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Discussione: Tien An Men

  1. #1
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    Predefinito Tien An Men

    Venti anni fa l'orrenda strage di giovani perpetrata a Pechino da un regime sanguinario, che non è cambiato, si è solo fatto più ipocrita ed imperialista per affermare il suo dominio economico. Non dimentichiamo, fra l'altro, 700 milioni di schiavi nelle campagne cinesi...

    L'espresso | Oltreconfine » Blog Archive » Tian An Men: Puo’ un partito bloccare la memoria collettiva? di Federica Bianchi
    C'est le temps que tu as perdu pour ta rose qui fait ta rose si importante

  2. #2
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    Predefinito Riferimento: Tien An Men

    ma finiamola con queste scemenze e luoghi comuni!!!
    il governo cinese agì benissimo in quell' occasione...fermò la controrivoluzione, cosa che purtroppo non riuscì in Unione Sovietica 2 anni dopo...

    ecco un articolo interessantissimo di domenico losurdo

    Tienanmen 20 anni dopo
    di Domenico Losurdo

    In questi giorni, la grande stampa di «informazione» è impegnata a ricordare il ventesimo anniversario del «massacro» di piazza Tienanmen. Le rievocazioni «commosse» degli avvenimenti, le interviste ai «dissidenti» e gli editoriali «indignati», i molteplici articoli che si sussseguono e si preparano mirano a ricoprire di perpetua infamia la Repubblica Popolare Cinese e a rendere solenne omaggio alla superiore civiltà dell’Occidente liberale. Ma cosa è realmente avvenuto venti anni fa?
    Nel 2001 furono pubblicati e successivamente tradotti nelle principali lingue del mondo i cosiddetti Tienanmen Papers che, stando alle dichiarazioni dei curatori, riproducono rapporti segreti e i verbali riservati del processo decisionale sfociato nella repressione del movimento di contestazione. E’ un libro che, sempre secondo le intenzioni dei curatori e degli editori, dovrebbe mostrare l’estrema brutalità di una dirigenza (comunista) che non esita a sommergere in un bagno di sangue una protesta «pacifica». Sennonché, una lettura attenta del libro in questione finisce col far emergere un quadro ben diverso della tragedia che si consuma a Pechino tra maggio e giugno del 1989. Leggiamo qualche pagina qua e là:
    «Più di cinquecento camion dell’esercito sono stati incendiati in corrispondenza di decine di incroci […] Su viale Chang’an un camion dell’esercito si è fermato per un guasto al motore e duecento rivoltosi hanno assalito il conducente picchiandolo a morte […] All’incrocio Cuiwei, un camion che trasportava sei soldati ha rallentato per evitare di colpire la folla. Allora un gruppo di dimostranti ha cominciato a lanciare sassi, bombe molotov e torce contro di quello, che a un certo punto si è inclinato sul lato sinistro perché uno dei suoi pneumatici si è forato a causa dei chiodi che i rivoltosi avevano sparso. Allora i manifestanti hanno dato fuoco ad alcuni oggetti e li hanno lanciati contro il veicolo, il cui serbatoio è esploso. Tutti e sei i soldati sono morti tra le fiamme»[1].
    Non solo è ripetuto il ricorso alla violenza, ma talvolta entrano in gioco armi sorprendenti:
    «Un fumo verde-giallastro si è levato improvvisamente da un’estremità del ponte. Proveniva da un’autoblindo guasto che ora costituiva esso stesso un blocco stradale […] Gli auotoblindo e i carri armati che erano giunti per sgomberare la strada dai blocchi non hanno potuto fare altro che accodarsi alla testa del ponte. Improvvisamente è sopraggiunto di corsa un giovane, ha gettato qualcosa in un autoblindo ed è fuggito via. Alcuni secondi dopo lo stesso fumo verde-giallastro è stato visto fuoriuscire dal veicolo, mentre i soldati si trascinavano fuori e si distendevano a terra, in strada, tenendosi la gola agonizzanti. Qualcuno ha detto che avevano inalato gas venefico. Ma gli ufficiali e i soldati nonostante la rabbia sono riusciti a mantenere l’autocontrollo»[2].
    Questi atti di guerra, col ricorso ripetuto ad armi vietate dalle convenzioni internazionali, si intrecciano con iniziative che danno ancora di più da pensare: viene «contraffatta la testata del “Quotidiano del popolo”»[3]. Sul versante opposto vediamo le direttive impartite dai dirigenti del partito comunista e del governo cinese alle forze militari incaricate della repressione:
    «Se dovesse capitare che le truppe subiscano percosse e maltrattamenti fino alla morte da parte della masse oscurantiste, o se dovessero subire l’attacco di elementi fuorilegge con spranghe, mattoni o bombe molotov, esse devono mantenere il controllo e difendersi senza usare le armi. I manganelli saranno le loro armi di autodifesa e le truppe non devono aprire il fuoco contro le masse. Le trasgressioni verranno prontamente punite»[4].
