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    Predefinito POLEMICHE: COSA C'E' DIETRO L'ATTACCO DEL FINANCIAL TIMES A BERLUSCONI?

    POLEMICHE: COSA C'E' DIETRO L'ATTACCO DEL FINANCIAL TIMES A BERLUSCONI?
    Di redazione (del 31/05/2009 @ 11:00:00, in Osservatorio Internazionale, linkato 78 volte)


    L’attacco del Financial Times a Silvio Berlusconi è di quelli che lasciano il segno, ma sarebbe un errore madornale ricondurlo all’ondata di sdegno innescata dal cosiddetto “caso Noemi”. Non esiste infatti popolo più pragmatico di quello inglese e non esiste inglese più pragmatico di chi lavora nell’ambito finanziario, a qualunque livello. La regola aurea è e resta una sola: business as usual. Il resto - alcove, ville, camere da letto, cene sociali o compleanni - da queste parti contano nulla. Tanto più che in questo momento la Gran Bretagna, scossa com’è da uno scandalo che vede deputati e deputate chiedere ai contribuenti il rimborso di mangimi per pesci rossi e Tampax, ha ben altro a cui pensare che unirsi alle schiera di indignati speciali per il presunto caso Lewinsky all’italiana.

    Il motivo dell’attacco da parte del quotidiano della City è altro e ben più serio: la Gran Bretagna, intesa come sistema economico basato per i quattro quinti sul settore finanziario, teme come non mai l’isolamento e il ridimensionamento. L’asse renano Merkel-Sarkozy è ormai imperante, lo stesso Economist ne ha pagato il tributo tre edizioni fa con una copertina che lasciava ben poco all’interpretazione e Londra cerca una sponda, fosse anche soltanto per una pura operazione “di rottura”.

    Il problema è che Silvio Berlusconi, mai molto amato Oltremanica, ha da un lato un rapporto privilegiato con quella Russia che dopo il caso Litvinenko e le accuse di spionaggio al British Council è sempre più nemico giurato del Regno Unito e dall’altro sembra ormai aver dato vita a un silenzioso appeseament verso l’asse franco-tedesco, come d’altronde dimostrano la sintonia fra i tre ministri delle Finanze in tema di regolazione dei mercati e il recente corteggiamento Fiat-Opel.

    La Gran Bretagna ha paura, inutile negarlo. È di ieri la notizia che dalla fine del 2010, 1300 filiali bancarie - un decimo del totale in Inghilterra - riconducibili ai marchi Abbey, Bradford&Bingley e Alliance&Leicester cambieranno nome e diventeranno soltanto Santander, ovvero l’istituto spagnolo che le controlla. Centinaia di anni di attività bancaria britannica cancellati in un attimo: cambia poco a livello operativo ma non a livello di orgoglio. Inoltre il risiko dell’industria automobilistica europea potrebbe vedere proprio la britannica Vauxhall, controllata da GM Europe che a sua volta controlla Opel, pagare il prezzo più alto alle operazioni di fusione in atto: 5mila posti di lavoro potrebbero prendere il volo dopo le già disastrose operazioni messe in atto da Rover.

    Di più, martedì il Daily Telegraph apriva le proprie pagine finanziarie con un commento che appariva una sentenza già dal titolo: «Siamo onesti, se non facciamo derivati, cos’altro possiamo fare?». Il concetto era chiaro: le nostre industrie, nonostante le tentazioni di Lord Mandelson di dar vita a una sorta di Iri in salsa britannica, sono disfunzionali e non competitive rispetto agli altri paesi europei e, soprattutto, ogniqualvolta lo Stato ha messo mano ha fatto disastri. «Non sarebbe meglio tornare ad amare la City», era la sconsolata ma lucida chiusura del pezzo.

