segreta obbedienza andava all’oscura congiura proveniente da Ginevra e non al suo Paese d’origine (come avviene oggi con i sionisti che non vivono in Israele), i cui interessi furono sempre manipolati a favore delle élites che presero il potere in questi Paesi.

    Lo spirito protestantico e il super-capitalismo



    L’Inghilterra era il Paese che avrebbe trasformato la finanza in un’arma molto più potente di tutti gli eserciti di Filippo II di Spagna. Rivoluzione, presso gli anabattisti di Münster, significava comunismo. In Inghilterra, invece, voleva dire quello che sarebbe diventato noto non come il “contrario del comunismo” (materialismo collettivista), ma come un “comunismo di segno opposto”, ossia un materialismo individualista anziché collettivista, in breve una “rivoluzione conservatrice”, oggi promossa dai neoconservatori, cioè il super-capitalismo liberista. Come Marx aveva giustamente compreso, l’inizio del supercapitalismo era stato il furto, il furto, in questo caso, delle proprietà della Chiesa. Il furto era continuato quando la ricchezza della Chiesa fu messa al servizio del regno di Mammona, vale a dire quando le famiglie inglesi, diventate ricche attraverso l’accaparramento delle proprietà ecclesiastiche, decisero di concorrere al monopolio ebraico sull’usura e di mettersi in affari. Proprio come è successo nel Risorgimento italiano.



    d. CURZIO NITOGLIA



    30 dicembre 2010

    Giudeo protestantesimo




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    Note

    [A] La “crematistica” o “affaristica” - secondo Aristotele e san Tommaso d’Aquino - è l’arte di arricchirsi sempre di più, in quanto la ricchezza materiale rappresenta il fine dell’uomo e non più un mezzo per vivere dignitosamente. Mentre l’ “economia” è la virtù di prudenza applicata al mantenimento materialmente decoroso della famiglia o del focolare domestico, subordinatamente al Fine ultimo.

    [B] Cfr. A. Toaff, Pasque di sangue, Bologna, Il Mulino, 1a ediz., 2007.



    1) Barbara W. Tuchman, Bible and Sword, NewYork, New York University Press, 1956, p. 54.

    2) Ivi.

    3) Jacques Maritain, Three Reformers: Luther-Descartes, Rousseau, New York, Charles Scribner’s Sons, [1925] 1937, p. 142 (tr. it., Tre riformatori: Lutero, Cartesio, Rousseau, Brescia, Morcelliana, .1928).

    4) Barbara W. Tuchman, op. cit., p. 79.

    5) Barbara W. Tuchman, op. cit., p. 80.

    6) Barbara W. Tuchman, op. cit., p. 82.

    7) Ivi.

    8) Ivi.

    9) William Thomas Walsh, Philip II, New York: Sheed and Ward, 1937, p. 171.



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  2. #2
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    GIUDEO-CALVINISMO

    CONTRO CATTOLICESIMO


    d. CURZIO NITOGLIA

    29 dicembre 2010

    Giudeo calvinismo

    Il Golgota e la “Sinagoga di satana”

    La Rivoluzione consiste essenzialmente in un progetto - prima filosofico e poi teologico - di rovesciamento a 360 gradi (“revolutio”) della verità e della morale naturale e soprannaturale e specialmente di quella cristiana (cfr. M. Jones, Il ritorno di Dioniso. Musica e rivoluzione culturale, Viterbo, Effedieffe, 2009). La immane tragedia del popolo ebraico - popolo eminentemente rivoluzionario, soprattutto a partire dal Golgota - è il rifiuto di Cristo, assieme alla presunzione di essere ancora il popolo eletto da Dio, nonostante il deicidio. Avendo rifiutata l’unica “Via” per la loro salvezza spirituale (“Io sono la Via, la Verità e la Vita”), questo popolo una volta eletto ed ora riprovato ha costantemente ricercato a ricercare la redenzione qui e adesso, nelle risorse della materia, nell’oro e nel potere; in qualsiasi cosa, ovunque, ma non in Cristo, nell’aldiquà e non nell’aldilà. Elio Toaff ha scritto che la differenza essenziale tra giudaismo e cristianesimo consiste nel fatto che, mentre il primo vuol portare il “paradiso” su questa terra, il secondo vuole portare l’uomo in Paradiso (Essere ebreo, Milano, Bompiani, 1997). Ebbene è proprio questa sua natura immanentistica, che ha tenuto e mantiene tuttora il giudaismo in una costante condizione di cecità, rendendolo il popolo di coloro che hanno “per padre il diavolo” (Gv, VIII, 42), sino a che non riconosceranno Cristo. Perciò non può non sorprendere la teoria, espressa come dottore privato da Joseph Ratzinger, secondo la quale gli ebrei attuali non sarebbero soltanto “i nostri Fratelli maggiori nella fede di Abramo”, come aveva detto Giovanni Paolo II alla sinagoga romana il 13 aprile 1986, ma addirittura sarebbero “i nostri Padri” (Benedetto XVI, Luce del mondo, Città del Vaticano, LEV, 2010, p. 123). Ora se Gesù li ha chiamati implicitamente ‘figli del diavolo’, a rigor di logica il giudeo-cristianesimo ratzingeriano ha “per nonno il diavolo”.