    Se è attendibile il quadro tracciato da un libro pubblicato e propagandato dall’Occidente, a dare prova di cautela e di moderazione non sono i manifestanti ma piuttosto l’Esercito Popolare di Liberazione!
    Nei giorni successivi il carattere armato della rivolta diviene più evidente. Un dirigente di primissimo piano del partito comunista richiama l’attenzione su un fatto decisamente allarmante: «Gli insorti hanno catturato alcuni autoblindo e sopra vi hanno montato delle mitragliatrici, al solo scopo di esibirle». Si limiteranno ad una minacciosa esibizione? E, tuttavia, le disposizioni impartite all’esercito non subiscono un mutamento sostanziale: «Il Comando della legge marziale deve rendere chiaro a tutte le unità che è necessario aprire il fuoco solo in ultima istanza»[5].
    Lo stesso episodio del giovane manifestante che blocca col suo corpo un carro armato, celebrato in Occidente quale simbolo di eroismo non-violento in lotta contro una violenza cieca e indiscriminata, viene letto dai dirigenti cinesi, stando sempre al libro qui più volte citato, in chiave diversa e contrapposta:
    «Abbiamo visto tutti le immagini del giovane uomo che blocca il carro armato. Il nostro carro armato ha ceduto il passo più e più volte, ma lui stava sempre lì in mezzo alla strada, e anche quando ha tentato di arrampicarsi su di esso i soldati si sono trattenuti e non gli hanno sparato. Questo la dice lunga! Se i militari avessero fatto fuoco, le ripercussioni sarebbero state molto diverse. I nostri soldati hanno eseguito alla perfezione gli ordini del Partito centrale. E’ stupefacente che siano riusciti a mantenere la calma in una situazione del genere!»[6].
    Il ricorso da parte dei manifestanti a gas asfissianti o velenosi e soprattutto l’edizione-pirata del «Quotidiano del popolo» dimostrano chiaramente che gli incidenti di piazza Tienanmen non sono una vicenda esclusivamente interna alla Cina. Altri particolari significativi emergono dal libro celebrato in Occidente: «”Voice of America” ha avuto un ruolo davvero inglorioso nel gettare benzina sul fuoco»; incessantemente essa «diffonde notizie infondate e istiga ai disordini». E non è tutto: «Dall’America, Gran Bretagna e Hong Kong sono arrivati più di un milione di dollari di Hong Kong. Parte dei fondi è stata utilizzata per l’acquisto di tende, cibo, computer, stampanti veloci e sosfisticate attezzature per le comunicazioni»[7].
    A cosa mirassero l’Occidente e soprattutto gli Usa lo possiamo desumere da un altro libro, scritto da due autori statunitensi fieramente anticomunisti. Essi ricordano come in quel periodo di tempo Winston Lord, ex-ambasciatore a Pechino e consiglere di primo piano del futuro presidente Clinton, non si stancava di ripetere che la caduta del regime comunista in Cina era «una questione di settimane o mesi». Tanto più fondata appariva questa previsione per il fatto che al vertice del governo e del Partito spiccava la figura di Zhao Ziyang, il quale – sottolineano i due autori statunitensi qui citati – è da considerare «probabilmente il leader cinese più filo-americano nella storia recente»[8].
    In questi giorni, parlando col «Financial Times», l’ex-segretario di Zhao Ziyang, e cioè Bao Tong, agli arresti domiciliari a Pechino, sembra rimpiangere il mancato colpo di Stato al quale nel 1989, mentre il «socialismo reale» cadeva in pezzi, aspiravano personalità e circoli importanti in Cina e negli Usa: disgraziatmente, «neppure un soldato avrebbe prestato ascolto a Zhao»; i soldati «prestavano ascolto ai loro ufficiali, gli ufficiali ai loro generali, e i generali a Deng Xiaoping»[9].
    Visti retrospettivamente, gli incidenti di piazza Tienanmen di venti anni fa si presentano come un tentativo fallito di colpo di Stato e un fallito tentativo di instaurazione di un Impero mondiale pronto a sfidare i secoli…
    Fra non molto cadrà un altro ventesimo anniversario. Nel dicembre del 1989, senza essere neppure preceduti da una dichiarazione di guerra, i bombardieri amercani si scatenavano sul Panama e la sua capitale. Come risulta dalla ricostruzione di un autore ancora una volta statunitense, quartieri densamente popolati furono sorpresi nella notte dalle bombe e dalle fiamme; a perdere la vita furono in grandissima parte «civili, poveri e di pelle scura»; a almeno 15 mila ammontarono i senza tetto; si tratta comunque dell’«episodio più sanguinoso» nella storia del piccolo paese[10]. E’ facile prevedere che giornali impegnati a spargere lacrime su piazza Tienanmen sorvoleranno sull’anniversario di Panama, come d’altro canto è avvenuto in tutti questi anni. I grandi organi di «informazione» sono i grandi organi di selezione delle informazioni e di orientamento e di controllo della memoria.