    Insomma, il Financial Times ha picchiato duro sull’anello debole dell’Ue perché sa che il momento è storico e la supremazia economica del Regno Unito, garantita appunto dalla centralità della City, è a fortissimo rischio. La crisi ha fatto evaporare le ricette da Chicago Boys che avevano trasformato i paesi dell’Est europeo in alleati convinti della Gran Bretagna in sede comunitaria, l’asse franco-tedesco punta all’egemonia, la Spagna si accoderà al carro dei vincitori per convenienza (le loro banche controllano molte di quelli inglesi ma disoccupazione e mercato immobiliare sono emergenze reali), la Tigre Celtica irlandese si è trasformata in un gattino impaurito e statalizzato: resta l’Italia, forte nella manifattura, esportatrice di ferro e soprattutto concorrente potenzialmente vincente di Francia e Germania.

    Cercare di rompere l’idillio, questa è la necessità del Financial Times. Non certo ergersi a censore dei costumi di un caso patetico e miserabile che in troppi stanno caricando di significati e aspettative che non ha. La politica è altro. L’economia, poi, proprio un altro pianeta. ( Fonte: Il riformista)

    Autore: Mauro Bottarelli
    POLEMICHE: COSA C'E' DIETRO L'ATTACCO DEL FINANCIAL TIMES A BERLUSCONI? - Finanza in Chiaro - Editoriali - Notizie - Borsa & Mercati
    Matsudaira Izu no Kami disse al Maestro Mizuno Kenmotsu: "Voi siete un uomo di grande valore, peccato siate così basso".

    Kenmotsu gli rispose: "E' vero. A volte in questo mondo non tutto va come si desidera. Ora, se io vi tagliassi la testa e l'attaccassi sotto i miei piedi, sarei più alto. Ma è qualcosa che non si potrebbe fare".

  2. #2
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    Predefinito Riferimento: POLEMICHE: COSA C'E' DIETRO L'ATTACCO DEL FINANCIAL TIMES A BERLUSCONI?

    è proprio questo l'aspetto della vicenda... si colpisce il Premier per colpire l'Italia, come per dire: occhio, quello sta facendo politica euroasiatica più che atlantista, ha ceduto all'asse franco-tedesco, sta (con tutti i distinguo) portando il paese su quella strada,..
    se così fosse lo stesso Uk si troverebbe del tutto isolato in sede europea e dovrebbe scendere a patti "più miti".
    Quindi a quel punto si vuol far fuori il Premier per salvare il paese da questa "deriva" e quindi (in via secondaria) salvare l'Uk in sede comunitaria.
    A Londra si "scomunica" il Premier, ma non si danno alternative (che non ci sono... il Pd è allo sbando e a Londra sanno che non è in grado di governare, forse si punta ad un asse cento-moderato cattolico ma amico dei forti poteri laici)... situazione complessa rimandata a dopo le europee

  3. #3
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    Predefinito Riferimento: POLEMICHE: COSA C'E' DIETRO L'ATTACCO DEL FINANCIAL TIMES A BERLUSCONI?

    Mettersi contro gli inglesi è sempre molto pericoloso...

  4. #4
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    Predefinito Riferimento: POLEMICHE: COSA C'E' DIETRO L'ATTACCO DEL FINANCIAL TIMES A BERLUSCONI?

    adesso come adesso non saprei... tempo un paio d'anno e potrebbero essere messi peggio di noi... la crisi sta chiedendo dazio... un dazio pesantissimo che noi neppure immaginiamo...
    Matsudaira Izu no Kami disse al Maestro Mizuno Kenmotsu: "Voi siete un uomo di grande valore, peccato siate così basso".

    Kenmotsu gli rispose: "E' vero. A volte in questo mondo non tutto va come si desidera. Ora, se io vi tagliassi la testa e l'attaccassi sotto i miei piedi, sarei più alto. Ma è qualcosa che non si potrebbe fare".

  5. #5
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    Predefinito Riferimento: POLEMICHE: COSA C'E' DIETRO L'ATTACCO DEL FINANCIAL TIMES A BERLUSCONI?

