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Discussione: Geopolitica

  1. #521
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    Predefinito Re: Geopolitica

    deve essere nipote del dott. ciccarelli.

  2. #522
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    Predefinito Re: Geopolitica

    Annuncia un video compromettente su Obama e … muore.

    12 marzo 2012 | Autore Lino Bottaro
    10 March 2012
    By Gianluca Rampini
    [Traduttore]


    L’episodio ha dell’incredibile. Deroghiamo dai soliti argomenti per dare una notizia che in Italia e nel resto del mondo, sembra esser stata completamente ignorata. Che gli Stati Uniti stessero evolvendo verso uno stato fascista era già dimostrato da molti altri fatti, da leggi totalmente incostituzionali passate, ad esempio, molto spesso per contrastare il pericolo del terrorismo. Abbiamo raccontato alcuni mesi fa di come sia stato approvato un emendamento secondo il quale si possono arrestare e detenere indefinitamente cittadini americani senza dovere alcuna spiegazione, senza concedere all’accusato diritto di replica e senza dover far sapere dove venga trattenuto. Per quando tetro lo scenario fino ad oggi si trattava di leggi, di emendamenti, di libertà di stampa ecc…
    Come dicevo, fino ad oggi.

    O meglio fino al 1 di marzo. Il 1 di marzo infatti è morto Andrew Breitbart, giornalista esponente della destra conservatrice vicina al partito del Tea Party. Ma cosa c’entra Obama? Sarà un caso ma Breitbart aveva annunciato, ad un meeting, che avrebbe rilasciato un video che avrebbe “distrutto” il Presidente degli Stati Uniti. Il video riguardava il periodo di Obama ad Harvard e dei suoi stretti rapporti con esponenti radicali ( sinistra estrema ). Per quanto mi riguarda il contenuto in sé del filmato mi interessa relativamente anche perchè ora che è uscito, diversi giorni più tardi rispetto all’annuncio di Breitbart, è opinione diffusa che sia stato editato (modificato ndr) a tal punto da esser divenuto innocuo. Quando doveva uscire il video di Breitbart? Il primo di marzo.

    Il 1 di marzo avrebbe rilasciato il video ma alle 0.15 di quel giorno è morto. Magari è una coincidenza. Ce ne sono. Ed infatti molti si sono affrettati a dire che la morte è da attribuirsi a cause naturali. A dire il vero già due ore dopo la notizia della morte sapevano che erano cause naturali, solo perchè un anno prima Breitbart aveva avuto un problema cardiaco. Invece, come riporta ad esempio il Los Angeles Times, l’autopsia deve essere ancora fatta e le cause sono ancora incerte. Ma anche fosse stabilito, ad esempio, un attacco cardiaco esistono molte sostanze che possono indurlo senza poi lasciare traccia nell’organismo.
    Quindi? Chi attacca Obama muore? Non lo so, ma dopo la sparizione di scienziati e militari ( non collegati ad Obama, più in generale ) se ora cominciano a sparire anche i giornalisti direi che la situazione si fa via via più cupa. E noi cosa c’entriamo? Beh l’influenza degli States è ancora enorme sul mondo intero. Basti pensare che ancora oggi il 50% del “benessere” mondiale è detenuto dagli USA. E poi, per quanto strano possa sembrare, sono convinto che gli Stati Uniti non sono altro che il banco di prova, il laboratorio in cui testare misure e contromisure per la realizzazione del così detto Nuovo Ordine Mondiale.
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    Annuncia un video compromettente su Obama e
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  3. #523
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    Predefinito Re: Geopolitica

    Obamacare: dal 2013 microchip sottocutanei per tutti i cittadini americani

    A cura della d.ssa Enrica Perucchietti

    Premessa
    Se verrà confermato alla Casa Bianca nelle presidenziali del prossimo 6 novembre, Obama ha chiarito che renderà obbligatorio nel corso del 2013 l'inserimento del microchip sottocutaneo in tutta la popolazione americana. L’obiettivo è di creare un registro nazionale di identificazione che permetterà di “seguire meglio i pazienti avendo a disposizione tutte le informazioni relative alla loro salute”. Il nuovo progetto relativo alla salute (HR 3200) è stato adottato recentemente dal Congresso e alla pagina 1001, contiene l’indispensabile necessità per tutti i cittadini che usufruiscono del sistema sanitario di essere identificati con un microchip, il cui prototipo definitivo è allo studio della FDA (Food and Drug Administration) dal 2004.
    Un passo indietro
    Né George Orwell, né Aldous Huxley nelle loro distopie si erano spinti così lontano da poter prevedere l’avvento di una popolazione controllata da microchip sottocutanei. 1984 e Il Mondo Nuovo ci hanno tramandato due sistemi totalitari che hanno preceduto sulla carta, con inquietante forza visionaria, innovazioni politiche che ci hanno reso progressivamente sempre più “trasparenti” e schiavi di fronte all’ingerenza statale.
    Già nel 1932 Huxley era arrivato a prevedere addirittura un sistema in cui gli abitanti sono concepiti e prodotti industrialmente in provetta. Sotto il mito del progresso i cittadini vengono condizionati fin dall’infanzia con tecnologia e droghe e da adulti si ritrovano ad occupare ruoli sociali prestabiliti dalla nascita. La rinuncia a ogni emozione, privacy, libero arbitrio che contraddistingue il Grande Fratello di Orwell e lo stato totalitario di Huxley offrono però ancora in minima parte una via di fuga, di reazione anarchica alla violenza livellatrice dello Stato. In 1984 il protagonista Winston Smith può ancora provare almeno a ribellarsi, allontanandosi dai centri abitati e tramando con l’amante lontano dall’occhio onnipresente del Grande Fratello. Questo perché nel mondo immaginato da Orwell i cittadini non sono ancora totalmente “trasparenti”. Essi sono sottomessi a un controllo quasi totale ma non del tutto globale.
    La transizione sta per essere attuata ora sotto l’amministrazione democratica di Barack Obama che si avvia alla riconferma nelle Presidenziali del 2012. A dimostrazione che il Presidente americano più che un outsider della politica si è rivelato in linea con gli interessi delle lobby, che non distinguono tra democratici o repubblicani. È la Casta americana che macina provvedimenti per il proprio tornaconto e che sulla propria agenda politica ha l’ennesimo chiodo da piantare nella bara della nostra privacy.
    Microchip per tutti
    “Se posso mettere un microchip al mio cane per ritrovarlo quando scappa, perché dovrebbe essere illegale fare lo stesso con un messicano?”. La provocazione a dir poco delirante è stata lanciata dal candidato repubblicano al Congresso USA Pat Bertroche. In attesa che la proposta di siglare gli stranieri irregolari o non regolari sul territorio sbarchi anche in terra Padana, l’argomentazione ha suscitato un putiferio in America. Il pensiero è corso subito ai tatuaggi dei deportati nei campi di concentramento nazisti.
    Si sbaglierebbe chi ritenesse questo genere di proposta soltanto una provocazione estrema in materia di sicurezza. Il ricorso a microchip sottocutanei per “mappare”, controllare e, chissà, manipolare a distanza gli individui non interessa soltanto gli stranieri. Le iniziative da stato fascista globale si stanno infatti insinuando in campo medico grazie anche ai democratici. Quale metodo migliore per controllare la popolazione che dotarla di microchip come le bestie dietro motivazioni sanitarie? Violare i diritti civili di stranieri per quanto illegale desterà sempre reazioni contrastanti, anche violente perché i detrattori della proposta faranno appello a concetti quali razzismo, violenza sui più deboli, etc. Ma se si convincesse invece la popolazione della necessità dell’inserimento di chip sottocutanei in ogni membro del Paese per il proprio bene - come nel caso di vaccini forzati per contrastare fantomatiche pandemie – allora si raccoglierebbero minori resistenze. Ci verrà detto che è per il nostro Bene e molti di noi cadranno nella trappola facendosi impiantare i dispositivi sottocutanei, senza riflettere prima sulle conseguenze.
    La paura come metodo
    Per la costituzione di uno stato totalitario che ceda progressivamente il passo un nuovo ordine mondiale, il primo passo è manipolare il pensiero, le credenze delle persone, inserendo emozioni di terrore, destabilizzazione, rabbia, ansia, per poi proporre una soluzione alle paure collettive. È il sistema di azione-reazione descritto ampiamente da David Icke nei suoi saggi. Creare un sistema di paura pubblica con l’identificazione di un nemico visibile o invisibile che sia – terroristi, epidemie, crisi finanziarie - alimentare costantemente queste paure fino al parossismo bombardando le persone con immagini o notizie quotidiane di violenza, scardinando ogni sicurezza per poi costringere i cittadini ad accettare delle limitazioni alla propria privacy come ovvie misure di sicurezza. Una limitazione delle proprie libertà civili. Da qui le ben note norme contenute nel Patriot Act, l’introduzione di telecamere, bodyscanner negli aeroporti o nei luoghi ad alto rischio attacco, satelliti, intercettazioni di conversazioni telefoniche o mail private etc. Un graduale allentamento delle libertà individuali per garantire la sicurezza dal nemico che si aggira tra noi. Un insieme di limitazioni che Obama, lungi dal sopprimere come promesso in campagna elettorale, sta portando avanti seguendo le orme di George W. Bush: con la notizia della “morte” di Osama bin Laden – vera o falsa che sia – gli USA si sono visti “costretti” a incrementare gli investimenti sul fronte Sicurezza. Dal 2001 a oggi la Difesa americana ha stanziato 2 mila miliardi di dollari in programmi di antiterrorismo. Ma anche in Europa siamo mappati, marchiati, monitorati e neanche ce ne rendiamo conto. O forse ci fa comodo non rendercene conto per aggrapparci a quell’idea di sicurezza effimera che ci propinano i governanti. Alle norme di controllo globale per garantire la sicurezza – attraverso l’accrescimento delle paure collettive - si affianca un processo più strisciante che affonda i propri tentacoli in quell’apparato che dovrebbe invece garantire la salute delle persone: la sanità. L’introduzione dei microchip passerà in primis dal campo psichiatrico, dove le vittime sono da sempre le più deboli…
    I Verichip per salvarvi la vita
    La FDA (Food and Drug Administration) ha infatti concesso il permesso alla vendita dei Verichip, prodotti in Florida dalla Applied Digital Solution, e al loro impiego in campo medico. Il dispositivo, della grandezza ormai di un granello di sabbia, verrebbe inserito sotto la pelle del braccio o della mano con una siringa. Contiene un numero per l’identificazione del paziente. Il portatore del dispositivo, una volta arrivato in ospedale anche in stato incosciente, se dotato di Verichip, sarebbe in grado di trasmettere una cifra legata alla cartella personale. In questo caso il beneficio promesso sarebbe la possibilità di effettuare diagnosi più veloci e la riduzione di rischi legati a somministrazione di farmaci sbagliati qualora vi siano delle intolleranze o allergie. Per favorire l’utilizzo del Verichip negli USA la Applied Digital ha gentilmente promesso gratuitamente a più di 200 ospedali e istituti privati gli scanner per leggere i dispositivi sottocutanei. Lo scenario di orwelliana memoria assume contorni più chiari in vista della Riforma Sanitaria di Obama: se tutti possono accedere alle cure, tutti possono essere altresì curati e sottoposti a trattamenti obbligatori quali vaccini o impianti…
    I VeriChip sono già realtà
    Vi sembrano teorie fantascientifiche?
    Sappiate invece che il VeriChip è già approdato in Messico, dove la società distributrice Solusat ha già impiantato diverse migliaia di pazienti. Il dispositivo è arrivato anche in Europa. In Italia è ancora al vaglio.
    Che cosa c’entra Obama con tutto questo?
    Dietro l’estensione della riforma sanitaria a tutti i cittadini americani – che come spiego nel mio libro L’altra faccia di Obama avrà come conseguenza primaria l’arricchimento delle società di Assicurazione, non il benessere dei contribuenti - potrebbe esserci una ragione occulta, meno umanitaria del previsto.
    La legge di riforma sanitaria introdotta da Obama fa infatti riferimento all’introduzione di un dispositivo di “registro di sistema” di classe 2 che viene descritto come “un dispositivo impiantabile di transponder a radiofrequenza che sia in grado di registrare i crediti, i dati di anamnesi del paziente – standardizzati e con immagini analitiche che permettano la condivisione degli stessi in diversi ambiti – oltre a qualsiasi altro dato ritenuto opportuno dal Segretario”. Insomma, per poter avere un’anamnesi immediata di un paziente, per poter monitorare i senzatetto e i pazienti psichiatrici – e magari gli stranieri – per razionalizzare la sanità, Obama ha pensato bene di inserirlo, anche se per ora non in via obbligatoria, all’interno della riforma. All’approvazione della Food and Drug Administration la percentuale della popolazione favorevole all’impianto del dispositivo, nel 2004, salì dal 9 al 19%. E se il chip venisse promosso, consigliato o addirittura obbligatorio per accedere alle cure statali a quanto salirebbe il consenso?
    Se il Verimed nasce sul mercato civile per le sue applicazioni mediche, il Verichip più in generale può essere usato in vari campi della società, sicurezza, finanza, identificazione di emergenza, etc. Il chipping avviene in una ventina di minuti in anestesia locale. Una volta inserito sottopelle, il chip rimane invisibile a occhio nudo. Intanto una piccola quantità di energia in radiofrequenza parte dallo scanner e stimola il dispositivo inattivo che emette il numero di verifica tramite segnali in radiofrequenza. In questo modo il portatore del chip può essere sempre rintracciato, da qui l’idea di inserirlo tra i senzatetto e gli stranieri…
    Il sistema di introduzione del chip tra la popolazione di una nazione avverrà infatti con la sua applicazione medica in forma di VeriMed; una volta raccolto il consenso della maggior parte dell’opinione pubblica potrà essere reso obbligatorio come certi vaccini ed esteso ad altre applicazioni: nel caso della riconferma di Obama alla casa Bianca, sembra infatti che il chippaggio dell'intera popolazione americana avverrà obbligatoriamente nel 2013.
    Non occorre molta immaginazione per prevedere le conseguenze di tale progetto: una volta marchiati saremmo controllati da uno stato fascista globale, ben oltre l’Occhio elettronico del Grande Fratello, che poteva almeno sfuggire ad alcune zone out della società… Non bastava il controllo attraverso dispositivo GPS dei cellulari o dei navigatori satellitari, delle etichette nei vestiti, delle tracce lasciate da carte di credito, tessere fedeltà, bancomat etc. Con l’introduzione dei chip saremo sempre raggiungibili, controllati. Insomma, trasparenti.
    Verso una popolazione di “vetro”
    Se in 1984 l’azione sovversiva contro il totalitarismo era ancora possibile anche se ardua, una volta impiantato il chip il controllo sarà globale. Chi è davvero disposto a rinunciare alla propria libertà pur di vivere in una società - forse più ordinata - ma controllata in tutto e per tutto fin nell’intimità, senza possibilità di autodeterminazione, di scelta? La distopia orwelliana è forse vicina più di quanto non si pensi? Il controllo capillare e pervasivo sarebbe completo in caso di chipping di tutta la popolazione: nessuno sfuggirebbe ai Sorveglianti. Ognuno di noi sarebbe un “uomo di vetro”, trasparente, sotto costante controllo, addomesticato. Lo sguardo del Governo ci seguirebbe in ogni attimo della nostra esistenza. L’occhio elettronico del Grande Fratello accompagnerebbe costantemente ogni nostra azione grazie alle frequenze emesse dal chip. E non si può escludere che le sperimentazioni di impulsi a distanza nel campo della guerra – che vedremo più avanti - per modificare il comportamento dei soldati non vengano adottate anche nella vita quotidiana.
    La degenerazione della democrazia in totalitarismo sarebbe completa con la realizzazione di un sistema di ingerenza totale nella vita quotidiana dei cittadini: il rischio di una “gogna elettronica” avanzato dal giurista Stefano Rodotà, già presidente della Commissione scientifica dell'Agenzia per i diritti fondamentali dell'Unione Europea, pende davvero sulle nostre teste? Stiamo rinunciando alle nostre libertà individuali per l’illusione di più sicurezza e controllo sulle nostre strade? Dalla videosorveglianza sulle strade, negozi, luoghi pubblici alle banche date che da carte di credito, abbonamenti tv e web registrano ogni nostro consumo, tendenza, interesse. Siamo già controllati, schedati. La ricerca e l’attuazione di un sistema di trasparenza e controllo globale sono valori o rischiano di degenerare in un incubo collettivo? Fino a che punto siamo disposti a sacrificare il diritto alla privacy per l’illusione di sentirci più sicuri?
    Una popolazione di ibridi
    Con l’aumento degli attentati veri o presunti, del terrore, di stragi o sparizioni di bambini la popolazione mondiale si sentirà obbligata ad accettare l’inserimento dei chip sottocutanei per tutelarsi dalle “atrocità” che ogni giorno si sentono in televisione o ci raccontano i giornali. Con spontaneità l’obbligo ai microchip diventerà globale e la popolazione diventerà infine simile a un gregge schedato di pecore. Chi si rifiuterà di divenire un “ibrido di intelligenza elettronica e anima” - citando il dottor Peter Zhou, creatore del microchip Angelo Digitale - verrà bollato come probabile criminale, avendo sicuramente qualcosa da nascondere. Verrà segnalato alle autorità, costretto a piegarsi o a vivere fuori dalla società.
    I VeriChip non sono gli unici dispositivi per ora sul mercato. La Motorola ha prodotto per la Mondex Smartcard dei dispositivi dotati di GPS che i Paesi dell’Unione Europea stanno pensando di adottare per la semplificazione dell’unificazione monetaria. Dall’anamnesi del paziente passiamo così alla giustificazione dell’impianto per i pagamenti! Così come il VeriChip misura 7 mm di lunghezza e 0,0775 di larghezza, contiene un transponder e una batteria a litio ricaricabile tramite la temperatura corporea. La Mondex, che ha acquisito il 51% del pacchetto azionario della Mastercard, ha speso 1,5 milioni di dollari per effettuare studi sul Biochip.
    Da queste ricerche sarebbe emerso che i posti più adatti per inserire il dispositivo sarebbero il capo sotto la fronte e nella mano destra. In questo caso la ragione ufficiale per l’impianto sarà la facilitazione del pagamento in sostituzione di denaro corrente o carta di credito, a cui si andrà ad affiancare la procedura di riconoscimento della persona e il ritrovamento di persone scomparse, siano essi bambini oppure criminali… Insomma una carta d’identità elettronica munita di GPS per essere rintracciati ovunque. Ed ecco che il Grande Fratello è realtà! Inoltre per evitare la clonazione dell’impianto o meglio l’estrazione individuale del chip, il dispositivo contiene litio che nell’ipotetico tentativo di estrazione si romperebbe creando una vescica sottocutanea e la dispersione di sostanze chimiche dannose. Oltre, ovviamente, a essere rintracciati immediatamente dai Sorveglianti…
    Manipolazione a distanza
    Tra i teorici del complotto a insistere sull’ipotesi di un progetto segreto di ricerca sul controllo mentale mediante microchip, a fianco di David Icke si schiera la meno nota dottoressa Rauni-Leena Luukanen-Kilde, ex medico finlandese nota tra gli appassionati di ufologia per i suoi saggi nel campo UFO. La Rauni Kilde sostiene che sia possibile controllare il comportamento delle persone e influenzarne a distanza le azioni medianti l’impianti di microchip nel cervello, simili a quelli che le entità aliene impianterebbero nell’encefalo degli addotti nella zona ipofisaria. Sul giornale Spekula la Rauni Kilde pubblicò un lungo articolo sugli impianti sottocutanei mettendo in guardia gli americani dal pericolo di controllo di massa imminente. Ecco alcuni stralci: “È tecnicamente possibile inserire ad ogni neonato un microchip che potrebbe servire per identificare una persona per il resto della sua vita. Simili piani sono stati discussi segretamente negli Stati Uniti, senza nessuna esposizione delle questioni relative alla privacy […] Gli esseri umani con impianti possono essere seguiti ovunque: le funzioni cerebrali possono essere monitorate a distanza da supercomputers e persino alterare mediante il cambiamento delle frequenza. Cavie di esperimenti segreti sono stati detenuti, soldati, malati di mente, bambini portatori di handicap, audiolesi, ciechi, omosessuali, donne single, anziani, scolari e qualsiasi gruppo di persone considerato marginale dalle elites di sperimentatori”. La Rauni Kilde cita come esempi di primi esperimenti i dispositivi cerebrali impiantati chirurgicamente nel 1974 nello stato dell’Ohio, ma anche in Svezia a Stoccolma: “Elettrodi cerebrali furono inseriti nei crani di bambini, nel 1946, senza che i genitori ne fossero a conoscenza. Negli anni ’50 e ’60, impianti elettrici furono usati nel tentativo di cambiare il comportamento umano e i suoi atteggiamenti. Influenzare il funzionamento del cervello umano divenne un obiettivo importante dei servizi segreti e militari”. E ancora: “Il sistema elettronico di sorveglianza della NSA può simultaneamente seguire e gestire milioni di persone. Ognuno di noi ha un’unica frequenza di risonanza bioelettrica nel cervello, proprio come abbiamo impronte digitali uniche. Con stimoli cerebrali completamente decodificati dalle frequenze elettromagnetiche, segnali elettromagnetici pulsanti possono essere inviati al cervello creando la voce desiderata ed effetti visivi, perché vengano percepiti dal soggetto prescelto. È una forma di guerra elettronica”. Stando alla teoria della Rauni Kilde sarebbe possibile non solo la costituzione di un esercito composto da cyber soldati da controllare a distanza, ma anche la manipolazione di individui normalissimi che potrebbero essere “accesi” in qualsiasi momento e indotti a credere alla realtà di impulsi elettromagnetici quali allucinazioni visive o uditive creati ad hoc. Allo stesso modo si potrebbe torturare una persona dotata di microchip causandole dolore insopportabile e piegandola alla propria volontà.
    Retroingegneria: chi copia chi?
    La persona dotata di chip può esser manipolata in molti modi. Usando frequenze diverse, si può modificare la vita emotiva di una persona creando una specie di realtà virtuale – come sembra accada anche nelle abductions - attraverso la stimolazione dell’encefalo: “La si può rendere aggressiva o letargica. La sessualità può venire influenzata artificialmente. I segnali del pensiero e le riflessioni del subconscio possono essere letti, i sogni influenzati e persino indotti, tutto senza che la persona con l’impianto lo sappia o acconsenta”. La somiglianza con i rapimenti alieni pone alcuni quesiti che approfondisco in L’altra faccia di Obama: chi copia chi? I militari terrestri hanno adottato la retroingegneria aliena piegandola ai propri obiettivi, oppure le abductions si riducono per lo più a MILABS, ovvero rapimenti da parte di militari che ricostruiscono scenari virtuali in cui sarebbero entità extraterrestri ad agire sugli addotti? Come se questo scenario non fosse abbastanza agghiacciante, ecco aggiungersi in parallelo all’irradiamento tramite impulsi elettromagnetici, i metodi chimici di controllo delle masse. E qua il pensiero corre alle misteriose scie chimiche di più recente comparsa e agli esperimenti che ufficialmente dovrebbero modificare il clima. Droghe, sostanze chimiche tossiche e gas da inalazione potrebbero essere diffusi nell’aria o negli acquedotti. Se negli USA il metodo per influenzare la popolazione a scegliere di farsi impiantare un microchip passerà molto probabilmente per la via della riforma sanitaria, in Europa i governi sembrano aver scelto la strada della moneta unica: sostituire il denaro corrente, carte di credito e bancomat con un chip. La crisi, il caos economico non sarebbero altro che scorciatoie per condurre la popolazione il più velocemente possibile verso il controllo globale. “Quando le nostre funzioni cerebrali saranno ormai connesse ai supercomputers, tramite impianti radio e microchips, sarà ormai troppo tardi per protestare. Questa minaccia può essere sconfitta solo istruendo il pubblico” ha avvisato la Rauni Kilde. E con uno scenario del genere meglio essere pronti e passare per pazzi che farsi trovare impreparati, o come diceva Karl Popper, “il prezzo della libertà è la costante vigilanza”.