    Riferimenti bibliografici

    Jamil Anderlini 2009
    «Tanks were roaring and bullets flying», in «Financial Times», p. 3 («Life and Arts»)

    Richard Bernstein, Ross H. Munro 1997
    The Coming Conflict with China, Knopf, New York

    Kevin Buckley 1991
    Panama. The Whole Story, Simon & Schuster, New York

    Andrew J. Nathan, Perry Link (eds.) 2001
    The Tiananmen Papers (2001), tr. it., di Michela Benuzzi et alii, Tienanmen, Rizzoli, Milano

    [1] Nathan, Link 2001, pp. 444-45.
    [2] Nathan, Link 2001, p. 435.
    [3] Nathan, Link 2001, p. 324.
    [4] Nathan, Link 2001, p. 293.
    [5] Nathan, Link 2001, pp. 428-9.
    [6] Nathan, Link 2001, p. 486.
    [7] Nathan, Link 2001, p. 391.
    [8] Bernstein, Munro 1997, pp. 95 e 39.
    [9] Anderlini 2009.
    [10] Buckley 1991, pp. 240 e 264.
    Tienanmen 20 anni dopo: Tienanmen 20 anni dopo

  3. #3
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    Predefinito Riferimento: Tien An Men

    l'ho letto anch'io sto articolo di losurdo
    -Ma dai, sarà la bora..
    -Ma non siamo a Trieste!

  4. #4
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    Predefinito Riferimento: Tien An Men

    ormai in cina nessuno sa più cosa sia tien an men... è stata cancellata... e per sicurezza anche adesso si bloccano i media che potrebbero parlarne...
    Matsudaira Izu no Kami disse al Maestro Mizuno Kenmotsu: "Voi siete un uomo di grande valore, peccato siate così basso".

    Kenmotsu gli rispose: "E' vero. A volte in questo mondo non tutto va come si desidera. Ora, se io vi tagliassi la testa e l'attaccassi sotto i miei piedi, sarei più alto. Ma è qualcosa che non si potrebbe fare".

  5. #5
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    Predefinito Riferimento: Tien An Men

    Mah, in fondo l'articolo tiene il moccolo alla versione ufficiale del PCC appena dopo il massacro: niente di nuovo sotto il sole.

  6. #6
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    Predefinito Riferimento: Tien An Men

    Citazione Originariamente Scritto da mosongo Visualizza Messaggio
    Mah, in fondo l'articolo tiene il moccolo alla versione ufficiale del PCC appena dopo il massacro.
    ... And Brutus is an honorable man
    Non ho princìpi, l’adattabilità a tutte le cose è i miei princìpi

  7. #7
    Baron Samedi
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    Predefinito Riferimento: Tien An Men

    Citazione Originariamente Scritto da famedoro Visualizza Messaggio
    ormai in cina nessuno sa più cosa sia tien an men... è stata cancellata... e per sicurezza anche adesso si bloccano i media che potrebbero parlarne...
    Davvero?Diciamo che ricordano invece bene le violenze in stile rivoluzione culturale compiute dai manifestanti, cosa che ha fatto inorridire la maggioranza dei cinesi che con Deng cerco di rimuovere a poco a poco quel periodo.Una rivoluzione arancione andata a male........

  8. #8
    Baron Samedi
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    Predefinito Riferimento: Tien An Men

    Citazione Originariamente Scritto da turbociclo Visualizza Messaggio
    Non dimentichiamo, fra l'altro, 700 milioni di schiavi nelle campagne cinesi...

    Schiavi di chi?Stai forse parlando degli schiavi delle fazendas in Brasile?O dei contadini cinesi che stanno iniziando a sviluppare a poco a poco sistemi di coltivazione ecologica (oltre ai metodi elettronici?)?

  9. #9
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    Predefinito Riferimento: Tien An Men

    non dimentichiamo Tien An Men
    "và a dire agli Spartani, viandante, che qui, secondo la legge di Sparta, noi giacciamo"

  10. #10
    Komunista Estetizzante
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    Predefinito Riferimento: Tien An Men

    Indovina-indovinello
    vediamo chi ci prende. Chi ha scritto questa frase:
    "L'IMPERDONABILE E ABNORME ERRORE COMMESSO DALLE AUTORITÀ CINESI, NON È STATO TANTO QUELLO DI AVER AGITO IN MODO AVVENTATO, QUANTO QUELLO DI ESSERSI LASCIATE GUIDARE DA UN’ECCESSIVA CAUTELA CHE CERTO UNA LEADERSHIP NON PUÒ PERMETTERSI.(…)CREDO CHE NESSUN PAESE CONSENTIREBBE A UN GRUPPO DI DISSIDENTI, INTENTI SOLO ALLA SOVVERSIONE DEL NATURALE FUNZIONAMENTO DELLE PROPRIE ISTITUZIONI, DI OCCUPARE IL CUORE DELLA PROPRIA CAPITALE, PER QUANTO AFFASCINANTE LE LORO GRIDA DI PROPAGANDA POSSANO APPARIRE A CERTI STRANIERI”.

    Suggerimenti: è un amico di Obama a cui la lobby sionista americana ha dichiarato guerra prendendo a pretesto questa frase ma in realtà per le sue posizioni dure nei confronti di Israele.

 

 
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