    Ebraismo e protestantesimo

    Molti degli ebrei che furono espulsi dalla Spagna e dal Portogallo (1492-1496) fuggirono verso città densamente popolate da ebrei in Francia, dove divennero ugonotti. Molti altri si diressero verso i Paesi Bassi spagnoli e divennero calvinisti. William Thomas Walsh sostiene che anche un gran numero di protestanti inglesi - «senza dubbio i più attivi nella propaganda e nell’organizzazione» (1) - erano ebrei diventati calvinisti mentre vivevano ad Anversa. I marrani di Anversa, secondo Wolf, avevano preso parte attiva al movimento protestante fin dall’inizio e «abbandonarono il loro travestimento da cattolici per quello non meno ingannevole da calvinisti» (2). Insieme, i calvinisti olandesi, gli ebrei e gli inglesi costituirono il cuore della cospirazione che scaturirà in aperta ribellione nei Paesi Bassi contro la Spagna e il Papato. C’era una naturale affinità tra i calvinisti e gli ebrei: entrambi erano «nemici di Roma, della Spagna e dell’Inquisizione» (3).

    Giudaismo e calvinismo

    Oltre a ciò, come abbiamo già visto in C. Nitoglia, “Dal giudaismo rabbinico al giudeo-americanismo” (Genova, Effepì, 2006), il calvinismo era simile al giudaismo nel suo atteggiamento verso l’ “idolatria” (la Divinità di Cristo e la Trinità delle Persone nell’unica Sostanza divina) e la Legge antica mai abrogata (quanto al Cerimoniale) né perfezionata (quanto al Decalogo) dalla Nuova ed eterna Alleanza. Come risultato, gli ebrei divennero zelanti e preziosi alleati dei Calvinisti. Non ci sono indicazioni che Calvino o il suo luogotenente Beza fossero di origine ebraica, ma molti dei loro predicatori – gente come Farel e Rousel – lo erano. In una lettera ai suoi seguaci inglesi, Calvino disse che chi rifiutava di abbandonare la Fede cattolica doveva essere ucciso. Fu proprio a causa del suo “legalismo farisaico” che egli trasformò il calvinismo in un partito internazionale di avanguardia del movimento rivoluzionario, il quale ben presto eclissò rivali come gli anabattisti, troppo radicali ed utopisti (vedi C. Ginzburg, Il nicomedismo, Torino, Einaudi, 1980). Calvino provò anche a prendere le distanze dagli ebrei, ma per la sua forma mentis confidò sempre su di loro come co-rivoluzionari, in particolare nel loro ruolo di spie. Infatti, né il suo Stato di polizia a Ginevra, né quello simile, che Elisabetta e William Cecil avrebbero eretto in Inghilterra, avrebbero potuto prosperare senza l’organizzazione d’intelligence ebraica, cresciuta attorno al commercio delle spezie nei Paesi Bassi e a Venezia: «I più attivi informatori, ufficiali di collegamento e propagandisti di questo esercito internazionale erano ebrei. Solo quattro anni dopo il primo dilagare di Lutero, il cardinale Alessandro, Nunzio Apostolico, riferì che erano gli ebrei a stampare e a diffondere nelle Fiandre libri del monaco tedesco. Dai Paesi Bassi avevano inviato Bibbie anche in Spagna, nascoste in botti di vino dal doppio fondo. A Ferrara, un grande centro ebraico finanziario, gli ebrei stampavano Bibbie eretiche per la distribuzione in Italia e altrove, obbligando la Chiesa ad emanare condanne per traduzioni non autorizzate. Ogni ebreo, se mercante o medico, era una potenziale spia o propagandista per i protestanti» (4). Calvino bruciando Serveto sul rogo tentò di chiudere la bocca a chi lo definiva un giudaizzante; nello stesso tempo però inserì princìpi ebraici nel suo sistema religioso. Al tempo della morte del suo fondatore nel 1564, il calvinismo aveva sostituito l’anabattismo come punta di diamante del pensiero protestante rivoluzionario.