    Obamacare: dal 2013 microchip sottocutanei per tutti i cittadini americani
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  4. #524
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    Predefinito Re: Geopolitica

    OSLO, MONTAUBAN, TOLOSA. GIORNALISTI CIALTRONI. PUNTO
    Postato il Mercoledì, 21 marzo @ 115:00 CDT di davide

    DI MIGUEL MARTINEZ
    kelebeklerblog.com

    Un anno fa, ci fu la strage di Oslo.

    Senza un attimo di esitazione, Guido Olimpio (e innumerevoli suoi colleghi in tutto l’Occidente) affermarono che si trattava di un attentato compiuto da al-Qaeda.

    Poi è venuto fuori che si trattava di un solitario, con simpatie di estrema destra. A questo punto, i giornalisti cialtroni, invece di strisciare per terra chiedendo scusa, si sono accaniti a cercare le prove del Complotto, questa volta da parte dei movimenti islamofobi. I cui dirigenti non saranno il massimo dell’intelligenza, ma capiscono perfettamente che una strage del genere è il modo migliore per distruggere tutto ciò che hanno costruito, e quindi sicuramente non sono correi.



    Con la triplice strage in Francia – due attacchi distinti ai parà francesi e uno alla scuola ebraica di Tolosa – i media si sono comportati allo stesso modo, ma invertendo i fattori.

    Questa volta, i giornalisti cialtroni hanno deciso che la strage doveva essere “opera dei neonazisti“.

    Poi è venuto fuori che si trattava di un solitario, con simpatie per al-Qaeda. Possiamo ipotizzare che la prossima tappa del giornalismo cialtrone consisterà, non nello strisciare per terra chiedendo scusa, ma nel cercare le prove del Complotto, questa volta da parte della “rete dell’estremismo islamico”.

    Immaginiamo gli alti e bassi nell’entourage di Marine Le Pen, “oddio, siamo spacciati! Dicono che l’assassino è uno xenofobo di destra!”, poi una mattina radiosa, la Signora viene svegliata con una telefonata, “Madame, è un musulmano!“. Di corsa a scrivere un discorso di fuoco chiedendo espulsioni e telecamere della laicità.

    Ora, sia a Oslo che in Francia, c’era una sola cosa che si poteva capire da subito, e cioè che gli attentati erano opera di solitari e che non poteva esistere alcun Complotto.

    Per il semplice motivo che in tempi di controllo totale, solo una persona che agisce in assoluta solitudine ed evita accuratamente di frequentare gruppi (o Facebook) sarebbe stato in grado di fare una cosa del genere. Per dire, Le Monde ci racconta casualmente che l’attentatore è passato davanti a ben 46 telecamere di videosorveglianza a Montauban, che non sarà più fortezza paranoica di qualunque altro posto nel nostro Occidente contemporaneo.

    In questo senso, ogni pista al plurale – “i” neonazisti, “gli” estremisti islamici, “gli” anarchici – è impossibile in partenza.

    Purtroppo, siamo programmati in modo tale che chi ha riconosciuto la cialtroneria dei giornalisti nel caso di Oslo, tacerà di fronte alla cialtroneria nel caso francese, e viceversa. Mentre è solo cogliendo la natura trasversale del modello cialtronesco mediatico, che si capisce che si tratta proprio di un meccanismo e non dell’imbecillità di un singolo giornalista.

    Godiamoci comunque alcune perle di questi giorni.

    Sul blog di Panorama, una certa Anna Mazzoni, sotto il titolo Neonazisti: i crimini dei nipotini di Hitler che sognano il quarto Reich – LA CLASSIFICA esordisce:

    “La strage nella scuola ebraica di Tolosa ha drammaticamente riacceso i riflettori sull’universo neonazista [...]

