Vorrei dire a Quinto, per chiarirlo, che, quanto alla questione - non del solo catechismo, ma in generale - del Magistero della Chiesa, non deve cercare unità di vedute tra me, da una parte, e Augustinus e Giò, dall'altra. Sul punto non condividiamo la stessa posizione. Giò ed Augustinus la vedono in un modo, io e te, Quinto, in un altro. La nostra posizione si fonda sulla distinzione teologica tra «regola remota» e «regola prossima» della nostra fede. Che cosa dobbiamo credere? Ciò che è stato rivelato da Dio e che è contenuto nella Scrittura e nella Tradizione. Questa è la regola remota. Come facciamo a sapere cosa è stato effettivamente rivelato ed è contenuto quindi nella Scrittura e nella Tradizione? L'Autorità della Chiesa, il Papa ce lo dice. Egli è la regola prossima. In concreto, il credente si rivolge immediatamente all'Autorità della Chiesa per sapere ciò che deve credere.
Per il resto io Giò ed Augustinus siamo tradizionalisti perché riconosciamo che tra Magistero preconciliare e postconciliare c'è contraddizione, mentre Quinto pare di no (o comunque per lui la questione non è rilevante).