    Millenarismo imperialista americano

    Padre John Navone de “La Civiltà Cattolica” scrive: «Il nazionalismo americano è diverso dagli altri, perché è di matrice ideologica. […]. Per questo [l’America] è stata la più nazionalista tra le nazioni più importanti. […]. La stessa gente comune [americana] ribadisce costantemente la propria superiorità su tutti gli altri. […]. Tuttavia il nazionalismo degli Usa si è sviluppato relativamente tardi, negli ultimi 150 anni. […]. Gli Stati Uniti non erano una società che si trovava già “lì”, bensì una società costituita deliberatamente. La sua era, ed è, una popolazione composta soprattutto da immigrati» (5). Il padre gesuita continua spiegando che «La Rivoluzione americana ebbe una notevole influenza sulla successiva Rivoluzione francese, la quale, a sua volta, esercitò un forte influsso sulle rivoluzioni latino-americane del XIX secolo» (6). La Rivoluzione americana ha avuto un e norme impatto sull’Europa e l’America Latina grazie alla dimostrazione pratica che l’uguaglianza e la libertà possono essere attuate senza eccessiva violenza e mediante una democrazia repubblicana. La ribellione alla madre-patria, l’Inghilterra, veniva giustificata tramite i princìpi dell’illuminismo. Il gesuita continua asserendo che «quella che inizialmente era una società protestante e bianca, nordeuropea e illuminata, […] è divenuta qualcosa di molto differente […] come conseguenza delle scelte fatte: quelle relative al secolarismo e al materialismo liberista […] e più recentemente lo sforzo di adottare un sistema sociale multiculturale e multirazziale. Tutte scelte di natura ideologica» (7). Inoltre, se prima del 1895 il nazionalismo statunitense era qualcosa di interno al nord America, dominato dalla religione calvinista arminiana (antitrinitaria) specialmente anglo-scozzese, dopo il 1890 essa spinse le sue mire espansionistiche al di là dei suoi confini nel Pacifico grazie al potere marittimo. Occorreva possedere colonie, sviluppare un forte commercio marittimo e difendere le rotte del mare. La prima potenza europea a farne le spese fu la Spagna, che nel 1898, perse Cuba, Portorico, le Filippine e le Hawai. L’imperialismo americano è caratterizzato da un forte darwinismo sociale: vince la etnia più forte e, siccome l’America aveva superato l’Europa con il Novecento, aveva il dovere e il diritto di dominarla. Il presidente americano Theodore Roosvelt (1901-1909) era impregnato di idee del culto della forza, di nazionalismo romantico e non solamente economico, di decisionismo e di un pizzico di razzismo, naturalmente il tutto condito da una certa ipocrisia calvinista: «il nuovo imperialismo americano non ammise mai di essere ciò che era, in quanto sia Cuba che le Filippine furono occupate con il pretesto di liberare i loro abitanti, benché essi manifestassero ben presto il desiderio di essere liberi dal dominio americano» (8). Inoltre «l’internazionalismo liberale di Woodrow Wilson (1913-21) fornì un’espressione di quella forma di nazionalismo americano più correttamente descritto come “eccezionalismo”. Esso ritiene che le virtù americane siano eccezionali e non abbiano paragone in nessun altro luogo e rappresentino una forma del più alto grado di perfezione dell’umanità» (9). La politica estera americana durante le due guerre mondiali ha cercato di esportare in tutto il mondo i valori americani, prima in Europa (1945) e poi in Medio Oriente (1990, 2003). L’“eccezionalismo” statunitense deriva immediatamente dal calvinismo e, mediatamente, dal talmudismo ebraico, che tanto ha influito sul calvinismo e l’unitarismo protestantico, secondo i quali l’umanità americana è la più avanzata e deve estendere anche agli altri Continenti i benefici del suo sistema. Padre Navone non esita a scorgere in tale “eccezionalismo” le impronte del millenarismo, del messianismo terreno e dello gnosticismo politico, che ha avuto un notevole peso nella conferenza di pace di Versailles, la quale ha messo in atto tutte i presupposti della seconda guerra mondiale. L’influsso dell’ebraismo e del supercapitalismo calvinista nella volontà di distruggere la Germania sia nel 1917 che nel 1942 è messo bene in luce da padre Navone a pagina 356 del suo articolo. La rivalità con l’Urrs è squisitamente ideologica in quanto l’America ritiene che la vera rivoluzione democratica sia la statunitense ed essa sola deve dominare il mondo, mentre l’Urss riteneva che la vera rivoluzione fosse quella comunista e che dovesse essere esportata dappertutto. Non ci si deve stupire pertanto se oggi i capi neoconservatori sono tutti di estrazione calvinista, trotzkista e israelita. Ieri erano convinti che la vera forza rivoluzionaria fosse il comunismo figlio dell’anabattismo; oggi pensano che lo sia il liberismo radicale derivato dal calvinismo; ciò che resta invariato è il loro spirito rivoluzionario ebraico. Si fanno chiamare “conservatori”, ma sono soprattutto rivoluzionari che vogliono esportare la “rivoluzione conservatrice” anglo-americana, giudaico-massonica, liberal-liberista nel mondo intero. Con il pretesto dell’islàm che hanno scatenato contro i cristiani e la civiltà europea in Medio Oriente (vedi l’Iraq), si ergono ipocritamente, come “atei devoti”, a difesa della civiltà “occidentale” o “atlantica” (si badi bene) e non europea e mediterranea. Purtroppo alcuni cattolici si lasciano ingannare e cadono nella trappola di coloro che vorrebbero conciliare cristianesimo e giudaismo, dottrina sociale cattolica e liberismo, Tradizione e americanismo (vedi Il Foglio di Giuliano Ferrara).