    Gruppi e gruppuscoli spuntano come funghi, in tutto il mondo. Il cuore dei neonazisti resta il Vecchio Continente, con movimenti più numerosi proprio tra Francia, Germania e Gran Bretagna, e picchi nei Paesi Nordici, dalla Svezia alla Finlandia, ma i nipotini di Hitler sono distribuiti in tutto il mondo. Dalla Mongolia al Cile, e poi gli Stati Uniti, l’Africa, l’Australia, la Russia. Truppe di fedelissimi al Fuhrer, che ne onorano la memoria e che sognano il suo ritorno nelle vesti di un nuovo Messia.”

    Segue un caotico elenco telefonico di sigle, alcune con bizzarri errori di ortografia, e infine la conclusione:

    “Spesso agiscono “in solitaria”, come Anders Breivik, che a luglio dell’anno scorso ha massacrato 70 giovani sull’isola di Utoya, di fronte a Oslo. Ma il più delle volte operano in gruppo. Si sa, i vigliacchi si sentono più forti se seguono una mandria ed è più facile nascondere il loro volto mentre compiono delitti infami.”

    Quest’ultimo paragrafo è in qualche modo necessario: il Solitario, al di fuori dei romanzi noir, non è una notizia politica, e soprattutto non permette alcuna soluzione repressiva.

    Repubblica è un quotidiano che lo scorso ottobre si è distinto per aver invitato i propri lettori a fare i delatori contro i manifestanti che si sono scontrati con la polizia a Roma.

    E nello stesso stile, ospita un articolo di Barbara Spinelli che spiega agli ignoranti “Il male oscuro dell’Europa“.

    Essendo figlia di uno dei fondatori dell’Europa economico-politica, la signora cerca subito di capire come un fatto di cronaca a quel momento ancora del tutto misterioso possa contribuire dei bambini-martiri al suo pallino preferito.

    La nostra detective-filosofa spiega così i retroscena del delitto.

    Dunque, l’Europa è in crisi:

    “Il naufragio del sogno europeo, emblema di riconciliazione dopo secoli di guerre, e di vittoria sulle violenze di cui Europa è stata capace, partorisce mostri.”

    Ora, l’Unione Europea ha 500 milioni di cittadini.

    Se mettiamo insieme tutti gli attentatori solitari di questi ultimi tre o quattro anni, da Mohammed Game unico terrorista islamico nella storia italiana, ad Anders Behring Breivik, a Gianluca Casseri, al dimenticato anticlericale di Rovereto, quanti saranno? Dieci? Faranno pure notizia, ma non sono certo un fenomeno sociale. Però Barbara Spinelli riesce a trasformare questa decina di solitari in compatte masse che marciano, basta tirar fuori la Hitler card e diventano milioni:

    “Non dimentichiamo che il nazismo quando prese il sopravvento aveva caratteristiche affini, e assecondava la furia amok: “Marcia senza approdo, barcollamento senza ebbrezza, fede senza Dio”, così lo scrittore socialdemocratico Konrad Heiden descriveva, nel 1936, la caduta di milioni di tedeschi nel nazismo e nell’”era dell’irresponsabilità”.”

    Creativamente, la signora Spinelli riesce pure a tirare in ballo la Lega:

    “In Italia abbiamo la Lega, e banalizzati sono i suoi mai sconfessati incitamenti ai linciaggi.”

    Cioè, la signora Spinelli sta usando quello che si rivelerà essere un assassino che sembra la caricatura di ciò che la Lega denuncia, per accusare indirettamente la Lega dell’omicidio di quattro bambini. Io litigo con la Lega da anni, ma un colpo basso così non lo userei contro i miei peggiori nemici.

    Poi arriviamo al punto che interessa davvero Barbara Spinelli: attaccare quello che deve essere un suo eterno rivale sul palcoscenico mediatico, Ernesto Galli Della Loggia, che ha detto che l’Europa attuale sta demolendo la sovranità nazionale, “unico contenitore della democrazia”. E così Barbara Spinelli lancia i morti in Francia all’attacco, contro il suo concorrente:

    “È una verità molto discutibile, quantomeno. Lo Stato nazione è contenitore di ben altro, nella storia. Ha prodotto le moderne democrazie ma anche mali indicibili: nazionalismi, fobie verso le impurità etnico-religiose, guerre. Ha sprigionato odii razziali, che negli imperi europei (l’austro-ungarico, l’ottomano) non avevano spazio essendo questi ultimi fondati sulla mescolanza di etnie e lingue. La Shoah è figlia del trionfo dello Stato-nazione sugli imperi. Vale la pena ricordarlo, nell’ora in cui un fatto criminoso isolato, ma emblematico, forse ci risveglia un po’.”

    Ora, ci sarebbe molto da dire a favore e contro le tesi della Spinelli e di Della Loggia. Ma ciò che è interessante è quanto i cadaveri freschi siano utili per regolare conti mediatici.

    In base a tutta l’esperienza passata, credo che assisteremo adesso a due fenomeni.

    La caccia alla Pista Islamica, con foto del defunto sheykh Osama e diagrammi con frecce che indicano tutte le Basi Operative di al-Qaeda in Francia (“Parigi: al-Qaeda 1.218 militanti; Bordeaux, 353 militanti…”);

    e soprattutto un gran coro, che unisce fraternamente Destra e Sinistra:

    “Più galera per tutti!”

    Miguel Martinez

    Fonte: Kelebek Blog | a cura di Miguel Martinez

    Link: Oslo, Montauban, Tolosa. Giornalisti cialtroni. Punto | Kelebek Blog

    21.03.2012

    ComeDonChisciotte - OSLO, MONTAUBAN, TOLOSA. GIORNALISTI CIALTRONI.PUNTO
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

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    Predefinito Re: Geopolitica

    Le connessioni dell’Amministrazione Obama con i Gesuiti e il Vaticano
    24 marzo 2012 | Autore Redazione

    Il Papa e Obama aprono una nuova era nelle relazioni Stati Uniti Vaticano

    Articolo di: nwo-truthresearch

    Nota introduttiva. Il Vaticano è stato, sin dalle sue origini, un’ istituzione prettamente Gerarchica e Dittatoriale dedita all’inganno e alla manipolazione, con un capo e dei sudditi che dovevano sempre e solo obbedire. Questo è, in ultima analisi, il modello di “democrazia” che esso vuole a tutti i costi imporre al mondo intero con il suo Nuovo Ordine Mondiale. Per esso le libertà di pensiero, di coscienza e di stampa, semplicemente non esistono; per esso esiste solo la cieca obbedienza ad un capo (che è di volta in volta il Superiore Generale dei Gesuiti, il Gran Maestro dei Cavalieri di Malta e il Papa) e la manipolazione per rendere passive e obbedienti le masse. Il Cattolicesimo Romano è sempre stato una religione di potere, di guerre e di sangue. Naturalmente, come in tutti i movimenti, ci sarà stato anche qualche prete in buona fede, più sensibile e aperto degli altri; ma qui puntiamo il dito sul vertice di tale istituzione, vertice che è assolutamente antidemocratico e assolutistico. Il Cattolicesimo Romano non ha nulla a che fare con gli insegnamenti di Gesù, ma ha molto a che fare con un regime militare.
    Dal libro Nero Nero del Vaticanodi Tony Braschi leggiamo l’introduzione:
    “CHIESA RICCA E POTENTE: L’ANTICRISTO
    È ormai noto che la Chiesa non potrebbe continuare ad esistere senza un’adeguata struttura finanziaria. L’immagine evangelica della Chiesa dei poveri è una metafora che appartiene alla mitologia biblica, ma che non ha un riscontro oggettivo nella realtà. L’ingente patrimonio mondiale dì Santa Romana Chiesa, gestito dal potere politico più autoritario della terra, è la chiave di accesso per la comprensione di questa struttura divenuta una mastodontica multinazionale. Bisogna convincersi, tanto gli ecclesiastici quanto i laici si servono delle risorse economiche del Vaticano non per compiere opere umanitarie, ma per un evidente tornaconto personale. Le opere umanitarie che vengono realizzate servono più che altro a dare un’immagine di facciata, una parvenza dietro la quale poter operare indisturbatamente nell’ambito affaristico. Le stesse cifre ufficiali della C.E.I. relative al triennio 2002-2004 ammettono che il 46% dell’incasso viene destinato alle esigenze del culto (adunate oceaniche, viaggi papali, ecc. ecc.), il 34% al sostentamento del clero, e soltanto il residuo 20% ad interventi caritatevoli. Ma gran parte di quest’ultima percentuale è destinata all’Opera Missionaria, e quindi a un lavoro di propaganda e proselitismo in aree non cristiane del mondo. I presupposti ideologici e morali su cui verte la fede sono assolutamente antitetici con il significato di religione. Per questo il popolo dei fedeli, che identifica il proprio credo nell’istituzione della chiesa, deve sapere che essa rappresenta tutt’altro che i principi di Gesù Cristo. La storia ci insegna che i casi di personaggi ecclesiastici invischiati nel marasma economico sono numerosi. Ma non solo. Ormai non esiste quasi più nessuno che sia all’oscuro dei due millenni di soprusi commessi dalla Chiesa: omicidi, stragi, torture, roghi, autodafè, persecuzioni, razzismo, xenofobia, antisemitismo, crociate e guerre di ogni tipo, sfruttamento delle donne, oscurantismo, false donazioni, manipolazioni storiche, reati economici, reati politici e ingerenze di potere, sessuofobia, abusi sessuali e pedofilia, etc.”
    La Chiesa Cattolica è soggetta al dittatoriale diritto canonico. Sempre dal libro di Braschi leggiamo:
    “In pratica il diritto canonico è la fusione dello status dei dogmi con la legalizzazione del totalitarismo. Per meglio chiarire, il totalitarismo è la forma di governo che ammette un solo partito informatore e guida dell’azione statale, nel quale il potere governativo disciplina direttamente tutti i rapporti sociali in base ad un’unica ideologia, subordinando tutte le attività sociali, economiche e politiche, intellettuali, culturali e spirituali ai fini del gruppo dominante.
    [...]
    Con la manipolazione del consenso, ossia con la messa a punto di strumenti efficaci, atti a plasmare e controllare le ideologie e le opinioni degli ignoranti, la Chiesa riesce a realizzare il suo vero obiettivo, cioè quello di annientare la minaccia alla struttura esistente di privilegio socioeconomico della propria casta, eliminando la partecipazione e l’interferenza della maggioranza numerica del popolo”
    Tenete a mente questo mentre leggerete delle connessioni del Governo degli Stati Uniti con il Vaticano, i Gesuiti e i Cavalieri di Malta.
    Il Mentore di Obama: Zbigniew Brzezinski
    Il malefico Zbigniew Brzezinski (membro del Vaticano Bilderberg, del Gesuita Council on Foreign Relations, e della Trilateral Commission, fondata da egli stesso in collaborazione con il Cavaliere da Malta David Rockefeller) è stato un mentore di Obama. Da un articolo di Deanna Spingola dal titolo ‘Barak Obama, Former CIA Agent’ apprendiamo che:
    “Secondo il Dottor Manning, Obama (nato nel 1961) si iscrisse al molto costoso Occidental College di Los Angeles, California, nel 1979 e fu a quanto pare reclutato qui nel 1980 dalla CIA, ed era pratica dell’agenzia fin dalla sua nascita quella di reclutare studenti del college. Egli era, per sua stessa ammissione, uno studente “C”, un fumatore di stupefacenti e un membro del club marxista all’Occidental, un college coeducativo di arti liberali. Dal 1981 Obama si è trasferito dall’Occidental alla Columbia University per laurearsi in scienze politiche con specializzazione in relazioni internazionali. E’ atipico per uno studente l’iniziare una scuola di 4 anni e poi trasferirsi in un’altra scuola. La Columbia University richiede che gli studenti in ingresso soddisfino certe richieste accademiche, delle quali Obama era sprovvisto. Tuttavia, la Columbia aveva un programma per studenti stranieri e la CIA ha connessioni e influenza importanti con la Columbia e altre strutture educative della nazione. E’ interessante notare che Zbigniew Brzezinski, noto per avere avuto legami con la CIA fin dal 1959, fu docente alla Columbia University dal 1960 al 1989 ed era il responsabile dell’Institute on Communist Affairs. Egli fu anche il mentore di Obama. Brzezinski fu anche il Consigliere per la Sicurezza nazionale del Presidente Carter nel periodo 1977-1981 e recentemente ha ammesso che il suo obiettivo era quello di invogliare l’Unione Sovietica ad invadere l’Afghanistan nel dicembre 1979.”
    A conferma il sito ufficiale dell’Occidental College riporta:”Barak Obama ha frequentato l’Occidental College dal 1979 fino alla fine della primavera del 1981 e poi si è trasferito alla Columbia University di New York. Non si è laureato all’Occidental.” Da Wikipedia inglese leggiamo che:
    “Nel mese dell’agosto 2007 Brzezinski avallò il candidato democratico Barak Obama. Dichiarò che Obama “riconosce che la sfida ha un volto nuovo, un nuovo senso di direzione, una nuova definizione del ruolo dell’America nel mondo.”[24] Egli disse anche:”Ciò che mi rende Obama attraente è che lui capisce che dobbiamo metterci in relazione ad una varietà di culture e di persone.”[25] Nel settembre 2007, durante un discorso sulla guerra in Iraq, Obama introdusse Brzezinski come “uno dei nostri pensatori più importanti”, ma alcuni commentatori filo israeliani metterono in dubbio la sua critica della lobby israeliana negli Stati Uniti. [23] In un’intervista del settembre 2009 a The Daily Beast, Brzezinski rispose ad una domanda sul modo aggressivo con cui il Presidente Obama avrebbe insistito sul fatto che Israele non doveva condurre un attacco aereo sull’Iran, dicendo:”Noi non siamo esattamente dei bambini piccoli impotenti. Essi devono sorvolare il nostro spazio aereo in Iraq. E noi stiamo solo andando la per sederci e osservare.”[26] Questo è stato interpretato da alcuni sostenitori di Israele come un sostegno all’abbattimento di aerei israeliani da parte degli Stati Uniti al fine di prevenire un attacco all’Iran. [27],[28]
    Da diversi ricercatori Zbigniew Brzezinski, il mentore di Obama, è considerato un Cavaliere di Malta al servizio del Papa; ad esempio Dean Henderson nel suo libro Big Oil & Their Bankers in the Persian Gulf al Capitolo 17 afferma che: “Altri membri dei Cavalieri di Malta coinvolti nel tentativo di Destabilizzazione dell’Est Europeo sono stati Richard Allen, Consigliere della Sicurezza Nazionale di Reagan e luogotenente di Robert Vesco; il giudice William Clark, Consigliere della Sicurezza Nazionale di Reagan, l’ambasciatore al Vaticano William Wilson e Zbigniaw Brzezinski”. Non facciamo fatica ad immaginare che sia così in quanto i legami di Brzezinski con il Papa Giovanni Paolo II erano molto stretti; ad esempio, in una conversazione tratta dal libro The Roots Are Polish di Aleksandra Ziólkowska-Boehm troviamo questo scambio tra l’autrice e lo stesso Brzezinski:
    A.Z-B: “Dai miei ricordi di una conversazione che ebbi con tuo padre e dai commenti nel tuo libro ‘Power and Principle’, so dei tuoi contatti stretti e caldi con Papa Giovanni Paolo II. Come definiresti il ruolo del Papa nel cattolicesimo, nel mondo, dopo oltre dieci anni del suo pontificato?”
    Z.B : “Per me Papa Giovanni Paolo II è il primo vero leader spirituale e religioso su scala globale nella storia dell’umanità. Fino ad ora, tutti i leader religiosi si appellavano ad un pubblico limitato sia teologicamente che geograficamente. Giovanni Paolo II supera queste limitazioni non solo efficacemente e abilmente con l’utilizzo dei mass-media, ma anche con la forza della sua personalità e la sua profonda spiritualità.“