    Citazione Originariamente Scritto da famedoro Visualizza Messaggio
    adesso come adesso non saprei... tempo un paio d'anno e potrebbero essere messi peggio di noi... la crisi sta chiedendo dazio... un dazio pesantissimo che noi neppure immaginiamo...
    non lo so... l'Eu vuole mettere dietro l'angolo l'atlantismo e secondo me fa un errore...

    gli usa sono però più avanti di noi e stanno "trattando" con Islam e Cina; non vorrei si stancassero dell'Europa e ci lasciassero alla Russia (che a mio avviso è molto peggio degli Usa)
    il modno si sta ripensando e siamo in una fase delicata... dubito però che l'Europa (se continua così) uscirà rafforzata

  6. #6
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    Predefinito Riferimento: POLEMICHE: COSA C'E' DIETRO L'ATTACCO DEL FINANCIAL TIMES A BERLUSCONI?

    quello che va sottolineato è che in Italia c'è la sinistra che fa il gioco degli antiitaliani esteri, cavalcando tutto il cavalbile per gettare fango sul governo.
    PER L'EUROPA NAZIONALE, CATTOLICA, REPUBBLICANA, POPOLARE
    Unica speranza per noi cittadini e lavoratori poveri è un vero governo di destra, che ripristini il potere di governo, riorganizzi l'economia, diffonda moralità, legge ed ordine. \o

  7. #7
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    Predefinito Riferimento: POLEMICHE: COSA C'E' DIETRO L'ATTACCO DEL FINANCIAL TIMES A BERLUSCONI?

    Citazione Originariamente Scritto da LEONIDA Visualizza Messaggio
    quello che va sottolineato è che in Italia c'è la sinistra che fa il gioco degli antiitaliani esteri, cavalcando tutto il cavalbile per gettare fango sul governo.
    quello da sempre... abitudine del csx quella di anteporre i propri interessi immediati agli interessi futuri di tutti...

    ...il peggiore miopismo possibile...
    Matsudaira Izu no Kami disse al Maestro Mizuno Kenmotsu: "Voi siete un uomo di grande valore, peccato siate così basso".

    Kenmotsu gli rispose: "E' vero. A volte in questo mondo non tutto va come si desidera. Ora, se io vi tagliassi la testa e l'attaccassi sotto i miei piedi, sarei più alto. Ma è qualcosa che non si potrebbe fare".

  8. #8
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    Predefinito Riferimento: POLEMICHE: COSA C'E' DIETRO L'ATTACCO DEL FINANCIAL TIMES A BERLUSCONI?

    non lo leggo manco l'articolo, tanto "dietro" le cose ci sono sempre i soliti

    quello che so è che stavolta stanno facendo davvero un favore all'italia

  9. #9
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    Predefinito Riferimento: POLEMICHE: COSA C'E' DIETRO L'ATTACCO DEL FINANCIAL TIMES A BERLUSCONI?

    Citazione Originariamente Scritto da Feliks Visualizza Messaggio
    non lo leggo manco l'articolo, tanto "dietro" le cose ci sono sempre i soliti

    quello che so è che stavolta stanno facendo davvero un favore all'italia
    il favore è più all'Eu che all'Italia...

  10. #10
    .
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    Predefinito Riferimento: POLEMICHE: COSA C'E' DIETRO L'ATTACCO DEL FINANCIAL TIMES A BERLUSCONI?

    Credo che gli "attacchi" della stampa estera non debbano stupire più di tanto.
    Possono essere più continui e severi quando Berlusconi è al governo ,ma ricordiamoci che ci sono sempre stati anche in altre temperie politiche e storiche.
    Qualcuno ha l'età per ricordare il veleno rovesciatoci addosso dai soliti noti in occasione del nostro intervento di pacificazione in Libano nel 1982?
    Il fatto è che sul palcoscenico mondiale siamo tutti competitori,uno avverso all'altro, per il possesso delle risorse,per la preminenza politica,per il controllo geopolitico,per l'acquisizione di poteri decisionali nelle organizzazioni sovrannazionali.
    Le declamazioni di amicizia possono suggestionare solo gli ingenui, e vanno abbassate al rango che meritano,cioè di ipocrisia.
    Nelle relazioni internazionali esiste solo la cura dei propri interessi specifici e la cruda evidenza dei rapporti di forza. E la stampa e i media, per l'appunto, partecipano attivamente a questa competizione.

 

 
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