    Cristianesimo americano

    Esso è caratterizzato dalle correnti più radicali del protestantesimo classico europeo. Il Puritanesimo, che si prefiggeva di purificare la chiesa anglicana, aveva fatto propri alcuni princìpi del calvinismo, fondando la vita spirituale sugli «stati emozionali interiori e sottolineando la necessità dell’esperienza religiosa» (10). Molto spazio fu concesso alle «manifestazioni fisiche ed emotive di persone che cadevano sotto il potere dello Spirito con intense esperienze fisiche ed emotive» (11). Da tale religiosità nacquero movimenti moralizzatori che si lanciavano in crociata contro l’alcool (portando alla legge sul proibizionismo del 1919) e anche contro l’aborto, crociata che è ancor oggi predicata in Usa in ambienti protestanti e che sembra accomunare cattolicesimo a protestantesimo, ma solo in superficie e in apparenza, mentre la realtà o la sostanza resta essenzialmente diversa. Tuttavia occorre ammettere che in genere il cattolicesimo americano, anche preconciliare, è intriso di tolleranza per principio e di eccessiva integrazione che ha reso l’ambiente cattolico «troppo simile alla maggioranza protestante» (12).

    La controriforma cattolica

    A quel tempo la Chiesa cattolica si era svegliata dall’influenza che l’Umanesimo e il Rinascimento, profondamente intrisi di cabala ebraica, avevano esercitato sugli intellettuali cattolici ed anche sugli alti prelati (cfr. C. Nitoglia, L’Esoterismo, Verrua Savoia, CLS, 2002) e si presentava di fronte a un nuovo nemico: il calvinismo, che assunse la leadership intellettuale del movimento rivoluzionario protestantico in quanto, come scrive Marvin O’Connell fu Calvino che salvò la rivoluzione «quando la riforma protestante vacillava sull’orlo dell’anarchia» (13). Al tempo dell’abdicazione di Carlo V, il calvinismo divenne, tra le sette protestanti, l’elemento portante del movimento rivoluzionario e il centro della sua attività divennero i Paesi Bassi Spagnoli.



    d. CURZIO NITOGLIA



    29 dicembre 2010

    Giudeo calvinismo




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    Note

    1) W. Th. Walsh, Philip II, Sheed and Ward, New York, 1937, p. 248.

    2) W. Th. Walsh, Philip II, p. 249.

    3) Ivi.

    4) Ivi; per I rapporti tra protestantesimo Americano ed ebraismo cfr. Mircea Eliade (diretta da), Enciclopedia delle Religioni. Religioni delle Americhe, Milano-Roma, Jaca Book-Città Nuova, 2010, vol. 16,.pp. 258-269

    5) La Civiltà Cattolica, 16 febbraio 2008, p. 349.

    6) Ibidem, p. 350.

    7) Ibid., p. 351.

    8) Ibid., p. 354.

    9) Ibid., p. 355.

    10) Mircea Eliade (diretta da), Enciclopedia delle Religioni. Religioni delle Americhe, Milano-Roma, Jaca Book-Città Nuova, 2010, vol. 16, p. 237.

    11) Ivi.

    12) Ibidem, p. 239; cfr anche J. F. Colosimo, Dio è americano. La teodemocrazia negli Stati Uniti, Milano, 2009.