    Inoltre sentiamo cosa ha da dire il giornalista Ferruccio Pinotti nel suo Wojtyla Segreto:
    “Noi abbiamo ricostruito in particolare il rapporto tra Zbigniew Brzezinski, il potentissimo polacco consigliere per la sicurezza nazionale durante la presidenza Carter, ma anche molto ascoltato durante la presidenza Reagan che, d’intesa con Wojtyla, non solo ha creato le basi per il suo pontificato mobilitando l’episcopato americano durante il conclave che lo ha eletto, ma ha disegnato una strategia di distruzione dell’impero sovietico fondata proprio sulla religione. Quindi una offensiva ad Est attraverso la cattolica Polonia e Solidarnosc e un’offensiva a sud attraverso l’appoggio alla resistenza afgana dei mujahidin all’invasione sovietica, fenomeni che poi genereranno Al Qaeda. Quindi Wojtyla non esita a servirsi cinicamente di Calvi e dell’Ambrosiano, a svuotarne le casse, noi abbiamo riproposto una testimonianza raccolta da me anni fa alla vedova di Roberto Calvi la quale ci diceva in via esclusiva che il marito si inginocchiò al Papa in un incontro riservato durante il quale il Papa gli disse “Se tu mi aiuterai in Solidarnosc sulla Polonia io ti affiderò le finanze vaticane”.”

    Ricordiamo che i Cavalieri di Malta sono le milizie del Papa e “coloro che attualmente sono membri dei Cavalieri di Malta devono, pena la morte, sostenere le politiche che sono sostenute dal Vaticano [e dai Gesuiti, ndr]“. Inoltre, come apprendiamo dalla sua biografia sul sito del CSIS (Center For Strategic & International Studies), Brzezinski possiede lauree ad honorem dalla Georgetown University (Gesuiti), dal Williams College (Gesuiti), dalla Fordham University (Gesuiti), dal College of the Holy Cross (Gesuiti), dall’Alliance College (?), dalla Catholic University of Lublin (Cattolici Romani), dalla Warsaw University e dalla Vilnius University (Gesuiti). Una collezione di lauree gesuite ad honorem da fare invidia a chiunque!
    Altri mentori di Obama
    Christopher Hitchens, in un articolo dal titolo Obama Is No King, datato 7 aprile 2008, parlava degli altri ispiratori spirituali di Obama:
    “Nello stesso fine settimana mentre stavo leggendo Nicholson Baker, ascoltai anche una notizia sul reverendo Jeremiah Wright, il pastore della Chiesa di Chicago di Barack Obama, recentemente andato in pensione. Ecco il modo in cui si terrà il “pensionamento” del reverendo: una casa da 1,6 milioni di dollari, acquistata in nome della sua chiesa e costituita da oltre 10.000 metri quadrati, in una comunità recintata a Tinley Park, un settore bianco e prospero della città.
    Ci dev’essere una linea laica a proposito dei grassi pastori e delle sottili pecore, ma la barzelletta qui non è solo a scapito di un uomo che non ha mai preteso di essere molto di più che un imbroglione. Lo scherzo si estende a quelli del “gregge” che pagano la decima per far raggiungere questo livello di comfort ad un uomo che per questo dovrebbe darsi un pizzicotto ogni giorno quando si sveglia.
    Ma fa così anche il Reverendo Al Sharpton, abitualmente descritto dal New York Times come “l’attivista dei diritti civili”, che dovrebbe darsi dei pizzicotti anch’egli ogni mattina.
    In serata, dopo tutto, diverse limousine arrivano per trasportarlo a diversi studi dove egli sarà lusingato e preso sul serio. E questa esistenza invidiabile è guardata con avara gelosia da molti giovani professionisti, come il delirante Reverendo James Meeks della Chiesa Battista Salem di Chicago, che non è ancora abbastanza pronto per il debutto, e dai membri dell’equipaggio razzista e settario di Louis Farrakhan, che fingono di pensare che il Cristianesimo sia una religione schiava e che i bianchi siano il prodotto di un esperimento di laboratorio andato storto.
    La cosa che questo branco di eccentrici e parassiti ha in comune è l’estrema deferenza con il quale vengono trattati dal senatore junior dell’Illinois. Nell’aprile 2004, Barack Obama ha detto ad un reporter del Chicago Sun-Times di avere tre consiglieri spirituali: Jeremiah Wright, James Meeks e Padre Michael Pfleger – tanto per cambiare, un bianco predicatore cattolico che ha uno stretto feeeling personale per l’uomo che egli chiama (come fa Obama) Ministro Farrakhan.
    Questa roba crossover non è “inclusiva” come si potrebbe pensare: i principali collegamenti politici di Meeks nella comunità bianca sono con l’ala istericamente anti-omosessuale della destra cristiana. Se Obama dovesse leggere un elenco delle posizioni che i suoi sostenitori clericali predicano in ogni forma, dal giudaismo alla sodomia, egli sarebbe stato nel liscio e vellutato business di un “allontanamento” da adesso fino a novembre”
    Pfleger è Pastore alla Chiesa Cattolica di Santa Sabina, nel lato Sud di Chicago
    Da Spirituallysmart apprendiamo:
    “Secondo un articolo del Chicago Sun-Times citato da Hitchens:
    …Amici e consulenti, come il reverendo Michael Pfleger, pastore della Chiesa Cattolica Romana di Santa Sabina in Auborn – una comunità Gresham sul lato sud – che conobbe Obama nella parte migliore dei 20 anni, aiutandolo a mantenere la bussola, egli afferma.
    “Ho sempre sentito in lui questa consapevolezza che, alla fine della giornata, con tutti noi, hai affrontato Dio”, Pfleger afferma di Obama. “La fede è la chiave per la sua vita, non c’è dubbio su di essa. [E'] fondamentale per come lui è, non solo nel suo lavoro nel campo politico, ma come uomo, come un nero, come marito, come un padre…non penso che egli potrebbe facilmente separare la sua fede da quello che egli è.”

    Come scrive Hitchens, il reverendo Pfleger è davvero un ammiratore del “Ministro Farrakhan”. In un’imboscata con cinepresa di una troupe di Bill O’Reilly Pfleger ha dichiarato: “Egli – prima di tutto – non ha chiamato il giudaismo una religione fogna di succhiatori di sangue. Questo non è quello che egli ha detto perché io ho ascoltato quelle parole. Io resto con Louis Farrakhan, perché è un’altra persona che i media hanno scelto di definire come vogliono. Ed essi demonizzano quando vogliono. Conosco l’uomo, Louis Farrakhan. Lui è un grande uomo. Ho grande rispetto per lui, un sacco di persone ha timore di lui in questo paese, neri, bianchi e mulatti. Egli e un mio amico.” (The O’Reilly Factor, Apr. 3, 2008.) Farrakhan parlò alla Santa Sabina il 25 maggio 2007. (Chicago Sun Times, May 10, 2007.)
    Come il reverendo Jeremiah Wright, che è stato recentemente invitato a parlare presso la Chiesa del reverendo Pfleger, Pfleger ritiene che “il razzismo è ancora la propensione più grande dell’America”. (Chicago Sun Times, Jan. 17, 2004.)
    Nel settembre 2007 in Iowa, Pfleger partecipò a dei forum sul ruolo della spiritualità nella politica, che aveva organizzato la campagna di Obama. (US Federal News, Oct. 1 & 14, 2007; Chicago Sun Times, Sept. 12, 2007). La campagna Obama sollecitò l’approvazione di Pfleger, elencandolo come uno di circa una dozzina di ministri di primo piano che hanno sostenuto Obama. (Daily Herald (Arlington Heights, IL), May 8, 2007. )
    In qualità di legislatore statale Obama ottenne 225.000 dollari in sovvenzioni per Santa Sabina (Chicago Tribune, May 2, 2007.)
    Il reverendo Pfleger fu un iniziale testimone di primo piano di nella campagna per il senato del 2004 di Obama, coronata dal successo, così come nella sua sfida perdente al repubblicano statunitense Bobby Rush nel 2000.”
    Hillary Clinton: Segretario di Stato di Obama

    Hillary Clinton è stata partecipante al Bilderberg Group (anche sei lei vorrebbe smentirlo) controllato dai Gesuiti e dai Cavalieri di Malta (fondatori Joseph Retinger – Gesuiti; Principe Bernardo SMOM); ha partecipato alle riunioni del CFR governato dai Gesuiti (dove ha ammesso le influenze del CFR sul governo). Infatti, dal trascritto ufficiale di un suo discorso al CFR apprendiamo che:

    “Sono felice di essere qui in questa nuova sede. Sono stata spesso alla, suppongo, nave madre di New York City, ma è un bene avere un avamposto del CFR proprio qui in fondo alla strada del Dipartimento di Stato.”
    “Riceviamo un sacco di consigli dal CFR, quindi questo significa che non sono lontana dal dire che esso ha un effetto su quello che dovremmo fare e come dovremmo pensare al futuro.”

    E’ moglie di Bill Clinton, partecipante al Vaticano Bilderberg Group (notizia confermata dalla BBC), istruito dai Gesuiti alla Georgetown University e membro del CFR governato dai Gesuiti (ufficiale).
    Le connessioni con il Sionismo di Corte Rothschild

    Come abbiamo più volte affermato, il Casato dei Rothschild è stato un partner attivo dei Gesuiti sin dalle sue origini; i Rothschild sono dei Cavalieri di Malta (obbedienti al Papa) e sono conosciuti come i “Guardiani del Tesoro Vaticano“. Nell’amministrazione Obama l’amichevole partnership sionismo – gesuiti – cavalieri di malta è molto evidente, a dimostrazione che queste non sono realtà in contrasto, bensì collaborative; infatti, affiancati ai nomi che avete letto e leggerete più avanti, tutti legati in qualche modo ai Gesuiti, al Vaticano e ai Cavalieri di Malta, nell’amministrazione Obama sono transitati personaggi importanti legati al sionismo di corte Rothschild. Da rense.comleggiamo un articolo di qualche tempo fa:
    “I Rothschild sono al cuore della Casa Bianca di Obama, sotto forma del capo del gabinetto Rahm Emanuel (sionista) e il capo consigliere della Casa Bianca David Axelrod (sionista). Emanuel ha servito nell’esercito israeliano e suo padre era un agente del gruppo terroristico Irgun dei Rothschild, mentre esso bombardava Israele. Ciò incluse l’attentato al King David Hotel di Gerusalemme nel 1946, che uccise 91 persone.


    Rahm Emanuel con Barack Obama
    Rahm Emanuel ha anche lavorato a stretto contatto con Robert E. Rubin (sionista) durante gli anni di Clinton (nota nwo-tr: Clinton è stato formato dai Gesuiti alla Georgetown University), con l’obiettivo di imporre il NAFTA, l’accordo di libero scambio nordamericano, che fu progettato fin dall’inizio per essere un trampolino di lancio per un’Unione Nord Americana ed infine di un’Unione Americana, lungo le linee dell’UE (nota nwo-tr: i padri fondatori UE sono stati tutti devoti cattolici, così come lo sono gli attuali vertici, Barroso, Von Rompuy e Draghi). Il mondo sionista è davvero molto piccolo.
    David Axelrod corse nelle campagne elettorali di Obama e ora supervisiona ogni sua parola, che è pedissequamente letta dal suo telepromoter sullo schermo.”
    [Nota di nwo-truthresearch: ora Rahm Emanuel non è più capo del gabinetto; egli è diventato sindaco di Chicago, al suo posto gli era subentrato tempo dopo William Daley, istruito dai Gesuiti alla Loyola University, che si è dimesso da poco, in favore di Jacob Lew, istruito dai Gesuiti alla Georgetown University.
    Axelrod ha lasciato la sua posizione alla Casa Bianca all'inizio del 2011 per tornare a Chicago e aspetta di riassistere il presidente per la campagna per la rielezione del 2012] .
    L’Ordine dei Gesuiti Governa l’Amministrazione Obama

    Sono gli stessi Gesuiti a vantarsi dei loro paladini che si trovano all’interno dell’amministrazione Obama. Leggete infatti questo articolo dal titolo Jesuit Alumni in the Obama Administration and 112th U.S. Congress, tratto dal sito ufficiale AJUCU (Association of Jesuit Colleges and Universities).

