ROMA - Il destino delle acque più amate da re, papi e grandi intellettuali italiani potrebbe presto finire nella mani di Muammar Gheddafi. La famiglia del leader libico punta infatti alle Terme di Fiuggi e già da qualche mese si dice disposta a fare grandi investimenti nella cittadina ciociara. In una lettera inviata alla presidente della Regione Lazio Renata Polverini, la società che in Italia rappresenta il Colonnello ha ufficializzato il suo interesse e per «risollevare le sorti» della stazione termale sarebbe già pronto un budget imponente: 250 milioni di euro. Nella missiva, inviata alla Polverini dalla Camera di commercio italo-irachena - che fa da intermediaria nelle trattative - la società vicina alla famiglia Gheddafi ha messo nero su bianco la sua «volontà di investire ingenti capitali a Fiuggi».
IL PIANO - Il piano prevede la realizzazione di un centro congressi e di un centro fiere, la costruzione di un'aviosuperficie e soprattutto la riunificazione in un'unico assetto della gestione delle terme - ora affidata alla società 'Terme di Fiuggi Spa&golf' - e di quella dell'imbottigliamento dell'acqua di Fiuggi, oggi controllato dal gruppo Sangemini. Non solo. La famiglia del rais avrebbe previsto anche di «assumere trecento dipendenti oltre a quelli già in organico nell'azienda idrotermale». In totale, l'investimento ammonterebbe a 250 milioni di euro. Per Fiuggi quindi potrebbe prospettarsi un futuro più aureo e meno italiano che, già nello scorso agosto, ha catturato l'attenzione dell'amministrazione locale.
IL RAIS E IL SINDACO - Tanto che, alla cena italo-libica organizzata alla Caserma 'Salvo d'Acquistò in onore di Gheddafi durante la sua visita a Roma, era presente anche il sindaco di Fiuggi, Fabrizio Martini, con una delegazione di politici e imprenditori della cittadina. Tra Martini e Gheddafi un contatto ci fu, e il primo cittadino non esitò a invitare il rais nella città da lui amministrata. E, a chi contestava l'ingresso dei libici nelle acque sacre a Michelangelo Buonarroti e Bonifacio VII, rispose secco: «Non vogliamo cedere gioielli ma attirare capitali stranieri su un piano di investimenti che ha come obiettivo il rilancio della città. La cassa è vuota e servono soldi». Oggi però, Angelo Bonelli, presidente nazionale dei Verdi, ha chiesto prudenza alla Polverini. «Chiediamo di vigilare su questo tipo di operazioni e di verificare se dietro l'interesse dei libici non si nasconda l'ennesima speculazione dell'area idrotermale», è stato l'avvertimento di Bonelli. (Fonte: Ansa).