    13) M. O’Connell, The Counter Reformation 1559-1610, New York, Harper Torchbooks, 1974, p. 125.



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  3. #3
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    Predefinito Rif: Protestantesimo e Calvinismo nemici della civiltà cristiana

    È vero che il protestantesimo è più vicino al giudaismo della chiesa cattolica.
    Ma il punto cruciale è la Bibbia.
    Va rifiutata in toto, così ci liberiamo di ebrei, cristiani e musulmani.
    È bene che se vadano tutti nella pattumiera.
    Noi siamo greci etruschi romani.
    La bibbia è un insieme di favole truculente di menti malate facenti parte di un popolo di pastori erranti che, se fossero rimasti schiavi, avrebbero fatto meno danno a tutta l'umanità.

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    Predefinito Rif: Protestantesimo e Calvinismo nemici della civiltà cristiana

    Che fighi questi calvinisti.

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    Predefinito Rif: Protestantesimo e Calvinismo nemici della civiltà cristiana

    Citazione Originariamente Scritto da luczip1 Visualizza Messaggio
    È vero che il protestantesimo è più vicino al giudaismo della chiesa cattolica.
    Ma il punto cruciale è la Bibbia.
    Va rifiutata in toto, così ci liberiamo di ebrei, cristiani e musulmani.
    È bene che se vadano tutti nella pattumiera.
    Noi siamo greci etruschi romani.
    La bibbia è un insieme di favole truculente di menti malate facenti parte di un popolo di pastori erranti che, se fossero rimasti schiavi, avrebbero fatto meno danno a tutta l'umanità.
    infausta , secta , galilea
    Gli Arya seggono ancora al picco dell'avvoltoio.

  6. #6
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    Predefinito Rif: Protestantesimo e Calvinismo nemici della civiltà cristiana

    Citazione Originariamente Scritto da luczip1 Visualizza Messaggio
    È vero che il protestantesimo è più vicino al giudaismo della chiesa cattolica.
    Ma il punto cruciale è la Bibbia.
    Va rifiutata in toto, così ci liberiamo di ebrei, cristiani e musulmani.
    È bene che se vadano tutti nella pattumiera.
    Noi siamo greci etruschi romani.
    La bibbia è un insieme di favole truculente di menti malate facenti parte di un popolo di pastori erranti che, se fossero rimasti schiavi, avrebbero fatto meno danno a tutta l'umanità.
    Infausta, Secta, Galilea repapelle:

  7. #7
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    Predefinito Rif: Protestantesimo e Calvinismo nemici della civiltà cristiana

    Citazione Originariamente Scritto da Malaparte Visualizza Messaggio
    infausta , secta , galilea
    Citazione Originariamente Scritto da Giò91 Visualizza Messaggio
    Infausta, Secta, Galilea repapelle:
    In contemporanea ostridicolo:

  8. #8
    de-elmettizzato.
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    Predefinito Rif: Protestantesimo e Calvinismo nemici della civiltà cristiana

    Citazione Originariamente Scritto da luczip1 Visualizza Messaggio
    È vero che il protestantesimo è più vicino al giudaismo della chiesa cattolica.
    Ma il punto cruciale è la Bibbia.
    Va rifiutata in toto, così ci liberiamo di ebrei, cristiani e musulmani.
    È bene che se vadano tutti nella pattumiera.
    Noi siamo greci etruschi romani.
    La bibbia è un insieme di favole truculente di menti malate facenti parte di un popolo di pastori erranti che, se fossero rimasti schiavi, avrebbero fatto meno danno a tutta l'umanità.
    Per caso sei l'autore di questo blog?

    Discieppoli di , BVRZVM !!!
    Preferisco di no.

  9. #9
    email non funzionante
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    Predefinito Rif: Protestantesimo e Calvinismo nemici della civiltà cristiana

    Scherzi a parte, credo che il don ed i suoi innumerevoli epigoni siano i migliori testimoni degli ebrei quale popolo eletto.

  10. #10
    Cancellato
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    Predefinito Rif: Protestantesimo e Calvinismo nemici della civiltà cristiana

    Citazione Originariamente Scritto da Il mago di Segrate Visualizza Messaggio
    Che fighi questi calvinisti.
    AH!AH!AH!
    Pur di andare contro i cattolici si appoggiano dei "cristiani" veterotestamentari e giudaizzanti.
    Che pagliacciata il neopaganesimo...roba a livelli di Maschio 100%.

    p.s=come era la storia della L'oreal che andava sostenuta per le pubblicità eurocentriche?
    Ultima modifica di Nazionalistaeuropeo; 06-01-11 alle 23:52

 

 
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