    Essi cercano di far apparire la loro influenza sulle istituzioni del tutto normale e finanche benefica; perché sanno che le loro parole arrivano al cospetto di un pubblico poco e male informato sulle loro attività criminali e sulla loro reale natura. Dal sito AJUCU leggiamo:

    “La Missione dell’AJCUL’Associazione dei College e delle Università dei Gesuiti è un’organizzazione nazionale di volontariato la cui missione è quella di servire gli istituti membri: i 28 college e università dei gesuiti negli Stati Uniti. Anche se ogni istituzione è classificata separatamente dallo Stato ed è, con un proprio consiglio di amministrazione, giuridicamente autonoma, le 28 scuole sono legate da un patrimonio, visione e scopo comuni, e si impegnano in una serie di progetti di collaborazione.
    La Missione dell’Istruzione Superiore dei Gesuiti
    Per quasi 500 anni, l’educazione dei Gesuiti ha lasciato la sua impronta nel mondo.
    Negli Stati Uniti 28 college e università gesuite si trovano in 19 stati in tutto il paese. Il loro comune obiettivo è quello di fornire una formazione eccellente al fine di crescere dei leader competenti, compassionevoli e impegnati al servizio della Chiesa e della societàImpegnati nella nostra missioneDai tempi in cui fecero partire la loro prima scuola nel 1548, i gesuiti hanno creduto che la formazione di alta qualità fosse la strada migliore per dare vita ad una significativa leadership di servizio. Essi capirono che le arti liberali, le scienze naturali e sociali e le arti dello spettacolo, unite ad una solida filosofia e teologia, erano un mezzo potente per lo sviluppo di leader con il potenziale di influenzare e trasformare la società.” [il grassetto è nostro]
    Al di là della retorica buonista, loro stessi indicano molto chiaramente il loro scopo, cioè quello di sviluppare leader capaci di influenzare e trasformare la società; quello che non vi dicono però è che questa influenza è per il bene della Chiesa e del suo potere in tutto il mondo.
    Nell’articolo sotto, tratto da marcoponce.com, noterete che l’autore si è limitato a riprendere questa lista. Noi di nwo-truthresearch abbiamo messo solo qualche nota per aggiornare quello che è cambiato nel frattempo.
    di MarcoPonce.com
    25 febbraio 2010
    traduzione: nwo-truthresearch
    Prima di leggere questo articolo è necessario leggere quest’altro: Le Istruzioni Segrete della Compagnia di Gesù, e non dimenticare cosa Abraham Lincolndisse tempo fa:
    “Non è solo contro gli americani del sud che io sto combattendo, ma in misura maggiore contro il Papa di Roma, i suoi perfidi Gesuiti e i loro schiavi ciechi e assetati di sangue, dai quali dobbiamo difenderci..”
    Abramo Lincoln
    Fonte: “Fifty Years in the Church of Rome.” di Charles Chinquy, p.496
    Ora veniamo agli attuali coadiutori temporali gesuiti…
    Otto alunni delle 28 scuole e università dei Gesuiti sono stati nominati attualmente nelle cariche dell’Amministrazione del Presidente degli Stati Uniti Barak Obama; e 54 alunni sono attuali membri del 111° Congresso degli Stati Uniti. I membri dell’amministrazione Obama che provengono dalle istituzioni AJCU (Association of Jesuit Colleges and Universities) comprendono il direttore della Central Intelligence Agency Leon E. Panetta (Santa Clara University, 1960, BA)[nota di nwo-truthresearch: Leon Panetta è diventato adesso il Segretario della Difesa degli Stati Uniti e non è più direttore della CIA) e il Segretario del Dipartimento della Difesa Robert M. Gates (Georgetown University, 1974, PhD) [nota di nwo-truthresearch: attualmente Robert Gates è stato sostituito da Leon Panetta].

    Da non dimenticare il Gesuitico Joe Biden! Il Presidente Realmente agente con due lauree gesuite. Una presso l’Università di Scranton e una presso l’Università di Saint Joseph.

    Al Dipartimento della Pubblica Istruzione ci sono l’Assistente Segretario per la Legislazione e gli Affari del Congresso Gabriella Gomez (Loyola Marymount University, 1995, BA), il Sotto Segretario Martha Kanter (Università di San Francisco, 1989, EDD), Bob Shireman, il Consigliere Maggiore del Segretario (Università di San Francisco, 1986, MPA) e Julius Lloyd Horwich, il Segretario Vice Assistente all’Ufficio della Legislazione e degli Affari del Congresso (Georgetown University, 1986, BSFS).


    Altri dipartimenti con ex alunni dei Gesuiti sono il Dipartimento di Sicurezza Nazionale con il Segretario Janet A. Napolitano (Santa Clara University, 1979, BA) e il Dipartimento del Lavoro con il Segretario Assistente per l’Occupazione a la Formazione Jane Oates (Boston College, 1975, BA).


    111° Congresso
    Il dieci per cento del 111° Congresso degli Stati Uniti è comopsto da alunni/e di college e università Gesuite. Tra i 535 membri del 111° Congresso degli Stati Uniti, 54 di loro sono ex allievi/e delle istituzioni dei Gesuiti.
    Ci sono 13 alunni/e al Senato e 41 alla Camera dei Rappresentanti. Tra i vertici, sono allievi di gesuiti sia i leader di maggioranza che di minoranza della Camera dei Rappresentanti, rispettivamente i membri del Congresso Steny Hoyer (D-MD) e John Boehner (R-OH); l’Assistente Capo della maggioranza al Senato, nella persona del senatore Richard Durbin (D-IL); e il presidente del Comitato Democratico della Campagna Congressuale e assistente speciale del presidente, il deputato Chris Van Hollen (D-MD).

    Di questi 54 alunni/e 35 hanno ricevuto lauree o titoli accademici dalle università dei gesuiti. Nel Congresso degli Stati Uniti ci sono 16 istituti gesuiti che sono rappresentati dai loro alunni/e. La Georgetown University è quella che ha più alunni/e, con un totale di 18, seguita dal Boston College con 8 e dal College di Santa Croce e dalla Fordham University con quattro ciascuno.
    Da segnalare Anh “Joseph” Cao, laureato alla Fordham University e alla Loyola University di New Orleans, il quale è il primo vietnamita-americano membro della Camera dei Rappresentanti americana.

    “Con le numerose sfide dinanzi alla nostra nazione, siamo felici che i nostri alunni/e dei college e delle università gesuite ne guidino la risposta del Congresso” ha detto il presidente AJCU, padre Charles Currie SJ. “I nostri laureati, che hanno dedicato la loro vita ai più alti livelli di servizio pubblico, sono stati educati in istituti che pongono un grande valore nell’eccellenza accademica, nella leadership competente e nel servizio di carità. Siamo orgogliosi dei nostri alunni/e gesuiti che continuano a rappresentarci con onore e ci ispirano con il loro impegno di guidare e servire.”
    Ecco cosa i VERI credenti pensavano dell’educazione gesuita nel XIX secolo…

    “…essi nascondono una parte del vangelo…avendo studiato nel nuovo collegio gesuitico del diavolo.” – Charles H. Spurgeon
    fonte: “A Solemn Warning for All Churches,” Sermone N. 68Alcuni altri alunni degni di nota, come menzionato prima in QUESTOpost, sono i seguenti:L’attuale commissario dell’IRS è Douglas H. Shulman che ricevette la sua laurea dalla Gesuita Georgetown University.

    L’attuale giudice capo della Corte Fiscale degli Stati Uniti è John O. Colvin che ha ricevuto la sua formazione presso la Gesuita Georgetown University ed è anche professore aggiunto alla Georgetown.

    Il generale David H. Petraeus , l’attuale primo generale nell’Esercito degli Stati Uniti, si è laureato presso la Gesuita Georgetown School of Foreign Service. [nota di nwo-truthresearch: David H. Petraeus dal 6 settembre 2011 è diventato l'attuale direttore della CIA]

    A proposito, un coadiutore temporale gesuita è colui che, consapevolmente o inconsapevolmente, favorisce la trama dei Gesuiti di riportare il mondo sotto il Potere Temporale Universale del Papa. Anche il Papa è una persona controllata dall’Ordine, e quelli che sfidano l’Ordine, come Giovanni Paolo I, muoiono (nel suo caso fu la Coppa di Veleno, come insegnato nell’estremo giuramento dei Gesuiti).
    La partita finale è quella di avere il Papa come monarca universale che comanda un governo mondiale, ma alla fine è ucciso e resuscitato da Satana per essere l’Anticristo biblico che condurrà la guerra contro il vero signore Gesù Cristo alla sua seconda venuta.

    Le connessioni dell’Amministrazione Obama con i Gesuiti e il Vaticano | STAMPA LIBERA
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

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    Predefinito Re: Geopolitica

    MARTEDÌ 27 MARZO 2012
    Le contraddizioni della versione ufficiale sulla strage di Tolosa e l'uso politico di questo atto di terrorismo accrescono i nostri sospetti



    Ciò che sospettavamo il giorno della strage sembra confermato: non solo Sarkosy all'indomani della strage lancia un appello per la costruzione di un Nuovo Ordine Mondiale, ma le contraddizioni della versione ufficiale e l'uso politico di questa strage fanno sorgere fin troppi dubbi su quanto ci raccontano. Per altro questa storia dei collegamenti con Al Qaeda è la prova che tutta la storia è stata costruita ad arte dai servizi segreti ad uso dei soliti politcanti. Le ammissioni ufficiali che Al Qaeda è stata una invenzione/creatura della CIA sono ormai troppe: dalle ammissioni di un agente della CIA al servizio della televisione britannica.

    Dalla descrizione del video mostrato qui sopra riporto quanto segue:

    PARIGI - L'operazione delle forze speciali della polizia Raid francesi a Tolosa contro Mohamed Merah, il killer dello scooter, è stata "condotta senza uno schema tattico preciso". Lo ha detto il fondatore del Gruppo di intervento della gendarmeria nazionale (Gign), Christian Prouteau, criticando in particolare il mancato uso di lacrimogeni. Parlando al quotidiano Ouest France, Prouteau, si è sorpreso che l'operazione dei Raid (Recherche Assistance Intervention Dissuasion), unità in concorrenza con il Gign, si sia conclusa con la morte di Mohamed Merah. "Come è possibile che la migliore unità della polizia non riesca ad arrestare un uomo tutto solo?". "Bisognava stordirlo con il gas lacrimogeno", ha sottolineato, "non avrebbe resistito oltre cinque minuti. Al contrario, hanno utilizzato granate intorno all'edificio. Risultato? Hanno fatto sì che il folle si convincesse a continuare la sua guerra". Secondo Prouteau, l'operazione "è stata condotta senza uno schema tattico preciso. E' questo il problema". Per Prouteau, che nel 1983 ha creato il Gruppo di sicurezza della presidenza della Repubblica (oggi sciolto dopo essere stato in funzione sotto François Mitterrand e Jacques Chirac, sarebbe stato possibile realizzare un altro intervento. "Si poteva tentare un tranello", ha spiegato l'esperto che ha condotto 64 operazioni con il Gign senza una vittima. "Attendere che uscisse dall'edifico e poi neutralizzarlo".


    Si Mohamed Merah a été tué par un des snipers du RAID jeudi en fin de matinée à l'issue d'un dernier assaut, l'affaire, elle, est encore loin d'être terminée. Christian Prouteau, fondateur du Groupe d'intervention de la gendarmerie nationale (GIGN), critique, en effet, vertement ce vendredi dans Ouest France, l'opération du Raid à Toulouse, "menée sans schéma tactique précis", s'étonnant notamment de l'absence d'utilisation de gaz lacrymogène.

    Alors qu'on lui demande s'il est étonné que l'opération du Raid, unité concurrente du GIGN, se termine par la mort du forcéné Mohamed Merah, Prouteau répond: "oui. "Comment se fait-il que la meilleure unité de la police ne réussisse pas à arrêter un homme tout seul ?"

    "Il fallait le bourrer de gaz lacrymogène", assure-t-il. "Il n'aurait pas tenu cinq minutes. Au lieu de ça, ils ont balancé des grenades à tour de bras. Résultat : ça a mis le forcené dans un état psychologique qui l'a incité à continuer sa "guerre"."

    "En fait, je pense que cette opération a été menée sans schéma tactique précis. C'est bien là le problème", assène Christian Prouteau.

