Armando DE SIMONE - Vincenzo NARDIELLO
Appunti per un libro nero del comunismo italiano
In appena tre anni, con il loro libro "eretico" che parla dei "crimini del Pci", sono diventati un caso editoriale, avendo fatto il tutto esaurito, girando l'Italia in lungo e in largo, accompagnati da polemiche, boicottaggi e violenze da parte di new-global e centri sociali, ma anche da un incredibile consenso di critica e di vendite. Giunti alla soglia della terza edizione del loro libro, "Appunti per un libro nero del comunismo italiano", edizioni Controcorrente, Napoli tel. 081/ 5520024 - 081/ 421349
De Simone e Nardiello, facciamo come si dice, le presentazioni...
"Siamo due giornalisti napoletani, dalla storia professionale e cultura politica diversa: infatti, dalla sinistra riformista e libertaria proviene Armando De Simone, 49 anni, dalla destra missina Vincenzo Nardiello, 29 anni. Una significativa produzione editoriale per De Simone (giunto con questo al suo quinto libro), l'esordio editoriale per Nardiello. Una differenza che non ha impedito un incontro che oltre che professionale è umano, fatto di collaborazione ed amicizia. Anzi per certi versi, la nostra diversità di esperienze politiche e di vita, ci hanno aiutato ad evitare i rischi della propaganda e dell'autorefenzialità"
Siete giornalisti e non storici. Eppure il vostro libro parla di fatti storici...
"Non c'è alcuna contraddizione: noi sappiamo bene che i libri di storia devono essere fatti dagli storici. Ma quando questi ultimi si sottraggono, per i motivi più diversi, al loro preciso dovere, per dei giornalisti come noi non resta altro da fare che raccontare. Con la speranza che, grazie alla nostra "provocazione", gli storici si decidano a fare il loro mestiere senza paraocchi e "timori" ideologici".
Come spiegate il successo di "Appunti per un libro nero del comunismo italiano" giunto in tre anni alla terza edizione?
"Noi crediamo che in Italia esiste una domanda di verità storica molto forte Nella storia recente d'Italia, infatti, ed in particolare in quella del comunismo italiano, esistono dei "buchi neri". In queste foibe della memoria sono precipitate molte atrocità, delle quali, pochi, fino ad oggi, hanno avuto consapevolezza. Tranne, ovviamente, quella classe dirigente comunista che, grazie a questa storia "senza colpevoli e senza giustizia", si è spalancata la via della totale impunità "culturale", dell'estraneità presunta e dell'incontestabile "verginità". Clamorose "dimenticanze" del dibattito politico, dei mezzi d'informazione e degli studiosi, hanno, insomma, reso possibile, soprattutto in Italia, un processo di mistificazione della Storia".
Una sorta di amnesia collettiva?
"Meglio sarebbe chiamarla, come dice Stephan Courtois nell'intervista che fa parte del nostro libro, un "processo di amnesia - amnistia". Grazie a questo processo gli eredi politici dei Gulag, nonostante la caduta del Muro e la scomparsa delle dittature comuniste in Europa, hanno potuto riciclarsi e occupare il potere".
Insomma, dopo il Muro non c'è stata alcun processo di Norimberga, come avvenne per il nazismo?
"Esattamente. Questa mancata Norimberga "rossa", anche se apparentemente sembrerebbe un salvacondotto, di fatto è stato un boomerang. La mancata chiarificazione storica ha, di fatto, stroncato sul nascere qualsiasi tentativo di costruzione di una sinistra politica moderna ed europea. La presenza dell'ingombrante catafalco del comunismo, totem gestito da potenti e inviolabili lobby, ha costretto il cammino di qualsivoglia soggetto politico di sinistra, con i suoi sensi vietati, zone proibite e tabù inviolabili, all'interno di un percorso obbligato, la cui finalità era proprio la non rimozione del totem"
Questo spiegherebbe il fallimento delle varie "Cose" postcomuniste?
"La vera anomalia che ha bloccato l'autentica evoluzione dei DS è stata proprio l'aver voltato pagina, senza una seria rottura con il passato. Una pagina che è stata girata senza essere letta, nella speranza che il suo contenuto potesse essere dimenticato in un sol colpo da un popolo che troppo spesso ha dimostrato di avere la memoria corta. Tentativo vano: così non è, e non potrà essere".
Per dirigenti che sono stati comunisti è difficile leggerla quella pagina?
"Troppi sono gli orrori, le omissioni, le complicità, i crimini impressi con il sangue su quella pagina. Per dirla con le parole di Gustaw Herling, il polacco-napoletano che fu il primo a denunciare, inascoltato, la sua esperienza nei Gulag dell'Est, "la fine ingloriosa del comunismo su scala quasi universale, fa sorgere il problema dei partiti comunisti occidentali. Quello italiano, per esempio, il più numeroso e potente in Occidente, con una delle miracolose "trasformazioni" italiane non solo ha cessato di esistere e ha rapidamente cambiato pelle, ma è stato colpito da una totale amnesia quanto al suo passato storico. Per lunghi decenni aveva avallato più (Togliatti) o meno (Berlinguer) tutte le ufficiali menzogne sovietiche, propagando persino le versioni o interpretazioni particolarmente rivoltanti".
E adesso, qual è l'atteggiamento della classe dirigente diessina?
"Adesso tace, Occhetto, D'Alema e Fassino parlano come se l'imbarazzante passato non fosse mai esistito. Infatti, è mai esistita l'Unione Sovietica? Esiste ancora, sotto un nome diverso, una parte dell'ex patria del proletariato mondiale? Eppure anche qui si sentirebbe l'esigenza del rendiconto per uno dei milioni di ingannati e truffati. Per poter veramente aprire la strada alla fiducia".
In Italia le coppie giornalistico-storiche hanno sempre avuto fortuna...
"Speriamo bene anche per noi. Nel campo della divulgazione storica, per esempio, esistono esempi illustri, come Montanelli e Cervi, tanto per citarne due. Siamo convinti che alla Storia servano dei divulgatori, per permettere a chiunque, anche senza preparazione e inclinazione agli studi storiografici, di accostarsi ai fatti, per costruirsi una propria opinione. E la scuola giornalistica aiuta a trovare il linguaggio e la coloritura adeguata per parlare ad un pubblico molto vasto. Il successo di vendite del libro conferma questa tesi".
Prossimi impegni comuni?
"Stiamo allestendo la nuova edizione del libro, che conterrà molti fatti, documenti e citazioni non riportate nelle prime edizioni. Anche alla luce dell'uscita di testi di altri autori, come quello di Giampaolo Pansa. Il lettore ci perdonerà questo pizzico di vanagloria: in fondo ci sentiamo, e un po' lo siamo, degli apripista. E poi stiamo ultimando un libro sulla storia del nostro Paese alla luce delle rivelazioni che stanno emergendo dal dossier Mitrokhin, o di altri dossier provenienti dall'apertura di archivi dei servizi dell'Est. Non ha idea di quanti fatti della storia italiana ancora oscuri ricevono da questi dossier un'illuminazione del tutto diversa..."
Appunti per un libro nero del comunismo italiano