    PUBBLICATO DA CORRADO A 237

    la scienza marcia e la menzogna globale: Le contraddizioni della versione ufficiale sulla strage di Tolosa e l'uso politico di questo atto di terrorismo accrescono i nostri sospetti
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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    Predefinito Re: Geopolitica

    ILGA: La lobby omosessuale finanziata con soldi dell’unione europea (i nostri) e con collegamenti alla pedofilia, sottoposta ad interrogazione parlamentare
    28 marzo 2012 | Autore Redazione
    Pubblicato da neovitruvian

    I membri del Parlamento europeo (MEP) hanno cominciato a fare domande sul perché i contribuenti dell’Unione europea (UE) sono costretti a finanziare una gigantesca lobby omosessuale con antichi legami ad organizzazioni che promuovono la pedofilia. Gli attivisti gay e lesbiche hanno risposto alle preoccupazioni scatenando un’ondata di attacchi.
    I ricercatori utilizzando i dati disponibili pubblicamente hanno scoperto che la International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association (ILGA) riceve più di due terzi dei suoi finanziamenti direttamente dai contribuenti tramite la Commissione europea. Quando si è andato ad aggiungere anche il denaro previsto dal governo olandese la quota è salita al 70%. Il resto proviene dal miliardario George Soros, e da due altri importanti donatori.
    “Sembra essere una organizzazione burattino nelle mani di un gruppo molto ristretto di donatori, di cui la Commissione è il più importante”, ha osservato l’avvocato per i diritti umani JC von Krempach, che ha puntato, lo scorso anno, la luce dei riflettori sulla questione in una serie di suoi articoli. “Si tratta davvero di una organizzazione non governativa?’ O è un’agenzia non ufficiale dell’Unione europea?”
    Nonostante gli stretti legami con i governi, il gruppo lobbistico ha un passato molto controverso, a detta dei critici. Nel 1990, ad esempio, dopo forti pressioni internazionali e lo scoppiò di uno scandalo mondiale, l’ILGA fu costretta ad eliminare diversi gruppi dai suoi ranghi in quanto la loro principale “Mission” era la promozione della pedofilia. Tra i membri più controversi vi fu la famigerata North American Man / Boy Love Association (NAMBLA), un gruppo che cerca di normalizzare e legalizzare la pedofilia.
    L’ILGA combatte una dura battaglia con le Nazioni Unite per ottenere il titolo di “organizzazione non governativa”. Naturalmente, venne respinta molte volte per i suoi legami a miriadi di sostenitori della pedofilia. Alla fine la pressione da parte dei governi europei costrinse le Nazioni Unite a concedere l’accreditamento.
    Le domande sulla sua ammissibilità come ONG stanno riprendendo a fare notizia proprio in questi giorni, e alcuni analisti si aspettano che lo stato dell’organizzazione venga rivisto in un futuro non troppo lontano. Infatti, l’ILGA non riesce a soddisfare i criteri stabiliti dalle Nazioni Unite, una parte dei quali afferma che le ONG non possono ricevere gran parte dei finanziamenti dal governo.
    “Si può parlare di ventriloquismo politico”, ha osservato von Krempach, parlando della ILGA e del fatto che promuova un’”agenda estremista” che include il mettere a tacere cristiani e musulmani, chiedendo a gran voce il riconoscimento del “matrimonio omosessuale” e il diritto di adottare bambini.
    Al Parlamento europeo – un numero abbastanza folto di parlamentari ha posto interrogativi sul finanziamento. Dalla Polonia al Regno Unito, i deputati erano preoccupati che i contribuenti fossero costretti a finanziare una lobby quantomai discutibile.
    “In realtà, l’UE non ha competenze per quanto riguarda il riconoscimento del matrimonio o del diritto alla famiglia,” ha fatto notare il deputato polacco Konrad Szymanski dei Conservatori e Riformisti europei (ECR) in una dichiarazione alla Commissione. “Su quale base giuridica la Commissione concede sovvenzioni ad associazioni le cui principali attività vanno al di fuori delle competenze dell’Unione europea?”
    Nella sua richiesta scritta di risposte, presentata alla fine dell’anno scorso, Szymanski ha anche chiesto perché l’UE abbia anche finanziato gruppi che volevano cambiare le leggi interne degli Stati membri – “questo è riscontrabile in paesi come la Polonia, dove questo tipo di lobby cercò di modificare le leggi sul matrimonio e si dichiarò “indipendente” in tale ambito legislativo dal resto del paese. “
    Szymanski cercò anche di scoprire se la Commissione avrebbe riconosciuto che tutto ciò viola gli accordi sanciti nei trattati europei (finanziare il gruppo). La Commissione ha risposto all’inizio di questo mese, sostenendo che possedeva veramente l’autorità per finanziare le attività della lobby omosessuale perché ha il potere di “adottare misure per combattere la discriminazione fondata sulle tendenze sessuali.”
    Più di recente, il deputato Godfrey Bloom del UK Independence Party (UKIP) ha chiesto alla Commissione europea di spiegarsi. Indicò direttamente le informazioni prese dal sito web ILGA-Europe mettendo in luce che oltre il 70 per cento del bilancio del gruppo lobbistico viene riscosso dai contribuenti.
    Bloom ha chiesto ai commisari europei:”Data la percentuale del suo contributo al finanziamento della ILGA-Europe, la Commissione ritiene che la ILGA-Europe possa essere descritta come una ‘organizzazione non governativa’ o come parte della ‘società civile’?”
    Bloom ha anche sollevato preoccupazioni circa la potenziale influenza dei donatori ricchi, come il miliardario George Soros sui gruppi che stanno sovvenzionando. “C’è il rischio che persone come George Soros possano ‘comprarsi” una o più organizzazioni non governative che dipendono economicamente dalle loro donazioni?” “Come valuta la Commissione l’impatto di questo particolare tipo di ‘filantropia’ sulla democrazia?”
    Non appena si sono fatte sentire le prime preoccupazione la lobby e i suoi alleati erano già sul piede di guerra. I deputati che facevano domande venivano CALUNNIATI con epiteti quali “INTOLLERANTE”, “OMOFOBICO”, mentre organizzazioni quali la C-Fam vennero derise definendole “ultra-conservatrici”, “medievali”, e altro ancora. Anche i parlamentari favorevoli al pagamento delle lobby da parte dei contribuenti si sono lanciati all’attacco.
    “Il tentativo di Mr Bloom, atto a minare i finanziamenti europei non meriterebbe commenti. Dovrebbe concentrarsi sulla questione sostanziale, che è l’uguaglianza e la non discriminazione “, ha dichiarato il parlamentare Michael Cashman, co-presidente dell’European Parliament’s “Intergroup on LGBT Rights. Anche Ulrike Lunacek, co-presidente dell’Intergroup, ha silurato Bloom affermando che quest’ultimo fosse “un modello per i bulli e i prepotenti in Europa”.
    Nel frattempo, la cosiddetta “Corte Europea dei Diritti dell’Uomo” ha recentemente dichiarato che i governi degli Stati membri sono autorizzati a tiranneggiare e perseguitare chi esprime intolleranza verso la propaganda governativa pro-omosessualità. La libertà di parola, a quanto pare, non è da considerarsi un “diritto umano” se lo stato disapprova.
    Il controverso caso vedeva coinvolti quattro giovani svedesi, giudicati colpevoli di “agitazione” contro un “gruppo” per aver distribuito dei volantini in una scuola secondaria – un crimine che può significare una pena di 2 anni in Svezia. I detenuti dissero che stavano semplicemente cercando di suscitare un dibattito sulla mancanza di obiettività sul tema nelle, scuole statali, ma i tribunali svedesi e la Corte europea respinsero tale difesa.
    Gli opuscoli sulla “propaganda omosessuale”, mettevano in luce che in pochi decenni, l’omosessualità “e altre devianze sessuali” erano passati dall’essere rifiutati dalla società ad essere benevolmente accolti. “I vostri insegnanti sanno bene che l’omosessualità ha un effetto moralmente distruttivo sul nucleo della società ma cercano di mostrarvela come qualcosa di normale e giusto”, afferma uno dei volantini in questione, dicendo che i gruppi di pressione omosessuali stavano cercando di minimizzare il loro sostegno alla pedofilia e che gli studenti dovevano sfidare la “propaganda ufficiale”.
    La Corte europea ha confermato le condanne penali. Nella sua sentenza, ha detto che il governo svedese si è impegnato con “ingerenza legittima e proporzionata”, contro la libertà di parola, per proteggere la “reputazione e i diritti degli altri”, LifeSiteNews.
    Martin Christensen, della ILGA ha prontamente celebrato il verdetto, applaudendo il fatto che gli individui e le organizzazioni non si sarebbero più permesse di criticare l’omosessualità, invocando il diritto alla libertà di parola. Ha anche avvertito che la sentenza serve da monito agli europei che pensano di poter fare “dichiarazioni offensive” sull’omosessualità, senza timore di essere puniti.
    “Questo è un giudizio veramente importante ed un punto di riferimento”, ha affermato Christensen in un comunicato stampa, sostenendo che gli omosessuali sono stati sottoposti ad “attacchi” e a “retoriche diffamatorie” per decenni. “Per troppo tempo chi faceva tali dichiarazioni sosteneva il diritto alla libertà di parola e di pensiero”.

    Fonte

    ILGA: La lobby omosessuale finanziata con soldi dell
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    Predefinito Re: Geopolitica

    JOSEPH KONY, il pretesto americano per invadere l’Africa: i Marines statunitensi schierati in cinque paesi africani.
    29 marzo 2012 | Autore Lino Bottaro
    Di Michael Chossudovsky

    Mondialisation trovato su Voci Dalla Strada
    L’agenda nascosta degli Stati Uniti in Uganda, Africa centrale e nel Corno d’Africa è la conquista del petrolio e delle risorse minerali strategiche. La ricerca di Joseph Kony e la tutela dei bambini in Uganda non sono che una cortina di fumo, un pretesto per un “intervento umanitario” in una regione in cui le “guerre civili” sostenute dagli Stati Uniti (Sudan, Ruanda, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Etiopia) hanno fatto più di otto milioni di morti nel corso degli ultimi 20 anni:
    “In un’altra manovra volta ad ottenere l’egemonia regionale e sorpassare la Cina, gli Stati Uniti cercano di ottenere tramite l’AFRICOM un punto di appoggio nel blocco incredibilmente ricco di risorse che è l’Africa centrale. La Repubblica Democratica del Congo (RDC) è una delle più grandi regioni del mondo priva di un vero governo. Essa contiene vasti giacimenti di diamanti, di cobalto, di rame, di uranio, di magnesio e di stagno, oltre a produrre più di un miliardo di dollari di oro all’anno. E’ del tutto possibile per gli Stati Uniti accrescere considerevolmente la loro presenza in RDC sotto il pretesto di voler catturare Joseph Kony (Nile Bowie, Merchandising and Branding Support for US Military Intervention in Central Africa, Global Research, 14 marzo 2012.)
    In una recente decisione, il Pentagono ha confermato l’invio di Forze speciali appartenenti ai Marines (United States Marine Corps, USMC), per formare truppe ugandesi non solo nella lotta contro Joseph Kony e l’Esercito di Resistenza del Signore (Lord’s Resistance Army, LRA) ma anche contro Al-Shabaab in Somalia. Joseph Kony è usato come pretesto per intervenire militarmente in cinque paesi africani:

    Fino ad ora l’unità operativa ha schierato piccole squadre in cinque paesi africani, alcuni dei quali minacciati dal gruppo terroristico Al-Quaeda per il Maghreb islamico, secondo un comunicato stampa del Corpo dei Marines (Stars and Stripes, 15 marzo 2012.)
    Ufficialmente, questo intervento rientra nel quadro delle operazioni di “peace keeping”, che devono essere compiute tramite “operazioni di contro-terrorismo” sostenute dagli Stati Uniti. L’obiettivo dichiarato è trasformare i soldati ugandesi in “ingegneri del contro-terrorismo”, cioè in Forze speciali sotto la supervisione degli Stati Uniti, “che saranno in seguito schierate in Somalia in appoggio ai battaglioni di fanteria”. (Ibid)
    L’invio di Marines statunitensi sarà presumibilmente legato alla “nuova Special Purpose Marine Air Ground Task Force-12 (Unità operativa 12 terra-aria dei Marines) situata a Sigonella, in Sicilia”. L’Unità dispiegherà piccole squadre di Marines attraverso tutto il continente africano. L’iniziativa è stata lanciata nel 2011 “nell’ottica di uno sforzo volto a preparare gli eserciti africani a condurre operazioni di contro-terrorismo” sotto la direzione degli Stati Uniti.
    Questa iniziativa significa anche il coinvolgimento diretto di truppe e forze speciali ugandesi nella guerra civile in Somalia:
    “La genesi di questa missione comprendeva operazioni a Mogadiscio in Somalia, dove i soldati di peacekeeping dell’Unione africana hanno affrontato degli IED (ordigni esplosivi improvvisati) e altri ostacoli complessi che li hanno esposti a imboscate di Al-Shabaab”, ha dichiarato il maggiore Charles Baker, portavoce della Marina per la missione, in un comunicato stampa pubblicato dall’ambasciata degli Stati Uniti a Kampala.
    “I soldati in formazione utilizzeranno le loro conoscenze in Somalia, un paese lacerato dalla guerra, nella caccia al comandante della LRA Joseph Kony, ovunque sia” ha affermato il tenente colonnello della Forza di difesa del popolo ugandese, Richard C. Wakayinja, in un altro comunicato. (Stars and Stripes, 15 marzo 2012.)
    Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di Ale Baldelli

    JOSEPH KONY, il pretesto americano per invadere l
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    Predefinito Re: Geopolitica

    mercoledì 28 marzo 2012
    ________________________________________
    La tirannia delle tette

    Non c’è una “matrice” peggiore di quella che ci rende schiavi dei nostri istinti riproduttivi e che trasforma l’atto sessuale nel nostro unico scopo di vita. I mass media, controllati dagli illuminati, ci hanno assuefatto al sesso mostrando la “dissipazione sessuale” come se fosse “liberazione sessuale”.
    Questa devianza mentale è una forma di possessione demoniaca. Quante volte il Daily Mail ma anche i giornali italiani propongo immagini di donne in “bikini” in modo da solleticarci gli istinti?”

    Questo è il destino dell’umanità, essere un disco rotto che gira a vuoto? E’ per questo che siamo stati creati?



    L’eterosessualità è stata degradata al livello di pornografia. Una donna sul Salon Personals pubblicizza: “Perché vorresti conoscermi? R: I miei pensieri sono sporchi come una piattaforma della metropolitana.”



    Questo è il satanismo, dove brutto diventa bello e viceversa.

    Un ragazzo 22enne svedese scrive: “La maggior parte dei miei amici vedono le donne come il Santo Graal. La maggior parte della loro esistenza è basata sul “Fare sesso”. E’ come se stessimo involvendoci in degli animali. Forse è il loro obiettivo e… se non fotti con una donna sei uno sfigato ”

    I media forniscono ai giovani una immagine spropositata dei vantaggi offerti da una donna. Questo diventa un ostacolo in quanto gli stessi tenderanno a porle su un piedistallo perdendo così, fin da subito, tutto il loro rispetto. L’eterosessualità è stata sovvertita e lo sviluppo naturale, arrestato...


    LAVAGGIO DEL CERVELLO

    Quando gli uomini (e le donne) ammetteranno che siamo stati tutti ipnotizzati?



    Il sesso anonimo è degradante non è piacevole. Le donne promiscue non sono attraenti. La bellezza femminile è in funzione della sua purezza e della sua innocenza. Quante volte le donne dovranno ancora spogliarsi perché all’uomo non interessi più? Lo vediamo infatti fin troppe volte. Quante volte ancora le donne sprecheranno il loro importantissimo dono?

    Il sesso fuori dal contesto dell’amore è una esperienza vuota e disumanizzante. I seni diventano armi da guerra, non d’amore. Non contengono più il latte della vita. Ma vengono riempite di silicone. Morte.

    L’idealizzazione della femmina fertile non è normale. E’ servile, primitiva e pagana – Magia cabalista, cioè lavaggio mentale.

    In molte culture, i seni non sono per niente sensuali. Ad esempio, le donne in Mali vanno in giro con i seni scoperti. In quanto nutrono di continuo i loro bambini.

    Quando venne detto loro che gli uomini occidentali sono affascinati dal seno, scoppiarono a ridere. Ridevano così tanto, da piegarsi sul pavimento. Dissero: “Ci state dicendo che i vostri uomini si comportano come dei bambini?” (Carolyn Latteier, Breasts, The Women’s Perspective on an American Obsession“)

    C’è qualcosa di decadente e senile in una società ossessionata dalle tette.


    CONCLUSIONE


    Perché succede tutto ciò? Perché siamo bloccati a livello adolescenziale?



    I Protocolli dei Savi di Sion (15-20) contengono la risposta:



    20. “Il nostro governo avrà l’aspetto di una guida paterna patriarcale. Verranno poi indottrinati continuamente a pensare che non potranno resistere senza tale guida e protezione … Si rallegreranno nel pensare che abbiamo regolato ogni aspetto della loro vita, come viene fatto dai genitori saggi che desiderano insegnare ai bambini principi quali il dovere e la sottomissione. Perché i popoli del mondo … sono … dei fanciulli, proprio come i loro governi “.



    Individualmente e collettivamente, lo sviluppo umano è stato arrestato alla fase adolescenziale.

    I nostri maestri Illuminati hanno una visione che esclude lo sviluppo delle nostre capacità superiori.

    Siamo la loro mandria di bestiame.


    fintatolleranza.blogspot.it/


    Fonte: La Crepa nel muro: La tirannia delle tette

    La tirannia delle tette - INFORMARMY.com
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    Predefinito Re: Geopolitica

    ISLANDA: IL SALVATAGGIO DI LANDSBANKI
    Postato il Domenica, 01 aprile @ 17:10:00 CDT di Truman

    DI DANIEL MUNEVAR
    cadtm.org

    Il 7 ottobre 2008, mentre i mercati finanziari globali sprofondavano nel panico dopo il collasso della Lehman Brothers, una piccola isola europea chiudeva un capitolo della propria storia. Quel giorno il governo dell’Islanda decretava la nazionalizzazione delle principali istituzioni finanziarie del paese, i cui attivi, dopo un periodo di deregolamentazione e rapida espansione dall’inizio del nuovo millennio, avevano raggiunto una dimensione equivalente a 10 volte il totale dell’economia nazionale.
    Le misure adottate a partire da quel momento nascevano dalla comprensione che, come disse David Oddson (2), lo Stato dell’Islanda non aveva alcuna intenzione, né obbligo, di pagare i debiti di banche che erano state “un poco negligenti”(3).

    Una delle tre entità coinvolte da queste misure era una delle banche più antiche e tradizionali del paese: la Landsbanki. La revisione della storia e degli avvenimenti occorsi intorno a questa banca offre l’opportunità di capire meglio la portata e le conseguenze pratiche delle misure adottate dal governo islandese per affrontare la peggior crisi finanziaria della sua storia.

    La Landsbanki, il cui nome significa Banca Nazionale, fu fondata nel 1886 e dall’inizio delle sue operazioni si convertì in una delle basi dello sviluppo economico del paese. Questo ruolo prominente si rispecchia nel fatto che, in mancanza di una Banca centrale, la Landsbanki esercitò di fatto questa funzione in Islanda dal 1927 al 1961 (4). Durante la sua storia e fino agli inizi degli anni ‘90 la banca si caratterizzò per la gestione stabile e conservatrice dei conti del bilancio. Malgrado ciò, a partire dal 1994 la trasformazione dell’ambiente regolatorio del settore finanziario in Islanda cambiò in maniera fondamentale la struttura e le operazioni della banca. Il cambio più importante che si produsse fu la progressiva privatizzazione della banca, che iniziò nel 1998, momento in cui questa era un’entità controllata dallo Stato islandese, e si concluse nel 2003 con la vendita delle ultime partecipazioni pubbliche nell’entità finanziaria.

    La necessità di generare rendimenti per i nuovi investitori privati portò a un accentuato incremento dell’aggressività nelle operazioni della banca. Facilitata dalla deregulation finanziaria e dall’eliminazione dei controlli del capitale, Landsbanki iniziò l’adozione di una strategia basata nella captazione delle risorse e dei depositi nei mercati internazionali di crediti a breve scadenza destinati a finanziare l’espansione del suo portafoglio crediti in Islanda.
    Soltanto nel periodo compreso tra il 2003 e il 2005, questa strategia gli permise triplicare la dimensione del suo bilancio e raggiungere una quota di mercato del 40% nel settore del credito corporativo (5). Tuttavia, dato il ritmo di crescita ancora più veloce di Kaupthing, l’altro gigante finanziario dell’Islanda, e la costante minaccia di una fusione forzata implicarono che Landsbanki doveva aumentare ancora di più i suoi livelli di capitale di prestito e rischio per mantenere la competitività.

    In questo modo, a partire dal 2005, Landsbanki introdusse crediti ipotecari denominati in euro con tassi d’interesse inferiori a quelli offerti dai crediti pubblici e con il finanziamento fino all’80% del valore dell’immobile (6). Nel 2006 la banca iniziò a utilizzare i Collateralized Debt Obligations (CDO), prodotti finanziari strutturati che gli permisero vendere pacchetti di crediti offerti inizialmente in Islanda a investitori internazionali. Nello stesso anno istituisce Icesave, un’ entità destinata a captare depositi di risparmiatori nel Regno Unito e in Olanda attraverso uno schema che combinava banca in internet e tassi d’interesse sensibilmente più alti ai clienti che i presenti nei mercati locali. Prese nel loro insieme, queste misure permisero in maniera simultanea di ridurre la qualificazione di rischio della banca e incrementare in maniera esponenziale la capacità di captare risorse nei mercati internazionali. Alla fine del 2007, la banca riuscì a essere in possesso di attivi per 30 miliardi di dollari, l’equivalente a tre volte la dimensione dell’economia islandese.

    Fino a quel momento, la veloce espansione del settore finanziario e dell’economia islandese furono presentati come un successo a livello internazionale di pratiche innovatrici di amministrazione e gestione del rischio finanziario. Tuttavia gli squilibri macroeconomici generati in questo periodo avevano un carattere chiaramente insostenibile. Le esigenze di finanziamento annuali dell’Islanda, nella forma di deficit di conto corrente, superarono il 20% del PIL nel 2007. Nello stesso anno il debito delle famiglie raggiunse un 240% del suo ingresso disponibile, mentre il debito del settore delle imprese superò il 250% del PIL. Grazie alla messa in pratica del Carry trade, la Corona islandese (ISK) divenne una delle valute con maggiore apprezzamento a livello globale. Nel frattempo la massiccia entrata di capitali causò un incremento senza precedenti dei prezzi degli attivi nell’isola. Tra il 2000 e il 2007 l’indice di borsa crebbe del 700% mentre i prezzi delle case aumentarono del 230%. (7).

    Man mano che l’instabilità conquistava i mercati internazionali nel 2008, l’Islanda divenne uno dei principali obiettivi di attacchi speculativi. L’intensità di questi portò effettivamente alla chiusura delle transazioni finanziarie internazionali alla fine di Settembre. A sua volta, la dipendenza di entità come Landsbanki e Kaupthing dal finanziamento esterno le lasciò in una situazione estremamente precaria e solamente una settimana dopo portò alla loro nazionalizzazione.

    La presa di decisioni del governo sulla forma migliore di riscattare il sistema finanziario del paese avvenne in un ambiente sommamente complesso. Nel caso della Landsbanki, il governo dovette affrontare tre problemi connessi fra loro. Prima di tutto, più dell’80% dei crediti al settore privato, e una proporzione simile del suo finanziamento nei conti del bilancio della banca, erano denominati in valute diverse dal ISK (8). La mancanza di accesso al finanziamento esterno implicava un serio problema di liquidità, che metteva in dubbio la solvibilità stessa della Landsbanki. O ancora peggio, una svalutazione significativa dell’ISK avrebbe forzato una bancarotta generalizzata del settore delle imprese e delle famiglie islandese, ogni qual volta, all’essere i suoi crediti denominati in Euro o Sterline, il peso di queste valute si sarebbe elevato vertiginosamente calcolato in ISK. Quindi il governo doveva trovare un punto medio tra la necessità di svalutare la moneta, risolvere gli squilibri macroeconomici esterni, e proteggere le famiglie e le imprese da una situazione di bancarotta massiva con le conseguenti implicazioni in termine del costo di un possibile piano di salvataggio.

    Un secondo problema era collegato ai meccanismi di scioglimento di un’entità bancaria in fallimento. D’accordo con la legge internazionale, una volta pagati i depositi con garanzia, i possessori di bonds e i risparmiatori hanno la stessa priorità al momento di distribuire gli attivi rimanenti del bilancio della banca. Dal punto di vista dell’Islanda, il problema radicava nel fatto che, data la quota elevata di stranieri nella struttura del finanziamento delle banche, una soluzione di questo tipo avrebbe tratto con sé due conseguenze. Prima di tutto, avrebbe fatto scomparire effettivamente i risparmi dei cittadini d’Islanda, dato che essi non sarebbero stati in condizione di competere legalmente con i grandi creditori internazionali. In secondo luogo, tali creditori avrebbero preso il controllo di entità come la Landsbank, e con essa il paese nel suo insieme. Nessuna delle due era una vera opzione per il governo islandese.

    Il terzo elemento da prendere in considerazione erano i depositi dell‘Icesave del Regno Unito e d’Olanda. Nel Settembre del 2008 Icesave deteneva depositi di circa 300 mila persone e società di questi paesi per un valore totale di 12 milioni di dollari. Questi fondi rimasero effettivamente congelati all’inizio d’ottobre, e il governo islandese doveva decidere come indennizzare i risparmiatori in caso di fallimento. Tale decisione doveva tener in conto che essendo un’estensione della Landsbanki, e non un’entità legale separata operando in tali paesi, il pagamento delle garanzie ai depositi dell’Icesave era responsabilità delle autorità dell’isola. Il pagamento di una garanzia dei depositi in accordo agli standard dell’UE per un valore di 20880 euro per conto implicherebbe un carico minimo equivalente al 40 – 60 % del PIL del paese, dipendendo dall’evoluzione della tassa di cambio dell’ISK (9).

    In questo panorama complicato, il governo islandese dichiarò uno stato d’emergenza e si appellò a un caso di forza maggiore per adottare una legislazione speciale che permettesse proteggere gli interessi nazionali rispetto ai creditori internazionali. I principi che soggiacevano alle misure adottate furono la protezione dei risparmiatori rispetto ai possessori di bonds, e la protezione dei residenti in pregiudizio dei non residenti. In questo modo il governo islandese assunse l’amministrazione della Landsbanki, dividendo le operazioni in due entità differenti. Una nuova entità legale fu stabilita per amministrare i depositi e i crediti dentro l’Islanda. I depositi dei risparmiatori in Islanda ricevettero una protezione del 100%, mentre i possessori di bonds si sottomisero a un procedimento speciale. Questo consisteva nella valutazione, tramite una revisione, di tutti gli attivi della banca ed in base ai risultati di questa valutazione, un’emissione di nuovi bonds per indennizzare gli antichi possessori di titoli (10). Dopo il processo di capitalizzazione iniziato dal governo islandese, con lo scopo di far fronte alle future perdite nel portafoglio crediti domestici, la nuova istituzione rimase con un capitale stimato di 6 milioni di dollari (11).

    Nel frattempo la seconda entità legale rimase a carico dell’amministrazione degli attivi della Landsbanki all’estero con l’obiettivo di liquidarli progressivamente e con gli ingressi generati da queste vendite indennizzare ai possessori internazionali di bonds. Siccome i controlli di capitale stabiliti parallelamente alla ristrutturazione bancaria, e dato che la maggior parte degli attivi si trovavano in Islanda, questo schema implicava l’imposizione di perdite vicine al 100% per tutti i creditori internazionali. Così questa seconda entità rimase con passivi per un totale superiore a 25 miliardi di dollari e un capitale negativo di quasi 11 miliardi di dollari (12).

    Considerate nel loro insieme, le misure adottate portarono al controllo da parte dello Stato del 95% del settore finanziario. Nel caso della Landsbanki, lo Stato assunse l’81.33 delle azioni della nuova entità, lasciando il resto in mano ad una commissione di risoluzione. Questa commissione aveva il compito di gestire il processo di riduzione dei conti di bilancio, concentrandosi particolarmente sulla necessità di massimizzare il recupero di effettivo destinato al pagamento dei possessori di bonds. Questa impostazione fu seguita nel resto delle istituzioni intervenute nell’isola. Le commissioni di risoluzione rimasero responsabili di un debito del valore di 86 miliardi di dollari lasciato dal crollo bancario islandese (13).

    Com’era da aspettarsi, le misure adottate in Islanda causarono una forte reazione da parte dei creditori internazionali, in particolare dei governi del Regno Unito e dell’Olanda. Nella loro ansia di controllare un possibile panico finanziario, i governi di questi paesi si incaricarono di pagare ai risparmiatori con conti dell’Icesave le garanzie stabilite in ogni paese. Partendo dall’interpretazione che le misure adottate per proteggere i risparmiatori con conti dentro del sistema bancario d’Islanda erano le stesse che si dovevano applicare ai risparmiatori all’estero con conti Icesave, il Regno Unito e l’Olanda esigevano dall’Islanda il rimborso delle risorse che questi governi avevano pagato inizialmente ai risparmiatori colpiti dal collasso della Landsbanki.
    Così si pretese da un paese con un PIL di 12 miliardi di dollari, il rimborso di 3.85 miliardi e 1.9 miliardi di dollari da parte del Regno Unito e dell’Olanda rispettivamente (14). Detto in altre parole si pretendeva dall’Islanda che pagasse in maniera pubblica e collettiva l’equivalente della metà del reddito generato annualmente dai 300.000 abitanti del paese a causa del collasso di un’entità privata diretta da un gruppo di tre individui. Visto da questa prospettiva, un’esigenza illegittima e chiaramente esagerata.

    Adducendo l’incapacità del paese di poter far fronte ad un indennizzo così elevato, in un primo momento il governo islandese rifiutò nettamente di accettare qualsiasi tipo di responsabilità finanziaria nel caso dell’Icesave. La prima misura di pressione per forzare un cambio della posizione dell’Islanda fu adottata dal Regno Unito l’8 ottobre del 2008. Quel giorno si incluse la Landsbanki e il governo d’Islanda in un elenco ristretto di organizzazioni terroriste, tra le quali apparivano anche Al Qaeda e Corea del Nord. L’utilizzazione di legislazione anti terrorista contro l’Islanda permetteva l’imposizione di un rigido blocco finanziario e il congelamento di tutte le risorse finanziarie dell’isola che si trovassero all’estero. Però l’isola non cedette. Dovette sopportare la pressione congiunta da parte dell’FMI, del Regno Unito e dell’Olanda, così come la minaccia di ritenzione di una linea di credito d’emergenza, fino a che, alla fine di Ottobre del 2008, l’Islanda accettò di farsi carico del pagamento di un minimo stabilito come garanzia ai depositi fissati dalla comunità Europea.

    Malgrado questo accordo iniziale, il Regno Unito e l’Olanda continuarono a esercitare pressioni sull’Islanda per incrementare l’ammontare dell’indennizzo. Dal punto di vista legale il loro argomento si centrava nel fatto che il riscatto dei risparmiatori in Islanda violava le leggi di non discriminazione basate sulla nazionalità stabilite dalla Comunità Europea. Per evitare questa violazione l’Islanda era obbligata a offrire lo stesso trattamento a tutti i risparmiatori con depositi in istituzioni bancarie del paese indipendentemente dalla loro nazionalità. In sua difesa l’Islanda sostenne che, d’accordo con la legislazione che regola l’integrazione finanziaria nel continente, il paese non stava nell’obbligo di adeguarsi alle garanzie minime stabilite nel Regno Unito e in Olanda, rispettivamente di 60.000 e 100.000 euro per deposito. Nel migliore dei casi il paese doveva solamente adeguarsi alle garanzie minime per deposito del sistema bancario europeo per un valore di 20.880 euro.

    I negoziati fra i tre paesi per raggiungere un accordo sugli importi da rimborsare dall’Islanda si prolungarono nel corso del 2009. Alla fine di quell’anno si accordò il pagamento di 3.8 miliardi di Euro da parte dell’Islanda in un periodo di 14 anni (15). Pressato dall’opinione pubblica, il presidente dell’Islanda, Olafur Grimsson, decise di sottoporre il risultato delle negoziazioni a un referendum popolare. L’accordo raggiunto fu respinto con fermezza dal popolo islandese, con il 93% dei voti contrari al pagamento al Regno Unito e all’Olanda (16). Dopo il rifiuto iniziale, nuove negoziazioni avvennero e terminarono a Febbraio 2011, con un accordo nel quale l’Islanda si impegnava al pagamento in un periodo di 30 anni. Come nel primo caso, il Presidente Grimsson indisse un referendum ad Aprile nel quale la popolazione respinse di nuovo il pagamento, con un voto del 59% contro questo (17). L’esaurimento di altri mezzi disponibili per forzare l’Islanda a pagare contro la volontà del popolo di questo paese condusse a presentare una denuncia presso l’European Free Trade Association (EFTA) da parte del Regno Unito e dell’Olanda. Questo tribunale ha l’incarico di decidere se esiste l’obbligo da parte dell’Islanda, e in caso ci sia l’importo, di indennizzare i risparmiatori colpiti dal collasso della Landsbanki e Icesave. Si attende il parere del tribunale per Aprile 2012 (18).

    Malgrado le discussioni sull’Icesave fossero un elemento ricorrente delle notizie a livello internazionale, durante questo periodo Landsbanki dovette far fronte a seri problemi derivanti dal processo di ristrutturazione. Il forte calo dell’attività economica, combinato al crollo del valore dell’ISK rispetto all’Euro e ad altre valute, implicò che oltre il 60% dei crediti rilasciati si trovassero in mora. Tra il 2009 e il 2010, le banche in Islanda si trovarono costrette a cancellare debiti alle famiglie e alle imprese insolventi per un valore di 4.2 miliardi di dollari (19). Questa cifra crebbe dopo una sentenza della Corte Suprema d’Islanda nel Giugno del 2010 nella quale si dichiarava che i prestiti realizzati in ISK, però indicizzati in altre valute come l’Euro e lo Yen, erano illegali e quindi i debitori non avevano l’obbligo di pagare i crediti ricevuti sotto questo tipo di condizioni. I crediti interessati da questa misura raggiungono la cifra di 27 miliardi di dollari. In quanto garante delle istituzioni finanziarie, il governo d’Islanda rischia di perdere fino a 781 milioni di dollari in costi di ricapitalizzazione delle banche coinvolte dai crediti da annullare per la sentenza giudiziaria (20).

    La prospettiva di ulteriori perdite per il governo attraverso questa via resta aperta, dopo l’annuncio della Primo Ministro Johanna Sigurdardottir, a Ottobre 2010, se passa una legge che consente ai mutuatari di annullare i propri debiti ed eliminare i fallimenti personali tra 4 anni. La proposta, realizzata inizialmente dall’Interest Group of de Homes, cerca d’impedire che le famiglie perdano le loro case a seguito di debiti e sperava d’ottenere la riduzione dei mutui ipotecari del 39% delle famiglie del paese per un valore di 1.8 miliardi di dollari (21). Tuttavia la proposta è stata bloccata dall’opposizione dell’FMI e dei Fondi Pensione dell’Islanda. Nel caso dell’FMI, l’opposizione si basa sul timore dell’impatto negativo che avrebbe sulle finanze pubbliche la ricapitalizzazione richiesta dalle banche dopo aver assunto le perdite derivanti dalla riduzione dei debiti. Dal canto loro i Fondi pensione, in qualità di possessori di buoni delle banche non solventi, segnalarono che le nuove deroghe avrebbero colpito eccessivamente la capacità delle commissioni di risoluzione di recuperare i crediti in mano dei Fondi.

    Passati tre anni dal crollo finanziario del paese, l’Islanda si muove lentamente verso la ripresa. La svalutazione dell’ISK, malgrado il suo effetto devastante sui conti dei bilanci delle banche, ha facilitato la rapida ripresa delle esportazioni del paese e la generazione di un avanzo estero. Mentre i paesi dell’Euro zona continuano sommersi in piani di austerità incapaci di ridurre i deficit pubblici, dal 2012 l’Islanda registra un avanzo fiscale. In termini di disoccupazione, l’isola presenta un tasso dell’8.1%, molto inferiore alla media dei paesi della OECD (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, OCSE) del 13.1% (22). Finalmente, e in maniera apparentemente paradossale per un paese che decise di opporsi ai mercati finanziari internazionali per proteggere i suoi cittadini, le quotazioni dei CDS sul debito sono inferiori a quelli di paesi come Grecia, Irlanda e Portogallo che invece hanno seguito alla lettera i diktat della Commissione Europea e dell’FMI.

    Sebbene da una prospettiva storica e legale, gli avvenimenti in Islanda e Landsbanki abbiano un carattere estremamente recente, è possibile azzardarsi a trarre alcune lezioni basiche sui salvataggi bancari:

    ● In primo luogo, anche per una piccola isola nel Nord Atlantico è possibile adottare misure di carattere sovrano, in termini di annullamento di debiti e ristrutturazione del sistema finanziario, che proteggano la popolazione locale in pregiudizio degli interessi dei mercati finanziari. Non solo è possibile adottare queste misure, ma inoltre si può resistere alle pressioni e al conflitto con entità multilaterali internazionali che derivano da questa adozione.

    ● In secondo luogo, è fattibile rifiutare il principio stabilito a livello internazionale, nella recente crisi, che segnala che il cammino per il recupero passa per la socializzazione delle perdite generate dal sistema finanziario senza cambi nella gestione e nella struttura del sistema. Di fatto prendendo in considerazione i risultati ottenuti recentemente dall’Islanda confrontati con altri paesi della Euro zona, tale rifiuto è auspicabile.

    ● Terzo, è chiave contare su un grande consenso nazionale che permetta di far fronte sia alle pressioni internazionali che ai costi reali derivanti dal processo di riorganizzazione finanziaria. L’attiva partecipazione del popolo islandese attraverso referendum e costanti manifestazioni ha creato lo spazio per rifiutare i conti dell’Icesave e mantenere forti controlli di capitali malgrado le obiezioni dell’FMI.

    ● Per concludere, dati gli alti costi derivanti dal crollo di un sistema finanziario che è cresciuto senza controllo è preferibile implementare forti regolazioni che limitino la crescita di questo, piuttosto che aspettare la sua implosione e tentare di salvarlo. Ciò è particolarmente certo quando il settore diventa un multiplo della dimensione dell’economia. I costi possono raggiungere livelli proibitivi per l’economia nel suo complesso.

    Daniel Munevar, economista, è membro del CADTM Colombia e del coordinamento del CADTM Abya-Yala Nuestra America CADTM

    Fonte: CADTM
    Link: CADTM - Como rescatar un Banco: La historia de Landsbanki en Islandia
    11.03.2012

    Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ALESSANDRA LAURENTI

    NOTE

    [2] Primo Ministro d’Islanda tra 1991 e 2004. Direttore del Consiglio dei Governatori della Banca Centrale d’Islanda dal 2005 al 2009.
    [3] WSJ, ¨Excerpts: Iceland's Oddsson¨, 17 Ottobre 2008, disponibile in: Excerpts: Iceland's Oddsson - WSJ.com
    [4] Jonsson A. (2009), ¨Why Iceland? How one of the world´s smaller countries became the meltdown´s biggest casualty¨, McGraw Hill - New York, Chapter 1.
    [5] Op. cit. 3. Pg 65-66.
    [6] Op. cit. 3. Pg 66-69.
    [7] Aliber, R. (2011), ¨Monetary Turbulence and the Icelandic Economy¨, in Preludes to the Icelandic Financial Crisis , Palgrave Macmillan - New York.
    [8] Buiter, W. y Sibert, A. (2011), ¨The Icelandic Banking Crisis and What to Do about it: the Lender of Last Resort Theory of Optimal Currency Areas¨, in Preludes to the Icelandic Financial Crisis , Palgrave Macmillan - New York.
    [9] Op. Cit. 3. Pg 176.
    [10] Poiché questo processo si è verificato in un contesto caratterizzato dalla protezione dei depositi, una massiccia svalutazione della valuta, il crollo dei prezzi delle proprietà e della borsa di valori, i possessori dei bonds speravano recuperare meno del 5% del loro valore nominale. Vedere Bloomberg, 7 Dicembre 2011, ¨Landsbanki Islands Makes $3.6 Billion Payment on Icesave Claims¨, disponibile in: Landsbanki Islands Makes $3.6 Billion Payment on Icesave Claims - Bloomberg
    [11] IMF (2008), “Iceland: Request for Stand-By Arrangement—Staff Report; Staff Supplement; Press Release on the Executive Board Discussion; and Statement by the Executive Director for Iceland”, IMF Country Report No. 08/362, November 2008
    [12] Op. Cit. 10.
    [13] Bloomberg, 15 Novembre 2010, ¨IMF Says More Time Is Needed to Gauge Iceland Debt-Relief Impact¨, disponibile in: IMF Says More Time Is Needed to Gauge Iceland Debt-Relief Impact - Bloomberg
    [14] Bloomberg, 11 Aprile 2011, ¨Icelanders Reject Foreign Depositor Claims, Forcing Year-Long Court Battle¨, disponibile in: Icelanders Reject Foreign Depositor Claims, Forcing Year-Long Court Battle - Bloomberg
    [15] BBC, 31 Dicembre 2009, ¨ Iceland approves new Icesave deal¨ disponibile in: BBC News - Iceland approves new Icesave deal
    [16] Icenews, 7 Marzo 2010, ¨Official confirmation of huge Iceland NO vote on icesave referendum¨, disponibile in: Official confirmation of huge Iceland ‘no’ vote in Icesave referendum | IceNews - Daily News
    [17] Op. Cit. 13.
    [18] A Ottobre 2011 fu annunciato dalla commissione di risoluzione della Landsbanki che dopo una revisione esaustiva dei conti del bilancio della banca speravano di recuperare almeno 11 miliardi di dollari. Malgrado l’impegno pubblico del governo islandese di destinare queste risorse per indennizzare i risparmiatori di Icesave, la causa nella EFTA continua. Bloomberg, 14 Aprile 2011, ¨Iceland President Defends Pre-Crisis Tours Promoting Bank Model¨, disponibile in: Iceland President Defends Pre-Crisis Tours Promoting Bank Model - Bloomberg
    [19] Bloomberg, 27 maggio 2011, ¨Icelandic Banks Wrote Off $4.2 Billion in Debt in 2009, 2010¨, disponibile in: Icelandic Banks Wrote Off $4.2 Billion in Debt in 2009, 2010 - Bloomberg
    [20] Bloomberg, 24 giugno 2010, ¨Iceland Creditor Risk Grows as Banks Face Losses on $28 Billion in Loans¨, disponibile in: Iceland Creditor Risk Grows as Banks Face Losses on $28 Billion in Loans - Bloomberg
    [21] Op. Cit. 12.
    [22] Bloomberg, 2 Dicembre 2010, ¨Iceland Bankruptcy-to-Rebound Reveals Models Ireland Won't Take¨, disponibile in: Iceland Bankruptcy-to-Rebound Reveals Models Ireland Won't Take - Bloomberg

    ComeDonChisciotte - ISLANDA: IL SALVATAGGIO DI LANDSBANKI
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

 

 
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